Andrea Radaelli, intagliatore (XVII-XVIII secolo)

di Andrea Bardelli

Il primo tentativo noto di identificare l’attività dell’intagliatore in legno Andrea Radaelli si deve a Mariaclotilde Magni e al suo saggio pubblicato all’interno del volume di autori vari dedicato al Settecento lombardo [Magni 1991, p. 286]. Non si precisa la data di nascita, mentre si indica quella di morte, il 1725. Si ipotizza che Andrea sia nato a Como e, sulla scorta di notizie riferite da Matteo Gianoncelli e Stefano della Torre [Gianoncelli-Della Torre 1984, pp.87-90], lo si dice figlio di Ambrogio e abitante nella parrocchia di San Nazaro “la contrada dei legnamari” dove aveva acquistato nel 1688 una casa, rivenduta nel 1732 “per raggione di crediti” dal figlio che si chiamava Ambrogio come il nonno.
In questa stessa sede gli viene attribuita una statua lignea di Ercole, che si trova tutt’ora nel Collegio Gallio di Como ai piedi dello scalone di ingresso [Figura 1], riprendendo la notizia da un testo settecentesco di Giovanni Battista Giovio [Giovio G.B. 1784, p. 200].

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Figura 1. Andrea Radaelli, Ercole (attr.), scultura lignea, Como, Collegio gallico.

Nel testo sul Settecento lombardo si citano anche opere minori destinate a chiese del Canton Ticino, senza meglio specificare e citando un inventario delle opere d’arte del Mendrisiotto [Martinola 1975, p. 354], ma l’attenzione è incentrata  su due opere: l’altare ligneo “di una chiesa dell’area comasca”, che Andrea Radaelli esegue insieme a un altro intagliatore, Paolo Felice Cassina (nota 1), e la scultura lignea di Sant’Anna della cappella dell’Ospedale Sant’Anna di Como, eseguita dal  solo Radaelli per l’Oratorio dei Confratelli dell’Ospedale Vecchio, si dice attorno al 1724-1725 [Figura 2].

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Figura 2. Andrea Radaelli, Sant’Anna, scultura lignea, 1724-1725, Como, Chiesa dell’Ospedale nuovo.

Per quanto riguarda la prima opera, si tratta dell’altare della chiesa di Rovenna, frazione del comune di Cernobbio (Co), all’epoca non nominata espressamente per una questione di salvaguardia, commissionato nel 1692 dalla Confraternita del Santissimo Sacramento ai due intagliatori che si impegnano ad eseguirla sulla base del disegno lasciato da Giovanni Battista Barberini, morto un anno prima (nota 2). La Magni pensa “cautamente” di attribuire ad Andrea Radaelli la paternità del registro inferiore, ossia le statue lignee del San Michele, dell’Angelo custode [Figura 3] e quelle dei due Vescovi [Figura 4] e assegnare le altre statue al Cassina.

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Figura 3 e 4. Andrea Radaelli, altare ligneo intagliato e dorato (particolari), 1692, Rovenna (Cernobbio, Co), Chiesa di San Michele.

A rendere conto di quella che risulterebbe la prima opera di Andrea Radaelli è Patrizia Di Giuseppe; si tratta degli stalli canonicali della plebana di San Lorenzo a Mandello del Lario (Lc), già attribuiti al pressoché sconosciuto artefice comasco Paolo Lucini, commissionati invece a Radaelli nel 1691 e pagati nel 1692 insieme a due letturini, quattro cornici e “li scancelli deli oli santi …” [Di Giuseppe 1998, p. 323; per la ricerca documentale, ivi citato Zastrow 1994, p. 295].
La stessa autrice, nella medesima sede, oltre a ritenere Andrea Radaelli morto più precisamente tra il 1725 e il 1732, avanza la possibilità che egli abbia potuto partecipare alla realizzazione, tra il 1680 e il 1686, dell’altare ligneo della parrocchiale di Asso (Co).
Sulla base di un confronto con la documentata Sant’Anna dell’Ospedale nuovo di Como, Daniele Pescarmona attribuisce ad Andrea Radaelli un’Immacolata nella chiesa di Santo Stefano a Sorico (Co) e una Madonna del Rosario nella chiesa di San Michele a Pellio Inferiore (Co) [Pescarmona 2007, pp. 199-203].
Andrea Radaelli è anche l’autore degli armadi della sacrestia della chiesa di San Vincenzo a Gravedona, eseguiti tra il 1697 e il 1698 e siglati A.R.F. (Andrea Radaelli Fecit), già attribuiti a un inesistente Antonio Raffaele Falilea. Il merito della scoperta spetta a Pieralda Albonico Comalini che ha pubblicato il relativo documento [Albonico 2011, pp. 115-130].
Sempre ad Andrea Radaelli sono attribuiti gli intagli dell’organo in contro facciata della chiesa della SS. Annunziata di Dosso del Liro (Co), consacrata il 4 giugno 1699.
Radaelli esegue attorno al 1694-1697 gli intagli con putti-cariatide, statue a tutto tondo di San Pietro, di San Paolo e dell’Assunta a ornamento della cassa, nonché angioletti e la scena dell’Annunciazione nelle specchiature della balconata, insieme all’architrave del coro [vedi].
L’ultimo contributo in ordine di tempo ad arricchire il catalogo di Andrea Radaelli è fornito da Claudio Premoli che ha curato la scheda del Crocifisso ligneo di Morbio Inferiore (Canton Ticino) esposto in occasione della bella mostra Legni preziosi svoltasi a Rancate (Canton Ticino) nel 2016 [Figura 5].

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Figura 5. Andrea Radaelli, Crocifisso, scultura lignea, 1723, Morbio Inferiore (Canton Ticino), Basilica di Santa Maria dei Miracoli.

In una nota del Libro delle entrate e delle spese della basilica santuario di Morbio Inferiore si registra il giorno 30 luglio 1723 un pagamento di lire 22 elargito “al sig. Andrea Radaello intagliatore per aver fatto un Crocifisso per il pulpito”. La notizia è stata pubblicata per la prima volta da Virgilio Gilardoni [Gilardoni 1963, pp. 669-677] e ripresa da Giuseppe Martinola senza collegarla a una croce lignea “al naturale” inventariata tra gli arredi della sacrestia [Martinola, cit. p. 364]. Il collegamento è fatto da Premoli che propende per l’identificazione del Crocifisso esposto a Rancate con quello pagato al Radaelli [Premoli 2016, scheda n. 34 p. 170-171].
Infine, altre notizie su Andrea Radaelli si possono ricavare da alcune ricerche condotte da Andrea Bonavita e Marco Leoni sulla famiglia comasca Odesclachi. Viene infatti citato come intagliatore, insieme allo scalpellino Bernardo Gaggini, come “maestranze collaudate” al servizio del ramo di Fino della famiglia comasca Odescalchi, cui vengono affidate diverse commesse, in quanto già attivi nel cantiere del Duomo di Como e quindi ben noti al fabbriciere Marco Aurelio Odescalchi [Bonavita-Leoni 2012, pp. 67-77].
Da tutto quanto precede non pare sussistano dubbi sull’origine comasca di Andrea Radaelli e sulla sua attività nell’ambito della Diocesi di Como negli anni che vanno dalla fine del XVII al primo quarto del XVIII secolo.
Tuttavia, vi sono alcune tracce di una sua presenza altrove, più precisamente a Milano e forse anche a Suzzara (Mn). Vincenzo Forcella nel suo scritto ottocentesco sugli artefici che lavorano nelle chiese di Milano riferisce di un Andrea Radaello che perizia, insieme a certo Domenico Cerri,  gli armadi realizzati da “Giovanni Quadrio” per la sacrestia della chiesa del Carmine [Forcella 1895, p. 64].
Jacopo Stoppa riprende numerose notizie fornite da Forcella e precisa che la perizia viene effettuata nel 1707, anno in cui viene terminata la sacrestia (nota 3) e che Andrea Radaello compare anche in un manoscritto della Biblioteca Ambrosiana che riporta gli elenchi dei falegnami divisi per Porte [Stoppa 1998, pp. 49-59]. Ciò significa che Andrea Radaelli potrebbe aver soggiornato a Milano per un certo periodo.

Per quanto riguarda Suzzara, Andrea Radaelli viene citato da Graziella Martinelli Braglia a proposito di una scultura raffigurante santa Barbara che si trova a Suzzara nella parrocchiale dell’Immacolata [Figura 6], ravvisando nella statua alcune consonanze stilistiche con il suo modus operandi testimoniato da opere note come la citata Sant’Anna di Como [Martinelli Braglia G. 1992 p. 25].

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Figura 6. Andrea Radaelli (modi di), santa Barbara, scultura lignea, Suzzara (Mn), Parrocchiale dell’Immacolata.

NOTE

[1] Su Paolo Felice Cassina vedi Pescarmona Daniele, Proposte attributive per la storia della scultura lignea dei secoli XVII e XVIII in area lariana. L’ “officina di Bellagio”, Rivista Archeologica dell’antica provincia e diocesi di Como, n. 188, 2006, p. 93-103 (dove Andrea Radaelli è citato solo fugacemente).

[2] Angela Ottino Della Chiesa, Giovanni Battista Barberini, Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, vol. VI (1964), ad vocem [Leggi].

[3] Mi propongo di tornare presto sull’argomento nell’ambito di un articolo sugli arredi lignei della chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano, ma sono propenso a credere che Giovanni Quadrio, secondo Stoppa appartenente a un ramo della famiglia Quadrio, sia in realtà Giovanni Battista Quadrio (1659-1722), figlio di Gerolamo, architetto a sua volta.
La sacrestia non sarebbe stata eseguita da lui personalmente, almeno non da solo, bensì da una squadra di artefici facenti parte della sua bottega.

La conoscenza tra Andrea Radaelli e i Quadrio risaliva presumibilmente ai lavori eseguiti da Gerolamo per il duomo di Como e per gli Odescalchi (vedi diffusamente Valeria Fortunato, in Dizionario Biografico degli Italiani (2016), ad vocem, dove viene citato più volte Della Torre S., Ancora su Gerolamo Quadrio e la cappella Odescalchi, in Rivista archeologica dell’antica provincia e diocesi di Como, 1989, n. 171, pp. 329-341).

Catalogo delle opere di Andrea Radaelli o a lui attribuite
Altare ligneo, Asso (Co), Chiesa di San Giovanni Battista (ante 1686).
Altare ligneo, Mandello del Lario (Lc), plebana di San Lorenzo (1691-1692).
Ercole, scultura lignea, Como, Collegio gallico.
Altare ligneo intagliato e dorato, Rovenna (Cernobbio, Co), Chiesa di San Michele (1692).
Cassa dell’organo, Dosso di Liro (Co), Chiesa della SS. Annunziata (1694-1697).
Armadi da sacrestia, Gravedona (Co), Chiesa di San Vincenzo (1697-1698).
Immacolata, scultura lignea, Sorico (Co), Chiesa di Santo Stefano.
Madonna del Rosario, scultura lignea, Pellio Inferiore (Co), chiesa di San Michele.
Crocifisso, scultura lignea, Morbio Inferiore (Canton Ticino), Basilica di Santa Maria dei Miracoli (1723).
Sant’Anna, scultura lignea, Como, Chiesa dell’Ospedale nuovo (1724-1725).


Bibliografia citata
(in ordine cronologico di pubblicazione)
-Giovio G.B., Gli uomini della Comasca Diocesi antichi e moderni nelle arti e nelle lettere illustri, Modena 1784.
-Forcella V., Intarsiatori e scultori di legno che lavorano nelle chiese di Milano, Milano 1895 (ristampa anastatica Forni, Bologna 1974).
-Gilardoni V., Ticinensia. Notizie e documenti inediti per la storia, la storia dell’arte e la storia delle “antiche civiltà localo” delle terre ticinesi e della Lombardia prealpina, in Archivio Storico Ticinese, 1963, 13.
-Martinola G., Inventario delle cose d’arte e di antichità del Distretto di Mendrisio, I, Lugano 1975.
-Gianoncelli M.-Della Torre S., Microanalisi di una città. Proprietà e uso delle case della Città Murata di Como dal Cinquecento all’Ottocento, Como, 1984.
-Magni M., La scultura e la decorazione del XVIII secolo nella Lombardia nord-occidentale, in AAVV, Settecento lombardo, Electa, Mi, 1991.
-Martinelli Braglia G., in AAVV, Beni artistici nell’Oltrepo Mantovano, Artioli, Modena 1992 (per conto della Cassa di Risparmio di Mirandola).
-Zastrow O., La plebana di San Lorenzo, Lecco 1994.
-Di Giuseppe P., Attività di alcune botteghe d’intaglio nella città di Como nel XVII secolo,  Archivio storico della diocesi di Como, 1998.
-Stoppa J., Intagli lignei al Carmine di Milano. Giovan Pietro Appiano e Giovanni Quadrio, Arte Lombarda nuova serie n. 122, I, 1998.
-Pescarmona D., Due Madonne di Andrea Radaelli, Rivista Archeologica dell’antica provincia e diocesi di Como, n. 187, 2007.
-Albonico Comalini P., Andrea Radaelli e gli arredi lignei della sacrestia di S. Vincenzo a Gravedona, in Altolariana. Bollettino della Società Storica Altolariana, I, 2011.
-Bonavita A.-Leoni M., Ricerche intorno alle architetture Odescalchi, in Gli Odescalchi a Como e Innocenzo XI. Committenti, artisti, cantieri, Como 2012 [Leggi].
-Premoli C. in AAVV (a cura di E. Villata), Legni preziosi. Sculture, busti, reliquiari e tabernacoli dal Medioevo al Settecento nel Canton Ticino, Silvana, Cinisello B. (Mi) 2016.

Ringrazio la studiosa Anastasia Gilardi, Elisabetta Canobbio del Centro Studi Nicolò Rusca di Como, la signora Roberta Franceschini e padre Giovanni Benaglia rettore dell’Istituto Gallio di Como.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, dicembre 2017

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