Capezzale trapanese del Settecento in corallo e altro materiali
di Andrea Bardelli (*)
Un manufatto di questo tipo [Figura 1] viene identificato comunemente con il termine di Capezzale o Capoletto, a indicare, come si può intuire, un oggetto destinato a essere collocato sopra la testata del letto o a fianco dello stesso sopra un comodino o un inginocchiatoio.
Figura 1. Bottega trapanese, Capezzale, metà circa del XVIII secolo, legno intagliato e dorato, avorio, corallo, madreperla, stagno, lega di rame, altri materiali, cm. 44 x 35,5 x 8, Torino, Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama, inv. 0062/AV.
Nel nostro caso assume la forma di una cornice che racchiude una piccola scultura tridimensionale all’interno di una teca trasparente.
Il soggetto rappresentato è Il ritorno dall’Egitto e raffigura la Sacra Famiglia secondo un prototipo reso celebre da Rubens – si veda ad esempio l’esemplare che si conserva presso il Museum et Art Gallery di Norwich – che in Sicilia ha avuto molto seguito fino al XIX secolo attraverso numerose riproduzioni, ed esempio, nelle stampe popolari.
Il tipo di lavorazione denota senza dubbio la provenienza dal Trapanese dove l’uso del corallo si diffonde a partire dal XV secolo. La lavorazione del corallo era quasi esclusivamente appannaggio della comunità ebraica che ne aveva ben compreso le potenzialità commerciali investendo capitali e risorse umane in questo genere di attività. All’intraprendenza della comunità ebraica si univano una competenza tecnica e una maestria artigianale eccezionale (nota 1].
Gli ebrei poterono proseguire la loro attività a Trapani anche dopo gli editti di espulsione dai territori spagnoli promulgati nel 1492 e la scoperta di ricchi banchi corallini nella prima metà del Cinquecento consentì di disporre di molto materiale incentivando la creazione di nuove forme espressive. Il momento di massima espansione dell’artigianato trapanese del corallo, che vede affiancarsi alle botteghe storiche anche numerose botteghe gestite da cristiani, si ha tra la seconda metà del XVI e la prima metà del XVIII secolo.
Come apprendiamo dalla scheda che descrive il Capezzale nel sito di Palazzo Madama a Torino, l’oggetto è stato realizzato in materiali diversi: avorio, madreperla, corallo, tartaruga, pietre dure, ma anche materiali non nobili come sassolini, cartapesta e muschio “… combinati in una complessa e raffinata composizione” (nota 2).
Il Capezzale rappresenta quindi proprio il gusto polimaterico espresso dalle maestranze trapanesi nella seconda metà del XVIII secolo.
La conferma viene anche dagli aspetti tecnici: si assiste nell’abbandono del sistema secentesco cosiddetto del retroincastro, consistente nell’applicazione degli elementi di corallo, in genere lisci e sagomati, in fori praticati dal retro di una lastra in rame dorato, a beneficio del fissaggio degli elementi di corallo fitomorfi con fili metallici.
La forma del Capezzale e l’impostazione simmetrica derivano dal Barocco romano, matrice comune di tante declinazioni regionalistiche. Esse trovano riscontro non solo nelle cornici in legno intagliato e dorato, talvolta ad uso di specchiere, cui il Capezzale è naturalmente associabile, ma anche allo schienale di sedie e poltrone, anch’esse intagliate e dorate, oppure all’argenteria siciliana dell’epoca.
Per quanto riguarda il primo confronto, si veda, ad esempio la poltrona in legno intagliato e dorato che si trova nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Palermo, pubblicata da Mario Giarrizzo e Aldo Rotolo nel 2004 (M. Giarrizzo–A. Rotolo, Il mobile siciliano, Flaccovio, Palermo 2004, p. 69 n. 87) [Figura 2].
Figura 2. Maestranze siciliane, poltrona intagliata e dorata, metà circa del XVIII secolo, Palermo, chiesa di San Francesco d’Assisi.
Restando nel ristretto campo dell’arte del corallo, il riferimento più plausibile, giustamente evidenziato nella scheda di Palazzo Madama sopra citata, è in un capezzale che si conserva in collezione privata palermitana, la cui scena centrale raffigura l’episodio di Giuditta e Oloferne parimenti intagliato in avorio [Figura 3], pubblicato nel volume Splendori di Sicilia curato da Maria Concetta Di Natale nel 2001 (M.C.Di Natale (a cura di), Spledori di Sicilia. Arti decorative dal Rinascimento al Barocco, Charta, Milano 2001, p. 64 n. 74).
Figura 3. Bottega trapanese, Capezzale, metà circa del XVIII secolo, corallo e altri materiali. Palermo, collezione privata.
A sua volta, questo capezzale è messo in relazione con il celebre reliquiario di San Francesco di Paola della Fondazione Whitaker, che reca la data del 1720 “ponendo un preciso riferimento cronologico per le opere che similmente affiancano elementi fitomorfi di corallo e madreperla” (nota 3).
Per quanto riguarda il soggetto, invece, si segnala un capezzale presentato in asta da Semenzato a Ercolano nel giugno 2000, lotto 182 [Figura 4], riferito alla Sicilia senza indicazione di data, collocabile però agli inizi del XVIII secolo per la forma squadrata della cornice, per la tecnica del retroincastro utilizzata per tempestare la lastra di rame dorato con piccoli elementi di corallo levigati e, infine, per le figure del Ritorno dall’Egitto eseguite in corallo.
Figura 4. Bottega trapanese, Capezzale, inizi del XVIII secolo, corallo e altri materiali. Semenzato, Ercolano giugno 2000 n. 182.
Il Capezzale in discorso è en pendant con un manufatto che appartiene anch’esso alle collezioni di Palazzo Madama a Torino [Figura 5], il cui soggetto centrale viene classificato come Apparizione della Vergine a un santo frate (nota 4), mentre potrebbe trattasi più verosimilmente di una Madonna con Bambino che porge il Rosario a san Domenico.
Figura 1. Bottega trapanese, Capezzale, metà circa del XVIII secolo, legno intagliato e dorato, avorio, corallo, madreperla, stagno, lega di rame, altri materiali, cm. 46,5 x 35,5 x 8, Torino, Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama, inv. 0063/AV.
NOTE
[1] I coralli siciliani del XVII secolo della Banca Popolare di Novara, Novara 2000, pp. 7-8.
[2] Vedi
[3] M. C. Di Natale, op. cit., p. 62, oggetto ivi riprodotto p. 511 n. 56.
[4] Vedi
Bibliografia specifica
-S. Pettenati-G.Romano, Il tesoro della città. Opere d’arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama, catalogo della mostra (Stupinigi, 31 marzo-8 settembre 1996), Torino 1996, p. 86.
–Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, Torino 2006, p. 81.
-S. Castronovo-C.Arnaldi di Balme C., I coralli nelle collezioni sabaude: una ricognizione delle fonti inventariali e delle raccolte museali piemontesi, in Rosso corallo. Arti preziose della Sicilia barocca, catalogo della mostra (Torino, 29 luglio-28 settembre 2008), Cinisello Balsamo (MI) 2008, p. 48.
-M. C. Di Natale, Ars corallariorum et sculptorum coralli a Trapani, in Rosso corallo. Arti preziose della Sicilia barocca, catalogo della mostra (Torino, 29 luglio-28 settembre 2008), Cinisello Balsamo (Mi) 2008, p. 30.
-E. Pagella, Il Palazzo Madama. Museo Civico d’Arte Antica, Torino 2008, p. 75.
–Palazzo Madama. Guida breve, Torino 2010, p. 64.
–Palazzo Madama. Guida, Torino 2011, p. 116.
-C. Arnaldi di Balme, scheda, in V. Abbate (a cura di), Serpotta e il suo tempo, catalogo della mostra (Palermo, 23 giugno-1 ottobre 2017), Cinisello Balsamo (Mi) 2017, p. 269 n. 36.
(*) Questo articolo è la riproduzione pressoché integrale della scheda redatta per il catalogo (pp. 184-185) della mostra Orazio Gentileschi: La fuga in Egitto a cura di Mario Marubbi (Cremona 10 ottobre 2020 – 31 gennaio 2021). In questa sede sono inserite le immagini di confronto (che per ragioni editoriali non è stato possibile pubblicare in catalogo) e le note che in catalogo sono state in parte assorbite nel testo.
Dicembre 2020
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Post scruptum
Dopo aver pubblicato l’articolo su Antiquanuovaserie, ho trovato un altro riferimento al Capezzale in oggetto che, purtroppo, mi era sfuggito durante la redazione della scheda per il catalogo della mostra di Cremona sulla Fuga in Egitto di Orazio Gentileschi.
Si tratta di una scheda pubblicata da Enrico Colle nel suo Il mobile barocco in Italia (Electa, Milano 2000, pp. 50-52), relativa a una specchiera in collezione privata, datata all’inizio del XVIII secolo [figura], dove il Capezzale del Museo Civico di Torino, qui definito semplicemente cornice, è richiamato e riprodotto per confronto [19.12.2020].
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