Il cieco di Gambassi
della Redazione di Antiqua (*)
Il data 5 ottobre del 2006, Semenzato presenta in asta un piccolo gruppo in stucco policromo che rappresenta La Vergine in deliquio con le pie donne, attribuito a modellatore del XIV secolo [Figura 1].
Figura 1. Plasticatore del XVI secolo o Giovanni Gonnelli (?), La Vergine in deliquio con le pie donne, stucco policromo, cm. 24×25,5, Semenzato, 5 ottobre 2006 n. 155, stima 15.000-20.000 euro.
Non sappiamo chi sia il fortunato che si sia aggiudicato l’opera, proposta per altro con un valore di stima ragguardevole, quale sia stato il prezzo di acquisto e se egli abbia agito d’istinto o se si fosse documentato. Abbiamo scoperto che si tratta con, tutta probabilità, del bozzetto di un gruppo in terracotta policroma, intitolato Madonna dello Spasimo, che si trova in una delle cappelle del convento di san Vivaldo in Valdelsa [Figura 2].
Figura 2. Plasticatore del XVI secolo o Giovanni Gonnelli (?), Madonna dello Spasimo, terracotta, san Vivaldo (san Miniato al tedesco), convento dei frati minori osservanti.
Il complesso si componeva di una serie di cappelle, in origine trenta ora ridotte a diciassette, ciascuna delle quali ospitante un gruppo di terracotte raffiguranti episodi della Passione; troviamo una Cena del Fariseo, un Cristo davanti a Pilato, un’Incredulità di san Tommaso, un’Ascensione e altre ancora. Tutto ebbe inizio nel 1501 quando ai frati francescani venne affidato il restauro di un’antica chiesa eretta in memoria di un monaco eremita di nome Vivaldo. I frati non si limitarono a restaurare la chiesa, ma la inserirono nell’ambizioso progetto di trasformare la collina e il bosco di san Vivaldo in una piccola Gerusalemme che fungesse da meta di pellegrinaggio.
Una prima considerazione è che il piccolo gruppo passato in asta presso Semenzato non può essere del XIV secolo, ma, quanto meno, successivo di due secoli.
Per quanto riguarda l’artefice, la tradizione popolare si ostina ad assegnare la paternità delle terracotte degli oratori di san Vivaldo allo scultore Giovanni Gonnelli detto il cieco di Gambassi, a dispetto della critica che non ha mai accolto quest’ipotesi.
Tutto pare sia derivato dal fatto che lo scrittore Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873) cita il Cieco di Gambassi come l’autore delle terracotte del convento di san Vivaldo nel romanzo Isabella Orsini, duchessa di Bracciano (1844). Inoltre, san Vivaldo dista pochi chilometri da Gambassi, patria del “cieco”.
Quella di Giovanni Gonnelli è una storia che merita comunque di essere brevemente raccontata. Egli nasce a Gambassi, ora Gambassi Terme (Fi) nel 1603, anche se alcune fonti sostengono che sia nato a Volterra, così come alcuni storici lo dicono nato nel 1610.
A undici anni, rimasto orfano di entrambe i genitori, viene mandato a Firenze come apprendista presso la bottega dello scultore Chiarissimo Fancelli (1588-1632) e, più tardi, in quella di Pietro Tacca (1577-1640); poi, ancora giovane, si reca a Mantova su richiesta di Carlo Gonzaga dove resta fino al 1630, data in cui le truppe tedesche espugnarono la città. Alcuni storici sostengono che fosse ipovedente già da anni, ma pare che proprio durante l’assedio di Mantova egli perda la vista a causa dello scoppio di una mina. Viene curato dai frati francescani che lo rimandarono in patria facendolo alloggiare in un convento di Volterra. Nonostante la sua menomazione esegue numerosi lavori, spostandosi a Firenze, Roma, Siena, Empoli e in altri luoghi.
Sono numerose le opere che gli vengono attribuite (vedi la voce su Wikipedia), ma molte sono andate perdute o si celano in collezioni private. Ad esempio, conosciamo un ritratto maschile in terracotta patinata, recante alla base la scritta “Iohannes Gambassius civis volterranus caecus fecit 1646” [Figura 3].
Figura 3. Giovanni Gonnelli, Busto maschile, h. cm. 45, firmato e datato 1646, terracotta, Milano, collezione privata.
Su di lui si raccontano anche alcune leggende come quella secondo la quale avrebbe scolpito “a memoria” il ritratto dell’amata Elisabetta poi divenuta sua moglie. Muore a Roma dove si era trasferito definitivamente. Anche sulla data di morte vi è discordanza, alcune fonti indicano la data del 1642 (sicuramente errata, visto che nel ’46 firma il busto di cui sopra), altre il 1656, altre ancora il 1664.
Molte notizie riportate in questo testo sono state tratte dal ritaglio di un articolo a firma Alessandro Francini Bruni apparso su un numero di una rivista del T.C.I. databile al 1950 circa.
(*) Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Antiqua.mi nell’aprile 2012 a firma Attilio Troncavini
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Post scriptum (agosto 2020)
Dopo la pubblicazione dell’articolo sono stati reperiti altri materiali che abbiamo l’occasione di riferire e in parte mostrare.
Il gruppo in stucco policromo di cui alla Figura 1 era già stato presentato in asta presso Boetto a Genova nel maggio 2006 (n. 339), evidentemente senza trovare acquirenti.
Nel novembre 1989, un gruppo simile in terracotta policroma era stato proposto a Milano da Sotheby’s [Figura 4], riconoscendovi “molte affinità con quello in terracotta modellato fra il 1498 e il 1515 per il Convento dei Francescani Osservanti a San Vivaldo nei pressi di Montaione”, lo stesso raffigurato in Figura 2.
Figura 4. Plasticatore toscano, Gruppo con l’Addolorata, terracotta, h. cm. 43, Sotheby’s (Milano), novembre 1989 n. 451, stima lire 10-15.000.000.
Nella didascalia del catalogo della casa d’aste si legge anche: “I bozzetti di questi modelli sono attribuiti a Giovanni della Robbia” e si cita la seguente bibliografia:
-J. Balogh, Acta Historiae Artium Academiae Scientiarum Hungariae, 1965, pp. 20-22 e tav. fig. 38 e 39;
–La civiltà del Cotto, Ant. Della Terracotta nell’area Fiorentina dal XV al XX secolo, catalogo, Impruneta, 1980, pp. 106-107.
Infine segnaliamo un articolo di Carlo Ajraghi dal titolo Giovanni Gonelli detto il cieco di Gambassi, pubblicato su Emporium n. 128, vol. XXII, agosto 1905, pp. 122-126, che contiene una ricostruzione della biografia artistica del Gonelli, mostra un suo ritratto di Livio Nehus inciso da Verlet e alcune immagini di sue opere.
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