Cassoni siciliani e liguri del XVII secolo
di Andrea Bardelli
Nel quadro delle ricerche sui mobili che provengono da contesti territoriali diversi – talvolta anche molto lontani – ma che presentano alcuni caratteri simili, al punto da creare qualche equivoco, ci occupiamo oggi del confronto tra cassoni siciliani e cassoni liguri.
Partiamo da un cassone pubblicato da Mario Giarrizzo e Aldo Rotolo nel loro volume del 2004 sul mobile siciliano [Figura 1]. Diciamo subito che i due autori datano questo mobile e un altro esemplare di cui diremo oltre tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, mentre è prassi consolidata in campo antiquario e in molta letteratura datare genericamente i cassone di questo genere al XVII secolo e, in qualche caso, a una fase avanzata del XVI secolo.
In questa sede, tuttavia, non tratteremo di datazione e nemmeno di identificare le origini di questi stilemi, riservandoci di affrontare l’argomento in un’altra occasione, dal momento che proprio risalendo a un’eventuale matrice condivisa tra mobili di regioni diverse si possono spiegare alcune similitudini.
Figura 1. Cassone, Sicilia, fine XVII inizio XVIII secolo, collezione privata (Giarrizzo-Rotolo 2004 p. 23 n. 4).
Nel cassone di cui sopra, la fronte liscia risalta al centro di un complesso sistema decorativo intagliato, incentrato su lesene caratterizzate, in questo caso, da nastri intrecciati, un’accentuata fascia di base con motivi vegetali, vistosi piedi zoomorfi a forma di leoni ruggenti e da un ampio ricorso a riquadrature e profilature formate da serie di cornici.
Il cassone che segue è simile al precedente con qualche variante, i piedi collocati all’estremità della fascia di base e, soprattutto, le figure antropomorfe sulle lesene [Figura 2].
Figura 2. Cassone, Sicilia, XVII secolo, Messina, collezione privata.
Questi modelli di riferimento, consentono di attribuire alla Sicilia diversi cassoni, sia quando dette caratteristiche sono esasperate [Figura 3], sia quando meno percepibili oppure non presenti in forma completa [Figura 4].
Figura 3. Cassone, Sicilia, XVII secolo, Finarte maggio 1990 n. 568, ivi non classificato.
Figura 4. Cassone, Sicilia, XVII secolo, Christie’s 25 novembre 1999 n. 225.
Lo stesso vale nel caso in cui il cassone deroghi a caratteristiche peculiari, ad esempio sostituendo la larga fascia di base con una fascia più stretta e piatta [Figura 5], oppure introducendo dei piedi a zampa di leone al posto dei leoni accovacciati [Figura 6]. Quest’ultimo cassone è stato presentato in asta come genovese, fornendoci un’anticipazione dei ragionamenti che seguiranno.
Figura 5. Figura 4. Cassone, Sicilia, XVII secolo, collezione privata.
Figura 6. Figura 4. Cassone, Sicilia, XVII secolo, Semenzato febbraio 2003 n. 183, ivi attribuito a Genova.
Il cassone seguente, di cui l’origine siciliana è “certificata” dall’appartenenza a un’antica famiglia, si sarebbe potuto comunque definire siciliano per il complesso sistema di intagli che si articola attorno a una parte centrale liscia e piatta [Figura 7].
Figura 7. Cassone, Sicilia, XVII secolo, mercato antiquario romano.
Per un altro cassone, passato in asta nel 1990 come siciliano, il discorso si presenta più complesso [Figura 8].
Figura 8. Cassone, Liguria o Sicilia, XVII secolo, Christie’s Roma 27 marzo 1990 n. 220, ivi classificato come siciliano.
Lo si può infatti confrontare con un cassone di provenienza ligure certa, conservato presso il Museo Luxoro di Genova-Nervi [Figura 9] che ha una conformazione molto simili, con cariatidi a difesa degli spigoli anteriori e piedi leonini, ma una caratteristica aggiuntiva: la sagoma di base bombata e decorata con un motivo particolare [Figura 9bis].
Figura 9. Cassone, Liguria, XVII secolo, Genova Nervi, Museo Giannettino Luxoro.
Figura 9bis. Motivo spesso riscontrabile sulla fascia di base nei cassoni di provenienza ligure.
Il dubbio che il cassone di Figura 8 sia ligure e non siciliano permane, ma, come vedremo, non si tratta dell’unico esempio in grado di generare incertezze in fase di attribuzione a una regione piuttosto che all’altra. Ciò che distingue i due mobili è forse l’atteggiamento della cariatide; nel mobile di Figura 8 è impassibile – come nel cassone siciliano di Figura 1 – mentre in quello di Figura 9 è dinamico, richiamando in modo diretto i “bambocci” intagliati sulle lesene dei cassettoni tipicamente genovesi (nota 1)
Un altro cassone ligure presenta sugli spigoli figure intagliate molto realisticamente, piedi a zampa ferina e una fascia superiore intagliata al centro della quale spicca una testa d’angelo [Figura 10].
Figura 10. Cassone, Liguria, XVII secolo, Il Ponte ottobre 2008 n. 235.
Questo mobile, apparso sul mercato, è del tutto simile a quello pubblicato da Alvar Gonzales Palacios nel suo volume del 1996 sul mobile ligure come esemplare cinquecentesco, proveniente dal convento domenicano di Taggia (Im) (Gonzales Palacios 1996, p. 27 n. 12).
Il motivo della testa d’angelo è probabilmente di derivazione francese e si ritrova anche nelle credenze liguri della stessa epoca (nota 2).
Sembra che la concomitanza di queste caratteristiche: cariatidi agli spigoli, testa d’angelo, sagoma di base (di cui alla Figura 9bis) consentano di attribuire il cassone alla Liguria. I cassoni siciliani, oltre a privilegiare la cariatide frontale sulle lesene, non contemplano (quasi) mai l’intaglio a testa d’angelo.
Se non fossero accomunati da quest’ultimo decoro, l’attribuzione alla Liguria dei seguenti cassoni i potrebbe generare qualche indecisione [Figure 11, 12 e 13].
Figura 11. Cassone, Liguria, XVII secolo, Semenzato aprile 1988 n. 159.
Figura 12. Cassone, Liguria, XVII secolo, mercato antiquario.
Figura 13. Cassone, Liguria, XVII secolo, Semenzato settembre 1991 n. 87.
Il cassone di Figura 13, pur avendo l’intaglio a testa d’angelo e la sagoma di base di tipo “ligure”, nonché le cariatidi sugli spigoli che richiamano la polena di una nave, proprio per queste ultime rischia di creare confusione rispetto agli esemplari cremonesi (nota 3).
Giusto per complicarci la vita, l’ultimo cassone della serie [Figura 14], non solo presenta le lesene figurate frontali, ma reca sugli spigoli un motivo tornito che troviamo spesso nei cassoni siciliani [Figura 15].
Figura 14. Cassone, Liguria, XVII secolo, Boetto settembre 2003 n. 149.
Figura 15. Cassone, Sicilia, XVII secolo, collezione privata di Torretta (Pa).
Ancora più spiazzante è il confronto tra un cassone apparso sul mercato e classificato verosimilmente come “ligure-toscano”, il cui elemento più riconoscibile è la base arrotondata e intagliata (da cui abbiamo tratto la Figura 9bis) [Figura 16] e il cassone pubblicato da Giarrizzo e Rotolo come siciliano, facente parte della collezione del Museo Pepoli di Trapani che ha una base molto simile e un simile decoro a “unghiature” sotto il bordo del piano; al centro della base, si può notare, addirittura, una testa d’angelo (evidenziata da un cerchio rosso), anche se diversa da quelle fin qui considerate [Figura 17].
Figura 16. Cassone, Liguria-Toscana, XVII secolo, mercato antiquario.
Figura 17. Cassone, Sicilia (?), definito fine XVII inizio XVIII secolo, Trapani, Museo Regionale Pepoli (Giarrizzo-Rotolo 2004 p. 20 n. 1).
Vi sono, purtroppo, altri casi isolati che ci costringono a prendere atto di una contaminazione tra modelli liguri e siciliani che sarebbe semplicistico spiegare in termini di scambi culturali avvenuti attraverso il mare.
Tra i tanti, risulta emblematico quello di un cassone dove sono presenti sia i vistosi piedi leonini che alzano considerevolmente il mobile da terra, considerati tipici siciliani, sia le lesene “a bambocci”, ritenute tipicamente liguri (vedi ancora nota 1) [Figura 18].
Figura 18. Cassone, Sicilia o Liguria, XVII secolo, Finarte maggio 1990 n. 55, ivi classificato come Italia settentrionale.
NOTE
[1] Sui mobili a bambocci genovesi si rimanda all’articolo Stipo calabrese? No è genovese. E se fosse spagnolo? (gennaio 2022) e quelli che lo hanno preceduto ivi citati [Leggi].
[2] Si veda, ad esempio, la credenza a due corpi passata in asta da Rubinacci a Genova nel 1997 [Figura A].
Figura A. Credenza, Liguria, XVII secolo, Rubinacci giugno 1997 n. 519.
Alcuni cassoni e alcune credenze caratterizzati da questo particolare intaglio, vengono proposte sul mercato alcune volte come francesi, altre come liguri. Allo stato attuale delle conoscenze, non si è in grado di distinguere gli esemplari liguri da quelli transalpini se non attraverso l’esame dei legni di costruzione (possibilmente il rovere per la Francia, l’abete per la Liguria).
[3] Si rimanda all’articolo Appunti sull’ebanisteria cremonese (febbraio 2013) [Leggi], ivi Figura 1.
Bibliografia citata
-A. Gonzales Palacios, Il mobile in Liguria, Sagep, Genova 1996.
-M. Giarrizzo–A. Rotolo, Il mobile siciliano, Flaccovio, Palermo 2004.
Gennaio 2024
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