Chiara Spanio, Giovanni Giuseppe Piccini scultore, Bolis Bergamo 2011, 226 pagine formato 25×33, euro 40,00.

Dopo dodici anni dal suo primo lavoro su Nuovi Studi dedicato a Giovanni Giuseppe Piccini, intagliatore bergamasco attivo tra XVII e XVIII secolo, Chiara Spanio riesce finalmente a far pubblicare un signor libro dall’ottimo editore bergamasco Bolis. Nel frattempo, è stato possibile correggere il tiro e nuove opere si sono aggiunte al catalogo, in gran parte per merito della stessa Spanio. Quello che abbiamo tra le mani è quel che si dice un bel libro dove testo e immagini si rubano la scena.
La Spanio affida la prima parte a una serie di saggi che ripercorrono la vita e le opere di Piccini e la storiografia che l’ha riguardato. L’attenzione si concentra poi sull’inginocchiatoio della parrocchiale di Telgate (Bg), padrona di casa e sponsor dell’iniziativa editoriale. Qui si susseguono gli interventi della stessa Spanio, di mons. Giuseppe Sala, il quale fornisce una lettura iconografica dell’opera, e del restauratore Luciano Gritti.
Segue la parte più corposa intitolata Le opere, circa 140 pagine di immagini nelle quali i lavori di Piccini sono fotografati da Adolfo Bezzi, marito dell’autrice e fotografo professionista, in tutti i particolari che consentono di coglierne gli aspetti peculiari.
Nella parte finale tutte le 48 opere vengono rapidamente catalogate in ordine cronologico e a esse si aggiungono 29 opere già in passato attribuite a Piccini che l’autrice ritiene di dover stralciare dal suo catalogo. Come in tutti i lavori seri e scientifici non mancano l’appendice documentaria, la bibliografia, l’indice dei nomi e dei luoghi.
Il risultato è un volume ricco di contenuti, in grado però di appagare anche chi ama le edizioni sontuose in ossequio a una tendenza che pare ormai imprescindibile per questo genere di pubblicazioni. Il connubio tra testi di interesse scientifico (destinati quindi prevalentemente a un pubblico selezionato di studiosi e addetti ai lavori) e immagini di grande formato ed effetto, secondo un’impostazione grafica glamour del genere inaugurato da Franco Maria Ricci, desta sempre qualche perplessità. Tuttavia, bisogna riconoscere che, potendoselo permettere, disporre di immagini ad alta risoluzione e di dettaglio aiuta molto anche l’attività dello studioso nel fare confronti e trovare corrispondenze tra le varie opere. Se proprio siamo alla ricerca di un difetto, lo possiamo trovare nella frammentazione della parte iniziale in saggi isolati, che tendono talvolta a ripetere gli stessi concetti, e nella mancanza di precise corrispondenze tra testo e immagini, come se testi e immagini corressero su binari separati. In considerazione della passione e della competenza dell’autrice il giudizi resta comunque largamente positivo.

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