Allegoria di Fama e Giustizia del Riccio, una nuova interpretazione

di Luigi Athos Buttazzoni

Placchette circolari di dimensioni ridotte, venivano spesso poste sul pomolo dell’elsa di una spada o di un pugnale o applicate a utensili in bronzo, ma potevano anche essere una simbolica tessera di appartenenza a un circolo umanistico. Potrebbe essere questo il caso di una placchetta nota come Allegoria di Fama e Giustizia [Figura 1, nota 1], universalmente attribuita alla bottega di Andrea Briosco detto il Riccio (Padova circa 1470 – 1532). Più precisamente, si potrebbe parlare di un circolo neo-aristotelico o averroista in alternativa al neoplatonismo interpretato dal Riccio in un’altra placchetta intitolata Allegoria dello Spiritualismo che prevale sulla materia (nota 2).

andrea-briosco-detto-riccio-allegoria-fama-e-giustizia-bronzo

Figura 1. Andrea Briosco detto il Riccio, Allegoria di Fama e Giustizia (?), bronzo con patina marrone chiaro, diametro mm. 49,75, collezione dell’autore, inv. VE.17. Due fori, in alto sulla palma e in esergo, a indicare una precedente applicazione a un supporto.  

A suffragare una tale possibile lettura in chiave aristotelica, il Riccio realizzò anche una placchetta rettangolare più grande ed esplicativa raffigurante Aristotele e Alessandro di Afrodisia, filosofo divulgatore del pensiero aristotelico [Figura 2].

andrea-briosco-detto-riccio-aristotele-e-alessandro-di-afrodisia-berlino-museo-bode

Figura 2. Andrea Briosco detto il Riccio, Aristotele e Alessandro di Afrodisia, Berlino, Museo Bode.

L’iscrizione ISA citata sul cartiglio sotto la palma potrebbe essere Gesù in lingua islamica: ISA nel Corano è considerato un profeta di grande importanza, secondo solo a Mohammed. Teoria personale e mai presa in considerazione dagli studiosi che sono arrivati a differenti interpretazioni.
Leo Planiscig suggerì dubitativamente che potesse essere l’acronimo di Iustus Sicut Aurum. (L. Planiscig, Andrea Riccio, Anton Schroll & Co., Vienna 1927, pp.454, 455, fig. 560).
Tuttavia, l’ipotesi più accreditata dagli storici dell’arte è che ISA sia l’acronimo di Iustitia (nota 3).
In tal caso, il soggetto della placchetta potrebbe essere il seguente: la Giustizia incorona il putto che raffigura le virtù umanistiche e rovesciando il vaso col piede, diffonde la Virtus nel mondo.
Nel volume dedicato alla collezione Scaglia, Francesco Rossi la cita limitandosi a sostenere che si tratta della derivazione di un’altra placchetta, più affascinante, presente nella collezione Scaglia e con più sicurezza depositaria dell’allegoria di Fama e Giustizia (o solo della Fama), priva del cartiglio, del globo crociato, del vaso e con l’aggiunta di altri particolari (Francesco Rossi, La collezione Mario Scaglia. Placchette, Lubrina, Bergamo 2011, vol. 1, p. 286) [Figura 3], insomma, del tutto differente da quella in oggetto.

andrea-briosco-detto-riccio-allegoria-fama-bronzo

Figura 3. Andrea Briosco detto il Riccio, Allegoria della Fama, Collezione Scaglia, rif. VII.5, p92, tav. XLVI.

Difficile interpretare oggi questo microcosmo di simboli derivanti dalla Grecia classica, oppure da Roma. Simboli che non sono più di immediata comprensione come doveva essere allora per un sofisticato e ristretto gruppo di intellettuali padovani e veneziani quali Antonio Trombetta, Giovanni Battista de Leone, Andrea Navagero, la famiglia della Torre, Girolamo Donà, Domenico Grimani, il giovane Pietro Bembo e altri, facenti parte della cerchia di intellettuali formatasi attorno all’università di Padova e all’erudito editore veneziano Aldo Manuzio e che includeva anche Erasmo da Rotterdam.
Manuzio, tra il 1495 e il 1498, pubblicò a Venezia l’opera completa di Aristotele in cinque volumi. Sarebbe stato entusiasmante essere presenti nella bottega del Riccio quel giorno del 1500 o giù di lì, quando fu ideata la placchetta.
In ogni caso nutro seri dubbi che l’iconografia sia realmente quella, considerato che esiste sia la placchetta del Riccio catalogata anch’essa come Allegoria di Fama e Giustizia o solo Allegoria della Fama (vedi ancora Figura 3), sia un’altra sua placchetta nota come Allegoria della Fama [Figura 4].

andrea-briosco-detto-riccio-allegoria-fama-bronzo

Figura 4. Andrea Briosco detto il Riccio, Allegoria della Fama (fonte Alamy).

Se ISA fosse davvero Gesù, potremmo dare un’interpretazione diversa e più devozionale all’iconografia della placchetta di Figura 1, eliminando Fama e Giustizia: il Cristianesimo trionfante (Vittoria alata, palma, ISA) incorona le virtù umanistiche dal quale non possono prescindere e riversa tali virtù nel mondo.
L’utilizzo del nome arabo di Gesù potrebbe anche avere un significato più rivoluzionario, collegandolo alla dottrina averroista depositaria di una doppia verità, una di ragione (virtù umanistiche) e una di fede (Cristianesimo in questo caso). Le teorie averroiste erano vietatissime dalla Chiesa, ma ancora tenute in considerazione in circoli esclusivi veneti agli albori del XVI secolo. Per inciso, l’arabo Averroè si riferiva a Gesù chiamandolo ISA.
Inoltre, gli umanisti tenevano molto a ostentare la conoscenza di altre culture come dimostrato fin dal 1458 dalle iscrizioni in latino greco ed ebraico sulle due medaglie con autoritratto del veneziano Giovanni Boldù (attivo a Venezia dal 1454 al 1475) [Figura 5].

giovanni-boldù-autoritratto-parigi-louvre

Figura 5. Giovanni Boldù (da un modello di), autoritratto, 1458, piombo, diametro mm 87,8, Parigi, Museo del Louvre, Dipartimento oggetti d’Arte, inv. OA 2833.

Infine, alla luce di questa interpretazione, acquisterebbe un nuovo significato anche la sfera su cui è inscritta una croce che riporta a Gesù in versione Salvator Mundi.

NOTE

[1] Provenienza: collezione Stefano Bardini, Firenze; collezione Sylvia Adams, Londra; Bonhams, asta “The Adams Collection”, Londra, 23 maggio 1996, lotto n. 94 (insieme alla placchetta di nota 2, Figura A).

[2]

andrea-briosco-detto-riccio-allegoria-spiritualismo-prevale-sulla-materia

Figura A. Andrea Briosco detto il Riccio, Allegoria dello Spiritualismo che prevale sulla Materia, bronzo con patina marrone scuro, diametro mm. 48,60, collezione dell’autore, inv. VE.18. Provenienza: collezione Sylvia Adams, Londra; Bonhams. asta “The Adams Collection”, Londra, 23 maggio 1996, lotto n. 94 (insieme alla placchetta di Figura 1).

[3] Le varie interpretazioni circa il significato della placchetta, compresa quella di Planiscig, sono riassunte nel volume dedicato alle placchette dell’Asmolean Museum di Oxford da Jeremy Warren, il quale riferisce anche l’opinione di Pope Hennessy secondo cui la figura femminile alata, seduta in equilibrio precario su una sfera, avrebbe qualche connotazione della Fortuna (J. Warren, Medieval and Renaissance Sculpture. A Catalogue of the Collection in the Ashmolean Museum, Plaquettes, vol. 3. Ashmolean Museum Publications, Oxford 2014, pp.882-883 n. 339).
Nel Rinascimento la figura alata femminile è stata interpretata anche come la Vittoria, oppure come   Venere; in proposito, si rimanda, in questo sito, all’articolo La Venere alata nelle placchette in bronzo del Rinascimento (maggio 2018) [ Leggi ].

Luglio 2023

© Riproduzione riservata