AAVV, a cura di G.M.Fara, Albrecht Dürer e Venezia, Olschki, Firenze 2018, 196 pagine formato 24 x 17, euro 19,00.

Il volume tratta molteplici aspetti dell’attività di Dürer durante il suo soggiorno a Venezia tra l’autunno del 1505 e il gennaio del 1507, forse preceduto da un viaggio nel 1495 di cui ancora si discute molto. Si tratta di un testo molto tecnico e specifico, perciò destinato agli esperti di Dürer, soprattutto per quanto riguarda alcuni degli otto capitoli, tre dei quali scritti da Giovanni Maria Fara, cui si deve la cura dell’intero volume e le parti riportate in appendice.
Vengono forse meno le attese di chi si aspetta un testo facile sul soggiorno di Dürer a Venezia e sui reciproci influssi della pittura italiana e tedesca del tempo. Tuttavia, a costo di fare un certo sforzo, gli spunti che si possono trarre non mancano.
E’ il caso del saggio di Elena Filippi intitolato Albrecht Dürer nello specchio della laguna, uno dei più abbordabili, alla cui illustrazione sono dedicate tutte le otto tavole a colori contenute nel volume. Si parla dei rapporti di Dürer con le opere di Bellini, Lotto e Giorgione con molte interessanti annotazioni come quella in cui si evidenzia la fascinazione dei pittori oltremontani per la rappresentazione del corpo umano in relazione al paesaggio, rivelando un’affinità con i pittori veneti improponibile in ambito fiorentino o romano.
In altri saggi si evidenziano aspetti meno noti dell’attività di Dürer: quella di trattatista e quella di ideatore di armi, nella fattispecie cannoni, che lo mettono in relazione con il complesso mondo delle fonderie veneziane, capaci di produrre allo stesso tempo cannoni, campane, monumenti e altro.
L’assoluta carenza di immagini a corredo del testo per illustrare le opere che vengono via via citate si avverte in tutta la pubblicazione, ma con più evidenza, nuocendogli in modo decisivo, nel bel saggio di Chiara Callegari intitolato Diffrazioni serenissime: stampe, Dürer, Venezia sul mondo delle incisioni.
Suggestivamente intitolato Leggere Dürer a Venezia, il saggio di Alessia Giachery tratta le vicende collegate alla fondazione e allo sviluppo della Biblioteca Marciana attraverso lo studio della produzione düreriana nei lasciti e negli inventari succedutisi. Lo stesso schema viene applicato per la Biblioteca dei padri Somaschi, legata all’istituto preposto all’educazione dell’aristocrazia veneziana e per altre biblioteche monastiche a Venezia.
Grande spazio alla fine del libro è riservato al carteggio tra eruditi ottocenteschi (von Murr, Morelli, de Lazara) che si scambiano e commentano la traduzione delle lettere scritte da Dürer all’amico Pirckheimer.
Segue il catalogo completo delle fonti (note, lettere, testimonianze, brani di letteratura, ecc.) che copre un arco temporale che va dal dal 1507 in cui termina il soggiorno veneziano di Dürer al 1606 in cui la sua pala della Festa del Rosario lascia la chiesa veneziana di San Bartolomeo a Rialto, sede spirituale della comunità tedesca, per essere inviata a Praga, dove ancora attualmente si trova presso la Narodni Galerie, dopo essere stata acquistata dall’imperatore Rodolfo II.

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