Un’opera inedita di Vincenzo Vela: cronaca di una scoperta
di Andrea Bardelli
La Collezione d’Arte Guido Cagnola di Gazzada (Va) possiede due busti in marmo, databili alla metà circa dell’Ottocento. Il primo, del tutto inedito [Figura 1], ritrae senz’ombra di dubbio Giuseppe Cagnola (1776-1885), vista la somiglianza con un ritratto dipinto da Pietro Narducci (Milano 1793-Vercelli 1880), facente parte della stessa Collezione; il secondo [Figura 2] ritrae una donna sulla cui identità non è mai stata avanzata alcuna ipotesi, nemmeno circa la possibilità che si trattasse di un membro della famiglia (nota 1).
Figura 1. Vincenzo Vela (qui attr.), Ritratto di Giuseppe Cagnola, marmo h. cm. 69, Gazzada (Va), Collezione Cagnola, inv. SC.37 bis (foto di Gabriele Ghielmi).
Figura 2. Scultore lombardo (metà XIX sec.), Busto femminile, marmo, h cm. 67,2, Gazzada (Va), Collezione G. Cagnola, inv. SC.37 (foto di Gabriele Ghielmi).
I due ritratti sono simili, ma non pare si tratti di una coppia. In ogni caso, si è iniziato a lavorare sull’ipotesi che la signora in questione fosse Rosa Tarsis (1807-1875), moglie di Giuseppe Cagnola.
Tutto ha avuto inizio nel maggio di quest’anno dalla risposta di Bernardo Falconi a una mia lettera con la quale avevo sollevato la questione. Lo studioso mi informava che Sergio Rebora, nel pubblicare il ritratto di Rosa Tarsis dipinto da Eliseo Sala e conservato a Gazzada, segnalava presso il Museo Vela di Ligornetto “un bellissimo busto in gesso” raffigurante Rosa Tarsis, modellato da Vincenzo Vela.
E’ iniziato subito un fitto carteggio con i funzionari del Museo di Ligornetto in Canton Ticino (CH) che con grande disponibilità e generosità hanno fornito la loro collaborazione.
Il primo risultato è stato poco incoraggiante.
Infatti, l’immagine del gesso di Rosa Tarsis, inviata insieme alla relativa documentazione (a cura di Giorgio Zanchetti), mostrava un ritratto profondamente diverso da quello in Collezione Cagnola [Figura 3], ossia quello di una signora piuttosto anziana.
Figura 3. Vincenzo Vela, Busto della signora Cagnola, gesso h. cm. 81,5, Museo Vela, inv. Ve6.
Sfumava così la possibilità che si trattasse della stessa persona ritratta in marmo; non contava tanto la disillusione per la mancata autografia del Vela quanto la delusione per non essere riusciti ad avere conferma circa l’identità della nostra signora.
Restava pur sempre l’ipotesi di un ritratto giovanile, tuttavia, a meno di non avventurarsi su pericolosi percorsi fisiognomici, le possibilità di provarlo parevano esigue.
In un successivo contatto col Museo Vela, spieghiamo che l’ipotesi circa l’identità del nostro busto femminile alla quale cercavamo conferma nasceva dalla presenza in collezione del busto di Giuseppe Cagnola.
E’ solo allora che riceviamo l’immagine e la scheda relativa a un busto in gesso raffigurante Giuseppe Cagnola facente parte della collezione dello stesso museo [Figura 4].
Figura 4. Vincenzo Vela, Busto di Giuseppe Cagnola, gesso h. cm. 69, Museo Vela, inv. Ve211.
Fino a quel momento, noi non sapevamo che loro lo avessero perché le fonte sopra citata, riferendosi al dipinto di Eliseo Sala raffigurante la contessa Tarsi, citavano solo il busto di lei e non quello del marito. Dal canto loro, al Museo Vela non potevano sapere del nostro ritratto in marmo di Giuseppe Cagnola che, come già detto, era inedito.
Inutile dire che il gesso Vela ritrae Giuseppe Cagnola nello stesso identico modo in cui è rappresentato nel marmo della Collezione Cagnola, per cui quest’ultimo può essere senz’altro attribuito a Vincenzo Vela, come confermatoci in una mail proveniente da Ligornetto in data 14 giugno di quest’anno che conclude questa curiosa e fortunata vicenda.
Post Scriptum
Sempre dal Museo Vela è giunta la segnalazione di un rilievo in gesso raffigurante una plorante su un sarcofago [Figura 5], anch‘essa da collegare alla committenza Cagnola, probabilmente destinata alla cappella funeraria della famiglia. Alcune indagini svolte per ora nella tomba Cagnola presso il Cimitero di Gazzada non hanno fornito alcun esito. La ricerca continua (nota 3).
Figura 5. Vincenzo Vela, Figura plorante, gesso, 52,2 x 67,5 x 7,2, Museo Vela, inv. Ve822.
NOTE
[1] Il ritratto femminile è stato censito in AAVV, La Collezione Cagnola. Le Arti decorative, Nomos, Busto Arsizio (Va) 1999, p. 86 (scheda di Mario Scalini), mentre il ritratto maschile non è entrato a far parte di detto catalogo, probabilmente perché irreperibile all’epoca. Questo può aver certamente reso difficile ipotizzare l’identità della donna.
[2] S. Rebora (a cura), Eliseo Sala: un ritrattista e la sua committenza nell’Italia romantica, 1813-1879, Silvana, Cinisello Balsamo (Mi) 2001.
[5] Il prof. Giorgio Zanchetti, nella sua tesi di dottorato, segnala un monumento funerario a Milano o ad Appiano Gentile (Co).
Ringrazio sentitamente lo studioso Bernardo Falconi, Alessia Bottaro del Museo Vela, con la quale ha intrattenuto la maggior parte della corrispondenza, la direttrice Gianna A. Mina e Paolo Plebani.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, novembre 2013
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