Achille Calici pittore senza opere

della Redazione di Antiqua

Del pittore Achille Calici pittore sappiamo ben poco, al punto che la sua figura e la sua opera sono avvolti nell’oblio, quando non nel mistero (nota 1).
Fu allievo di Prospero Fontana (1512-1597), ma lo abbandonò per seguire Ludovico Carracci (1555-1619). Di questo episodio e dei suoi sviluppi incresciosi parla il Malvasia nell’edizione del 1678 della sua Felsina pittrice (Malvasia 1678, p. 216). Pare che il Calici, dopo aver visto la tavola di Ludovico “alle Convertite”, non solo abbandonò Prospero Fontana, ma gli sollevo contro tutti gli allievi sostenendo che quella del Carracci fosse l’unica maniera di dipingere.
Si tratta della pala con la Madonna, il Bambino, santi e una committente, prima opera firmata da Ludovico Carracci e datata 1588, eseguita per conto della famiglia bolognese dei Bargellini e destinata alla cappella Boncompagni, con i quali i Bargellini erano imparentati, nella chiesa dei santi Filippo e Giacomo, in Via delle Lame, detta anche “chiesa delle Convertite” dal nome di un adiacente convento di carmelitane (Figura 1, nota 2).

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Ludovico Carracci, Madonna con Bambino e i santi Francesco, Domenico e Maddalena e una committente (Cecilia Bargellini Boncompagni), 1588, olio su tela, cm. 282 x 188, Bologna, Pinacoteca Nazionale, inv. 578.

Senza volersi misurare su temi di critica d’arte, il confronto con due opere di Prospero Fontana [Figure 2 e 3], anche se parecchio anteriori alla pala di Ludovico Carracci, rendono evidente lo scarto stilistico e la novità che la pittura di Ludovico doveva rappresentare nella Bologna della seconda metà del Cinquecento.

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Figura 2. Prospero Fontana, Madonna con Bambino e i santi Agostino, Caterina d’Alessandria, Paolo e Giovannino, 1540, Berlino, Staatliche Museen Gemäldegalerie.

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Figura 3. Prospero Fontana, Madonna con Bambino e i santi Antonio Abate, Pietro e Giovannino, 1560-70, Bologna, chiesa di Sant’Antonio di Savena.

Sono comunque queste le uniche immagini a corredo dell’articolo perché, come vedremo, di Achille Calici non ci sono pervenute opere se non attraverso scarne notizie.
Sempre Malvasia racconta che Fontana passò dal dolersi per questo comportamento al rallegrarsi per la morte di Achille Calici sopraggiunta prematuramente poco dopo, attribuendola “… a castigo del Cielo e vendetta per lui fatta, per avere costui così malamente corrisposto alle sue cortesie” (Malvasia 1678, p. 216).
Stando a queste notizie, sembrerebbe di poter collocare la morte di Achille Calici tra il 1588, data di esecuzione della pala di Carracci e il 1597, data di morte di Prospero Fontana; anzi, accreditando quel “seguita poco dopo” – così si esprime il Malvasia parlando della morte di Calici – si sarebbe tentati di collocarla attorno al 1590.
Invece, sappiamo con sicurezza che la morte di Achille Calici avvenne in data 17 giugno 1603 nella parrocchia di Santa Maria Maddalena, quindi la reazione attribuita a Prospero Fontana non può essere veritiera (nota 3)
Sembra quindi opportuna la scelta di Pellegrino Antonio Orlandi, citando Malvasia senza aggiungere nulla a quanto già si sapeva, di omettere il particolare della “vendetta” di Prospero Fontana, nel suo Abecedario pittorico dei professori più illustri in pittura, scultura e architettura, almeno stando all’edizione postuma stampata a Firenze nel 1788, l’unica che è stato possibile consultare (Orlani 1788, pd. 7-8).
Il lavoro dell’Orlandi è stato in parte rielaborato dal Gabburri tra il 1730 e il 1742 nel manoscritto Le vite di pittori, titolo improprio ma desunto dal dorso della legatura e convenzionalmente adottato, edite a oggi solo in minima parte; il manoscritto è conservato nel fondo Palatino della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Gabburri MS, Pal. E.B.9.5, I-IV).
A quanto riportato dagli autori precedenti, Gabburri aggiunge: “In Bologna non vi è altro di sua mano, che nella chiesa di Sant’Arcangelo un S. Michele Arcangelo, e un Raffaello e Tobbia, laterali all’altar maggiore”.
La notizia è ripresa da Antonio Masini (Masini 1666, p. 612), secondo il quale nel 1600 Achille Calici avrebbe eseguito i laterali dell’Ultima Cena del Cavedone per l’altar maggiore della chiesa bolognese di San Michele Arcangelo, più precisamente un San Michele e un Raffaele con Tobia, tutti perduti (nota 4).
Ovviamente si parla del pittore Giacomo Cavedone (Sassuolo, Mo 1577-Bologna 1660), il quale fu uno dei principali collaboratori di Ludovico Carracci.
Curiosamente, nella sua biografia, la pala per la chiesa di San Michele Arcangelo non viene mai citata. Tra le sue opere attorno al 1600 si parla della decorazione ad affresco, quasi completamente perduta, del chiostro della chiesa di S. Michele in Bosco, eseguita tra il 1604 e il 1605 (nota 5).
La chiesa di cui parla Masini dovrebbe invece essere quella di San Michele Arcangelo che si trova in località Gaibola ai piedi dei Colli Bolognesi (nota 6).
Tornando alle sue fonti più antiche che riguardano la biografia di Achille Calici, il Bolognini Amorini si attiene scrupolosamente alla versione originaria del Malvasia, di cui si considerava il continuatore, nel suo Vite dei pittori ed artefici bolognesi pubblicato per la prima volta nel 1841 (Bolognini Amorini 1841, p. 86).
Tra il 1813 e il 1816, lo storico dell’arte e mercante inglese Michael Bryan completa i due volumi della sua opera Dictionary of Painters and Engravers, più volte ristampato. Nell’edizione londinese del 1886 presso Bell and Sons, Achille Calici è citato due volte come allievo di Prospero Fontane, ipotizzando per primo una data di nascita attorno al 1565, aggiungendo un dato importante, ancorché non supportato da documenti, alla sua biografia (Bryan 1866, ad vocem p. 209).

Possiamo quindi riassumere in un’ipotetica voce “enciclopedica: CALICI Achille (anche Calice o Calvi), nato a Bologna nel 1565 circa e morto a Bologna il 17 giugno 1603, pittore allievo prima di Prospero Fontana e poi di Ludovico Carracci; uniche sue opera note, entrambe perdute: un San Michele e una San Raffaele con Tobia, dipinti su tela eseguiti nel 1600 per la chiesa di San Michele Arcangelo a Bologna (frazione Gaibola) per essere collocati ai lati di un’Ultima Cena, di Giacomo Cavedone, anch’essa perduta (nota 7).

NOTE

[1] Conosciuto anche come Calice e ricordato come Calvi da Marcello Oretti nei suoi manoscritti di metà Settecento (Oretti MS B 125, C. 586). La fonte è riportata nella nota 7 (con rimando alla nota 9), p. 32) al saggio di Nicoletta Roio, Episodi minori di carraccismo, in La Scuola dei Carracci. Dall’Accademia alla bottega di Ludovico, a cura di Emilio Negro e Massimo Pirondini, Artioli, Modena 1994, pp. 21-35. Questo testo, l’ultimo in ordine di tempo che si conosce su Achille Calici, riporta molte delle notizie e delle fonti riprese in questo articolo.

[2] Scheda del dipinto presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna [Leggi].

[3] Roio 1994, op. cit.; in questa sede si ipotizza che Achille Calici sia nato a Bologna.

 [4] La fonte è riportata in nota in Roio 1994, op. cit., note 12 (con rimando alla nota 5), p. 32.

 [5] Si rimanda a: Maria Angela Novelli, Cavedoni Giacomo, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 23 (1979) [].

[6] Si raccolta che Lucio Dalla giocasse a calcio da ragazzo nel campetto antistante la chiesa e che a queste zone sia dedicato l’album Terra di Gaibola del 1970. Gaibola è anche famosa per le cave di gesso (cosiddetto gesso di Bologna), ormai non più attive dagli anni Cinquanta del Novecento, impiegato per la produzione di scagliola.

[7] Per completezza si può consultare la scarna alla voce di Wikipedia che rimanda ad alcune delle fonti citate [Leggi].

Bibliografia storica citata
-Antonio Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666.
-Carlo Cesare Malvasia, Felsina pittrice, vite de pittori Bolognesi, Bologna 1678.
-Pellegrino Antonio Orlandi, Abecedario pittorico dei professori più illustri in pittura, scultura e architettura, Firenze 1788.
-Francesco Maria Niccolò Gabburri Le vite di pittori, circa 1730-1742, manoscritto, fondo Palatino della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
-Marcello Oretti, Notizie de’ professori di disegno, manoscritto, Bologna, Biblioteca Nazionale, MS B 123-135 con l’aggiunta del ms. B 122).
-Antonio Bolognini Amorini, Vite dei pittori ed artefici bolognesi, Tipi Governativi della Volpe, Bologna 1841.
-Michael Bryan, Dictionary of Painters and Engravers: Biographical and Critical, Vol. I, London, G. Bell and sons, 1886.

Gli autori
Antonio Masini (Bologna 1599-1691)
Carlo Cesare Malvasia (Bologna 1616-1693)
Pellegrino Antonio Orlandi (Bologna 1660-1727)
Francesco Maria Niccolò Gabburri (Firenze 1676-1742)
Marcello Oretti (Bologna 1714-1787)
Antonio Bolognini Amorini (Bologna 1767-1845)
Michael Bryan (1757-1821)

Si ringraziano la dottoressa Maria Elena Barbieri e il dottor Angelo Mazza (Bologna, Genus Bononiae).


Febbraio 2021

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