Ceramiche cinesi al museo Topkapi di Istambul
della Redazione di Antiqua
La collezione di ceramiche cinesi del Museo Topkapi di Istambul, oltre a rappresentare una meta di sicuro interesse per la qualità di alcuni degli oggetti esposti, costituisce anche un’istruttiva occasione per iniziarsi allo specifico argomento.
La collezione segue, infatti, un percorso cronologico attraverso le varie dinastie con riferimento alle quali le ceramiche cinesi sono solite essere classificate.
Le prime ceramiche che si possono osservare appartengono al periodo Sung (960-1279 d.C).
In particolare appartengono al tardo periodo Sung le prime ceramiche del tipo Celadon, la cui produzione prosegue anche nei successivi periodi Yuan (1280-1368) e Ming (1369-1644).
Si tratta di ceramiche di colore verdino chiaro, simile a quello della giada, con disegni floreali, draghi e pesci a rilievo o in trasparenza. Vi compaiono anche figure in rilievo di terracotta rossa che emergono dal fondo smaltato [FIGURE 1, 2, 3 e 4].
Figura 1. Piatto Celadon, dinastia Yuan XIII-XIV secolo.
Figura 2. Piatto Celadon, dinastia Yuan, prima metà del XIV secolo.
Figura 3. Piatto Celadon, dinastia Yuan.
Figura 4. Piatto Celadon, dinastia Ming XV secolo.
Si narra che questo vasellame avesse la proprietà di cambiare di colore una volta a contatto con cibi avvelenati. Il nome Celadon è stato attribuito a questa produzione in ambiente europeo verso la fine del XVII secolo, dal nome del pastore Celadone, personaggio del romanzo arcadico Astrea dello scrittore francese Honorè d’Urfé, il quale pastore si adornava con nastri di colore verde giada.
In Oriente queste ceramiche erano note invece come Martebani dal nome del porto di Marteban (Burma) dal quale venivano esportate dalla Cina in Africa e Medio Oriente. Il vasellame Celadon veniva largamente imitato in Persia nel XVI secolo.
La parte centrale del museo è occupata da porcellane con i classici disegni blu su fondo bianco, prodotte dal XIV al XVII secolo, durante le dinastie Yuan e poi Ming.
Nel periodo Ming risultavano particolarmente attive le manifatture situate nella provincia di Kiangsi (Chin-te-chen). A partire dal XIV secolo, la porcellana cinese adotta la cosiddetta decorazione cobaldo underglaze (ossia sottovetrina). I disegno sono costituiti principalmente da pagode, giardini, fiori, draghi, animali (pesci, uccelli) [Figura 5].
Nel corso del XV secolo viene prodotta anche una porcellana solo bianca. Si noti che alcune delle porcellane esposte contengono scritte e monogrammi arabi a significare una committenza da parte di principi mediorientali.
La collezione prosegue con porcellane policrome, sempre della dinastia Ming, prodotte nel XVI e XVII secolo. I colori dominanti sono il rosso, il verde e il blu [Figura 6].
Figura 5. Piatto “blu su bianco” con dragone, dinastia Ming (terzo quarto XVI secolo).
Figura 6. Piatto, dinastia Ming, inizi XVII secolo.
Appartengono alla stessa dinastia (XVI e XVII) anche porcellane monocrome blu. Nella medesima sezione del Museo sono inoltre collocate porcellane giallo imperiale (XV e XVI secolo), nonché porcellane monocrome rosse, verdi, marrone (talvolta con disegni floreali bianchi a rilievo).
La dinastia Ch’ing, nome con il quale i Manchù chiamavano se stessi, ebbe inizio nel 1644, anno in cui i Ch’ing presero il potere ai danni dei Ming, e terminò solo nel 1911.
A cavallo tra queste due dinastie si colloca un periodo di crisi, detto Periodo di transizione che, più esattamente, va dalla morte dell’imperatore Wan-li (della dinastia Ming), avvenuta nel 1619 e il regno di K’ang-hsi (1662-1722), secondo imperatore della dinastia Ch’ing. In questo periodo di transizione vennero prodotte porcellane del tipo Blu su bianco, destinate soprattutto all’esportazione.
Durante il periodo K’ang-hsi (1662-1722), riprese la produzione di porcellane [Figure 7 e 8] i cui tipi sono sintetizzabili come segue:
1) Porcellane policrome (rosso, verde, blu e giallo)
2) Porcellane della Famiglia verde, cosiddetta perché il verde prende il posto del blu, sempre su fondo bianco. Si rammenti che talvolta il verde non è il colore esclusivo, ma prevale comunque come tonalità.
3) Porcellane Blu powder, cosiddette perché il blu cobalto viene spruzzato sui bordi del piatto con una canna di bambù terminante con una garza. Lo spazio così delimitato, detto “in riserva” viene decorato con fiori e paesaggi.
4) Porcellane classiche Blu su bianco (fino al XIX secolo).
Figura 7. Piatto, porcellana, dinastia Ch’ing, XVII secolo.
Figura 8. Piatto, porcellana, dinastia Ch’ing, XVII secolo.
Nei secoli XVII e XVIII vengono prodotte in Cina porcellane in stile Imari, sulla base dei modelli importati dal vicino Giappone (il nome deriva da quello del porto giapponese dove venivano imbarcate). I colori dominanti sono il blu e il rosso su fondo bianco [Figure 9 e 10].
Figura 9. Piatto Imari, porcellana, 1700-1725.
Figura 10. Piatto Imari, porcellana, 1700-1740.
Sempre di questo periodo sono le porcellane appartenenti alla Famiglia rosa che si caratterizzano per la predominanza di questo colore al di là di altri colori impiegati e dei soggetti.
Nel XVIII secolo lo stile europeo influenza la porcellana cinese. Vengono prodotte porcellane policrome, porcellane che imitano l’istoriato, nonché si assiste alla ripresa degli antichi monocromi giallo e verde. Sempre nel XVIII secolo vengono prodotte porcellane marrone (o blu) con fiori nello spazio “in riserva”, come pure porcellane di colore blu con disegni in oro [Figure 11 e 12].
Figura 11. Piatto, porcellana, dinastia Ch’ing, 1735-50 circa.
Figura 12. Vaso, porcellana, dinastia Ch’ing, 1735-50 circa.
Referenze fotografiche
Figura 1: http://www.flickr.com/photos/ilvera/2216659882/sizes/m/in/photostream/
Figure 3, 6, 7, 8, 11,12: http://www.ee.bilkent.edu.tr/~history/porcelain.html
Figura 2: http://www.silkroutes.net/Orient/ArtifactsMuseumDisplays.htm
Figura 4: http://www.flickr.com/photos/ilvera/2216659892/sizes/z/in/photostream/
Figura 5: http://www.cambridge2000.com/gallery/html/P40112631e.html
Figure 9 e 10: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Istanbul.Topkapi020.jpg
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, Maggio 2014
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