Alcune porcellane di Sèvres alla Corte di Francia, tra feste, balli e “…gelati”
ovverossia
“Des patelles à glace” pour Louis Philippe 1er d’Orleans et Napoleon III

Parte terza

di Gianni Giancane

Premessa
La Manifattura di Sèvres ha utilizzato sin dagli esordi in quel di Vincennes (1740) e nel successivo trasferimento negli stabilimenti di Sèvres (1756) un sistema di marcatura che consente oggi, tanto allo studioso quanto al collezionista attento, una collocazione temporale relativamente facile e corretta dei vari oggetti e, in numerosi casi, la possibilità di risalire agli artefici principali dei manufatti attraverso gli atti documentari attingibili negli archivi dell’opificio.
La necessità di siglare le porcellane nasceva comunque da una duplice motivazione: innanzitutto, avere un riscontro oggettivo degli operatori coinvolti nelle principali fasi del processo realizzativo, ma anche garantire ai committenti la genuinità dei prodotti a salvaguardia di frodi ed imitazioni che – pur iniziando a comparire a opera di numerose fabbriche francesi ed europee già nella seconda parte del XVIII secolo – divennero “invasive” nel successivo creando alla manifattura parigina non pochi danni d’immagine ed economici.
Diversi e a vario titolo sono stati in oltre 250 anni i marchi apposti su sculture, stoviglie, vasi ed altri complementi d’arredo.
Tali marchi, che possono risultare dipinti, stampati, incisi, incussi (nota 1), variano nel tempo scandendo i diversi periodi storici, ma variano anche per differente spettro d’azione, spaziando dai marchi di fabbricazione (quelli identificativi della manifattura, il logo diremmo oggi) a quelli di decorazione, da quelli di doratura ad altri occasionali e/o speciali (nota 2).
La tipologia di marchi più difficile da studiare però, meno conosciuta ai più (anche a diversi addetti ai lavori) e che si vuole affrontare in questa sede, è quella dei marchi incisi, les marques en creux, presenti anche sulle nostre patelles à glace [Figura 1, nota 3].

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Figura 1. Retro di una delle sei patelles à glace fabbricate nel periodo Napoleone III con lettere e numeri incisi (les marques en creux) presso il bordo interno del piede del piattino. Al centro l’anno di fabbricazione, testimoniato dal relativo marchio S.55 (1855), racchiuso in ovale, in verde sottosmalto; in alto a sx il marchio di doratura in rosso sopra vernice, 56 sotto N coronata (1856).

Les marques en creux nelle porcellane di Sèvres, primi elementi
Parallelamente alle modifiche più o meno significative che essi stessi hanno subito, i marchi della Manifattura di Sèvres sono stati pubblicati da diversi autori nel corso del tempo.
Già A. Brongniart nella sua opera Traité des Arts Céramiques ou des Poteries, Imprimerie de Fain et Thunot, Paris 1844, li riportava aggiornati per lo stesso anno (Atlas, pag. 77-78), pur limitandosi a quelli di decorazione, di fabbricazione, di doratura, senza riferimento alcuno a quelli incisi o incussi.
Nel XX secolo altri importanti autori hanno contribuito con le loro pubblicazioni all’arricchimento delle conoscenze sul prestigioso opificio francese e sui relativi marchi.
Tra i tanti, in ordine cronologico, segnaliamo:
Georges Lechevallier-Chevignard (La Manufacture de Porcelaine de Sèvres – Organisation actuelle et fabrication – Musée céramique – Répertoire de marques et monogrammes d’artistes  H. Laurens, Editeur, Parigi 1908);
Marcelle Brunet (Les marques de Sèvres) G. Le Prat, Editeur, Parigi 1953;
Marcelle Brunet – Tamara Préaud (Sèvres – Des Origines à nos Jours Office du Livre, Fribourg 1978).
Molto importante era il ruolo rivestito da tali figure nell’ambito della manifattura (nota 4).
Sulla falsariga del citato lavoro di Brongniart le tre opere sono corredate da dettagliate tavole con la rappresentazione grafica dei marchi via via utilizzati dalla manifattura, ma compaiono anche corposi elenchi nominativi legati alle diverse figure professionali operanti a Sèvres sin dal XVIII secolo, con maggiore attenzione, soprattutto nel primo dei tre libri citati, ai decoratori (pittori su porcellana), ai doratori e agli scultori (chi si occupava del modellato plastico).

Con i lavori di Brunet e di Brunet-Préaud trovano maggior spazio anche tornianti, modellatori, riparatori ecc., sino ad arrivare a un quadro pressoché esaustivo.

Se reperito dagli autori con certezza durante le rispettive ricerche, accanto ad alcuni nomi tra quelli in elenco figura anche un monogramma (in alcuni casi più d’uno).

Decoratori e doratori apponevano tali monogrammi a pennello soprasmalto sulle opere eseguite, tornianti e riparatori li incidevano, invece, nella pasta ceramica; sia in un caso, sia nell’altro comunque tutti ad identificazione del loro operato.

La figura chiave di Bernard Chevallier, dal monogramma all’artefice
Chi ha segnato, tuttavia, una svolta nello studio della Manifattura di Sèvres relativamente ai marchi incisi (les marques en creux), è stato un altro studioso Bernard Chevallier (Conservatore e poi Direttore presso il Museo nazionale del castello di Malmaison tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento) con un importante lavoro dal titolo Les marques en creux de la porcelaine de Sèvres (1801-1871), apparso sulla Rivista degli Amici svizzeri della ceramica, n° 94, Zurigo 1980. Se ne riportano qui, integralmente, i primi due paragrafi che da soli ben rendono idea circa l’importanza dell’argomento:
L’étude des marques en creux de la porcelaine de Sèvres n’a jamais été entreprise d’une manière systématique; il est évident que les marques peintes utilisées par les peintres ou les décorateurs sont d’un intérêt plus direct et permettent d’identifier immédiatement l’auteur du décor. Néanmoins, et surtout pour le XIXe s., une bonne connaissance des marques en creux peut aider à reconstituer l’histoire d’une pièce.
Ont apposé leurs marques en creux dans la pâte, les tourneurs, les répareurs et les sculpteurs. La signification de certains termes ayant varié au cours du XIXe s., il convient d’en préciser le sens.
Che tradotto ci dice:
Lo studio dei marchi incisi nella porcellana di Sèvres non è stato mai affrontato in modo sistematico; è evidente che i marchi dipinti utilizzati dai pittori o dai decoratori rivestano maggior interesse e permettano di identificare immediatamente l’autore della decorazione. Ciononostante, e soprattutto per il XIX secolo, una buona conoscenza dei marchi incisi può aiutare a ricostruire la storia di un oggetto.
Hanno apposto i loro marchi incisi nella pasta i tornianti, i riparatori, gli scultori. Poiché nel corso del XIX secolo è cambiato il concetto attribuito a queste figure, è opportuno precisarne il significato (nota 5).
Parole sagge e quanto mai opportune.
Il lavoro di Chevallier, un articolo di 23 pagine, è scandito in una prima parte concernente le motivazioni e i metodi di indagine utilizzati per risalire agli autori e in una seconda riportante un nutrito elenco degli artefici individuati e corredati, in molti casi, dai rispettivi monogrammi; sicuramente un gran risultato.
Ma quale è stata la carta vincente, quale la strategia operativa che gli ha fornito un così importante successo?
Diciamo subito: le finalità e la metodologia, intese e perseguite con determinazione e lungimiranza.
Quanto alla prima, scoprire innanzitutto la paternità dei marchi incisi, paternità intesa in prima battuta non come riconoscimento individuale del maestro direttamente interessato, bensì accertamento delle figure professionali coinvolte nelle differenti procedure operative (tornianti, riparatori e scultori, per quanto questi ultimi in forma molto sporadica, come ci informa l’autore); solo successivamente, superato questo primo scoglio, affrontare quello delle singole individualità.
Ma è il metodo di ricerca la vera genialata!
Tutto inizia da una attenta, meticolosa, oculata e febbrile attività di indagine presso gli archivi della manifattura di Sèvres (nota 6); essi custodiscono tantissime informazioni, autentica miniera per il ricercatore!
In effetti, con modalità più razionali e sistematiche che in passato, dai primissimi anni del XIX secolo in poi, con l’avvento alla direzione di Alexandre Brongniart, ogni passaggio, dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla consegna dei manufatti ai committenti (per la parte tecnica parliamo di decine e decine di operazioni e di personaggi coinvolti), così come tutte le procedure gestionali e/o amministrative, veniva meticolosamente censito ed acquisito agli atti, una sorta di schedatura ancora oggi a disposizione di qualsiasi studioso.
Ma allora bastava cercare in archivio … penseremmo affrettatamente.
E invece no!
Perché nei documenti d’archivio risultavano (e risultano ovviamente) gli oggetti sfornati e le diverse maestranze che li avevano prodotti, ma non si leggeva contestualmente e necessariamente la firma dei responsabili, il loro monogramma.
In altre parole, non esisteva una registrazione della firma come doveva fare, ad esempio, un qualsiasi maestro argentiere che depositava presso l’ufficio metrico del saggio il proprio merco.
E allora come riuscì Chevallier a risolvere l’arcano?
Egli ebbe la brillante idea di cercare anche altrove, e in particolare presso tutte quelle residenze reali, ormai deputate a contenitori museali, che erano state le più importanti destinazioni dei manufatti di Sèvres e ricche pertanto di moltissimi oggetti, soprattutto vasi e pezzi di toeletta e, in minor misura, purtroppo, stoviglie (nota 7).
Ognuno di tali pezzi era stato precedentemente censito presso la manifattura e pertanto se ne conosceva l’artefice (o gli artefici).
Al termine di ogni mese, infatti, avveniva l’annotazione formale dei manufatti realizzati da ciascun artigiano, mettiamo ad esempio da un certo torniante, tanto per numero quanto per tipologia; ne conseguiva una documentazione di questo tipo: M. Jean Dupont (nome di fantasia) – venti vasi torniti, 30 cm di altezza, biansati, decorati con successiva decorazione floreale policroma in riserve monocromatiche bianche su fondo verde e dorati con filetto sui bordi e sul piede (nota 8).
Di fatto il “Sig. Dupont” siglava con il proprio monogramma ogni oggetto e per regola della manifattura, doveva aggiungere, sempre incidendoli nella pasta, anche i numeretti attestanti il mese e l’anno!
Scopo di tale procedura, promossa dallo stesso Brongniart, era quello di un controllo severo sul lavoro delle maestranze per garantire ai committenti uno standard di elevato livello qualitativo, di fatto l’eccellenza.
A tale proposito si riporta quanto scrive lo Chevallier:
Ces marques n’ont pas été apposées pour satisfaire la curiosité des chercheurs et des collectionneurs du XXe s., mais elles permettaient de juger du travail de chaque ouvrier, travail qui était reporté à la fin de chaque mois sur un registre annuel dont l’ensemble forme la série Va’ des archives de la manufacture de Sèvres. L’utilisation systématique des marques en creux ne date que de la réorganisation de Brongniart;
Il cui significato è quanto mai illuminante:
Questi marchi non sono stati apposti per soddisfare la curiosità di studiosi e collezionisti del XX secolo, ma permettevano di giudicare il lavoro di ogni operaio, lavoro riportato alla fine di ogni mese su un registro annuale il cui insieme forma la serie Va’ degli archivi della manifattura di Sèvres. L’utilizzo sistematico dei marchi incisi compare a partire dalla riorganizzazione (della manifattura) voluta da Brongniart; …
Ricorderà il lettore come nella parte finale del precedente articolo (vedi nota 3) fosse stato posto il quesito del perché alcuni artefici siglassero i loro manufatti.
Adesso lo abbiamo appurato e ne cogliamo l’importanza.

I risultati conseguiti dallo studioso
Tornando allo Chevallier, egli, analizzando circa 5000 oggetti (!) nelle varie dimore storiche, osservando tutto il sistema di marcatura presente e in particolare les marques en creux, potette allora compararli con quelli risultanti dai dati in archivio e associare, finalmente, a ogni fautore di una certa opera il rispettivo monogramma.
È ovvio che non potette visionare nella globalità i pezzi usciti dalla manifattura nel periodo preso a riferimento (1801-1871), non tutti presenti nelle magioni reali. Pertanto, nell’elenco redatto nel suo scritto esistono ancora diversi operatori (tornianti, riparatori, scultori) dei quali vengono forniti i dati biografici reperiti in archivio (o altrove), ma non la loro firma per mancato riscontro oggettivo.
Al termine della propria fatica riuscì comunque ad individuare ben 310 artisti ed artigiani in tal modo ripartiti:
-210 tra tornianti, riparatori, scultori-riparatori o modellatori-riparatori (tourneurs, répareurs, sculpteurs-répareurs o mouleurs-répareurs), figure che potevano potenzialmente utilizzare i marchi incisi (prima della sua ricerca tra questi erano conosciuti appena 25 marchi);
-70 scultori (sculpteurs) che comunque raramente firmavano i lavori;
-30 modellatori degli stampi in gesso (mouleurs en plâtre), i quali non siglavano mai i loro stampi.
Per i vari significati dei termini si rimanda alla nota 5.
Scoprì di fatto 135 nuovi monogrammi riguardanti 95 operai, alcuni dei quali avevano usato anche firme e/o grafie differenti nel corso della loro carriera.
Il risultato finale delle sue fatiche ha portato a una conoscenza certa di tali “firme” relativa al 60% del personale appartenente alle figure di cui sopra attive tra il 1801 ed il 1871 (nota 9); di tale frazione fanno parte sia gli impiegati in servizio permanente, sia quelli occasionali (con collaborazione esterna saltuaria, oppure chiamati dalla manifattura, ad esempio, in caso di sovraccarico di lavoro), e anche gli allievi (les élèves) che diventavano maestri solo dopo opportuno apprendistato e dando prova di meritarne conferma.
Il restante 40% vede figure diverse quali gli allievi che sostavano per poco tempo presso l’opificio, altri operai che per scarsa applicazione, modesto rendimento, venivano prontamente allontanati, altri ancora che spontaneamente abbandonavano la manifattura non ritenendosi sufficientemente portati o idonei per tale attività.
Al di là di numeri e percentuali resta il brillante lavoro svolto dallo Chevallier, un grande sforzo dai risultati quasi insperati che oggi aiuta studiosi e ricercatori nell’esame di un pezzo di Sèvres del XIX secolo e dei suoi artefici, ben oltre le primarie finalità ad incidere l’ancor umida pasta ceramica, così come voluto da Alexandre Brongniart.

I marchi presenti sulle nostre patelles à glace ed in particolare les marques en creux
Dei nove piattini da gelato qui riproposti all’attenzione di chi legge [Figura 2], già pubblicati nei precedenti articoli (vedi ancora nota 3), presentiamo una dettagliata scheda tecnica redatta per tre di essi, finalizzata soprattutto all’individuazione, per quanto possibile, degli artefici (nello specifico i tornianti) e dei loro marchi incisi (les marques en creux); i restanti piattini vengono “passati in più veloce rassegna”.
I piattini n. 1 e 2 appartengono alla serie dei tre realizzati nel periodo Luigi Flippo, il n. 3 alla serie Napoleone III.
L’indagine sui marchi incisi si basa sul lavoro dello Chevallier, per gli altri marchi si fa riferimento a quanto già presente nelle citate opere di M. Brunet e M. Brunet – T. Préaud.

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Figura 2. L’insieme delle nove patelles à glace per il “servizio dei balli” viste al recto con gli stemmi reali ed il filetto di doratura sul bordo (le prime tre in alto Luigi Filippo e le altre Napoleone III).

Piattino n. 1, Louis-Philippe d’Orleans [Figure 3 e 3a].

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Figura 3. Retro del piattino n. 1.

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Figura 3a.  I marchi presenti sul piattino di Figura 3 visti in controluce.

Dimensioni e peso: diametro cm. 15 x 1,9 (h); gr. 125.
Il piattino (il più antico dei tre della serie Luigi Filippo) presenta piccolissime differenze con i parametri degli altri due, realizzati circa dieci anni dopo (il diametro per esempio, oscilla per tutti, tra un minimo di 14,7 ed un max di 15 cm); il peso varia da 110 a 125 grammi.
Le variazioni riscontrate tra i valori, pur modeste, testimoniano una lavorazione manuale che non poteva contemplare uguaglianze assolute e rigorose nello spessore e dimensioni della massa ceramica.
Anno/i di realizzazione e vendita: 1834-1837
Realizzato nel Novembre del 1834 (34 – 11) e tenuto in giacenza fino al 1837, come spesso accadeva nella manifattura.
Marchio della Manifattura: Lettere L e P, iniziali del Sovrano Louis-Philippe d’Orleans sovrastate da corona (le chiffre royal) e racchiuse da un doppio cerchio con a sinistra la dicitura SEVRES e a destra il millesimo per esteso.
Marchio di fabbrica in uso tra il 1834 ed il 1845, normalmente blu o oro, apposto a stampa (tampon) sopra vernice; qui in blu (sbiadito) per il 1837.
Marchio di Residenza: Nessuno
In mancanza di un sigillo specifico predisposto per ognuna delle residenze reali, le patelles à glace, così come gli altri pezzi dei vari servizi (les services des princes, de bals, des officiers, des office), diventavano di fatto intercambiabili tra i differenti palazzi a seconda di necessità contingenti e temporanee.
Marchio dipinto: Lettera M, in oro sopra vernice
Marchio del doratore: Jean Louis Moyez (Parigi *3 Lug. 1783 – …) attivo tra il 1818 ed il 1848 per un totale effettivo di servizio pari a 28 anni ed un mese. Il suo intervento è relativo al filetto dorato sulla tesa (apposto a pennello) e il sigillo reale al centro del cavetto sul fronte del piattino (apposto con una sorta di decalcomania).
Marchi incisi (les marques en creux):
Numeri 34 – 11, lettere Lp e L, incisi manualmente in corsivo al termine della formatura del piattino al tornio, come si evince dall’inciso delle lettere che si sovrappone ai circoli di tornitura (facilmente rilevabili nella Figura 3a), interrompendone la continuità.
Data di costruzione: Novembre 1834 (11 sta per novembre e 34 per 1834).
Lp: firma di Lapierre Louis-Marie (Sèvres, *25.03.1975 – †24.10.1841), allievo torniante (élève tourneur) dal 1° Agosto 1810, poi torniante (tourneur) dal 1° Marzo 1813; dopo un periodo arruolato nell’Armée (tra il 1813 ed il 1815) entra a far parte del personale permanente della Manifattura di Sèvres come tourneur dal 1° Genn. 1816 sino alla sua scomparsa.
L: firma di Lapierre Charles-Edouard (* Sèvres 20.3.1821; †Sèvres 13.4.1842), figlio di Louis-Marie e allievo torniante dal 11 Febbraio 1835; poi torniante dal 1° Gennaio 1838 sino alla sua scomparsa.
La firma congiunta del maestro torniante e di un allievo, se presente e collaboratore del maestro, era contemplata dai regolamenti della Manifattura.

Piattino n. 2, Louis-Philippe d’Orleans [Figure 4 e 4a].

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Figura 4. Retro del piattino n. 2.

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Figura 4a.  I marchi presenti sul piattino di Figura 4 visti in controluce.

Dimensioni e peso: diametro cm. 14,7 x 1,8 (h); gr. 110
Anno/i di realizzazione e vendita: 1846-47
Realizzato nel Novembre del 1846 (46 – 11) ed ultimato nel 1847.
Marchio della Manifattura: Lettere L e P composite e speculari, a simmetria assiale, con SV e puntino a sinistra, 46 e puntino a destra, sormontate da corona reale.
Marchio di fabbrica in uso tra il 1845 ed il 1848, apposto a stampa, in verde sotto vernice (impression sous couverte); SV sta per Sèvres e 46 per 1846.
Marchio di Residenza: Château des Tuileries
Marchio speciale, sigillo (cachet) in rosso sopra vernice con la destinazione specifica, in questo caso la residenza principale dei Reali di Francia, Château des Tuileries.
Marchio di doratura: Lettere L e P, iniziali del Sovrano Louis-Philippe d’Orleans sovrastate da corona (le chiffre royal) e racchiuse da un doppio cerchio con a sinistra la dicitura SÈVRES e a destra il millesimo per esteso.
Marchio di decorazione o doratura in uso tra il 1845 ed il 1848, normalmente blu o oro, apposto a stampa (impression) sopra vernice; qui in oro per il 1847.
Questo marchio è leggermente diverso da quello di fabbricazione usato dal 1834 al 1845 e sopra descritto a proposito del piattino n. 1 (e pertanto non va confuso con esso); la corona è più slanciata e la prima lettera E di SÈVRES è accentata (vedi ancora fig. 4 b).
Marchi incisi (les marques en creux):
Numeri 46 – 11, lettere C e, probabilmente, monogramma composito J G, tutti incisi manualmente in corsivo al termine della formatura al tornio del piattino.
Data di costruzione: Novembre 1846 (11 sta per novembre e 46 per 1846).
C: firma di Charpentier Germain-Louis (*Parigi, 13.01.1801 – † Sèvres, 06.10.1856), figura dalle complesse vicende lavorative.
Inizia come torniante (tourneur) occasionale il 6 Ottobre 1819, diventando permanente dal 1° Aprile 1825; dopo alterne vicende tra il 1836 ed il ’37 (probabilmente sospeso o licenziato) torna tra gli effettivi della manifattura dal 1° Gennaio 1838 al 12 Settembre 1851 quando viene nuovamente licenziato. Successivamente ripreso come tourneur occasionale nel 1853, rientra nel servizio permanente dal 1° Aprile 1854 restandovi sino alla sua scomparsa.
È lui il torniante che ha lavorato sia su questo piattino sia sull’altro non presentato in questa sede.
L’altra firma incisa necessita di una interpretazione.
Il monogramma visibile nella Figura 4a non compare, per come graficato, tra quelli pubblicati dallo Chevallier e relativi alle figure che potevano e dovevano apporre la firma incisa (marque en creux), al termine del loro operato.
È stato necessario, pertanto, procedere ad uno studio capillare dei singoli operai e cercare tra tornianti, e/o allievi tornianti quelli che per iniziali del nome e cognome e per i periodi temporali della loro presenza ed attività nella manifattura, potessero rispondere ai requisiti richiesti. Si ricorda che, nel caso dei nostri piattini da gelato, le figure professionali appena citate erano le sole interessate alla realizzazione “grezza” di tale tipologia di manufatti non necessitando gli stessi di riparatori, modellatori e/o scultori, per esempio.
L’unica figura risultata teoricamente compatibile con i tali prerogative  potrebbe essere quella di tal Greder Pierre-Adolphe, torniante dal 16 Agosto del 1826 ed in servizio permanente dal 1° Maggio dell’anno successivo; dal 1° Gennaio 1842 contremaître  (supervisore) del dipartimento delle paste e dei forni (e in tale ruolo potrebbe aver controfirmato il piattino).
È questa, tuttavia, una ipotesi attributiva teorica, anche perché ritengo che le iniziali evincibili dal marchio inciso possano essere interpretate come una J ed una G, ancor più che una P ed una G, queste ultime congruamente più idonee per il Greder (sempreché la seconda lettera non sia una L e non una G).
Non esistono d’altronde altre possibili soluzioni, per cui la teniamo come una possibilità, pur alquanto modesta.
Marchi incussi: Lettera K (?)
I marchi incussi erano apposti a pressione con l’utilizzo di una matrice, un supporto. Non è stato ritrovato in nessun documento storico, tra i tantissimi consultati, un qualsiasi riferimento certo a quale informazione possano essi ricondurre. Tuttavia, è opinione personale che tali segni (spesso lettere e/o simboli composti) si possano potenzialmente associare alla certificazione di altri parametri di lavorazione, tipo ad esempio il lotto della massa ceramica utilizzata o a un’altra delle fasi di preparazione della stessa: impasto, essiccaggio, o altri quali la smaltatura, ipotesi questa a mio parere più probabile, o la cottura nei forni.
Anche su un altro piattino della stessa serie di tre (Louis-Philippe), qui non presentato, si riscontrano gli stessi marchi incisi e identica sequenza: è stato realizzato pertanto nello stesso mese, stesso anno e dagli stessi autori.

Piattino n. 3, Napoléon III [Figure 5 e 5a].

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Figura 5. Retro del piattino n. 3.

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Figura 5a.  I marchi presenti sul piattino di Figura 5 visti in controluce.

Dimensioni e peso: diametro cm. 13,5 x 1,8 (h); gr. 86
Nel set dei sei piattini da gelato realizzati negli anni Cinquanta dell’Ottocento, diminuiscono le dimensioni del diametro rispetto ai tre precedenti “Luigi Filippo”, riducendosi in media di circa un centimetro e passando da un minimo 13,5 cm ad un massimo di 14,1 (piattino del 1853 e altro del 1858 rispettivamente). Anche il peso si riduce e varia da 80 gr ad un massimo di 102 gr.
Resta più o meno costante l’altezza, oscillando tra 1,8 e 2cm.
Anno/i di realizzazione e vendita: 1859
Realizzato nel Gennaio del 1859 (59 – 1) e ultimato nello stesso anno con la doratura di un filetto esterno sulla tesa ondulata.
Marchio della Manifattura: Lettera S separata con puntino dalle cifre dell’anno di fabbricazione, il tutto racchiuso in un ovale.
Marchio di fabbrica in uso tra il 1852 e il 1870, apposto a stampa, in verde sotto vernice (impression sous couverte); in questo caso 59 per 1859.
Il colore verde era utilizzato solo per la porcellana dura (il blu chiaro indicava la pasta tenera).
Marchio di Residenza: Nessuno.
Marchio di doratura: Lettera N sormontata da corona imperiale e, in basso, le ultime due cifre dell’anno di doratura; ai lati dicitura per esteso DORÉ A SÈVRES; il tutto in rosso.
Marchio di doratura in uso tra il 1852 e il 1870, in rosso, apposto a stampa (impression) sopra vernice; qui 59 per 1859.
Questo marchio veniva apposto sui pezzi impreziositi da un semplice filetto d’oro e pertanto privi di ulteriori decorazioni.
Un marchio simile ma con la dicitura DÉCORÉ A SÈVRES era invece utilizzato nel caso di più estesi interventi di pittura o altre decorazioni.
Marchi incisi (les marques en creux):
Numeri 59 e 1; lettere (da sinistra): L, un monogramma rappresentato da simbolo grafico, altra L, tutti incisi manualmente in corsivo al termine della formatura al tornio del piattino.
Data di costruzione: Gennaio 1859 (1 sta per gennaio e 59 per 1859).
L (a sinistra): firma di Lauvergnat Louis-Philippe-Auguste (*Parigi, 26.10.1817 – † Parigi, 03.02.1871).
Inizia nella manifattura come allievo pittore di figure (dal 1° Gennaio 1830 al Dicembre del 1832) per diventare successivamente allievo tourneur (dall’Aprile del 1853). Dal 1° Marzo del 1858 diviene torniante di piatti (tourneur d’assiettes), proseguendo l’attività sino alla sua dipartita.
Il monogramma che compare tra la cifra 1 e la lettera L a destra è senza dubbio riferibile a Fischer Nicolas (*Niderviller, Meurthe, 25.02.1798 – † Giugno 1860), torniante (tourneur) occasionale dal 1° Marzo 1829 e in servizio permanente quale tourneur dal 1° Gennaio 1830. Dopo 26 anni di lavoro al tornio diviene sorvegliante (surveillant) sino al momento della sua scomparsa.
In considerazione della firma che il Fischer appone e in mancanza di contrari riferimenti specifici, comunque non reperiti, ritengo sia da ascrivere il ruolo di surveillant a un compito di controllo del lavoro dei vari operai dediti alla fabbricazione di un determinato oggetto ceramico.
L’altra lettera L (a destra) sembrerebbe quasi apposta dalla stessa mano del Fischer, assai compatibile dal punto di vista grafologico con quelle del suo monogramma; confrontandola inoltre con la L del Lauvergnat (L a sinistra) appaiono ben evidenti le differenze tra le grafie delle due per cui non la assegnerei in ogni caso a quest’ultimo.
Potrebbe appartenere a qualche allievo, un occasionale o presente per poco tempo nella manifattura (vedi sopra), comunque non reperito nel lavoro dello Chevallier, ipotesi questa potenzialmente probabile.
Tuttavia. la posizione del monogramma all’estrema destra della sequenza incisa (quindi dopo la firma del Fischer) e la grafia molto simile, mi inducono ad un’affascinante, quanto remota, ipotesi di lavoro: un avallo specifico del Fischer (visto il ruolo di “sorvegliante”) per il manufatto eseguito dal Lauvergnat e alla lettera iniziale del cognome di quest’ultimo riferito (senza alcun riscontro documentario attestante una siffatta procedura).
Diciamo quasi un’allegra speculazione, ce la concediamo.
Marchi incussi: Lettera L.
Stesse considerazioni piattino precedente.

Con ugual metodo di ricerca si è cercato di individuare anche i marchi dei tornianti che compaiono sui restanti piattini da gelato fabbricati nel periodo Napoleone III.
Ne presentiamo sinteticamente i risultati rispettando l’ordine cronologico di fabbricazione.

Piattino n. 4 [Figura 6].

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Figura 6. I marchi presenti sul retro del piattino n. 4 visti in controluce.

Fabbricato nel 1853, dorato nel 1854.
Monogramma inciso a destra: torniante Lecat Edouard (*Tournai, Belgio, 01.02.1824 – †Sèvres, 10.08.1859); torniante in servizio permanente dal 1° Aprile del 1854.
Monogramma a sinistra: allievo torniante Maldémé Charle-François (*Portieux, nei Vosgi, 17.12.1829 – †Brantôme, in Dordogna, 31.03.1888); allievo torniante dal giugno del 1852, maestro in servizio permanente dal 1° Gennaio 1857 per trent’anni.

Piattino n. 5 [Figura 7].

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Figura 7. I marchi presenti sul retro del piattino n. 5 visti in controluce.

Fabbricato nel 1853, dorato nel 1854 (nella figura 7 non visibile il marchio di doratura).
Monogramma inciso a destra: torniante Renard Hubert-Constantin (*Maubert-Fontaine, nelle Ardenne, 18.09.1828 – †Sèvres, 04.02.1919); torniante occasionale dal 1° Gennaio 1849, poi in servizio permanente dal 1° Aprile del 1859, capo dei laboratori di fabbricazione dall’11 Maggio del 1889.
Monogramma a sinistra: allievo torniante Maldémé Charle-François (vedi piattino n. 4).

Si noti come sui piattini n. 4 e n. 5 non compaiano incisi i numeretti indicanti il mese e l’anno di fabbricazione. Qualcosa di tanto in tanto poteva sfuggire anche in manifattura così attenta come quella di Sèvres.

Piattino n. 6 [Figura 8].

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Figura 8. I marchi presenti sul retro del piattino n. 6 (lo stesso di Figura 1) visti in controluce.

Fabbricato nell’Ottobre del 1855 (55-10), dorato nel 1856.
Monogramma inciso a sinistra e a destra, ripetuto due volte: torniante Drouard Emile-Francois-Charles (*Sèvres, 29.04.1829 – †Parigi, 20.06.1898); allievo torniante dall’Aprile del 1853, poi maestro (ma in servizio occasionale) tra la fine del 1855 ed il 1856, infine permanente dal 1° Marzo del 1858.

Piattino n. 7 [Figura 9].

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Figura 9. I marchi presenti sul retro del piattino n. 7.

Tornito nel Settembre del 1855 (55-9), smaltato e cotto (prima cottura ad alta temperatura) nel 1856, dorato nel 1858.
Monogramma inciso a sinistra: torniante Drouard Emile-Francois-Charles (vedi piattino n. 6).
Monogramma a destra: allievo torniante Verdier Louis-Nicolas (*Sèvres, 09.05.1827 – †Sèvres, 15.05.1888); allievo torniante dal Gennaio del 1855, poi maestro occasionale dal 1856, infine in servizio permanente, quale tourneur d’assiettes (torniante specializzato nei piatti), dal 1° Gennaio del 1862.

Piattino n. 8 [Figura 10].

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Figura 10. I marchi presenti sul retro del piattino n. 8 visti in controluce.

Tornito nel Dicembre del 1858 (58-12), smaltato e cotto (prima cottura ad alta temperatura) nel 1859, dorato stesso anno (seconda cottura a più bassa temperatura), non visibile in foto.
Monogramma inciso a sinistra: torniante Lauvergnat Louis Philippe-Auguste.
Monogramma a destra, tra il n. 12 e la lettera L: sorvegliante Fischer Nicolas.

Per entrambi vedi piattino n. 3.

Piattino n. 9.
Come già evidenziato nell’ultimo paragrafo della scheda tecnica relativa al piattino n. 2, sul terzo piattino della serie di tre realizzati nel periodo Luigi Flippo, l’ultimo mancante a coprire l’intero gruppo di 9 di cui alla Figura 2, si riscontrano gli stessi marchi incisi in identica sequenza del piattino n. 2.

Una brevissima riflessione
Avrà avuto senz’altro ragione Bernard Chevallier dicendo che les marques en creux non siano nate per soddisfare le curiosità degli studiosi uno o due secoli dopo.
Ciononostante, aver potuto effettuare oggi, dopo oltre 40 anni dai suoi studi, delle ricerche così mirate ad alcune porcellane di Sèvres (peraltro delle regali patelles à glace cannelées) e ai loro marchi incisi ci rende comunque grati nei confronti suoi e di quelli chi lo hanno preceduto in analoghi complessi studi.
A giudicare poi dall’eccellente livello qualitativo dei piattini da gelato, non possiamo non riconoscere soprattutto bravura e maestria in quelle figure professionali che li hanno formati quasi due secoli fa e alle quali oggi abbiamo dato anche un nome e cognome, un po’ per mera curiosità, ma anche per debita riconoscenza, così come pensato dallo Chevallier, ma soprattutto come voleva Alexandre Brongniart in quel di Sèvres sin dal 1801.
Conclusioni
Lo studio di queste particolari porcellane del XIX secolo, uscite dalle fornaci di Sèvres e destinate alle residenze reali di Luigi Filippo d’Orleans e Napoleone III, giunge così al termine.
Lungi da un’esaustiva trattazione dell’argomento si è tuttavia cercato di esaminare le patelles à glace da diversi angoli visuali per fornire comunque una documentata e critica informazione.
Partendo dall’aneddotico reperimento sul mercato antiquariale e dalla più importante contestualizzazione storica di provenienza, si è passati ad una disamina prettamente tecnica dei manufatti affrontandone gli aspetti stilistico-formali e composito-costruttivi.
Abbiamo visto gli ambienti di corte ed alcune abitudini ad essi connesse che ci hanno fatto scoprire i graziosi ed eleganti piattini da gelato; siamo entrati nella manifattura di Sèvres sbirciando nei complessi processi produttivi ed incontrando le diverse figure ivi operanti, tra le quali alcuni dei principali artefici delle pregiate stoviglie, i tornianti ed i loro monogrammi incisi (leurs marques en creux).
Sorprende non poco, infine, il superbo stato di conservazione dei nove i pezzi, tutti intonsi, senza nessuna sbeccatura, nessun restauro, né palese né occulto, con le dorature ancora fresche malgrado l’inesorabile incedere del tempo.
Un sentito grazie a chi le ha fatte giungere ai nostri giorni in siffatta bellezza, ed augurata riconoscenza a chi con garbo e cura le trasferirà ai posteri.

NOTE

[1] Intendiamo per marchio inciso un simbolo grafico, un monogramma, un insieme di numeri e lettere apposti a mano libera con l’utilizzo di una sottile punta metallica, una sorta di scrittura vera e propria sulla pasta ceramica; per marchio incusso intenderemo le stesse tipologie di simboli ma apposti a pressione tramite una specie di punzone, un sigillo, e pertanto con formato e carattere precedentemente definiti.

[2] Ai marchi della Manifattura delle porcellane di Sèvres dedicherò prossimamente un contributo dettagliato, relativo alla storia evolutiva delle marcature, alla loro applicazione e, in particolare, al confronto con quelle false, purtroppo abbondantemente presenti sul mercato antiquario e quasi sempre facilmente ingannevoli.

[3] Alle nove patelles à glace sono stati già dedicati due articoli con lo stesso titolo, rispettivamente nel settembre 2020 [Leggi] e nell’aprile 2023 [Leggi]. Vedi anche l’Indice al termine del presente contributo.

[4] All’epoca delle rispettive pubblicazioni, questi autori rivestivano prestigiose cariche all’interno della Manufacture nationale Sèvres: Georges Lechevallier-Chevignard era segretario-archivista, Marcelle Brunet bibliotecaria-archivista, Tamara Préaud direttrice dei Servizi d’archivio.

[5] Les tourneurs (i tornianti) si occupavano della lavorazione al tornio di pezzi a sezione rotonda: piatti, vasi, ecc.
Les répareurs (i riparatori), dell’applicazione di guarniture agli oggetti quali manici, anse, beccucci sul corpo di caffettiere, bricchi, tazze ecc. Essi venivano anche definiti, più raramente, répareurs-garnisseurs (riparatori-guarnitori).
Fino al 1850 circa, les sculpteurs o sculpteurs-répareurs (gli scultori o scultori-riparatori) creavano i modelli in pasta di sculture già esistenti e realizzate da artisti spesso esterni alla manifattura; da questi prototipi si creavano poi i modelli in gesso e da questi ultimi le riproduzioni in porcellana.
Dopo questa data gli artisti incaricati di comporre dei modelli originali (per la manifattura) venivano chiamati sculpteurs-modeleurs (scultori-modellatori) o più semplicemente modeleurs (modellatori).
Les mouleurs-répareurs (i modellatori-riparatori) si occupavano invece della riproduzione in biscuit di sculture create dai modeleurs.
Les mouleurs en plâtre realizzavano gli stampi in gesso per tutti quegli oggetti che non venivano fabbricati al tornio.

[6] Gli archivi di Sèvres dispongono di ricchissima documentazione e la catalogazione, in registri e fascicoli, è suddivisa nei vari ambiti definiti séries; quelli consultati dallo Chevallier per le sue ricerche sono qui riportati.
Série Va’ 15-63: dove si trovano i lavori dei laboratori dei forni e delle paste tra il 1801 ed il 1871;
Série Ob 1-11: con i dossiers del personale;
Série Y 7-11: con i registri delle matricole, dove viene riportato un riassunto della carriera di ogni operatore appartenente al personale fisso, con la data di nascita (più raramente quella di morte).

[7] Le ex dimore reali visitate dallo Chevalier, non più “vissute” dopo il 1870 (fine del Secondo Impero) e successivamente diventate musei, sono: Museo di Versailles e dei Trianons, di Compiègne, di Fontainebleau, della Malmaison, di Sèvres e quello delle Arti Decorative a Parigi.
La scarsa disponibilità di stoviglie (piatti, piattini, tazze, coppe, sperlunghe, ecc.) presso le residenze reali è legata a due importanti alienazioni avvenute nel corso del tempo, la prima dopo la caduta di Luigi Filippo nel 1851 e la seconda dopo quella di Napoleone III. In queste due circostanze furono venduti migliaia di pezzi di servizio che i regnanti avevano commissionato e acquistato dalla manifattura di Sèvres per le diverse residenze reali.
Questo spiega una certa disponibilità oggi sul mercato antiquario di tali tipologie di oggetti ai quali appartengono anche le nostre patelles à glace.

[8] Ovviamente anche sulla scheda di chi aveva applicato le anse (le répareur), su quella del pittore-decoratore e sull’altra ancora del doratore, risultavano gli stessi vasi come prodotti realizzati, per numero e tipologia.

[9] Escludendo i 30 mouleurs en plâtre che non firmavano mai i propri lavori, sul restante numero di 280 unità lavorative si conoscono 160 marchi (135 scoperti da Chevallier e 25 già noti) con una percentuale di 160/280, pari di fatto al 60% (57,14%).

Bibliografia
-Bastenaire-Daudenart, L’Art de fabriquer la porcelaine, Tome premier et second, De Malher et C., Paris 1827.
-Ulysse Tencé, Annuaire Historique Universel pour 1834, Thoisnier-Desplaces, Paris 1835.
-Alexandre Brongniart, Traité des Arts Céramiques ou des Poteries considérées dans leur histoire, leur pratique et leur théorie, Impremerie de Fain et Thunot, Paris 1844.
-Alexandre Brongniart-D. Riocreux. Description Méthodique du Musée Céramique de la Manufacture Royale de Porcelaine de Sèvres, A. Leleux éditeur, Paris 1845.
-Bulletin des Lois, Partie supplémentaire N° 42, Imprimerie Impériale, Febbraio 1854.
-Alphonse Salvétat, Leçons de céramique … ou tchecnologie céramique, Mallet-Bachelier, Paris 1857.
-Alexandre Brongniart (e Alphonse Salvétat), Traité des Arts Céramiques ou des Poteries considérées dans leur histoire, leur pratique et leur théorie, Troisième édition avec notes et additions par Alphonse Salvétat, Tomes 1-2-3, Vigot Frères Ed., Paris 1877.
-Xavier Roger Marie Chavagnac-Gaston Antoine de Groiller, Histoire Des Manufactures Françaises de Porcelaine, Picard Editeur, Paris 1906.
-Georges Lechevallier-Chevignard, La Manufacture de Porcelaine de Sèvres – Organisation actuelle et fabrication, Musée céramique, Répertoire de marques et monogrammes d’artistes, H. Laurens, Editeur, Parigi 1908.
-Marcelle Brunet, Les marques de Sèvres G. Le Prat, Editeur, Parigi 1953;
-Marcelle Brunet-Tamara Préaud, Sèvres Des Origines à nos Jours, Office du Livre, Fribourg 1978.
-Bernard Chevallier, Les marques en creux de la porcelaine de Sèvres (1801-1871), Rivista degli Amici svizzeri della ceramica, n. 94, Zurigo 1980.
-Gérard Barbe, Le service du Roi Louis-Philippe au Château de Fontainebleau, Atelier Graphique de Saint-Jean, Albi, 1989.
-Brigitte Ducrot, Porcelaines et terres de Sèvres, Musée National du Château de Compiègne, Ed. Reunion des Musees Nationaux, 1993.
Sitografia
sevresciteceramique.fr
sevres-92310.fr
pop.culture.gouv.fr
musees-reims.fr
amischateaufontainebleau.org
fondationnapoleon.org
fr.wiktionary.org
meubliz.com
antikeo.com
estimart.fr
couteaubegarie.com

Indice
A beneficio di chi legge si presenta, in ordine sequenziale, una sorta di riepilogo dei principali argomenti affrontati nel corso delle tre parti del presente lavoro, i francesi lo definirebbero table des matières.
Parte prima (link alla nota 3)
Presentazione delle “patelles à glace
La scoperta
L’ambiente storico-politico-sociale nei ricevimenti di Corte dal 1830 al Secondo Impero (cenni)
Parte seconda (link alla nota 3)
Le tecniche di fabbricazione (le façonnage) delle patelles à glace presso la Manifattura di Sèvres tra il secondo ed il terzo quarto del XIX secolo
Le materie prime ed i metodi
Parte terza (il presente contributo)
Gli artefici ed i marchi incisi (les marques en creux)
Les marques en creux nelle porcellane di Sèvres, primi elementi
La figura chiave di Bernard Chevallier, dal monogramma all’artefice
I marchi presenti sulle nostre patelles à glace ed in particolare les marques en creux
Conclusioni.

Giugno 2023

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