Gli Antoniazzi. Rapporti tra liuteria ed ebanisteria a Cremona

di Andrea Bardelli (*)

Il tavolino qui presentato è datato e firmato da un certo Gaetano Antoniazzi di Cremona che lo ha eseguito nel 1869 o 1864, essendo l’ultima parte dell’iscrizione di difficile leggibilità [Figura 1].

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Figura 1. Gateano Antoniazzi, Tavolino impiallacciato e intarsiato, misure: n.d., Cremona, 1869 (o 1864), inedito, Milano collezione privata.

Il tavolino presenta un piano ovale interrotto da spigoli smussati, sostegno centrale sfaccettato sul quale si innestano quattro gambe incurvate, ma spigolose. Il piano è impiallacciato in radica di noce con al centro un complesso intarsio geometrico a parquet in legni di varie essenze e, alle estremità due diversi intarsi figurati che mostrano scene di storia garibaldina. Sulla restante parte del piano e sulle gambe compaiono piccole riserve in radica di noce o intarsiate in modo compendiarlo.
Questo mobile è testimone della predilezione per la tarsia e per l’utilizzo di essenze chiare con filettature scure, aspetti questi che trovano, rispettivamente, la massima espressione in due celebri ebanisti, entrambe cremonesi, il Maffezzoli e il Moschini.
Un tavolino di Antoniazzi era già stato pubblicato da Maurizio Cera nel suo volume sul mobile italiano (M. Cera, Il mobile italiano, Longanesi, Milano 1983 p.184 n.309).
Si tratta di un tavolino con piano sagomato, intarsiato al centro con un vero e proprio dipinto a tarsia di argomento patriottico-risorgimentale; il bordo del piano, così come il fusto a colonna a sezione poligonale e la base curiosamente sfaccettata e polilobata, sono decorati ad intarsi policromi con motivi floreali stilizzati [Figura 2].

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Figura 2. Gaetano Antoniazzi, Tavolino da centro intarsiato, cm. 73 x 85 (già Finarte, Milano 4 marzo 1880).

Nonostante la foto in bianco e nero, l’unica disponibile, possiamo immaginarne l’effetto decorativo, incentrato sulla stessa vivace policromia già riscontrata a proposito del primo tavolino di cui ci siamo occupati.

Ma chi era questo Antoniazzi che firma la sua opera “Antoniazzi Gaetano fece a Cremona” ?.
Rispondiamo pubblicando una curiosa locandina pubblicitaria che lo vede, anziano, insieme ai già attempati figli Riccardo e Pompeo, liutai cremonesi [Figura 3].

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Figura 3. Locandina famiglia Antoniazzi liutai cremonesi.

Per una sorta di impermeabilità che spesso impedisce alle diverse discipline di incontrarsi, l’Antoniazzi ebanista e l’Antoniazzi liutaio avrebbero potuto condurre per sempre, sotto il profilo degli studi, strade separate.
In verità ci siamo imbattuti nell’Antoniazzi liutaio non del tutto per caso. L’idea di trovare nella più rappresentativa delle arti cremonesi un “link” con la produzione di mobili, ci aveva indotti a svolgere qualche ricerca in quella direzione. La fortuna ci ha aiutato.

In un bellissimo ed esauriente saggio intitolato Cenni di storia del periodo classico della liuteria cremonese [Leggi] ricaviamo una serie di informazioni sugli Antoniazzi.
Purtroppo, è proprio Gaetano Antoniazzi (1825-1897) a segnare il declino dell’attività liutaria cremonese e il suo definitivo spostamento a Milano, dove Antoniazzi si trasferisce con i figli.
Qui, nel periodo che va fra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, egli segue le orme delle antiche tradizioni, ma, a detta degli esperti, con esiti non sempre eccellenti.
In conclusione, non pensiamo che la produzione di mobili, documentabile attorno agli anni Sessanta dell’Ottocento, fosse alternativa a quella di strumenti musicali – costituendone una sorta di diversificazione – né che l’abbia solo preceduta in ordine di tempo.
Pensiamo invece che la bottega Antoniazzi fosse in grado di creare sia gli uni sia gli altri.
Forse questo è ancora poco per stabilire una connessione, estendibile anche ad epoche precedenti e ad altre botteghe.
Anticipiamo, tuttavia, che il “magnifico” Stradivari vantava un passato da falegname, quindi, forse, anche un presente, all’epoca in cui era un celebrato liutaio. Ma di questo parleremo in una prossima occasione.

(*) L’articolo è stato riveduto nel 2020 e costituisce l’integrazione tra una scheda del 9.2.2006 già pubblicata nella sezione Mobili firmati e un articolo del 3.7.2008, intitolato originariamente Rapporti tra liuteria ed ebanisteria a Cremona (Antoniazzi), pubblicato nella sezione Artefici del legno in Antiqua.mi.