Michele Amodio ebanista di Gravina di Puglia durante l’Ottocento

della Redazione di Antiqua (*)

Questo cassettone in noce intarsiato in acero, con interni in abete intarsiato, è attribuibile a Michele Amodio, ebanista attivo a Gravina di Puglia durante la seconda metà dell’Ottocento [Figura 1].

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Figura 1. Michele Amodio (attr.), cassettone, Puglia, seconda metà del XIX secolo; cm. 136 x 67, h 113, mercato antiquario (Ruggero Inchingolo, Andria, Ba).

Il nome di questo artista, del quale si conoscono altri esemplari realizzati con forme e apparato decorativo assai simile, compare in un Registro comunale del 1876 nel quale sono elencati 22 artigiani tra falegnami e carpentieri (nota 1).
Il mobile è fortemente influenzato dal gusto spagnolo, ravvisabile nella forma degli spigoli formati da tre sgusciature sovrapposte, denominate in Puglia “lingue di passero” e dagli intarsi filettati, realizzati con la tecnica ” a buio” direttamente nel massello.
Vi sono, tuttavia, alcuni elementi tipicamente pugliesi
Innanzi tutto, la profilatura che separa il primo cassetto da quelli sottostanti, realizzata con tasselli alternati in noce e acero, tagliati in obliquo, spesso riscontrabili nell’ebanisteria della provincia di Bari.
Questa profilatura, spesso definita “pane e cioccolato” è arricchita da filetti verticali, acero su noce e viceversa. Un ulteriore carattere di pregio è costituito dalla lastronatura in radica di noce delle catene che separano i cassetti.
Un secondo elemento tipicamente pugliese, anche se marginale, è la presenza di cerchiolini in acero che punteggiano l’intarsio filettato.

La scheda riportava in chiusura la seguente frase: Chiunque fosse in possesso di notizie su Michele Amodio è pregato di contattarci.

Da allora ci sono stati segnalati alcuni mobili che riportiamo qui di seguito [Figure 2, 3 e 4] con una sintesi dei commenti a suo tempo forniti ai rispettivi proprietari.

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Figura 2. Michele Amodio (attr.), cassettone, seconda metà del XIX secolo; cm. 144 x 71, h 122, collezione M.C.

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Figura 3. Michele Amodio (attr.), tavolo a muro, Puglia, seconda metà del XIX secolo; cm. 128 x 60, h 87, collezione M.C.

Senza alcun dubbio i due mobili sono riferibili a Michele Amodio. Questi manufatti, soprattutto il cassettone, sono molto caratteristici sotto il profilo sia formale che decorativo e vengono normalmente attribuiti ad Amodio benchè non sia noto alcun esemplare firmato. Dobbiamo quindi pensare che questa attribuzione derivi da una tradizione che si tramanda oralmente. Non si conoscono nemmeno studi pubblicati su questo artefice, tranne (pare) una tesi di laurea che non è stato possibile reperire e consultare. Non sappaiamo quindi esattamente in quale epoca egli abbia esattamente operato. Era certamente attivo a Gravina nel 1876, ma è probabile che una bottega Amodio esistesse anche da prima. Tuttavia, si è oggi propensi a restringere la produzione di Michele Amodio alla seconda metà dell’Ottocento.

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Figura 4. Michele Amodio (attr.), tavolo a muro, Puglia, seconda metà del XIX secolo; cm. 128 x 60, h 87, Gravina di Puglia (Ba), collezione privata.

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Dettagli del tavolo a muro di Figura 4.

Il tavolo rientra certamente nell’ambito della produzione di Amodio per vari elementi:
-la profilatura del piano realizzata con tasselli alternati in noce e acero, tagliati in obliquo;
-gli intarsi filettati, realizzati con la tecnica ” a buio” direttamente nel massello;
-la forma degli spigoli formati da tre sgusciature sovrapposte, denominate in Puglia “lingue di passero”.
Se gli elementi fin qui riscontrati sono consueti nel mobile pugliese, soprattutto di quello della provincia di Bari, due ulteriori elementi si possono considerare quasi un a firma di Michele:
-il fatto che la profilatura del piano a “pane e cioccolato” sia arricchita da filetti verticali, acero su noce e viceversa
-la particolare forma delle gambe secondo un alternarsi di linee curve e convesse che si ritrova negli spigoli dei vari cassettoni finora attribuiti ad Amodio.
La fama di Michele Amodio non esula dall’ambito locale, ma il valore dei suoi mobili potrebbe crescere qualora venisse condotto uno studio sistematico sul suo lavoro e sulla sua bottega.

NOTE

[1] Raguso-D’agostino (a cura di), Archivio storico comunale di Gravina, Gravina di Puglia (Ba) 1992.

(*) La prima parte di questo articolo è stata scrita in data 17.1.2007 e pubblicata su Antiqua.mi in forma di scheda anonima, in cui si proponeva una datazione al 1840 circa che ci sentiamo di dover rettificare. La seconda parte è stata redatta in data 12.11.2020 in occasione del riordino dell’Archivio.

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