Due tavolini con piano in scagliola della bottega Della Valle
di Andrea Bardelli
Due tavoli con il piano in scagliola apparsi sul mercato in tempi non recentissimi (vedi oltre Figure 1 e 2), riferibili alla bottega livornese dei Della Valle, forniscono lo spunto per alcune considerazioni di carattere stilistico-cronologico. La ditta risale a Pietro Della Valle, originario di Roma, trasferitosi a Livorno alla fine del Settecento; nel 1805 la direzione viene assunta dal figlio Filippo, il quale, a sua volta, avvia al mestiere i propri figli Pietro (come il nonno) e Giuseppe. Si presume che questi ultimi siano divenuti titolari della bottega attorno agli anni Trenta dell’Ottocento.
Nel 1838 risultavano piuttosto famosi, tanto da essere citati da W. Kanight, uno dei tanti partecipanti al Gran Tour, nel suo Cronache di viaggio in Italia, come artisti in grado di fornire piani in scagliola, sia dipinta che intarsiata, a prestigiosi committenti internazionali (nota 1).
Questa vocazione appare confermata dal tavolo da centro con sostegno in mogano e piano tondo in scagliola, dipinto con un’ampia veduta del porto di Palermo [Figura 1], recante una scritta in tedesco che non è stato possibile approfondire.
Figura 1. Bottega Della Valle, tavolo con piano in scagliola, 1830 circa, Semenzato, marzo 1999 n. 155.
Sul bordo del piano [Figura 1 bis] compare la firma P. Della Valle (fece ?). Le fonti non dicono chiaramente se i Della Valle fossero gli artefici anche della struttura lignea oppure si limitassero alla parte in scagliola; propendiamo per questa seconda ipotesi, pensando che per il mobile si affidassero a qualcuno dei tanti ebanisti livornesi oppure che fornissero solo il piano, lasciando che fossero i committenti a preoccuparsi del sostegno (nota 2).
Figura 1 bis. Firma sul piano del tavolo di Figura 1.
Da un punto di vista morfologico, il primo dei due tavoli in esame risponde ai criteri dello stile Impero nella sua versione più classica (1805-1815), ossia con un sostegno centrale a colonna, poggiante su una base trilobata sostenuta da piedi bassissimi (nota 3). Vi sono alcuni elementi, la leggera svasatura del sostegno e l’arrotondamento degli spigoli della base, che lo potrebbero condurre alla fase appena successiva, non oltre però i limiti cronologici della Restaurazione (1815-1830).
Detto per inciso e per completezza, anche se non ne conoscessimo la provenienza esatta, potremmo arguire che si tratta di un tavolo toscano dall’anello in bronzo dorato posto alla base della colonna (in alcuni esemplari collocato al centro della stessa, come se la volesse “strozzare”) e segnatamente livornese per l’uso del mogano alla maniera dell’ebanisteria inglese, in una città da sempre ampiamente frequentata e vissuta da anglosassoni.
Torniamo però ora al tema dell’epoca perché, se i dati cronologici riportati a proposito dei Della Valle sono esatti, questo tavolo di Pietro Della Valle dovrebbe essere datato almeno al quarto decennio dell’Ottocento, quindi in piena epoca Luigi Filippo (1830-1850 circa).
Come mai nel 1840 circa si produce un tavolo in stile Impero?
Bisogna anche tener conto che non stiamo parlando di un mobile di ambito provinciale, dove il fenomeno degli stili ritardatari è quasi la regola, ma di un mobile di prestigio e quindi “alla moda”. Escludendo anche per questa ragione che il piano sia stato collocato su un sostegno più antico, si può solo pensare che la scelta si sia indirizzata deliberatamente su una linea classica, rieccheggiante il Primo Impero.
In ogni caso, se ne ricava l’esigenza di fare datazioni su base morfologica con la necessaria prudenza e sempre con riserva, perché i casi come questo sono molto frequenti.
Ancora più controversa e interessante è la datazione del secondo tavolo [Figura 2], questa volta intagliato e dorato, con piano in scagliola di forma rettangolare sagomata e dipinto con medaglioni raffiguranti vedute di Venezia e Istambul, scene agresti e mediterranee, girali fogliate e uccelli.
Figura 2. Bottega Della Valle, tavolo intagliato e dorato con piano in scagliola, Semenzato settembre 1991 n. 305.
La didascalia riportata nel catalogo della casa d’Aste, nel riferire che la scagliola reca la firma di F. Della Valle, lo indica di provenienza veneziana e lo colloca all’inizio dell’Ottocento.
Riprendiamo la questione dell’epoca. Il tavolo è di gusto decisamente barocco e, a meno che non si pensi che l’ignoto intagliatore abbia voluto eseguire una riproduzione di gusto rétro, dobbiamo dire che questo stile si afferma nella mobilia dell’Ottocento non prima del 1840. Il mobile è però difficilmente inquadrabile anche nell’ambito della produzione Luigi Filippo, se non nella sua versione attardata che si prolunga quasi fino alla fine del secolo. In altre e più povere parole, viene da datare questo tavolo attorno al 1850-60.
Si potrebbe sostenere che il tavolo vero e proprio sia stato costruito attorno al 1860 al fine di sorreggere un piano effettivamente eseguito da Filippo all’inizio del secolo, ma è forse più verosimile pensare che chi ha redatto la didascalia per il catalogo d’asta abbia preso per una F. (di Filippo) la P. di Pietro, la cui attività insieme al fratello è documentata fino al 1863 (vedi ancora nota 2).
Per quanto riguarda invece la provenienza, a parte la firma dei Della Valle (Filippo o Pietro), che non si tratti di un tavolino di fattura veneziana con un piano piano toscano, bensì di un mobile toscano al 100 %, è dimostrato dalla particolare forma del piede a conchiglia che è tipico dell’ebanisteria toscana di ispirazione inglese [Figura 2 bis].
Figura 2 bis. Piede del tavolo di Figura 2.
NOTE
[1] Notizie sui Della Valle si possono reperire in Simone Chiarugi, Botteghe di Mobilieri in Toscana 1780-1900, Spes, Firenze 1994, ad vocem.
[2] A Villa Livia, situata nel Parco del Grifeo a Napoli e attualmente di proprietà del Museo Filangieri che ha sede nella stessa città, si trova un tavolo da muro con piano di scagliola eseguito dai Della Valle con la scena de “Il carro dell’Aurora” (da Guido Reni), il cui supporto in legno intagliato dipinto e dorato è attribuito ad intagliatori di ambito napoletano, legati ancora ad un gusto barocco e rococò (vedi).
[3] A.Bardelli, Il mobile dell’800 in Italia:lo stile Impero, Arte del Restauro, 2011.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, dicembre 2013
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