Dove l’occhio non arriva: le analisi diagnostiche per accertare lo stato conservativo. Un case-study su Carlo Dolci
di Gianluca Poldi
(Centro di ateneo per le Arti Visive, Università degli Studi di Bergamo)
Le analisi scientifiche possono permettere di rilevare lo stato di conservazione di un’opera e di conoscerne tecnica esecutiva e materiali impiegati. Soprattutto per il primo di questi scopi il dipinto di Carlo Dolci Madonna con il Bambino, di collezione privata [Figura 1], è stato sottoposto ad analisi non invasive di tipo multispettrale: riprese in luce visibile (radente, macro, etc.), riflettografia in infrarosso (IRR), IR falso colore (IRC), fluorescenza indotta da radiazione ultravioletta (UVF). E ad analisi di tipo spettroscopico e colorimetrico mediante spettrometria in riflettanza nell’intervallo di lunghezze d’onda 360-740 nm (vis-RS).
Figura. 1. Generale dell’opera in luce diffusa.
Le tecniche di analisi impiegate
La riflettografia IR, in particolare, permette di documentare lo stato dell’opera anche oltre la superficie (individuazione ritocchi e ridipinture) e di rilevare informazioni circa la sua genesi, quali ripensamenti in corso d’opera, disegno sottostante il colore, riutilizzi del supporto. Può consentire lo studio delle caratteristiche della pennellata invisibili a occhio nudo e la visualizzazione di particolari o di tracciati (come scritte) poco o nulla leggibili, questi ultimi tipicamente quando eseguiti con materiali carboniosi (neri e grigi).
L’IRC è adatto alla visualizzazione di integrazioni eseguite con pigmenti non originali e fornisce informazioni preliminari sui pigmenti e loro distribuzione.
La fluorescenza UV è utile a rilevare disomogeneità superficiali a livello di vernici e pigmenti, ritocchi e consunzioni della pittura.
Infine, la spettrometria di riflettanza (vis-RS) consente l’individuazione di pigmenti e coloranti dello strato superficiale, oltre all’acquisizione dati colorimetrici certi sui punti indagati.
La scelta delle analisi dipende naturalmente dallo scopo dell’indagine, tenendo conto del fatto che esse possono considerarsi complementari, supplendo l’una i limiti dell’altra.
Lo stato di conservazione
Il supporto originale del dipinto, foderato, è costituito da una tela ad alta densità di filato, pari a circa 12×12 fili/cmq, secondo quanto si rileva da una lacuna lungo il margine superiore [Figura 2].
Figura 2. Dettaglio della tela originale al margine superiore.
La superficie pittorica reca, poco sotto i piedi del bambino, la firma e la data incise con una punta sottile, non necessariamente e non probabilmente il retro del pennello [Figura 3]. Vi si legge “AS 16[3]0 / Carolus Dolci[us]” (in parentesi quadre i caratteri oggi di più difficile lettura). La data, che non pare altrimenti interpretabile che 1630, indicherebbe l’opera come eseguita da un Dolci quattordicenne, inscrivendola in quel nucleo di dipinti giovanili che tecnicamente mostrano già il principio di quella fusione delle tinte che caratterizzerà il suo stile, pur senza la levigatezza di superficie che esprimerà nella maturità e la abilità di “polverizzare” il colore e l’oro in passaggi tonali graduali e raffinatissimi.
Figura 3. Dettaglio della firma, vis. b/n.
Le osservazioni in luce diffusa, radente e macrofotografia mostrano disomogeneità in alcune stesure, specie dei carnati, nei quali si notano i solchi delle setole del pennello che molto chiaramente indicano l’andamento parzialmente scomposto delle pennellate originali [Figure 4, 5 e 5 bis], mentre altre campiture, come le dita della Madonna e il suo manto, sono controllate dal probabile uso di un tampone uniformante.
Un poco consunte risultano le ombre brune delle figure, come tipico per dipinti dell’epoca, e pure evidente è la crettatura, accentuata probabilmente dalla foderatura.
Figure 4. Dettaglio in luce visibile.
Figure 5. Dettaglio in luce visibile.
Figure 5 bis. Dettaglio in IRR.
Le immagini in fluorescenza UV [Figura 6] e in riflettografia IR [Figura 7]) indicano la presenza di locali ritocchi, ubicati soprattutto lungo i margini della tela e in alcuni punti degli incarnati: le cosce del Bambino, il suo volto, sullo zigomo della Vergine e nel collo. Ritocchi in parte leggibili in luce visibile, dove vanno a coprire i cretti o dove sono cromaticamente virati, in parte grazie alle analisi. L’UVF mostra inoltre la non uniformità nella stesura di vernice protettiva e lascia ipotizzare, a motivo delle diverse colorazioni, che siano esistiti almeno due diversi interventi di restauro occorsi nel tempo, non recentemente. Le riprese IR evidenziano soprattutto la consunzione dei bruni, delle ombre.
Non si notano in IRR variazioni in corso d’opera, ossia ripensamenti, e solo in alcune zone è possibile arguire qualche lieve traccia riferibile a disegno sottostante, sottile, di contorno.
Figura 6 Generale dell’opera in fluorescenza UV (UVF).
Figura 7. Generale dell’opera in riflettografia IR (IRR).
I pigmenti
Le analisi vis-RS, svolte su ben 40 punti di misura in modo da comprendere tutte le cromie e le varianti dello strato di colore superficiale, permettono di riconoscere numerosi pigmenti, a partire dal prezioso lapislazzuli, di bel timbro blu e sottotono violaceo, impiegato per il manto della Madonna, risvolto incluso, e per il cielo [Grafico 1] nelle parti meglio conservate, ossia presso le aureole dorate.
Grafico 1. Azzurri a base di lapislazzuli.
La distribuzione di questo pigmento è evidenziata dalle aree che assumono una colorazione rosata o rossa nell’immagine IRC [FIGURA 8].
Figura 8. Generale dell’opera in IR falso colore (IRC).
Ritoccato con blu di cobalto – ossia un pigmento moderno, ottocentesco – è invece il cielo in alto a destra, come chiaramente denunciano gli spettri acquisiti, nei quali si nota anche la presenza di un bianco moderno (zinco o titanio) e di ocra).
Tra i dati più interessanti emersi da questo esame, la certificazione che le campiture oggi apparentemente nere del velo della Vergine contengono un verde a base di rame, probabilmente verderame (banda a 680 nm circa): dovevano essere verdi e non nere all’origine, e possono essersi alterate nel corso dei secoli [Grafico 2].
Grafico 2. Pigmenti a base di un verde rameico e due grigi contenenti ossidi di ferro.
Del resto in altre opere di Dolci troviamo simili dettagli di colore verde. Analogo è il verde delle foglie della rosa.
Gli incarnati sono ottenuti mescolando alla biacca vermiglione e parti di ocra; le integrazioni individuate in fluorescenza UV, come nella coscia del Bambino sono riconoscibili anche in vis-RS per l’uso di una differente miscela. Il vermiglione (cinabro) caratterizza i rossi della veste della Madonna e, a questa intonati, i petali centrali della rosa, mentre quelli esterni sono a base di lacca rossa di tipo carminio, il cui colorante rosso veniva estratto da insetti coccidi. Ocre o terre brune sono impiegate per la sciarpa bruna della Vergine. Il bianco è compatibile dal punto di vista spettrale con la biacca.
Considerazioni finali
Il dipinto, tecnicamente coerente con l’operato del Dolci a queste date, non mostra alla luce delle analisi alcuna estesa ridipintura, ma piuttosto, avendo sofferto per alcune abrasioni e altri problemi conservativi forse cagionati anche da incauti restauri, la presenza di localizzati ritocchi ben leggibili in UVF, più diffusi nei carnati dei visi, e alcune alterazioni cromatiche come nel velo della Vergine, entro uno stato comunque di piena leggibilità. La tavolozza e numerosi dettagli dimostrano la qualità della pittura e la finezza delle soluzioni tecniche, come nelle aureole, nel cielo, nel fiore, in alcuni panneggi e nelle ombre meglio conservate.
Nota sulle strumentazioni impiegate
Per le riprese IR si è fatto uso di una fotocamera digitale Sony con risoluzione fino a 20 punti/mm, operante nel range spettrale 0,85-1 micron, e di una lampada alogena da 1000W. Per le immagini in luce visibile e in UV (con lampada a fascio, emissione massima a 365 nm) si è anche usata una fotocamera Nikon da 16Mpx.
Le analisi vis-RS si sono svolte mediante uno spettrofotometro Minolta CM 2600d (intervallo spettrale 360-740 nm, passo 10 nm), con area di misura di circa 3 mm di diametro. Per conoscere di più in merito alle analisi scientifiche soprattutto non invasive e legate ai dipinti, si rimanda al sito: https://255.academia.edu/GianlucaPoldi
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, marzo 2016
© Riproduzione riservata