Cassettoni neoclassici lombardi con lesena a cornucopia
di Andrea Bardelli
La tipologia di cui ci occupiamo in questa sede è esemplificata da un cassettone [Figura 1] che presenta il cassetto basso sotto il piano decorato a girali fogliati, i due cassetti centrali centrati da un ovale intarsiato raffigurante Diana e le sue ancelle e lesene caratterizzate da cariatidi frammezzate da tralci fioriti e sormontate da una cornucopia [Figura 1 a].
Figura 1. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, Finarte Roma novembre 1986 n.133.
Figura 1 a. Dettaglio di Figura 1.
Questa ha dato il nome, del tutto provvisorio, a questa famiglia di mobili, sebbene questo decoro non compaia in tutti. I piedi a tronco di piramide, preceduti da una mazzetta con rosetta intarsiata e raccordati da una mensolina arrotondata, sono intarsiati in modo da simulare una scanalatura.
Un secondo cassettone [Figura 2] presenta la medesima impostazione per quanto riguarda le riquadrature, la disposizione della lastronatura e quella dei decori. Il medaglione centrale è il medesimo [Figura 2 a], mentre varia il decoro del cassetto piccolo, dove ai girali fogliati si sostituiscono dei tralci fioriti che si ripropongono, in verticale, sulla lesena. I piedi sono sempre a tronco di piramide ma intarsiati con un motivo vegetale stilizzato; la mazzetta è pressoché identica, mentre varia lievemente la forma e il decoro della mensolina arrotondata.
Figura 2. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, mercato antiquario (Sinigaglia, Vicenza).
Figura 2 a. Dettaglio di Figura 2.
Questi due mobili riassumono, senza però esaurirle, le caratteristiche decorative che si presentano in altri mobili della stessa famiglia.
Dette caratteristiche sono ricorrenti, ma si distribuiscono in modo vario nei vari esemplari, probabilmente in virtù di trovare una differenziazione in relazione alle varie commesse [Figurea 3, 4 e 5].
Figura 3. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, Sotheby’s Milano dicembre 1992.
Figura 4. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, mercato antiquario (Guarracino, Milano).
Figura 5. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, Finarte 4.12.89 n.93.
Alcuni esemplari compaiono in letteratura, qualche volta come semplice illustrazione esemplificativa, come nel caso dei due cassettoni pubblicati da Wannenes, per altro, come piemontesi (Giacomo Wannenes, Mobili d’Italia. Il Settecento. Storia, stili, mercato, Giorgio Mondadori, Milano 1984) [Figure 6 e 7].
Figura 6. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo (G. Wannenes, op. cit. p. 177c).
Figura 7. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo (G. Wannenes, op. cit., p. 178a).
Si può notare il variare di alcuni dettagli morfologici e di alcune soluzioni decorative nell’ambito di una sostanziale omogeneità.
Nel caso di un cassettone che si conserva presso le Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Monza [Figura 8], Giuseppe Beretti avanzava un’attribuzione al monogrammista G.B.M. sulla base del confronto, soprattutto in termini di tecnica esecutiva, con altri mobili di attribuzione certa direttamente esaminati in fase di restauro nel suo laboratorio (nota 1).
Figura 8. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, Monza, Civiche Raccolte d’Arte (Beretti 2005, op. cit., p. 92).
Il mobile è molto simile a quello visto in Figura 1, tranne che per il cassetto piccolo dove compare un intarsio caratterizzato da due sfingi affrontate dalle cui code si dipartono i tralci fioriti che abbiamo in altri esemplari. Lo stesso disegno è stato utilizzato da Maggiolini per decorare la catena di un celeberrimo cassettone appartenete alle Civiche Raccolte dello stesso Castello. Il fatto, spiega Beretti, lascia ipotizzando che l’artefice che si sigla G.B.M. abbia svolto la sua formazione proprio presso la bottega di Maggiolini attingendovi idee e modelli, senza però mai raggiungere la qualità esecutiva del maestro che, sempre secondo Beretti, costituisce un elemento distintivo.
Non rientra negli scopi del presente lavoro, tuttavia, autenticare o meno questa attribuzione a G.B.M. che si estenderebbe in modo automatico a tutti i mobili fin qui esaminati e a quelli che vedremo tra breve (nota 2).
A noi interessa per ora, come già evidenziato, raggruppare alcuni mobili in classi omogenee in attesa di qualche fortunato ritrovamento di firme o documenti, oppure di qualche confronto inoppugnabile con mobili di paternità certa.
Sicuramente interessante, ai fini di quest’opera di catalogazione, è il cassettone [Figura 9] che condivide con alcuni dei mobili presentati dettagli come lesena, mensola, piede.
Figura 9. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, Finarte Roma 11.12.96 n. 306.
Il cassetto basso sotto il piano è decorato con gli stessi girali fogliati di alcuni esemplari visti in precedenza, dai quali prendono corpo, in prossimità della toppa, due piccoli putti che allargano le braccia (nota 3).
Nel medaglione centrale è riprodotto un arco circondato da vestigia classiche, che troviamo nei disegni del “fondo” Maggiolini (nota 4) e in molte opere della sua bottega. Applicando il ragionamento svolto da Beretti a proposito del cassettone di Monza, la presenza di questo decoro è compatibile con l’esecuzione del mobile da parte di un artefice che si sia formato in detta bottega.
Vogliamo però attirare l’attenzione su un elemento decorativo costituto da due figure maschili (che si tratti dei putti cresciuti?) da cui si dipartono, come fossero sirene, girali fogliati disegnati con più ampio respiro, collocati ai lati del medaglione con le rovine architettoniche posto al centro della fronte.
Troviamo le stesse figure maschili “fogliate” nella stessa posizione in una coppia di cassettoni [Figura 10] diversi da tutti gli altri sia nella forma dei piedi, sia nelle lesene prive di decorazioni intarsiate; i due tondi centrali sono occupati ciascuno da due personaggi, presumibilmente riconducibili alla guerra di Troia, mentre il cassetto piccolo è decorato da un fregio fogliato, anch’esso riconducibile, anche se in modo non puntuale, ad alcuni disegni utilizzati da Maggiolini (nota 5).
Figura 10. Bottega lombarda, cassettone, fine XVIII secolo, Finarte Roma, 12.12.95, n. 405.
In conclusione, abbiamo identificato un nucleo omogeneo di mobili a cui poter riferire, in futuro, altri esemplari ed è plausibile che l’artefice, chiunque esso sia, abbia ricevuto la sua formazione nell’entourage di Giuseppe Maggiolini.
NOTE
[1] Giuseppe Beretti, Laboratorio (Contributi alla storia del mobile neoclassico milanese), Inlimine, Milano 2005, p. 92-99).
[2]
Sulla complessa, spesso contraddittoria vicenda che lega GBM, Gaspare Bassano/Bassani e Giovanni Battista Maroni, limitandoci ai contributi pubblicati su Antiqua, vedi:
L’ebanista milanese che si sigla GBM (luglio 2011) [Leggi] e Importanti novità su GBM ebanista milanese di fine Settecento (gennaio 2019) [Leggi], oltre all’articolo citato nella nota 5.
[3] Troviamo putti molto simili e gli stessi girali fogliati nella medesima posizione in una nutrita serie di cassettoni di cui desideriamo occuparci a breve.
[4] Derivazione di una tavola de Le antichità di Ercolano esposte (Napoli 1962), copiata da Giuseppe Levati (Beretti G.-Gonzales Palacios A., Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Inlimine, Milano 2014, p. 113 n. B117, p. 116-117 n. B125).
[5]
Vedi: Beretti-Gonzales Placios 2014, op. cit., p. 75 n. A347 e p. 215 n. B667.
Questo porterebbe “acqua al mulino” della tesi sostenuta da Giuseppe Beretti a proposito di un cassettone, da lui attribuito a GBM, dove sul cassetto piccolo compare un decoro simile a quello di cui abbiamo appena detto e al centro della fronte un tondo con le rovine architettoniche; vedi: Cassettoni attribuiti a Gaspare Bassani (marzo 2017) [Leggi].
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, settembre 2019
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