Andrea Perin, Al museo. Dalla parte del visitatore, 128 pagine, Milieu, Milano 2022, euro 14,90.

Come denuncia programmaticamente la seconda parte del titolo, il libro di Perin tutela e promuove il punto di vista del visitatore.
In effetti però, più che alla coscienza dei visitatori, sia quelli praticanti, sia “chi al museo non ci va” (titolo di un capitolo), esso è destinato agli operatori del settore, principalmente direttori e curatori di musei. Ciò non toglie che anche i visitatori avranno modo di riconoscersi, riflettere e divertirsi.
Sebbene suddiviso in tanti capitoli dedicati ad altrettanti argomenti specifici, possiamo identificare, trasversalmente, una parte descrittiva, una parte critica e una parte costruttiva.
Alla prima fanno riferimento i capitoli dedicati a cosa sono i musei, per quali scopi sono stati creati, come funzionano e alla profilatura dei visitatori.
È la parte migliore e preponderante, in grado di trattare in modo esauriente una materia piuttosto complessa, senza cadere, da un lato, nello storicismo, dall’altro nella cronaca.
Le critiche, condotte senza alcun intento polemico, riguardano l’inadeguatezza del sistema museale a fornire un servizio a un pubblico non sempre dotato di adeguati strumenti culturali e quindi bisognoso di essere incuriosito, accolto e accudito.
Questo conduce però a un’idealizzazione del visitatore, soprattutto di quello meno “pratico” della realtà museale, per cui, quando si passa alla parte progettuale, alcune soluzioni si possono scontrare con gli assetti più tradizionali, mettendoli in difficoltà.
In altre parole, si ripropone il dibattito se i musei debbano essere prevalentemente un luogo di conservazione e di studio oppure un luogo totalmente aperto alla realtà circostante. Non vi sono dubbi sul punto di vista dell’autore e sulla funziona sociale che i musei debbano avere.
Come spesso succede, la soluzione va ricercata attraverso un processo di mediazione.
Decisamente interessanti sono i capitoli dedicati a come guardare un’opera d’arte oppure a come inventarsi un proprio percorso all’interno del museo.
Più in generale, il volume è ben documentato attraverso numerosi riferimenti bibliografici al termine di ciascun capitolo, vengono presi in considerazione tutti i tipi di musei, da quelli d’arte a quelli archeologici, etnografici, ecc. ed è geniale la trovata di illustrare il testo con immagini tratte da pagine Instagram.

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