E se i “Veneroni” fossero dei “Guarini”?
di Andrea Bardelli
Come riportato in un mio precedente articolo [Leggi], i mobili noti sul mercato come “Veneroni” farebbero riferimento all’architetto Gian Antonio Veneroni, ai cui modi si potrebbero far risalire [Figura 1].
Figura 1. Cassettone, ambito cremonese, inizi XVIII secolo.
Desidero però attirare l’attenzione su un cassettone piuttosto celebre che si conserva nelle collezioni del Castello Sforzesco di Milano, inv. 635 [Figura 2].
Figura 2. Cassettone, Piemonte (?), Milano, Castello Sforzesco, inv. 635.
Questo mobile presenta numerosi elementi di similitudine sia con con i “Veneroni” – non si guardino le gambe, ma la scansione delle fronte, i fianchi e gli spigoli – sia con le cosiddette scrivanie “mazzarine” [Figura 3].
Figura 3. Scrivania (bureau) detto “mazzarina”, ebanisteria francese, museo di Ruen.
A proposito del mobile del Castello milanese si sono espressi vari autori. Gilda Rosa lo definisce piemontese d’influenza francese (Rosa 1963 pp. 54-55, n. 117), rimandando correttamente ad alcune “mazzarine” piemontesi pubblicate dal Midana (Midana s.d. [1924] nn. 145-146-148), mentre Enrico Colle lo definisce di manifattura ignota del XVIII secolo, forse realizzato in Francia (Colle 1996, p. 69 n. 63, ill. p. 71). Ma la cosa più interessante la dice Silvio Colombo (Colombo 1981), il quale lo ritiene piemontese, facendo riferimento all’architetto Guarino Guarini e alla facciata di palazzo Carignano a Torino [Figura 4].
Figura 4. Guarino Guarini, facciata di palazzo Carignano, Torino.
Effettivamente, come suggerito dal Colombo, palazzo Carignano presenta una monumentale facciata che alterna tratti concavi e parti convesse. Questa configurazione è forse riconducibile ai progetti (mai realizzati) di Gian Lorenzo Bernini per il palazzo del Louvre e al Castello di Vaux-le-Vicomte (il cui architetto fu Luois Le Vau), ma anche all’Oratorio dei Filippini a Roma del Borromini, richiamato anche nella scansione con paraste della facciata (Wikipedia, Guarino Guarini, ad vocem).
Palazzo Carignano è del 1679, successivo alla permanenza del Guarini a Parigi (1662) per dirigere i lavori per la chiesa teatina di Sainte Anne la Royale (demolita nel XIX secolo), più o meno negli stessi anni del soggiorno parigino di Bernini.
Non potrebbe quindi essere il Guarini e non il Veneroni a dover battezzare questa categoria di mobili ?
Difficile rispondere, resta però dimostrato ancora una volta il forte debito dell’ebanisteria della Lombardia occidentale nei confronti, in prima battuta, del Piemonte, e in ultima analisi della Francia.
Bibliografia citata
-G.Rosa, I mobili nelle civiche raccolte artistiche di Milano, Martello Editore, Milano, 1963.
-A.Midana, L’arte del legno in Piemonte nel Sei e Settecento, Itala Ars, Torino s.d. [1924].
-E.Colle, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, Electa, Milano 1996.
-S. Colombo, L’arte del legno e del mobile in Italia, Bramante, Milano 1981.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, settembre 2012
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