Ancora sulla placchetta del Bagatti Valsecchi

di Attilio Troncavini

Nel 1468 Marco Cozzi, vicentino, appone la sua firma sul coro ligneo della chiesa di santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia. Gli schienali degli stalli presentano un registro inferiore con scene intarsiate di tipo prospettico e un registro superiore con vari personaggi sacri intagliati a basso rilievo (nota 1). Lo stesso schema si ripete tra il 1475 e il 1477 quando lo stesso Marco Cozzi realizza il coro ligneo del Duomo di Spilinbergo (Ud).
La nostra attenzione si concentra sui soli rilievi a intaglio, anzi su uno in particolare, che raffigura un Cristo in Pietà o Uomo dei Dolori o, ancora, Cristo Passo secondo una terminologia abituale a Venezia e nel Veneto.
Mostriamo un confronto tra il Cristo di Venezia [Figura 1] e quello di Spilinbergo [Figura 2].

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Figura 1. Ignoto intagliatore nordico, Cristo Passo, particolare del coro di Marco Cozzi, Venezia, chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari (Furlan C.-Casadio P.-Ciol E., op. cit., fig. 16 p. 40, foto di Giampaolo Trevisani).

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Figura 2. Ignoto intagliatore, Cristo Passo, particolare del coro ligneo di Marco Cozzi, Spilimbergo (Ud), Duomo (Furlan C.-Casadio P.-Ciol E., op. cit., fig. 15 p. 40, foto di Elio e Stefano Ciol).

Come giustamente evidenziato dagli autori del volume, gran parte dei bassorilievi che decorano gli stalli del coro di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia sono stati eseguiti da un intagliatore nordico che collaborava con Cozzi. Lo si può dedurre dal torso scheletrico e dal volto emaciato del Cristo, come pure dalla sua espressione, ma in altri personaggi la mano di un artefice d’oltralpe è ancora più evidente.
Non si può dire altrettanto del Cristo del Duomo di Splinbergo che è di derivazione donatelliana e sicuramente attribuibile a un intagliatore nostrano, anch’egli al seguito di Cozzi, per il quale non è stato però possibile azzardare un’identità.
Tutto ciò premesso, la figura del Cristo Passo di Spilimbergo mostra una notevole somiglianza con quella raffigurata in una placchetta in bronzo che si trova presso il museo Bagatti Valsecchi di Milano [Figura 3], già analizzata a più riprese (nota 2).

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Figura 3. Dettaglio limitato alla sola figura centrale di una placchetta (Pace) raffigurante Cristo con simboli della Passione e dell’Eucarestia, rame cesellato con tracce di doratura, cm. 22,5 x 14,3, Veneto, fine XV, prima decade del XVI secolo, Milano, Museo Bagatti Valsecchi, Inv. n. 807; XII (Camera Rossa).

Si veda, in proposito, il dettaglio della mano sinistra nelle rispettive raffigurazioni [Figura A e Figura B].

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Figura A. Dettaglio di Figura 2.

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Figura B. Dettaglio di Figura 3.

Nei precedenti contributi sulla placchetta del Bagatti Valsecchi, pur tenendo conto di vari pareri, era emersa con maggior forza l’ipotesi di una provenienza veneta, piuttosto che lombarda o “lombardo-veneta” (Brescia, Mantova) e si era addirittura avanzata l’ipotesi che questo manufatto potesse aver influenzato sul piano iconografico un affresco conservato in una chiesa di Asola (Mn).
Sebbene la datazione del coro di Spilinbergo (1475-77) sia di molto anteriore alla placchetta, per la quale si è sempre presunta una datazione tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, riesce difficile pensare che la placchetta sia derivata dall’intaglio ligneo, ma appare altrettanto poco verosimile che possa essere viceversa, anche perché, in questo caso, la placchetta vedrebbe abbassarsi drasticamente la sua datazione all’ottavo decennio circa del XV secolo.
In conclusione, se l’intaglio ligneo veneziano del Cristo Passo deriva da modelli nordici (si veda il Cristo di Hans Memling della Cappella Real di Granada, già a suo tempo utilizzato come termine di confronto per la placchetta milanese), è del tutto plausibile che quello di Spilimbergo e la placchetta derivino entrambe da un prototipo (perduto?) di scuola veneta, segnatamente padovana.

NOTE

[1] Sul coro vedi diffusamente: Furlan C.-Casadio P.-Ciol E., Il Coro Ligneo del Duomo di Spilinbergo, A.G. Friulane, 1997; da questo testo sono state tratte le immagini dei due pannelli intagliati e le considerazioni ad essi riferite. Sebbene il volume abbia delle splendide immagini a colori, abbiamo preferito utilizzare queste in bianco e nero per un confronto più efficace con la placchetta in bronzo di cui si parla in questo articolo.

[2] Si rimanda agli articoli Eccezionale placchetta al Bagatti Valsecchi di Milano (novembre 2011) 2011 [Leggi] e La placchetta del Bagatti Valsecchi: nuove ricerche iconografiche (settembre 2014) [Leggi]. Abbiamo scelto di riproporli in sequenza in Archivio (inserendo in ciascuno il link agli altri) senza tentare di accorparli.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2016

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