Cassettone portoghese del Settecento
della Redazione di Antiqua
Raramente ci occupiamo di mobili non italiani perché il loro studio richiede competenze ed esperienze specifiche di cui non siamo in possesso. In questo caso, tuttavia, oltre a raccontare cosa si cela dietro l’acquisto di un mobile, affronteremo il problema del cosiddetto “tarlo lungo” che affligge alcuni mobili d’antiquariato, quale ne sia la provenienza geografica.
Il cassettone di cui mostriamo un’immagine [Figura 1] è stato acquistato in asta in Portogallo, ivi classificato come un mobile del XVIII secolo, di transizione tra lo stile João V e lo stile Giuseppe I (nota 1).
Figura 1. Cassettone in massello di noce, Portogallo, metà circa del XVIII secolo, collezione privata.
Il proprietario diceva essere stato attratto, oltre che dalle qualità estetiche del mobile che rivelano l’evidente influsso dell’ebanisteria inglese, anche dalla sua collocazione storica all’indomani del trattato di Methuen (27 dicembre 1703) che sanciva, appunto, una stagione di rapporti politici e commerciali tra Portogallo e Gran Bretagna.
Tuttavia, prima di procedere con l’acquisto, lo stesso proprietario ha ritenuto opportuno farlo stimare dagli esperti di alcune delle principali case d’asta italiane e nessuno di lora ha eccepito sulla collocazione del mobile intorno alla metà del Settecento.
Per contro, l’esperto di una nota casa d’aste inglese l’ha successivamente declassato a esemplare provinciale ritardatario databile al XIX secolo.
Questo è il motivo per il quale ci è pervenuta una richiesta di chiarimenti accompagnata da una serie di immagini di dettaglio scattate per l’occasione.
Esaminando, in particolare, la costruzione e l’assemblaggio dei cassetti con connessioni a coda di rondine per le sponde e con chiodi a forma di “T” per il fondo [Figure 2 e 3], non sembra di ravvisare elementi che possano indicare che si tratti di un mobile provinciale ottocentesco.
Figura 2. Dettaglio del mobile di Figura 1 (sponda del cassetto).
Figura 3. Dettaglio del mobile di Figura 1 (retro del fondo del cassetto).
Quello che il mobile intagliato sia provinciale – e che solo quelli lastronati siano cittadini – è evidentemente un pregiudizio. Non sarà magari un mobile di corte, ma è sicuramente un mobile che si inserisce in una casistica ben precisa che ha i suoi capisaldi proprio nell’ebanisteria inglese anche di un certo rango.
Giudicandolo come se fosse italiano, vi sono, forse, da segnalare alcuni punti deboli: la schiena non è inchiodata, ma inserita “a canaletto” nella gamba e fissata (se l’occhio non inganna) con dei cavicchi di legno a sezione quadra [Figura 4] e la parte interna della bavaglia è a “taglio dritto” e non assottigliata con la sgorbia come avverrebbe, ad esempio, se il mobile fosse veneto [Figura 5].
Figura 4. Dettaglio del mobile di Figura 1 (schienale).
Figura 5. Dettaglio del mobile di Figura 1 (retro della bavaglia).
Per quanto riguarda la prima questione, quella della costruzione dello schienale, occorre osservare che, l’ebanisteria anglo-franco-olandese, a cui quella portoghese si ispira in larga misura, è più evoluta sul piano tecnico rispetto a quella italiana. Per questo motivo alcune modalità esecutive risultano più raffinate, al punto da far spesso pensare a mobili più tardi.
La cosa che inquieta maggiormente è presenza del “tarlo lungo”, ossia le tracce delle gallerie del tarlo che emergono in superficie. Poiché il tarlo scava all’interno del legno, emergendo all’esterno attraverso piccoli fori, le gallerie si vedono, nella maggior parte dei casi, quando un’asse antica viene tagliata. Per questo, il “tarlo lungo” viene interpretato come indizio del riuso di tavole per creare mobili finto antichi.
Se il “tarlo lungo” compare su una superficie liscia, come il piano di un cassettone [Figura 6], potrebbe essere anche il risultato di un processo di lamatura, ossia la riduzione di spessore di un’asse mediante una lama per togliere una macchia penetrata in profondità, oppure per appianarne la deformità quando l’asse “si imbarca”.
Figura 6. Dettaglio del mobile di Figura 1 (tracce di “tarlo lungo”).
La lamatura, comunque sconsigliato nel restauro del mobile antico, è spesso sufficiente a far emergere le sottostanti gallerie che restano evidenti anche dopo essere state stuccate.
Se invece la superficie intaccata dal “tarlo lungo” non è piana o interrotta da intagli [Figura 7], è da escludere la lamatura, riportando in auge l’ipotesi di un riutilizzo di legni antichi.
Figura 7. Dettaglio del mobile di Figura 1 (tracce di “tarlo lungo” sul fianco incurvato e intagliato).
Esiste un’altra ipotesi da considerare, ossia che il mobile fosse in origine “laccato” ossia rivestito da uno strato a base di gesso e colla e successivamente dipinto (nota 2). In questo caso, poiché il tarlo può scavare il legno in orizzontale subito sotto questo rivestimento, la sua rimozione può far emergere il fenomeno del “tarlo lungo”.
Non è stato possibile acquisire una casistica di mobili portoghesi laccati, tantomeno riguardante il modello che stiamo esaminando, per cui saremmo tentati di scartare questa eventualità. Anche perché il mobile è in massello di noce, mentre i mobili laccati possono avere una struttura sottostante in noce, ma, più frequentemente, sono costruiti in legno dolce.
Dopo aver tentato a lungo di risolvere l’enigma, una possibile spiegazione è emersa da un più attento esame dell’immagine dello schienale (vedi ancora Figura 4), che qui offriamo in una versione circoscritta e ingrandita [Figura 8].
Figura 8. Dettaglio del mobile di Figura 1 (tracce di vernice sul montante dello schienale).
Si notano evidenti tracce di una spessa vernice che potrebbe essere smalto sintetico, steso in più mani, oppure anche un rivestimento di stucco colla e pigmenti, applicato in epoca non recente.
Tra le tante vicende che un mobile può subire nel corso del tempo, si annoverano quelle poste in atto per modificarne l’aspetto esterno mediante un rivestimento. Le motivazioni possono essere diverse: dal desiderio di uniformarlo ad altri mobili dello stesso ambiente allo scopo protettivo.
Se il nostro cassettone ha subito una forma di “laccatura” impropria di questo genere, si può spiegare la presenza di “tarlo lungo” in un mobile eseguito nell’epoca che intende rappresentare, quindi non un rifacimento postumo sebbene non lo si possa più considerare integro per quanto riguarda la patina esterna.
NOTE
[1] Il riferimento è ai sovrani portoghesi Giovanni V di Braganza (1689-1750) e Giuseppe I di Braganza (1714-1777).
[2] Le parti intagliate venivano spesso abbozzate per essere poi completate con lo stesso materiale del rivestimento e sottoposte al procedimento di doratura.
Settembre 2023
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