Federica Caneparo, “Di molte figure adornato”. L’Orlando furioso nei cicli pittorici tra Cinque e Seicento, 480 pagine formato 17 x 24, Officina Libraria, Milano 2015, euro 39,00.

Nel 1516, rinnovando in chiave rinascimentale il poema di genere cavalleresco in auge tra il 1460 e il 1480, Ludovico Ariosto dava alle stampe la prima stesura del suo Orlando Furioso destinato a diventare rapidamente un best seller soppiantando il Canzoniere di Petrarca.

A Nicolò Zoppino, nel 1530, si deve la prima edizione illustrata del Furioso, cui fa seguito quella del 1536 aggiornata nel testo e nel numero delle tavole xilografiche, in seguito alle correzioni apportate nel 1532 da Ariosto al poema che passa da 40 a 46 canti.

Nel 1536 viene anche pubblicata da Aldo Manuzio l’edizione della Poetica di Aristotele nella traduzione dal latino di Alessandro de’ Pazzi, attorno alla quale si accende il dibattito letterario sulle scelte operate da Ariosto.

Destinata a una diffusione ancora maggiore è l’edizione illustrata di Gabriele Giolito de’ Ferrari del 1542 che determina un’esplosione del gusto per la raffigurazione di episodi tratti dal Furioso interessando non solo i dipinti, ma anche le arti applicate, dalla ceramica agli arredi.

Infine, data al 1556, la notissima edizione di Vincenzo Valgrisi, stampata a Venezia come tutte quelle citate in precedenza.

Il grado di dipendenza delle varie forme di espressione artistica ispirate al Furioso dagli apparati illustrativi delle edizioni a stampa viene sottolineato a più riprese in questo bellissimo volume che prende specificamente in considerazione i cicli di affreschi tratti dal poema ariostesco.

Si ritiene comunemente che non vi sia paragone tra l’enorme fortuna letteraria del poema e la sua fortuna figurativa, relativamente modesta. Per altro colpisce che un’opera “moderna”, per quanto famosa, venisse ritenuta da subito degna di essere rappresentata pittoricamente al pari di soggetti classici come quelli mitologici tratti da Ovidio o da Omero.
Confutando il pregiudizio di cui sopra, ossia la scarsità di dipinti murali tratti dal Furioso, l’autrice è stata capace di identifica 40 cicli di affreschi dei quali 25 pressoché ignoti alla critica ariostesca, perché inediti o esaminati in altri contesti.
Questi affreschi vengono analizzati in ordine cronologico, seguendo ove possibile un criterio geografico.
Da pagina 465 a pagina 469 i cicli sono registrati puntualmente e una cartina geografica ne consente l’identificazione sinottica. Ovviamente la maggior concentrazione si rileva in Italia settentrionale e segnatamente in Emilia.
Un altro importante aspetto messo in luce nel volume è l’analisi della committenza: quali i soggetti prescelti, quale la funzione loro assegnata e quali i luoghi destinati a ospitare gli affreschi, traendone importanti indicazioni sull’impatto che l’opera dell’Ariosto ha avuto sui suoi contemporanei, non solo i ceti più colti, ma anche quelli popolari presso i quali il successo è stato enorme.
Due ultime considerazioni. La prima riguarda il metodo adottato dall’autrice che affronta i vari argomenti con strumenti diversi, dall’analisi letteraria a quella artistica, da quella storica a quella antropologica, con esiti narrativi di grande efficacia.
La seconda riguarda l’impostazione del volume che consente di fruirne come testo scientifico. All’introduzione seguono cinque capitoli secondo una progressione cronologica, una conclusione, un’appendice (per rendere conto di due scoperte dell’ultima ora), una sezione di 77 pagine di illustrazioni con eloquenti raffronti tra affreschi e loro modelli figurativi, la cronologia di cui si è già detto e il fondamentale indice dei nomi.

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