I falegnami di Cerro

di Andrea Bardelli

In un volume dedicato alla chiesa di Santa Maria del Bigorio a Capriasca in Canton Ticino (CH), pubblicato nel 2008, apprendiamo che l’attuale altar maggiore è stato costruito dal 25 maggio al 27 luglio 1743 dai “falegnami di Cerro, presenti in numero da cinque a otto, “oltre l’intagliatore”. Il manufatto ligneo fu inizialmente collocato in un altare laterale e solo nel 1780 posto dove attualmente si trova [Figura 1, nota 1].

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Figura 1. Bottega Cerino, altar maggiore, 1743, Capriasca, chiesa di Santa Maria del Bigorio (foto wikipedia).

La decorazione è affidata a una serie di cartelle: quella centrale è mistilinea con contorno filettato, con qualche motivo sfrangiato, che delimita un’ampia riserva in radica di noce; le cornici esterne sono rettangolari, sempre lastronate in radica e delimitate da cornicette a rilievo.
Dalla stessa pubblicazione apprendiamo anche che il legno di noce per fare l’altare proveniva “dalla Capriasca”, mentre la radica dalle valli di Isone in “luogo ove non si vede mai il sole”.
Un saggio della qualità dei materiali impiegati è fornito dall’immagine della cornice che racchiude la pala posta al centro dell’altare, raffigurante una Madonna con Bambino [Figura 2, nota 2].

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Figura 2. Lambert Lombard (attr.), pala dell’altare maggiore, Capriasca, chiesa di Santa Maria del Bigorio (foto di Pietro Grigioni).

Dal punto di vista di chi studia gli arredi lignei, un forte motivo di interesse è costituito dal fatto che l’accentuata forma bombata della parte inferiore dell’altare e il decoro intarsiato [Figura 3] ricorrono nei cassettoni lombardi che si è soliti datare non prima della metà del Settecento [Figura 4]. Si vedano in proposito gli articoli pubblicati su Antiqua nel maggio 2012 [Leggi] e nel luglio 2014 [Leggi ].

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Figura 3. Dettaglio dell’altare di Figura 1.

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Figura 4. Dettaglio di un cassettone a ribalta lombardo databile attorno al 1756 (vedi articolo del maggio 2012 sopra indicato, alla Fig. 1).

Ci si è subito domandati chi fossero i “falegnami di Cerro” capaci di produrre un lavoro di così alta qualità e innovativo rispetto all’epoca.
L’identificazione della stessa Cerro si è presentata subito problematica poiché nella sola Lombardia sono presenti ben sei località che hanno questo nome (nota 3).
Per motivi che saranno più chiari nel prosieguo, la scelta cade su Cerro Maggiore, semplicemente Cerro fino al 1862 quando diventa “Maggiore” proprio per distinguerlo dai numerosi altri, almeno da quelli lombardi.
Diciamo subito che sebbene Cerro Maggiore disti pochi chilometri da Parabiago, patria di Giuseppe Maggiolini, non vi è alcuna relazione tra i nostri falegnami e quest’ultimo, nato nel 1738 e iniziato alla professione di falegname nel monastero cistercense di Sant’Ambrogio della Vittoria a Parabiago (nota 4).
All’identificazione di Cerro Maggiore come patria dei nostri falegnami – continuando a ignorare l’origine del pur abile intagliatore che lavora a Capriasca – siamo stati indotti dai testi di don Tarcisio Ferrari relativi all’organo della chiesa Collegiata di Bellinzona, sempre in Canton Ticino (nota 5).
Egli scrive che nel 1791 si decide di ingrandire l’organo e di sostituire la vecchia cantoria con una nuova a opera di un certo Defendente Cerino il quale la realizza con altri falegnami, ultimandola nel 1795, e firmandola all’interno come segue “Diffendente Cerino Falegname di Cerro Statto Milanese Fecit 1791 [Figure 5 e 6].

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Figure 5 e 6. Defendente Cerino, cassa dell’organo e cantoria eseguita,1791-1795, Bellinzona, Collegiata (Foto T. Ferrari, Aigle).

La cantoria, costruita in legno naturale, sarà poi dipinta e “indorata” dal pittore e doratore Carlo Toscanelli.
A giudizio di don Ferrari, “… la cantoria della Collegiata [di Bellinzona] presenta notevoli elementi architettonici e stilistici d’interesse soprattutto poiché costruita in un periodo già di transizione tra il tardobarocco e il neoclassico e per la sua struttura a due piani che costituisce in Italia una rara eccezione”.
Apprendiamo inoltre che gli stessi Cerino avevano eseguito pochi anni prima le due cantorie della chiesa parrocchiale del loro paese Cerro (Maggiore), utilizzando “… in parte lo stesso linguaggio ornamentale. In questo caso i riquadri decorativi sono abbelliti da strumenti musicali in legno scolpito e dorato. La cornice sporgente è decorata da un cordolo dorato a intaglio” [Figura 7].

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Figura 7. Bottega Cerino, cantoria (una di due collocate una di fronte all’altra all’inizio della navata), Cerro Maggiore, parrocchiale. E’ possibile che i Cerino abbiano eseguito anche le casse dei due rispettivi organi.

A proposito degli artefici, don Tarcisio Ferrari scrive che “… i Cerini [sic] di Cerro Milanese fanno parte di una famiglia di artisti falegnami attivi in Lombardia dal Seicento al primo Novecento”, precisando di aver tratto la notizia dal testo di un altro sacerdote, don Vittorio Branca che parla della chiesa parrocchiale di Cerro Maggiore intitolata ai ss. Cornelio e Cipriano (nota 6).
Ci siamo recati subito a Cerro Maggiore e presso la locale Biblioteca abbiamo reperito il volume di don Vittorio Branca, ma non vi abbiamo trovato alcun cenno esplicito ai falegnami Cerino o Cerini (nota 7). Apprendiamo però che una famiglia Cerrini era presente a Cerro fin dai tempi di san Carlo Borromeo (1570). Inoltre, nel 1795 il parroco don Taverna si adopera per ottenere le necessarie autorizzazioni alla costruzione di due pulpiti, che sarebbero stati eseguiti per una cifra non esagerata per il fatto che “in paese [Cerro] vi sono, come è notorio, varii valenti Artefici di tal genere impegnati a fare un’opera lodevole per la premura, che hanno maggior decoro della loro chiesa con fare un discreto ribasso di giornate …”. L’autorizzazione giunge nel gennaio 1796 ed entro quello stesso anno i due pulpiti erano stati presumibilmente ultimati.
Non possiamo esserne certi, ma è ipotizzabile che gli artefici locali fossero proprio i Cerino; i pulpiti, ben visibili in una foto scattata verso il 1950 [Figura 8], sono stati rimossi dopo la ristrutturazione e l’ampliamento della chiesa avvenuto nel 1967 e se ne sono perse le tracce.

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Figura 8. Bottega Cerino, pulpiti, Cerro Maggiore, parrocchiale (foto del 1950 circa).

Sicuramente i Cerino erano ancora attivi come falegnami a Cerro nell’Ottocento poiché il falegname Giuseppe Cerini costruisce nel 1829 una “cassa da morto con barella” per le esequie di padre Felice Azzimonti, un francescano che ebbe modo di reggere per alcuni anni la locale parrocchia (nota 8).
Un’altro cenno a “un falegname di Cerro” viene fatto in un documento relativo alla storia di Busto Arsizio (Va) a proposito di quattro confessionali fatti fare nel 1739 dalla “Communità di Busto ad istanza del signor Preosto” per la locale Collegiata intitolata a san Giovanni, con l’intesa di farne un altro per la chiesa di san Michele. Non abbiamo potuto ancora verificare se queste opere si conservino ancora in sito; certamente nel settembre di quello stesso anno “… si levò dalla collegiata un confessionale, e si fece condurre alla chiesa della B. Vergine delle Grazie” (nota 9).
La presenza di un falegname Giuseppe Cerino è segnalata anche a Lodi nel 1763 dove avrebbe realizzato le cantorie per la chiesa di san Cristoforo (nota 10). La chiesa, sconsacrata, è attualmente inserita in un complesso monastariale adibito a sede della provincia di Lodi.
Delle cantorie non si è conservata alcuna traccia, così come alcune ricerche effettuate nel locale Archivio storico non hanno fatto emergere alcuna notizia su Giuseppe Cerino.
In attesa di verifiche e di ulteriori conferme, concludiamo con le parole di don Tracisio Ferrari (op. cit.): “Gli artisti di Cerro … hanno lasciato una preziosa testimonianza dell’arte religiosa lombarda, autori la cui importanza e opera in terra milanese resta ancora tutta da scoprire”.

Cronologia dei “falegnami di Cerro”

1739
Busto Arsizio (Va), Collegiata, confessionali.
1743
Capriasca, Canton Ticino (CH), Santa Maria del Bigorio, altar maggiore.
1763
Lodi, san Cristoforo, cantorie (perdute), opera di Giuseppe Cerino.
Ante 1790
Cerro Maggiore, Parrocchiale, cantorie, opere “dei Cerino”.
1791-1795
Bellinzona, Canton Ticino (CH), Collegiata, cassa dell’organo e cantorie, opera di Defendente Cerino.
1795
Cerro Maggiore, Parrocchiale, pulpiti (perduti).
1829
Cerro Maggiore, cassa da morto con barella, opera di Giuseppe Cerino.

NOTE

[1] Riccardo Quadri-P.Giovanni Pozzi, Santa Maria del Bigorio. Una storia secolare di spiritualità e accoglienza, Fontana, Lugano Pregassona 2008, p. 53 e p. 54, foto altare).

[2] L’opera è databile al secondo quarto del secolo XVI e forse eseguita dal pittore fiammingo Lambert Lombard [Vedi].

[3] Cerro al Lambro è vicino a Milano e in provincia c’è Cerro Maggiore. In provincia di Varese troviamo Cerro Laveno o Cerro Lago Maggiore, Cerro Cocquio vicino a Gavirate e una località Cerro vicino ad Azzio-Cuvio dove c’è la fabbrica di organi Mascioni (che però inizia la sua attività solo nel 1834): poi c’è un Cerro Bottanuco nella Bergamasca.
Per completezza citiamo Cerro Brembilla vicino a Cerriore (Vc), Cerro Tanaro vicino ad Asti, Cerro Veronese vicino a Grezzano (Vr), Cerro Volturno a circa 86 km. da Campobasso, Cerro Monte Santo (Sicilia).

[4] F. Pecchenini, Giuseppe Maggiolini e l’avvento del Neoclassicismo a Milano, in AAVV (a cura di E. Colle), Giuseppe Maggiolini un virtuoso dell’intarsio e a sua bottega di Parabiago, Parabiago (Mi) 2014, p. 11 e ss.

[5] Tarcisio Ferrari, La cantoria della chiesa Collegiata di Bellinzona [Vedi]. Lo stesso autore ha pubblicato L’organo Graziadio Antegnati della Collegiata di Bellinzona, Edizioni Casagrande, Bellinizona 2001, che riporta più o meno le stesso notizie sui Cerino [Vedi].

[6] Vittorio Branca, La nostra chiesa parrocchiale, 1967.

[7] Al termine del volume si legge: fine volume primo, ma a quanto ci è dato di sapere un secondo volume non è mai stato pubblicato.

[8] Tratto da Cerro Maggiore nel XIX secolo di don Vittorio Branca, dattiloscritto inedito.

[9] Antonio Maria Petazzi, Il giornale di Busto Arsizio (anni 1730-1752), Ed. Bustrino, Busto Arsizio (Va) 2006, p. 154.

[10] La notizia è riportata sia da don Tarcisio Ferrari (vedi sopra nota 5), sia dalla guida rossa del Touring Club Italiano dedicata alla Lombardia (escluso Milano), 1999, p. 896.

L’autore ringrazia, in ordine di apparizione, il personale della Biblioteca di Cerro Maggiore, il sig. Egidio Burato della segreteria della locale parrocchia, nonchè responsabile del sito, il prof. Giuseppe Proverbio che si occupa dell’archivio storico della parrocchia medesima, Pietro Grigioni che ha scattato la fotografia di Figura 2 e i signori Giovanni Vanini e Pier Luigi Majocchi, studiosi lodigiani e autori di Antiqua.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, marzo 2015

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