Epifanio Moreschi ebanista milanese di fine Settecento
della Redazione di Antiqua
Nel tutt’oggi fondamentale volume sul mobile lombardo, Clelia Alberici cita Epifanio Moreschi due volte: la prima come maestro di Paolo Moschini (Alberici 1969, p. 21) (nota 1) e la seconda come “Imitatore del Maggiolini, ricordato nel 1799 negli Atti della Soc. Patriottica di Milano come intarsiatore” (Alberici 1969, p. 24 nell’ambito di un elenco di Mobilieri ed artisti).
Abbiamo rintracciato gli Atti della Società Patriottica di Milano relativi al 1793 e qui si legge di “… Epifanio Moreschi il quale ad un armadio, oltre, l’eleganza, aggiunse un congegno semplicissimo, di quasi niuna spesa, e nuovo, con cui, da chi nonne sa l’artifizio, non può aprirsi, comunque abbiasi l’opportuna chiave; e n’ebbe premio dalla Società” (Atti 1793, §. VI. Dé lavori in legno, p. CXXVIII). Da quanto sopra possiamo dedurre che il Moreschi non fosse solo intarsiatore, ma anche ebanista in grado di produrre mobili dotati di meccaniche particolari (nota 2)
Il nome di Epifanio Moreschi figura tra gli intarsiatori, ossia quelli che avevano intrapreso “L’arte di dipingere in legno …”, in un volume del 1794 intitolato Il genio letterario d’Europa (tomo decimo, p. 72) (nota 3).
Il suo nome compare ancora in una monografia sull’architetto Luigi Canonica (1764-1844) a cura Letizia Tedeschi e Francesco Repishti, pubblicata nel 2011. Nel 1802, l’allora Ministro degli interni della Repubblica italiana (1802-1814) Luigi Villa, al quale erano assegnate anche competenze sulle opere pubbliche, aveva identificato, di concerto con altri ministri, alcuni beni pubblici milanesi (principalmente ex beni ecclesiastici) che potevano essere alienati.
Tra questi anche l’ex convento di Santa Maria Maddalena delle suore agostiniane, detto anche la Maddalena Nera (Tedeschi-Repishti 2011 p. 16) [Figura 1, nota 4].
Figura 1. Marc’Antonio Dal Re (1697-1766), La chiesa della Maddalena, 1745, incisione.
In quello stesso anno, Luigi Canonica effettua numerosi sopralluoghi nell’area del Castello Sforzesco, in particolare negli spazi antistanti dove il Governo intendeva far svolgere le parate militari. Si evidenzia un rapporto dell’architetto con il “cittadino Moreschi”, il quale, non si sa in che veste, proponeva di far costruire un anfiteatro nella stessa spianata (Tedeschi-Repishti 2011 p. 18) (nota 5).
Che si tratti del nostro Moreschi e non di un omonimo, è chiarito poco dopo quando si scrive che, nel 1807, l’aula della Maddalena – parte del convento di Santa Maria Maddalena, già citato sopra – “viene venduta al cittadino Epifanio Moreschi valente intarsiatore in legno” (Tedeschi-Repishti 2011 nota 63 a p. 22).
Presso la Biblioteca Trivulziana, collocata all’interno del Castello Sforzesco, si conserva un importante documento: il disegno della facciata di un edificio abitativo, protocollato in data 11 maggio 1807 e corredato dalle firme di approvazione di Luigi Canonica, Cagnola e Ivo Brivio (nota 6). Proprietario dell’edificio e committente dei lavori risulta Epifanio Moreschi [Figura 2].
Figura 2. Edificio abitativo, 1807, disegno su carta (penna e acquarello) cm. 38,6 x 55, Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, fonte: graficheincomune.it
Con tutta probabilità, vista anche la coincidenza di date, si tratta del progetto di riqualificazione dell’ex convento delle suore della Maddalena, o di una porzione di esso, acquistato da Epifanio Moreschi. A ulteriore testimonianza, nel documento è riportato l’indirizzo di Corso san Celso divenuto poi Corso Italia (vedi ancora nota 3).
Purtroppo, finora non è stato possibile avere alcuna immagine dei lavori di intarsio o altro eseguiti da Epifanio Moreschi, ma possiamo dire che la sua attività di ebanista doveva avergli fruttato adeguate somme di denaro se si era potuto permettere un investimento del genere, sebbene, forse, agevolato dalle entrature dell’architetto Canonica con il quale il rapporto di collaborazione appare evidente.
Anche sull’anagrafica di Moreschi non si hanno informazioni.
Sappiamo che Paolo Moschini, suo alunno, era nato nel 1789 e che l’apprendistato presso Moreschi si svolge prima dell’esperienza toscana (vedi ancora nota 1). Supponendo che all’epoca Moschini fosse, ad esempio, sedicenne, possiamo collocare il loro rapporto attorno al 1805, epoca in cui, come si può dedurre da quanto precede, Moreschi fosse già un personaggio affermato e quindi di una certa età.
Possiamo ipotizzare che fosse nato attorno al 1760, quindi pressoché coetaneo di Canonica e di Cagnola, non oltre, a meno di non pensare che la sua morte sia stata decisamente prematura.
Infatti, da un documento del 1818 si può dedurre che all’epoca fosse già morto. Si tratta del foglio “d’annunzj” n. 283 dell’8 novembre 1818, contenuto in una raccolta della Gazzetta di Milano edita dalla Stamperia di Governo e, più precisamente dell’editto n. 19156 del 15 ottobre 1818 in cui, per ordine dell’Imperial Regio tribunale di prima istanza civile, si chiede di comparire davanti al medesimo tribunale “a tutti quelli i quali credessero di poter far valere un qualche diritto come eredi, come creditori, o per qualunque altro titolo legale sopra l’eredità di Epifanio Moreschi”. L’istanza è promossa direttamente o tramite legali rappresentanti dall’”interdetto” Carlo Giuseppe Moreschi, dal prof. Alessandro Moreschi, da Carlo Gio. Moreschi, da Giovanna Moreschi maritata Morandi e altri, i cui legami con Epifanio non ci sono noti.
NOTE
[1] Si rimanda all’articolo Un tavolino neoclassico di Paolo Moschini (novembre 2022) [Leggi] e alla relativa bibliografia.
[2] L’ipotesi che Epifanio Moreschi fosse anche intagliatore è suscitata da Giuseppe Pucci che così scrive “Emulo del Maggiolini fu Epifanio Moreschi, che a differenza del primo pratico assiduamente la tecnica dell’intaglio” (Pucci 1986 p. 260).
[3] Il brano che lo riguarda è già stato riprodotto nell’articolo Notizie contrastanti sull’ebanista neoclassico Carlo Maltusio a cominciare dal nome (aprile 2023) [Leggi].
[4] Le religiose erano conosciute come monache “della Maddalena d’abito nero” per distinguerle da quelle del convento di Santa Maria Maddalena al Cerchio, le quali vestivano l’abito bianco delle umiliate. La chiesa della Maddalena Nera, che si trovava lungo l’attuale Corso Italia, fu soppressa ed espropriata nel 1798 insieme all’annesso convento.
[5] La proposta non fu accolta e si decise che, per non impedire le evoluzioni militari, l’anfiteatro si sarebbe potuto erigere “vicino al dazio di Porta Tenaglia”. La Porta Tenaglia, progettata nel 1521 dall’architetto Cesare Cesariano 1475-1543), fu demolita nel 1571, ma restò come toponimo.
[6] Cagnola è, con tutta probabilità l’architetto Luigi Cagnola (1762-1833), mentre su Ivo Brivio non è stato al momento possibile acquisire informazioni).
Bibliografia citata
–Atti della Società Patriottica di Milano diretta all’avanzamento dell’Agricoltura, e delle Arti, volume III, Imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, Milano 1793.
– Il genio letterario d’Europa, Antonio Zatta e figli, Venezia 1794.
-C. Alberici, Il mobile lombardo, Gorlich 1969.
-G. Pucci, Antichità e manifatture: un itinerario, in Salvatore Settis (a cura di), Memoria dell’antico nell’arte italiana, vol. III (Dalla tradizione all’Archeologia), Torino 1986.
-Letizia Tedeschi e Francesco Repishti (a cura di), Luigi Canonica 1764-1844. Architetto di utilità pubblica e privata, Mendrisio Academy Press-Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2011.
Gennaio 2024
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