Cassettoni lombardi a lambrecchini e a “cornicette nere”: l’anello mancante

di Andrea Bardelli

Si è più volte sostenuto che la produzione dei tipici mobili lombardi di metà Settecento circa, decorati con cornicette nere a rilievo su una lastronatura in noce e radica di noce, non fosse limitata a Milano e provincia – come ritenuto da molti – ma fosse praticata in un ambito molto più vasto comprendente ampie zone dell’allora Ducato e non solo (nota 1).
Tra gli argomenti addotti a sostegno di questa tesi è la dimostrazione di una certa continuità tra alcuni esemplari a “cornicette nere” e famiglie di mobili la cui provenienza è riferibile a un territorio più circoscritto (nota 2).
In questo caso, presentiamo alcuni mobili del genere a “cornicette nere” che però mostrano numerosi elementi di contatto con i mobili cosiddetti “a lambrecchini”, geograficamente riferibili alla Lombardia occidentale, di cui ci siamo già occupati in una precedente occasione (nota 3).
Il primo [Figura 1] mostra, sotto il bordo del piano, la sequenza di elementi trilobati dorati noti come lambrecchini e, lungo spigolo partendo dall’alto, un decoro aggettante a voluta, una riserva con una serie di tralci vegetali e un piede a mensola incurvata, tutti caratterizzati da dorature.

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Figura 1. Cassettone, Lombardia, prima metà del XVIII secolo, Finarte 14-15 ottobre 1998 n. 155.

L’immagine successiva [Figure A e B] rivela il confronto con una porzione di un cassettone pubblicato nell’articolo sui mobili a lambrecchini (vedi ancora nota 3) e in quella sede assegnato all’ambito pavese.

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Figura A. Dettaglio del cassettone di Figura 1.

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Figura B. Dettaglio di un cassettone “a lambrecchini”.

Per quanto riguarda invece la fronte, non siamo riusciti a reperire un confronto preciso, tuttavia possiamo mettere il nostro cassettone in relazione a una ribalta [Figura 2] – una delle tante passate sul mercato con una generica indicazione di provenienza lombarda – con la quale condivide la suddivisione del cassetto in un due formelle laterali simmetriche rispetto a una formella centrale (aperta nel cassettone, chiusa nella ribalta).

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Figura 2. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario (fonte non rintracciata).

Si noti come lo spigolo della ribalta, interrotto da un elemento aggettante e profilato in oro, si possa interpretare come una sorta di “citazione” dello spigolo dei mobili a lambrecchini. Tuttavia, allo stato attuale dell’arte, è impossibile sbilanciarsi a proposito di una precisa provenienza della ribalta, se non parlando abbastanza genericamente di Lombardia occidentale. Nulla a che vedere con lo spigolo, quanto piuttosto perché la sequenza di un elemento centrale più piccolo e di due elementi laterali più lunghi sulla fronte del cassetto trova riscontro nell’ebanisteria piemontese più che altrove.
Il secondo cassettone [Figura 3], a parte il fatto di essere privo dei lambrecchini, è simile al primo per quanto riguarda lo spigolo, mentre varia il decoro della fronte in cui ciascuno dei quattro cassetti si avvale di una diversa disposizione delle cornicette: il primo (partendo dall’alto) mostra un’unica formella che si interrompe in prossimità della bocchetta, il secondo due formelle raccordate in basso, il terzo la tripartizione già osservata a proposito del cassettone precedente e il quarto due formelle simili a quelle del secondo cassetto, ma raccordate in alto.

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Figura 3. Cassettone, Lombardia, prima metà del XVIII secolo, Finarte 28 maggio 1991 n. 77.

Possiamo dire di un aver avuto saggio delle infinite combinazioni nella disposizione delle cornicette che troviamo nei mobili lombardi, eppure questa circostanza può non essere casuale.
Vediamo, ad esempio, un cassettone [Figura 4] con la fronte concepita allo stesso modo dove lo spigolo, pur privo di dorature (qui sostituite da un inserto in radica), può essere fatto rientrare nella tipologia dei mobili che qui stiamo esaminando. Il mobile proviene dalla dispersione degli arredi di Villa Asperti ad Almenno San Bartolomeo (Bg), ma crediamo che non abbia nulla a che vedere con l’ebanisteria bergamasca.

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Figura 4. Cassettone, Lombardia, prima metà del XVIII secolo, Finarte 15 ottobre 1996 n. 315.

Riscontriamo la stessa “libertà” in un cassettone che si ha invece motivo di credere possa essere di origine pavese [Figura 5] . La ragione è che nella Villa Cagnola di Gazzada (Va) si trova una coppia di cassettoni praticamente identici a questo e si sa con certezza che i Cagnola, acquistata la villa nel 1950 dai Melzi d’Eril praticamente vuota, si procurarono molti mobili d’arredo presso palazzo Botta a Pavia.

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Figura 5. Cassettone, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Semenzato aprile 2002 n. 332.

Il cassettone successivo [Figura 6] è dotato di lambrecchini dorati sotto il bordo del piano e mostra lo spigolo che ormai abbiamo imparato a identificare.
Per i cassetti anche in questo caso si può parlare di fronte tripartita, ma la formella centrale mistilinea e le due laterali (che terminano a “coda di rondine”) sono collegate tra loro senza soluzione di continuità.

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Figura 6. Cassettone, Lombardia, prima metà del XVIII secolo, Semenzato maggio 1980 n. 113.

Troviamo la stessa disposizione in un cassettone [Figura 7] che, similmente a quanto osservato a proposito del mobile di Figura 4, abbandona la doratura parziale degli spigoli a favore di una formula total black e ad alcuni inserti di noce naturale.

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Figura 7. Cassettone, Lombardia, prima metà del XVIII secolo, Pandolfini dicembre 2000 n. 85.

La stessa formula viene adottata in due ribalte [Figure 8 e 9], la seconda delle quali riduce drasticamente l’ebanizzatura e abbandona definitivamente qualunque forma di aggetto nello spigolo.

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Figura 8. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Semenzato maggio 1994 n. 140.

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Figura 9. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (archivio Subert, Milano).

Sebbene il cassettone a linea mossa guardi ancora al “canterano” seicentesco, mentre la ribalta è per sua concezione un mobile che guarda al barocchetto, è probabile che tra questi ultimi mobili corrano pochi decenni, addirittura anni.
Il fatto poi che le due ribalte in questione si attardino su un impianto “arcaico”, ancora marcatamente “Luigi XIV”, si spiega con l’ambito provinciale in cui si suppone siano state concepite e prodotte, a riprova di quanto scritto all’inizio.

NOTE

[1] Si rimanda a quanto scritto a proposito del mobile cremonese (febbraio 2013)[Leggi], oppure la recente proposta di assegnare un esemplare di questo genere, nello specifico un cassettone a ribalta con alzata (trumò), addirittura all’area bergamasca (ottobre 2019) [Leggi].

[2] Si veda ad esempio l’evoluzione dei cassettoni di ambito cremonese “allargato”, noti come “veneroni” [Leggi].

[3] Completiamo il quadro di riferimento da cui muovere con l’articolo Canterani a lambrecchini (giugno 2011) [Leggi].

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, novembre 2019

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