Canterano lombardo proveniente dalla Lomellina

di Andrea Bardelli

Siamo particolarmente grati a chi visita il nostro sito per la segnalazione di mobili firmati o di provenienza attendibilmente certa al fine di corroborare o confutare alcune teorie.
Sappiamo che il canterano, di cui iniziamo a mostrare alcune immagini [Figure 1 e 1a], viene dal palazzo di una nobile situato in Lomellina, territorio in provincia di Pavia famoso per le sue risaie.

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Figura 1. Cassettone, Lombardia (Pavia), prima metà XVIII secolo, collezione Michele Rodeschini.

Provando a sezionarlo, troviamo l’eco di vari mobili riconducibili, più o meno, allo stesso ambito.
Ad esempio, la parte alta dello spigolo in noce ebanizzato con inserti in massello di radica di noce [Figura 1b] ricorda per impostazione i canterani definiti convenzionalmente “Veneroni” di cui ci siamo occupati in più occasioni [Figura 2], spesso in relazione ai cosiddetti cassettoni “a lambrecchini” di cui diremo tra breve (Nota).

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Figura 1 b. Dettaglio del cassettone di cui alle Figure 1 e 1a.

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Figura 2. Cassettone, Lombardia, prima metà XVIII secolo, Semenzato 15 ottobre 1990 n. 92.

Il disegno delle cartelle a cornicette nere che decorano il primo cassetto, un rettangolo con rientranze sui lati, compare in un cassettone che dovrebbe provenire dalla dispersione degli arredi di Palazzo Botta a Pavia [Figura 3].

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Figura 3. Cassettone, Lombardia (Pavia), prima metà XVIII secolo, Gazzada (Va), Collezione Cagnola, inv. MO.17-18.

Infine, cosa abbastanza insolita in un mobile a cornicette nere, è il decoro intarsiato di gusto piemontese, collocato agli spigoli del piano [Figura 1c] che possiamo mettere a confronto con un intarsio simile – l’uno filettato, l’altro a nastro – che compare in un cassettone del tipo a lambrecchini di sicura origine pavese [Figura 4 e 4a], già pubblicato in uno degli articoli citati in nota.

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Figura 4. Cassettone, Lombardia (Pavia), prima metà del XVIII secolo, Milano, collezione privata.

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Figura 1c. Particolare del piano del cassettone di cui alle Figure 1 e 1a.

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Particolare del cassettone di Figura 4.

In conclusione, un mobile come questo è importante in virtù della sua provenienza certa dal territorio pavese, sia perché permette una conferma di semplici deduzioni, sia perché alcune sue caratteristiche possono formare un punto di partenza in vista di future attribuzioni.
A ciò contribuisce anche il dettaglio di alcune immagini, da cui si possono trarre rilevanti conclusioni sul piano costruttivo. Ad esempio, la struttura del mobile è in abete, con le assi dello schienale disposte in senso orizzontale, mentre i cassetti (in questo caso i tiretti dello “scarabattolo” interno) cono costruiti parte in abete e parte in pioppo con assi inchiodate ai rispettivi fondalini sia in orizzontale, sia in verticale [Figure 1d e 1e]. L’utilizzo di legni misti (abete e pioppo) per la realizzazione della scocca del mobile è per altro abbastanza comune in Lombardia, mentre in altre regioni si faccio scelte più esclusive a favore dell’abete (Veneto) o del pioppo (Piemonte).

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Figure 1d e 1e. Dettagli della struttura del cassettone di cui alle Figure 1 e 1a.

Nota
Si rimanda all’ultimo articolo pubblicato sull’argomento Cassettoni lombardi a lambrecchini e a “cornicette nere”: l’anello mancante (novembre 2019) [Leggi], da cui si può risalire agli articoli precedenti. Per i cosiddetti “Veneroni”, che, come è noto, derivano la loro denominazione dall’architetto pavese Giovanni Antonio Veneroni, si opta per una provenienza da un ambito cremonese “allargato”, mentre per i mobili a lambrecchini si suggerisce una provenienza da un contesto ancora più ampio che comprende diverse aree della Lombardia Occidentale, situate nelle attuali provincie di Cremona e Pavia, estendendosi al Novarese e, più in generale, alla zona dei Laghi.

Marzo 2022

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