Eugenio Imbert, collezionista e antiquario. I fotografi.
della Redazione di Antiqua
Nel febbraio 2021 pubblicavamo la prima parte di un contributo sull’antiquario Eugenio Imbert [Leggi] incentrato prevalentemente sul suo modo di lavorare e sui rapporti con i fornitori (ditte e artigiani).
Notizie, documenti e immagini erano tratti da una parte del suo archivio professionale che in quella sede veniva pubblicato integralmente in Appendice e a cui si rimanda.
L’ultima parte dell’archivio è dedicata alle FOTOGRAFIE e proprio di queste desideriamo ora occuparci, sfogliando idealmente l’agenda dei fotografi che collaborarono con Imbert a partire da Antonio Paoletti di cui si è fatto cenno nella prima parte.
Antonio Paoletti nasce a Livorno il 28 aprile 1881 e si trasferitosi a Milano dove apre uno studio fotografico in via Pantano 3 nel 1908 [Figura 1].
Figura 1. Timbro a secco dello studio Paoletti in via Pantano 3 a Milano.
Collabora con diverse istituzioni museali milanesi e con altri committenti che lo portano a realizzare diversi scatti nel campo idroelettrico. Uno dei suoi lavori più prestigiosi è la documentazione fotografica dei restauri eseguiti nel 1937 in Santa Maria delle Grazie. Muore a Milano il 20 giugno 1943 e viene sepolto al cimitero Monumentale (nota 1).
Pensiamo che l’album di fotografie realizzato per Imbert, citato nella prima parte, risalga agli inizi del Novecento, forse uno dei primi lavori di Paoletti che comunque risulta essere il primo fotografo di riferimento dell’antiquario milanese. Mostriamo l’immagine di alcune tazze istoriate che non era stato possibile pubblicare in precedenza (Appendice, Documento B) [Figura 2].
La tazza di destra è stata rintracciata, grazie all’auto del prof. Gianni Giancane, presso il Museo Gianetti di Saronno (Mi), facente parte di una serie di sei tazze con piattini decorati con soggetti romani, siglate PB (monogramma del committente), appartenente alla produzione Antonibon di Nove di Bassano (Vc) durante la gestione di Giovanni Baroni (1802-1810) [Figura 3, nota 2].
Figura 2. Antonio Paoletti, tazzine istoriate, fotografia cm. 17 x 11.
Figura 3. Manifattura Antonibon, gestione Baroni (1802-1810), due tazzine e un piattino, porcellana dipinta in policromia e oro, Saronno, Museo Gianetti.
Quello con lo Studio Camera potrebbe essere stato un incontro occasionale, ma, visti i rapporti con Bologna documentati nel precedente articolo, è più probabile che Imbert abbia intrattenuto un rapporto abbastanza continuativo con questo studio fotografico attivo a Bologna dalla fine dell’Ottocento sino al 1986 nella storica sede di via Indipendenza 33 (nota 3).
Tuttavia, l’unica immagine in archivio che possa documentare questo rapporto è una cartolina postale raffigurante una credenza vetrina neo-rinascimentale, recante sia il timbro IMBERT, sia il timbro FOT. G. CAMERA-Bologna [Figura 4].
La credenza vetrina rientra nella tipologia dei mobili compositi in voga all’inizio del Novecento, definizione che indica mobili adibiti a funzioni di contenitore/espositore. In questo caso, potrebbe anche trattarsi di un mobile “composito” in senso stretto, ossia parzialmente ricostruito con elementi antichi.
Figura 4. Credenza vetrina neo-rinascimentale, cartolina, cm. 13,5 x 8,5. Sul retro: Post Card, timbro IMBERT, timbro FOT. G. CAMERA-Bologna.
Certamente, il fotografo di riferimento di Eugenio Imbert, almeno dagli anni Trenta del Novecento in poi è stato Mario Perotti (1909-1999).
Dopo aver lavorato come apprendista presso lo studio del pittore e fotografo Emilio Sommariva a Milano, passa nel 1930 allo studio Abeni del quale diventa proprietario dal 1936 e dove lavora fino al 1983 (nota 4).
Numerose fotografie realizzate da Perotti sono contenute anche nella prima parte dell’archivio Imbert, come quella raffigurante una tazzina con piattino di Meissen a decoro radiert [Figura 5], recante sul retro il timbro ABENI di M. Perotti Milano Tel. 87563 (Appendice, Documento D/7). La fotografia è databile dopo il 1936, anno di acquisto dello studio Abeni da parte di Perotti come sopra ricordato.
Figura 5. Mario Perotti (Abeni), tazzina e piattino di Meissen a decoro radiert, prima metà del XVIII secolo, fotografia cm. 11,5 x 16. Sul retro: ABENI di M. Perotti Milano Tel. 87563. Sul decoro radiert si rimanda all’articolo Porcellana di Meissen con decoro radiert e gli Hausmaler di Augsburg (dicembre 2020) [Leggi], nonché alla serie di articoli di Alessandro Biancalana sugli Hausmaler in corso di pubblicazione dal gennaio 2021.
Sicuramente successiva di diversi anni è la fotografia raffigurante un gruppo dionisiaco in marmo [Figura 6], contenuta in una busta gialla intestata PEROTTI Studio Fotografico-Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala) Milano telefono n. 870.563 (Appendice, Documento D/4). La differenza di uno 0 (zero) tra i due numeri è il risultato di una delle tante revisioni dei numeri telefonici verificatesi a Milano nel corso degli anni.
Figura 6. Mario Perotti, gruppo dionisiaco in marmo, fotografia cm. 24 x 18, sul retro: MARIO PEROTTI Fotografie di quadri e sculture-Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala) Milano telefono n. 870.563.
Quello di “Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala)” è l’indirizzo già dello studio Abeni e viene quasi sempre specificato in questo modo.
Tra la fotografia di Figura 5 e 6 potrebbe collocarsi lo scatto raffigurante una console neoclassica intagliata e dorata, ambientata in un salotto [Figura 7], recante sul retro il timbro M. PEROTTI (ABENI) entro riquadro. Lo stesso dicasi per la fotografia di una credenza a due corpi provenzale [Figura 8], recante sul retro il timbro Mario Perotti (in corsivo) Fotografie di quadri e sculture-Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala) Milano telefono n. 870.563 (Appendice. FOTOGRAFIE-Mobili).
Figura 7. M. Perotti, console neoclassica intagliata e dorata, fotografia cm. 17,5 x 23. Sul retro: PEROTTI (ABENI)-Galleria Vitt. Emanuele Angolo P. Scala tel. 87.563; timbro IMBERT.
Figura 8. M. Perotti, credenza a due corpi in massello di noce (metà circa del XVIII secolo, Provenza), fotografia cm. 17 x 24. Sul retro: Mario Perotti Fotografie di quadri e sculture-Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala) Milano telefono n. 870.563; n. 101, timbro IMBERT.
Il N. 110 che compare sul retro della fotografia di Figura 7 potrebbe essere un numero di serie che non compare sul retro della fotografia di Figura 4, bensì su sette scatti relativi a mobili veneti, recanti sul retro il timbro MARIO PEROTTI Studio Fotografico-Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala) Milano telefono n. 870.563, un timbro numerazione con cifre comprese tra 13036 e 21171), nonché note manoscritte a matita, alcune delle quali relative a cataloghi Finarte (aste 11-12-25 e 27) (Appendice. FOTOGRAFIE-Mobili).
Siamo in grado di mostrare non solo la fotografia di Perotti di una coppia di comodini veneziani dipinti e laccati, ma l’immagine degli stessi mobili scattata in una collezione privata in Toscana diversi anni or sono [Figure 9 e 10].
Figura 9. Mario Perotti, coppia di comodini dipinti e laccati (Venezia, metà circa del XVIII secolo), fotografia cm. 18 x 24. Sul retro: timbro PEROTTI Studio Fotografico-Galleria Vittorio Emanuele (Angolo piazza Scala) Milano telefono n. 870.563; timbro numerazione 14267; note manoscritte a matita “n. 140 cat. Asta 27 Finarte.
Figura 10. Coppia di comodini dipinti e laccati, Venezia, metà circa del XVIII secolo, collezione privata.
Di grande interesse è una serie di fotografie a colori raffiguranti un cassettone con piano in marmo [Figura 11] e due dettagli del retro dello stesso dove compare un’etichetta a stampa “Palazzo R. di Bologna Appart. … Camera N. … N.” con varie aggiunte a mano [Figura 11 bis] e due timbri con una N coronata e la sigla MR [Figura 11 ter].
Sul retro della fotografia di Figura 9 si legge la scritta a penna “Prov. Palazzo Galliera-Bo” e si vede un’etichetta autoadesiva che colloca lo studio fotografico Perotti in via Jean Jaurés a Milano (Appendice. FOTOGRAFIE-Mobili).
Figura 11. Mario Perotti, cassettone (Roma, terzo quarto del XVIII secolo), fotografia cm. 20 x 25. Sul retro: etichetta autoadesiva Studio Fotografico Perotti Via Jean Jaurés, 19 Milano Telefono 02-26144804; c/8994; scritta a penna “Prov. Palazzo Galliera-Bo”.
Figure 11bis e 11ter. Dettagli del cassettone di Figura 11, particolari di una stampa fotografica cm. 20 x 25. Sul retro la scritta a penna: “DA SPIGOLO A SPIGOLO MISURE 190 X 85 PROF. 90”.
Questo dimostra che Mario Perotti aveva a quel tempo trasferito la sua sede dalla Galleria Vittorio Emanuele, angolo piazza Scala a via Jean Jaurés, ossia nel quartiere di Turro, una zona di Milano piuttosto decentrata, situata a Nord-Est. È probabile che ciò sia avvenuto nel 1983 come sopra indicato (vedi ancora nota 3), perché il tipo di fotografia sembra proprio risalire agli anni Ottanta.
Non meno interessanti è l’oggetto rappresentato.
Si tratta di un cassettone a due cassetti e gamba alta di quelli che vengono in genere attribuiti all’ebanisteria romana e datati al terzo quarto del Settecento, anche se il terminale del piede ad artiglio e sfera (claw and ball), di derivazione inglese, è più frequente nei mobili napoletani dell’epoca di Carlo III (secondo quarto del secolo).
Che a Bologna si possa trovare un mobile romano è plausibile dato che la città e buona parte dell’Emilia hanno fatto parte dello Stato della Chiesa dal XVI al XVIII secolo.
La presenza di etichette napoleoniche che denota l’appartenenza del mobile agli arredi del “Palazzo Reale di Bologna” e l’indicazione di una provenienza da “Palazzo Galliera” richiede una spiegazione più complessa.
Stiamo parlando di uno dei palazzi più sontuosi di Bologna, costruito nel 1603 e completato durante il Settecento, situato in via delle Asse (ora via IV Novembre). Nel 1805 ospitò Napoleone a cui lo vendette, l’anno seguente, il proprietario Carlo Caprara, aristocratico e uomo politico bolognese legate alla causa bonapartista. Nell’anno ancora successivo, il 1807, Napoleone donò il palazzo a Giuseppina di Leuchtenberg, primogenita del viceré d’Italia Eugenio Beauharnais e duchessa di Galliera (da qui il nuovo nome del palazzo), dopo che Napoleone le ebbe portato in dote nel 1813 le terre di Galliera acquistate l’anno prima da Antonio Aldini (nota 5).
Tornando al fotografo Mario Perotti, dopo essersi trasferito, cede l’attività al fotografo Enrico Colnaghi con cui Eugenio Imbert prosegue la collaborazione (nota 6).
Ne è testimonianza la fotografia di un camino in marmo proveniente da palazzo Resta Pallavicino in via Conservatorio a Milano (Appendice. FOTOGRAFIE-Altro). Il camino è in stile Impero, ma risale plausibilmente agli anni tra il 1837 e il 1939 quando venne rifatta la facciata del palazzo in stile neoclassico e rinnovati gli interni [Figura 12].
Figura 12. Camino in marmo, 1837-39, (già?) Milano, Palazzo Resta Pallavicino, fotografia cm. 18 x 24. Sul retro: timbro (rosso) Studio Fotografico PEROTTI di Colnaghi Enrico & C. s.n.c. Via Jean Jaurés, 19 con numerazione c/3408, scritta a matita “prov. Palazzo – Resta Pallavicino via Conservatorio”.
Le relazioni internazionali di Eugenio Imbert lo mettono inevitabilmente a contatto anche con fotografi stranieri. È il caso di Raymond Fortt, noto fotografo di nature morte specializzato in mobili antichi, orologi, dipinti e sculture. Non abbiamo reperito notizie recenti su di lui, ma i Raymond Fortt Studios hanno ancora sede nel Surrey, una contea che dal 1965 fa parte della Grande Londra, in particolare di Kingston upon Thames, borgo di Londra collocato a Sud Ovest.
Dal 1955 circa al 1969, Raymond lavora con Charles Biggs presso la ditta antiquaria E. T. Biggs & Sons fondata nel 1866 con sede a Maidenhead, una contea del Berkshire nel Regno Unito.
All’epoca dei rapporti con Imbert, la sede di Raymond Fortt risulta però essere in Linden Gardens a Bayswater è uno dei quartieri centrali di Londra.
Lo si deduce da due fotografie raffiguranti lampadari di cristallo, collocate all’interno di una busta gialla intestata a Monsieur Roger Imbert [Figura 13, nota 7] (Appendice. Documento D/3).
Figura 13. Raymond Fortt, lampadario, fotografia cm. 24 x 19. Sul retro: Photographs by Raymond Fortt A.I.B.P. 36 Linden Gardens W.2. Bayswater 4513, più vari numeri.
Per chiudere, mostriamo una fotografia di piccolo formato del tipo denominata “provino”, destinata ad essere riprodotta in grande formato, raffigurante un interno arredato con mobili lombardi [Figura 14] (Appendice. FOTOGRAFIE-Mobili). Non crediamo sia uno scorcio della Galleria Imbert, quanto piuttosto una delle tante case borghesi in cui l’antiquario, o chi per lui, faceva i suoi acquisti.
Figura 14. Interno borghese, fotografia cm. 10 x 10.
NOTE
[1] Queste e altre notizie sono reperibili sul sito FotografieInComune del Comune di Milano [Vedi].
[2] Grazie alla cortesia di Mara De Fanti, direttrice e conservatrice del Museo Gianetti, siamo in grado di documentare l’acquisto delle sei tazze e relativi piattini effettuato dal commendator Giuseppe Gianetti nel marzo 1938 [Figura A].
Figura A. Fattura della galleria E. Imbert del 7 marzo 1936 (quietanzata in data 13.3.1936) relativa all’acquisto di sei tazzine e piattini (Museo Gianetti, Doc 36030700; per gentile concessione).
Eccone la trascrizione del testo dattiloscritto.
7 marzo 1936
Preg. sig. G. Gianetti. =Milano
Venduto:
Serie di n° 6 tazze di antica porcellana della
Fabbrica di A. Baroni delle Nove de corata a
Pannelli con scene varie contornate da fregi
E geroglifici in oro firmate in oro.
A cadauna 1200 7200
fornito da ordinazione n° 6 sup orti da tazze =
Bollo di fattura 3
Totale 7203
Accredito per reso:
N° Due uccelli antichi in cristallo Cinesi 5200
Totale a dare 2003
In calce alla lettera compare un’annotazione a penna, presumibilmente di Giuseppe Gianetti che recita: “Milano 6.4.36, Parlato con il sig. Imbert = il sig. Imbert si comporta moto bene = visto la rottura aggiustata male con gomma e recente”.
Le tazze furono esposte alla mostra del Settecento veneziano tenutasi a Ca’ Rezzonico proprio nel 1936 e sono citate nella distinta di prestito alla mostra conservata presso il Museo Gianetti.
Precisiamo che altre ceramiche fotografate da Paoletti e inserite nell’album di cui sopra (Appendice, Documento B) sono state acquistate da Giuseppe Gianetti e ancora fanno parte della collezione del suo museo (Mara De Fanti, comunicazione dell’11.4.2021).
[3] Sullo Studio Camera [Vedi].
[4] Su Mario Perotti, brevemente [Vedi]. Su Emilio Sommariva [Vedi].
[5] Per approfondire le figure di personaggi di grande rilevanza come Carlo Caprara (1755-1816) e Antonio Aldini (1755-1826) si possono trovare in rete numerose notizie, in particolare sul sito www.storiaememoriadibolologna.it .
[6] Risulta che lo studio fotografico si sia trasferito a Bellusco, attuale provincia di Monza e Brianza, mantenendo la denominazione Studio Fotografico Perotti di Colnaghi Enrico & C. S.n.c. e adesso operi ancora allo stesso indirizzo dopo aver sostituito Cinzia a Enrico nella ragione sociale.
[7] Roger Imbert (Roma 1911-Parigi 1996) era figlio di Alexandre, fratello di Eugenio Imbert, ed aveva la sua galleria a Parigi al n. 157 di rue de Faubourg Saint-Honoré a Parigi dove si era specializzato in oggetti della Restaurazione Francese [Vedi].
Ringraziamo sentitamente Maurizio Cera oltre ai già citati Mara De Fanti e Gianni Giancane.
Maggio 2021
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