Antiche posate toscane
di Gianno Giancane
Parliamo di un set di quattordici posate che costituisce il residuo scomposto di quello che sicuramente era uno straordinario servizio di posate in argento (parliamo dei cucchiai e delle forchette) molto, ma molto più ricco e composito e che solo una elevatissima committenza poteva “permettersi” agli inizi del XVIII secolo (Figure 1, 2 3). Sì, proprio il primo Settecento, verso il secondo quarto, quando in Toscana, a Firenze per la precisione, vennero realizzati i manufatti di cui oggi parliamo.
Figure 1, 2 e 3. Set di posate, argento, Firenze, inizi XVIII secolo.
Chiariamo subito che i sei coltelli, iniziamo da questi, fanno quasi sicuramente parte di un altro servizio sicuramente d’epoca, non presentano punzonatura alcuna, manifestano una certa “vetustà” percepibile nella palese usura e nel precario stato di conservazione. Sono stati realizzati, probabilmente nello stesso ambito toscano, sulla base di un più tipico modello veneziano, alcuni decenni dopo, con il classico motivo “a pistola”, molto in voga in pieno Settecento un po’ in tutta Europa, motivo elegante e particolare, ampiamente ripreso nel XIX e XX secolo, e tutt’oggi utilizzato da argenterie contemporanee. Le lame, corredate da un’incisione a mezzaluna (o una lettera C) non meglio identificabile, sono probabilmente di origine tedesca; la Germania, infatti, contribuiva in maniera rilevante alla produzione di simili “accessori”.
Cucchiai e forchette
Dalle foto distinguiamo subito una terna e due coppie di cucchiai, mentre le forchette sono differenziate in due coppie e tre singoli pezzi.
Il modello dei cucchiai e forchette è uno splendido esempio, a volere un po’ baroccheggiante, di argenteria toscana tra il primo e il secondo quarto del XVIII secolo. I manici delle posate, dall’ampio ed arcuato stelo, in continua fluidità con la conca ed i rebbi (rispettivamente per cucchiai e forchette), presentano una bella doppia sovrapposizione con ricciolo cascante sul dorso. La decorazione del manico (Figura 4) presenta il classico modello trifide, mutuato dall’Inghilterra dove veniva realizzato già dal tardo Seicento (post 1660), e che presto molti argentieri “continentali” iniziarono ad imitare e produrre.
Figura 4. Dettaglio.
Tale modello presenta, come suggerisce il termine, tre “suddivisioni” scandite da tagli, più o meno aggraziate, spesso polilobate, con leggere volute, quasi mai però con tagli lunghi e incisivi, come appare chiaramente visibile in tre cucchiai e due forchette.
Interessante e in linea con i temi stilistici del periodo, appare, al verso di ogni cucchiaio, l’attacco della “conca” allo stelo (il manico) tramite il classico motivo a coda di topo (una sorta di linguetta), quello che gli Inglesi chiamano rattail e pertanto possiamo attribuire la posata al genere dei “rattail spoons” (Figura 5).
Figura 5. Dettaglio.
Nelle forchette invece il raccordo tra stelo e rebbi è affidato ad una semplice “paletta” che ben sposa il ricciolo inferiore del manico (Figura 6).
Figura 6. Dettaglio.
La scoperta
Si era detto posate insolite e rare.
Un’accurata ricerca bibliografica ha consentito una piacevole quanto incredibile scoperta. Un’identica tipologia delle stesse compare, infatti, sul bellissimo testo di Giovanni Raspini Argenti Toscani del ‘700 e dell’800 e l’archivio inedito di Costantino Bulgari sugli argenti toscani edito da Polistampa a Firenze nel 2004, alle pagine 10 ed in ultima di copertina. Si tratta di importantissimi disegni tratti dall’archivio di Costantino Bulgari e donato successivamente dalla figlia Anna Bulgari Calissoni al Raspini che con maestria ne inizia ad affrontare lo studio nella citata opera.
Cosa ancor più sorprendente (Figura 7) come le posate, i maestri argentieri, i controllori ci riconducano praticamente alle nostre!
Figura 7. Disegno tratto dall’archivio di Costantino Bulgari.
La punzonatura
Riguardo alla punzonatura diciamo subito che il “leone passante”, che una frettolosa ed errata attribuzione porterebbe all’area inglese, è specifico della città di Firenze nel periodo considerato: “leone passante racchiuso in campo ovale, usato dalla zecca di Firenze dalla fine del Seicento al 1781, indicante la bontà del titolo pari a 833,33/1000, cioè 10 once” (Figura 8).
Figura 8. Dettaglio dei punzoni.
Gli altri due punzoni, difficilmente leggibili in alcuni pezzi, sono invece relativi uno al maestro argentiere (esecutore materiale), l’altro al controllore o assaggiatore (un argentiere che in anni ben precisi rivestiva il ruolo della verifica della bontà del titolo di argento utilizzato), punzone quest’ultimo che normalmente doveva essere incusso tra quello di garanzia e quello del maestro argentiere.
A titolo esemplificativo, nella Figura 8 appare il punzone dell’argentiere Andrea Cambi (lettere A e C intrecciate), mentre l’assaggiatore risulta Gaetano Geri (lettere G intrecciate e contrapposte).
Il fatto che risultino, dai punzoni, diversi argentieri e controllori (Vittorio Querci, Zazzerini Liborio Maria, Mari Jacopo, Mangani Giovacchino solo per citare quelli sicuramente individuati) ci dice come le posate siano state realizzate a distanza anche di alcuni anni l’una dall’altra e/o per gruppi di esse.
Lo stato di conservazione non è certo dei migliori, soprattutto nelle forchette dove i rebbi sono talvolta fortemente rimaneggiati (raccorciati, distorti, piuttosto consunti); inoltre i vari pezzi presentano diffuse macchioline verdastre relative ad efflorescenze saline. Va riconosciuta però una splendida patina, che andrebbe assolutamente conservata, pur nell’ottica di una delicata ma necessaria pulizia (qualora ad esempio si volesse utilizzare le posate) da affidare assolutamente a mani esperte e che utilizzino metodi appropriati (!).
Bibliografia
-Dora Liscia Bemporad – Argenti Fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologie e marchi, Firenze 1993
-Ugo Donati – I Marchi dell’Argenteria Italiana – De Agostini Editore, Novara, 1993 e 1999
-V. Donaver – R. Dabbene – Argenti italiani del Settecento – Punzoni di garanzia, Punzoni degli argentieri, Edizioni Libreria Malavasi, Milano 2000
-V. Donaver – R. Dabbene – Argenti italiani dell’Ottocento, Vol 1° e Vol 2° – Edizioni Libreria Malavasi, già Edizioni San Gottardo, Milano 1989 e 2001
-Giovanni Raspini – “Argenti Toscani del ‘700 e dell’800 e l’archivio inedito di Costantino Bulgari sugli argenti toscani”, Polistampa, Firenze 2004.
L’articolo è già stato pubblicato in una versione lievemente diversa sul mensile Cose Belle Antiche e Moderne n. 35, settembre 2012, pp. 28-31.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, gennaio 2020
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