Cassettone a ribalta con alzata veneto, già ritenuto bresciano, piemontese e napoletano

della Redazione di Antiqua 

Vi sono casi in cui l’attribuzione di un mobile a un dato ambito geografico non si presenta agevole, dando luogo a ipotesi fantasiose che, col senno di poi, possono risultare addirittura rocambolesche.
È il caso di un cassettone a ribalta con alzata, comparso in asta da Christie’s nell’aprile del 1892 come napoletano e come tale pubblicato l’anno successivo da Maurizio Cera e Luca Melegati [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone a ribalta con alzata intarsiato, Veneto, XVIII secolo, Christie’s Roma aprire 1982 n. 317 (ivi attribuito a Napoli), idem Cera-Melagati 1983 p. 137 n. 2017.

Per trarre in inganno due esperti come Cera e Melegati ci voleva un mobile del tutto insolito, vagamente anglofilo anche se, francamente, è difficile trovare appigli significativi nell’ambito della produzione di trumò napoletani, se non forse nella decorazione intarsiata di alcuni esemplari (nota 1).
Alcuni anni più tardi, un mobile del tutto simile è stato proposto in asta da Adma come bresciano [Figura 2].

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Figura 2. Cassettone a ribalta con alzata intarsiato, Veneto, XVIII secolo, Adma dicembre 1998 n. 333 (ivi attribuito a Brescia).

Troviamo gli stessi profili ebanizzati e piedi a cipolla schiacciata più consoni dei precedenti allo stile del mobile. Deve essere stata proprio l’ebanizzatura e la forma dei piedi a suggerire la provenienza bresciana, nonché la presenza di intarsi che, tuttavia, si discostano da quelli bresciani più tipici. Forse, una vaga impronta estera che caratterizza questo trumò può aver fatto pensare a un mobile di influsso tedesco, collocabile nella zona dell’Alto Garda.
Quella che sembrava costituire una tappa di avvicinamento al Veneto è stata bruscamente interrotta dalla successiva apparizione sul mercato di un mobile della serie con un’attribuzione al Piemonte [Figure 3 e 3a].

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Figure 3 e 3a. Cassettone a ribalta con alzata intarsiato, Veneto, XVIII secolo, mercato antiquario (ivi attribuito al Piemonte).

Rispetto ai mobili precedenti, qui i profili non sono ebanizzati e varia ancora, seppur lievemente, la forma dei piedi, confermando però la tipologia a cipolla tornita che avrebbe potuto far pensare a una sostituzione nell’esemplare di Figura 1. Le maniglie neoclassiche, se originali, contribuirebbero a spostare il mobile verso la fine del Settecento.
La suddivisone dell’interno dell’alzata, nella sua semplicità, non ci fornisce alcuna indicazione.
Riesce comunque difficile identificare le ragioni di un’attribuzione al Piemonte che rifugge le forme inglesizzanti e offre una gamma molto ampia di soluzioni decorative a nastri intrecciati, ma diverse da quelle che qui vediamo. Da un’immagine in dettaglio [Figura 3b], infatti, l’intarsio di gusto manierista con mascheroni non trova riscontro nell’ebanisteria piemontese, anche quella che, più direttamente, segue l’elaborato stile Luigi XIV francese (nota 2).

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Figura 3b. Dettaglio della cimasa del cassettone a ribalta con alzata di Figura 3.

Finalmente, viene presentata sul mercato una coppia di cassettoni a ribalta con alzata con quella che si rivelerà la corretta identificazione di provenienza geografica, ossia il Veneto [Figura 4].

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Figura 4. Coppia di cassettoni a ribalta con alzata intarsiati, Veneto, XVIII secolo, mercato antiquario.

Questi due mobili, sostanzialmente identici ai precedenti per quanto riguarda la forma e l’impianto decorativo, ripropongono maniglie neoclassiche e piedi a mensola in stile “rétro”. Ci viene così confermata non solo la difficoltà di collocare geograficamente i mobili, ma anche di stabilirne con precisione l’epoca. Come il loro omologo inglese, questo modello viene prodotto lungo tutto l’arco del Settecento, ponendo costantemente il dubbio se datarli all’inizio o alla fine del secolo (nota 3).
In questo caso, le maniglie neoclassiche sembrano “comandare” rispetto ai piedi tipo Luigi XIV (sia a cipolla, sia a mensola), ma vedremo, tra breve, come questa opzione sull’epoca, ossia il tardo Settecento, sia destinata a essere sconfessata.
Ci si può chiedere se la corretta collocazione in Veneto dei trumò di Figura 4 sia stata indotta da particolari circostanza (documenti, certezza della provenienza), dall’intuito e dall’esperienza del mercante o da alcuni confronti.
In tema di confronti, abbiamo la possibilità di metterne in campo alcuni.
Il primo è un cassettone tipicamente veneto che si conserva presso il Civico Museo Sartorio a Trieste [Figura 5, nota 4].

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Figura 5. Cassettone intarsiato, Veneto, inizio del XVIII secolo, Triesta, Civico Museo Sartorio (foto A. Dagli Orti, gettyimages).

Come si può notare, il tipo di intarsio è lo stesso che riscontriamo nei cassettoni a ribalta con alzata visti finora, ma appare schiacciante il confronto tra il decoro intarsiato che compare sul fianco del mobile di Figura 4 e su quello del cassettone di Figura 5 [Figure 4a e 5a].

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Figura 4a. Particolare del fianco del cassettone a ribalta con alzata di Figura 4.

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Figura 5a. Particolare del fianco del cassettone di Figura 5 (foto A. Dagli Orti, gettyimages).

Alla luce di quanto sopra, è possibile sostenere che i cassettoni a ribalta con alzata qui considerati escano da una stessa bottega attiva in Veneto all’inizio del Settecento e che quindi le maniglie neoclassiche che compaiono su due esemplari siano frutto di una sostituzione.
Non sembra plausibile che una bottega abbia prodotto una serie di mobile a fine Settecento utilizzando decori già in uso quasi cento anni prima.
Un’ulteriore conferma viene da un cassettone a ribalta con alzata, firmato da certo Antonio Guerra di Nogara (Vr) e pubblicato da Clara Santini nel 2000 come mobile dell’inizio del XVIII secolo [Figura 6].

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Figura 6. Guerra Antonio, cassettone a ribalta con alzata intarsiato, Verona, inizio del XVIII, Santini 2000, pp. 68-69, figg. 113-116.

Il mobile presenta lo stesso impianto strutturale dei trumò precedenti, identico disegno della cimasa e stesso profilo delle ante vetrate.
Non otteniamo solo la riprova dell’origine veneta dei mobili in questione, ma anche dell’epoca, ossia l’inizio del Settecento, definitivamente rassicurati dalla forma dei piedi a mensola.

NOTE

[1] Non è per nulla facile definire la fisionomia del “tipico” trumò napoletano poiché gli esemplari sono abbastanza rari e variegati. La maggior parte di quelli identificati come napoletani hanno una cimasa spezzata con due riccioli e un elemento centrale che può, addirittura, ricordare la Lombardia [Figura A], mentre in altri si nota un riferimento stretto all’ebanisteria romana.

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Figura A. Cassettone a ribalta con alzata, Napoli, Sotheby’s 14.6.05 n.70.

[2] Stiamo indagando su alcune affinità decorative tra mobili piemontesi e bresciani, ma questo costituirà l’oggetto di un prossimo, specifico contributo.

[3] Su alcune ribalte con il medesimo problema di datazione si rimanda all’articolo Ribalte “inglesi” a Genova, Bologna e Lucca (gennaio 2023) [Leggi ].

[4] Su alcuni cassettoni dello stesso ambito ed epoca si rimanda all’articolo Canterani con colonne tortili e intarsi in avorio: Veneto o Sicilia (maggio 2024) [Leggi].

Bibliografia citata
-M. Cera-L. Melegati, Il mobile italiano, Longanesi, Milano 1983.
-C. Santini, Mille mobili veneti, vol. II (Vr, Pd, Ro), Artioli, Modena 2000.

Agosto 2024
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