Giulio Masnaga detto Fratopolino, intarsiatore bergamasco tra Otto e Novecento

di Andrea Bardelli

Premessa
Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 pubblicavo su Antiqua.mi un articolo dal titolo La storia di Fra Topolino che mi è valso una serie di contatti con i collezionisti delle opere di questo singolare artefice e una significativa raccolta di materiale. Da questo materiale è stato tratto un articolo per la rivista Cose Belle Antiche e Moderne. Sono rimasto indeciso se inserire il primo articolo nell’Archivio di Antiquanuovaserie ed eventualmente “allegare” un pdf del secondo, oppure scrivere un articolo nuovo che costituisse una sintesi dei due precedenti inserendo qualche notizia in più e rendendo giustizia ad alcuni riferimenti bibliografici. Alla fine ho optato per questa seconda soluzione il cui risultato e proposto qui di seguito.

Giulio Bonaventura Masnaga, nasce ad Alzano Lombardo (Bg) il 6 novembre 1852.
Risulta attivo per la prima volta il 31 dicembre 1876, insieme al padre Giuseppe, presso la basilica di san Martino ad Alzano lombardo per alcuni restauri agli arredi lignei della Terza Sacrestia e della cappella del Rosario opera degli intarsiatori Caniana.
Poiché egli alternava l’attività di falegname e restauratore a quella di intarsiatore, nel 1877, ebbe l’idea di donare al parroco di san Martino una tavola intarsiata raffigurante la Fuga in Egitto, che non solo gli venne pagata, ma gli fruttò due incarichi in tempi diversi.
Il primo fu la realizzazione di sette medaglie intarsiate, raffiguranti i Sette Dolori di Maria vergine, per i bancali della cappella del Rosario, terminati nel 1882; il secondo, una serie di intarsi per la terza Sagrestia, a integrazione dei quattro di mano dei Caniana.
Per vari motivi di carattere personale, legati probabilmente alla vita sregolata, egli non riuscì a completare quest’ultima opera, realizzando solo sette tavole intarsiate e dipinte, databili ai primi anni del Novecento.
Le tavole sono firmate F.T., corrispondente allo pseudonimo Fratopolino adottato da Masnaga dopo il 1903, particolare utile al fine della datazione delle sue opere successive (nota 1). La scelta di un nome de plume, in questo caso derivato dalla sua bassa statura e dalla corporatura esile [Figura 1], è giunta dopo essere stato chiamato Masnada nei libri di cassa della parrocchiale di Alzano e dopo essersi firmato Giulio Masnaga per esteso, Julius Masnaga o con le sole iniziali G.M.

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Figura 1. Giulio Masnaga alias Fratopolino, Fotoriproduzione Wells, Bergamo 1990.

Tra le opere eseguite in altre chiese, ricordiamo alcune tarsie per i banchi presbiteriali della chiesa di san Bartolomeo a Branzi in val Brembana (1903) [Figura 2] dove nell’iscrizione compare il nome si firma Masnada [Figura 2 bis], così come le tarsie di due stalli presbiteriali e la parte ottocentesca di fondo del coro per la vicina parrocchia di san Lorenzo a Fondra (1903-1906).

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Figura 2. Fratopolino, banco presbiteriale, Branzi (Bg), chiesa di San Bartolomeo (foto di Michele Rodeschini).

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Figura 2 bis. Iscrizione, dettaglio del banco presbiteriale di Figura 2.

A Fondra, sono certamente opera del Masnaga le tarsie basse dei vari stalli che raffigurano scene idilliache di putti musicanti, realizzati ora su fondo chiaro, ora su fondo scuro e i due medaglioni degli stalli presbiteriali laterali. Nel medaglione dello stallo in lato epistola (1903) è riprodotta in miniatura l’Annunciazione del pittore brembano Francesco di Simone di Santa Croce del 1504, già nella Parrocchiale di sant’Alessandro di Spino al Brembo (Bg) e ora all’Accademia Carrara; in quello dello stallo in lato vangelo è raffigurato san Lorenzo (1906). Nella tarsia dello stallo centrale è raffigurato san Pietro, ma la minor qualità del lavoro fa presumere l’intervento di collaboratori (nota 2)
Giulio Masnaga era un ottimo artigiano, ma raramente creava i soggetti dei suoi intarsi che gli venivano forniti dal committente o, più spesso, erano tratti da opere di pittura o di grafica.
I dossali della terza sacrestia di Alzano sono una riproduzione talvolta solo parziale, ma fedele delle illustrazioni di Gustav Doré per la famosa Bibbia edita nel 1864 e gli intarsi della cappella del Rosario, sempre ad Alzano, sono tratti da Bernardino Luini, così gli intarsi di Branzi sono tratti da Raffaello (vedi ancora Figura 2).
Oltre a una certa mancanza di ispirazione, a Masnaga si rimprovera il ricorso a tecniche idonee a sveltire il lavoro mediante l’esecuzione di alcune parti a pennello, creando finte tarsie su un unico supporto ligneo. Questa critica riguarda principalmente la vasta produzione di piccoli intarsi raffiguranti scene di genere, eseguiti dal 1903 in poi, che invece costituiscono l’aspetto più interessante della sua carriera d’artista e sui quali vogliamo fissare la nostra attenzione.
Giulio Masnada è sempre stato ricercato per la sua straordinaria abilità di intarsiatore, ma, piuttosto che aderire alle richieste di numerose parrocchie, si accontentava di eseguire i quadretti intarsiati di soggetto profano di cui si è appena detto.
Si era da tempo trasferito a Bergamo, più esattamente in Bergamo Alta dove aveva aperto una bottega in via Porta Dipinta civico 6 (nota 3) e, successivamente in via san Lorenzo 33 [Figura 3].

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Figura 3. Biglietto da visita di Fratopolino.

E’ ormai certo che il suo problema fosse l’alcolismo e che egli fosse un assiduo frequentatore del Litrù, trattoria sita nella vecchia fiera di Bergamo.
Ormai per tutti Fratopolino, portava sempre con sé alcuni quadretti intarsiati di sua produzione che cedeva in cambio di modeste somme di denaro o di semplici bevute. Quando non era “al verde”, però, essendo dotato di talento e anche di un certo ego, chiedeva compensi sbalorditivi paragonandosi a Canaletto e Guardi, i quali, anche loro, vendevano i loro quadri agli avventori del Florian e sul Liston d’oro (nota 4).
Questi quadretti intarsiati sono databili tra il 1903 e il 1926, data della sua morte avvenuta il 28 novembre a Bergamo, e sono tutti firmati FT, F.T., Fra Topolino, Fratopolino.
Per quanto riguarda i soggetti, ancora una volta, non erano di sua invenzione, spesso tratti dai disegni del pittore Alfredo Faino, suo amico fraterno [Figure 4 e 5].

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Figure 6 e 7. Fratopolino, La devozione del Servalli (detto Barba, cantastorie, lustrascarpe e attacchino) e disegno di Alfredo Faino da cui è tratto (Buonumore bergamasco da cura di Davide Cugini e Umberto Zanetti, Bergamo 1970, Tav. XXXII e p. 238).

Nonostante qualche alto e basso (dove effettivamente si abusava un po’ della tecnica pittorica), il virtuosismo di Fratopolino non si discute.
Egli firmava le tavole sulla fronte con uno dei nomi o sigle viste sopra, ma era anche solito riportare sul retro lunghe scritte con la data e varie annotazioni, tra cui i materiali impiegati: vari tipi di legni, usati al naturale, tinti o pirografati, ma anche rame, madreperla, avorio e altro, con i quali realizzava alcuni particolari dimostrando una perizia e un’inventiva straordinarie.
Sul retro di questa tavola in cui è ritratto Stradivari [Figure 6 e 6 bis], come di altre di Fratopolino, troviamo la data McM e.r.. che, conoscendo l’indole scherzosa dell’autore, saremmo quasi tentati di interpretare (in assenza di altre ipotesi plausibili) come 1900 e “rotti”.

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Figure 6 e 6 bis. Fratopolino, Antonio Stradivari, Liutaio da Cremona (inedito), inizi del XX secolo, tavola intarsiata, cm. 49 x 39,5, collezione privata.

Offriamo ora una carrellata di opere di Fratopolino, tutte conservate in collezioni private (i titoli tra virgolette sono di fantasia).

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Fratopolino, Morte di Marcantonio, fine XIX secolo, tavola intarsiata, cm. 31,5 x 41, collezione privata, già Sotheby’s Milano marzo 2007.

E’ l’opera illustrata nell’articolo del 2007-2008 sopra, recante sul fronte a destra verso il basso la scritta “Giulio Masnada intarsiò con pezzi n. 231 Bergamo” e, sul retro, la scritta: La morte di Marcantonio secondo Scexpir [sic]”, aggiudicata all’asta di Sotheby’s del marzo del 2007 a Milano.

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Fratopolino, Partita a dama, tavola intarsiata, inizi XX secolo, cm 47,5 x 38, collezione privata.

La tavola ritrae una scena che si svolge in un salotto romano dove vediamo un prelato intento a giocare a dama con un frate cappuccino sotto lo sguardo di due altri personaggi.Che si sia a Roma è dimostrato non solo dalla presenza di vari religiosi, ma principalmente dal trumeau tipicamente romano rappresentato sullo sfondo ed eseguito con assoluta fedeltà ai modelli originali. Non è stata identificato il soggetto originale (dipinto, stampa o illustrazione) dalla quale Fratopolino può avere tratto, come sua abitudine, questa immagine. Ma la qualità di quest’opera non risiede tanto nell’originalità del soggetto, quanto nella straordinaria perizia tecnica con cui l’intarsio è eseguito, con impiego di legni di diverse essenze, tinti o pirografati, così come di altri materiali, in questo caso avorio e madreperla, con esiti sorprendenti. Si noti, in questo caso, l’uso della madreperla per la resa del riflesso sull’anta del trumeau. L’opera risale a un epoca in cui l’artefice eseguiva lavori più curati rispetto alla maggioranza di quelli prodotti negli ultimi anni della sua vita.

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Fratopolino, La Lavinia (da Tiziano), tavola intarsiata, inizi del XX secolo, collezione privata.

Sul retro compare la scritta: “Intarsio di diverse quantità di legni avorio similoro colorati a fuoco”.
Sebbene diverse sfumature siano state ottenute con tecnica pirografica, opere come queste si caratterizzano per un uso abbondante dei colori che le avvicinano più ai dipinti (meglio sarebbe parlare di tecnica mista), piuttosto che all’intarsio inteso in senso stretto. In questo caso, il pregio è fornito dall’uso di essenze lignee non solo diverse, ma di qualità particolare, dell’avorio e della madreperla, impiegata suggestivamente nella resa del vassoio decorato.

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Fratopolino, “Scena galante in un’osteria”, inizi del XX secolo, tavola intarsiata, cm 26 x 32.

Il soggetto è presumibilmente tratto da una stampa francese. La tavola è intarsiata con legni di varie essenze, tinti e al naturale, con l’utilizzo di altri materiali quali avorio (per i corpo dei gattini e alcuni particolari del vestiario), madreperla (per il bicchiere e i colli di bottiglia), rame (per i paioli), ottone e stagno.

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Fratopolino, Il Sindaco di P. Nuova e il Dolcini, prima decade del XX secolo, tavola intarsiata, cm 27 x 33, collezione privata.

Tavola in compensato impiallacciato e intarsiato in vari legni con inserti in argento rivestiti di foglia d’oro. Si tratta di uno dei tanti episodi di vita minuta bergamasca che hanno per protagonisti personaggi un po’ alla deriva come barboni o frequentatori abituali di osterie, gente con cui Giulio Masnaga si mescolava spesso. In particolare, l’intarsio è tratto abbastanza fedelmente da un acquarello del 1905 del pittore e scultore Alfredo Faino dal titolo Ai propilei di Porta Nuova. I due personaggi sono “il Sindech de Porta Noa”, arrogante e sdegnoso venditore di fiammiferi e il Dolcini, col sacco sulle spalle e il berretto militare.

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Fratopolino, “Bambine che leggono”, 1922, tavola intarsiata, cm 250 x 16 circa, collezione privata.

Sul retro una lunga scritta specifica, tra l’altro, che l’intarsio è stato eseguito con vari legni naturali e altri colorati a bagnomaria e con incisione a bulino. L’artista sottolinea di avere 70 anni e che il prezzo della tavola ammonta a 250 lire (per la cronaca pari a circa 350 euro attuali).

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Fratopolino, “Alla finestra”, 1920-25 circa, tavola intarsiata, cm 34 x 40, collezione privata.

Tavola in compensato impiallacciato e intarsiato in vari legni con parti colorate artificialmente e inserti in argento rivestiti di foglia d’oro. Questo intarsio mostra una scena che si svolge alla finestra dove un personaggio urta accidentalmente una brocca facendola cadere sotto gli occhi apparentemente divertiti di un secondo personaggio che si intravede alla sue spalle. Qui l’ispirazione sembra tratta da un dipinto o da una stampa fiamminghi, in particolare dall’opera del pittore olandese Gerrit o Gerard Dou (Leida 1613-1675), che ritraeva spesso personaggi inquadrati da una finestra. La datazione verso il 1920/25 circa è giustificata dalle analogie con altri esemplari simili datati.

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Fratopolino, “La Gioppina”, cm 34×40, 1925, tavola intarsiata, collezione privata.

Tavola in compensato impiallacciato e intarsiato in vari legni con parti colorate artificialmente e inserti in argento rivestiti di foglia d’oro e rame. Quest’opera, eseguita poco più di un anno prima della morte, rappresenta una contadina con il gozzo mentre fa colazione in un tipico ambiente contadino bergamasco. Si veda, ad esempio, la credenza a sinistra della figura al centro della quale spicca un mascherone intagliato che ricorda i mobili prodotti dai Fantoni. Sulla credenza compare un gattino che l’artista, facendo scherzosamente riferimento al proprio soprannome, raffigura spesso nelle sue opere.

NOTE

[1] Bice Montaldo Diana, Giulio Masnaga, in Le sagrestie di Alzano Lombardo nella Basilica di San Martino a cura di Mariolina Olivari, Silvana, Milano 1994, p. 51 e ss.; Maria Grazie Panigada, Alzano Lombardo. Basilica di S. Martino Vescovo. Le Sagrestie, Clusone (Bg) 2003.

[2] Giosué Berbenni-Giacomo Calvi, Organo Taramelli 1789 (Parrocchia di San Lorenzo in Fondra), Grafo, Palazzago (Bg) 2005.

[3] Testimonianza di Efrem Colombo dell’Archivio Parrocchiale di Alzano Lombardo.

[4] Davide Cugini e Umberto Zanetti, Buonumore bergamasco, Convertino, Bergamo 1970, p. 84-85.


Ringrazio lo storico dell’arte prof. Giacomo Calvi (il quale per primo mi ha parlato di Fratopolino),
Efrem Colombo dell’Archivio Parrocchiale di Alzano Lombardo, tutti i collezionisti di Fratopolino e, in modo particolare, la famiglia Brioli-Masnaga.

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