Una rara console di Maggiolini a Villa Cagnola

di Andrea Bardelli

Presso la Collezione Cagnola di Gazzada (Va) si conserva una console eseguita dal celebre ebanista Giuseppe Maggiolini [Figura 1 e 2], forse uno dei mobili più rari della pur ricca dotazione.

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Figura 1. Giuseppe Maggiolini, console intarsiata, fine XVIII secolo, cm 92 x 104 x 47,5, Gazzada (Va), Collezione Cagnola (Inv. MO.33).

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Figura 2. La console Cagnola in un’immagine del fotografo Vivi Papi di Varese, scattata per la monografia del 1999.

Inspiegabilmente, la scheda scritta da Francesco Orsi per la monografia sulle Arti Decorative della Collezione edita nel 1999 ne ignora la paternità, descrivendola come tavolo da centro lombardo del secolo XVIII (Orsi 1999, p. 139 n. 33).
Innanzi tutto non si tratta di un tavolo da centro, bensì di una tavolo da muro (console), come dimostrano la presenza del piano in marmo e, soprattutto, il fatto che la parte posteriore della fascia è grezza.
Inoltre, la console reca un’etichetta a stampa (su un fianco interno del cassetto) con due putti intenti a prendere delle misure e una scritta [Figura 3] che recita: Maggiolini Intarsiatore delle LL.AA.RR. In Parabiago presso Mil(ano).

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Figura 3. Etichetta apposta all’interno del cassetto della console Cagnola.

La presenza di questa etichetta, oltre a confermare la preziosa griffe, è determinate ai fini della datazione di un mobile che, da un punto di vista morfologico e stilistico, si sarebbe tentati di datare a un’epoca più tarda.
Infatti, alla ricerca di riferimenti sul nostro mobile, troviamo un cassettone già passato sul mercato antiquario (Sotheby’s) che viene pubblicato da Giuseppe Beretti che lo data attorno al 1805 (Beretti 1994, Tav. XXXVII, p. 210). Esso presenta sulla fronte del primo cassetto lo stesso motivo che compare sulla fascia della console Cagnola, nonché alcune affinità stilistiche con la stessa.
Di questo motivo si conserva anche un disegno acquarellato presso la Raccolta del Fondo Maggiolini (Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, Inv. B Coll. 702), che lo stesso Beretti pubblica (Beretti 1994, Fig. 284, p. 211).
L’autore riporta anche un cassettone, copia di quello di cui abbiamo appena parlato, attribuito a Cherubino Mezzanzanica, allievo di Maggiolini e attivo in forma autonoma dopo il 1829 (Beretti 1994, Fig. 291, p. 216).
Nonostante questi riferimenti, che ci autorizzerebbero ad assegnare la console Cagnola ad una fase già inoltrata nell’Ottocento, è proprio la presenza dell’etichetta di cui sopra ad indicare che ci troviamo di fronte un esemplare settecentesco.
Giuseppe Maggiolini (1738-1814) inizia a lavorare per la corte austriaca nel 1771, in occasione del matrimonio del governatore della Lombardia, l’arciduca Ferdinando, figlio di Maria Teresa. Secondo lo studioso Beretti bisognerà attendere il 1773 perché egli mettesse mano a veri e propri arredi e altri due anni, quindi il 1775 circa, per il titolo di Intarsiatore delle LL.AA.RR, ossia “delle Loro Altezze Reali”, alludendo ai sovrani austriaci (Beretti 1994, p. 14).

Quindi la nostra console è da datare tra il 1775 circa, quando si suppone Maggiolini abbia acquisito il titolo di intarsiatore della corte austriaca, e il 1796 che segna la partenza degli austriaci dalla Lombardia. Ancora con riferimento alla qualifica di intarsiatore della corte austriaca, è impossibile che la console sia stata realizzata durante la Restaurazione, ossia dopo il ritorno degli austriaci nel 1815 perché Maggiolini muore nel 1814.
Un’etichetta simile compare sia sul fianco esterno di un tavolino, per il quale viene suggerita una datazione non oltre il 1785 (Beretti 1994, Tav. XII, p. 102), sia sul piano interno di un piccolo cassetto in un gueridon, databile tra il 1785 e il 1796 (Beretti 1994, Tav. XVIII, p. 130).
Oltre ad essere di buona qualità ed avvalersi di un bellissimo piano in marmo – certamente il suo originale e al momento identificato come un marmo di origine francese del tipo denominato Rosso Daniel – la console Cagnola è anche piuttosto rara poiché, a parte due console di forma diversa (una a Genova, Palazzo Reale, e un’altra già a Milano, Palazzo Reale, ora presso la Soprintendenza), non si conoscono – accanto a numerosi tavolini, tavoli da gioco e toelette – altri mobili di Maggiolini di questo tipo [Figura 4].

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Figura 4. La console Cagnola in una fotografia del 1958 circa (Archivio Fotografico Villa Cagnola).

Bibliografia
-G.Beretti, Giuseppe Maggiolini, Malavasi, Milano 1994
-F. Orsi, Mobili e arredi, in AAVV, La Collezione Cagnola. Le arti decorative, Nomos, Busto A. (Va), 1999.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, gennaio 2013

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