Il collezionismo degli argenti d’epoca

di Gianni Giancane

Tra le numerose collezioni di oggetti antichi quella delle argenterie evoca di solito ambienti aristocratici e raffinati, inusuali per la maggior parte delle comuni dimore, almeno fino al secondo quarto dell’Ottocento, quando le mutate e mutanti condizioni socio-economiche spingono la borghesia medio-alta verso un nuovo tenore di vita.
Tali mutazioni avrebbero trovato consacrazione definitiva verso la fine del secolo e portato all’acquisizione di nuove abitudini nel campo dell’oggettistica d’arredo e d’uso comune. Si diffonde quindi l’uso di suppellettili realizzate nel prezioso metallo ad affermare lo status symbol dei proprietari.
Infatti, se nel XVIII secolo gli argenti compaiono solo nelle case patrizie, destinati alla sala di rappresentanza, allo studio, alle stanze da letto, alla sala da pranzo (con tutte le peculiarità che tali ambienti presentano per l’epoca), nel secolo successivo anche i ricchi e gli arricchiti in genere fanno di tutto per ostentare qualcosa di prezioso per ribadire con forza la loro nuova condizione.
Si diffondono così oggetti diversi che seguono gli stili degli arredi coevi, con frequenti sguardi al passato da cui non si può fuggire.
Tuttavia, molta argenteria del Settecento o precedente è andata perduta per varie vicissitudini (saccheggi, furti, alienazioni e, soprattutto, confische da parte dei governi per motivi politici e bellici), mentre una discreta disponibilità di argenti ottocenteschi è presente oggi nelle collezioni private, sia proveniente da lasciti ereditari, sia da acquisti posteriori, effettuati in genere sul mercato antiquario.

Argenti e territorio
Tralasciando in questa sede gli argenti extra europei, le nazioni che hanno maggiormente contribuito, in varie epoche, alla realizzazione di pregiati manufatti d’argento sono sicuramente l’Inghilterra, la Francia, la Germania, l’Austria-Ungheria e i paesi del Nord Europa, non ultima la Russia. Tali nazioni hanno annoverato prestigiose scuole, botteghe artigiane di primissimo livello, maestri argentieri di rinomata fama (si pensi ad esempio ai Bateman in Inghilterra, agli Odiot in Francia e a Fabergè in Russia, solo per fare qualche riferimento).
Per quanto riguarda l’Italia prima dell’unificazione, i diversi Stati hanno contribuito in maniera differente alla realizzazione di manufatti d’argento, ma quasi sempre lo hanno fatto raggiungendo livelli alquanto elevati in termini qualitativi, grazie al prezioso contributo di valenti artigiani, maestri, botteghe e scuole che spaziano dal Regno di Sardegna al Lombardo-Veneto, dallo Stato Pontificio e Ducati limitrofi al Regno delle Due Sicilie.
Nel campo del collezionismo, la provenienza di un oggetto d’argento, oltre ovviamente all’epoca, assume un’importanza fondamentale. Ogni nazione (e al suo interno ogni territorio, città, bottega) presenta aspetti peculiari in termini di stile, forma e caratteristiche tecniche, che indicano facilmente ad un occhio ben allenato l’immediata collocazione spazio-temporale di un’opera.
A volte poi un oggetto specifico può essere ascrivibile solo ad una ristretta area geografica perché fuori da quei “confini” non veniva affatto realizzato, se non occasionalmente (si pensi ad esempio agli imbuti per il vino, tipicamente inglesi, pur con qualche “presenza francese o continentale”).

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Figura 1. Coppia di candelieri, argento, Napoli, 1770-1779, ultima cifra del millesimo non presente.
Titolo del metallo: 833,33 (dal 20 agosto 1690, bontà di carlino, corrispondente ad una lega di dieci once d’argento di coppella e due once di “lega” (rame) per ogni libbra).
Punzoni: Bollo dell’arte (camerale) NAP 77(…); senza punzone dell’Argentiere e/o del Console. Dimensioni: cm 20,5 (h) x 13,5 Ø di base.
Peso: gr 303 (esemplare con base più ammaccata); gr 282 (l’altro); tot.: gr 585 (Collezione privata).

I punzoni
Al di là dell’analisi stilistica e composito-costruttiva, la conoscenza degli argenti e la loro classificazione non può prescindere dall’esame dei cosiddetti punzoni.
Col termine di punzone si intende comunemente l’impronta presente quasi sempre su un manufatto e che può rappresentare il titolo (bontà della lega argento-rame), la data, il luogo di provenienza (nazione, città), il “logo” dell’argentiere e talvolta altri parametri speciali (occasionali); una sorta insomma di “certificato”, preteso dagli acquirenti di ogni epoca e che spesso i falsari hanno cercato e cercano di imitare per fini fraudolenti.
Ogni nazione presenta poi una serie di punzoni tipici, spesso caratteristici di un determinato periodo, cangianti nelle forme e nel tempo, la cui disposizione e sequenza in determinati punti di un’opera ne può sancire la genuinità (o meno).
Su tutti l’Inghilterra è stata da sempre maestra assoluta in tal senso.
Fin dal XIII secolo, infatti, viene adottato, a garanzia dell’argento a 925/1000, un sistema di marcatura a partire dal punzone “testa di leopardo” (fino al 1544), per passare poi al “leone passante” (fino all’ultimo anno del secondo millennio, quando diventa poi facoltativo). Fin dalla metà del XIV secolo compare il marchio dell’argentiere; nell’ultimo quarto del Quattrocento la cosiddetta “lettera dataria” (indicante l’anno esatto di realizzazione del manufatto) e quasi nello stesso periodo anche il simbolo della città di provenienza “town mark”.
Nell’Italia preunitaria i marchi compaiono nei vari Stati in maniera irregolare e discontinua, anche se marchi delle “Corporazioni degli Orefici” compaiono qua e là sin dal XIII secolo, ma bisogna attendere il Seicento per poter parlare di un più appropriato sistema di punzonatura, che diventa meglio regolarizzato e più diffuso dalla seconda metà del secolo. I punzoni presenti comunque non vanno oltre quello della corporazione (e che praticamente identifica la città di provenienza) e talvolta quello del maestro argentiere. Bisogna attendere la seconda metà del Settecento e l’Ottocento in seguito (influenze francesi negli Stati del Nord) per avere un disciplinare che regolarizzi la fabbricazione, la detenzione, il commercio delle opere realizzate. I punzoni prescritti variano da Stato a Stato ma sono in genere tre: quello del titolo del metallo, della città in cui è registrato il maestro argentiere (nel Regno di Napoli questi due vengono riuniti in un unico punzone riportante anche l’anno di fabbricazione) e infine quello dell’artefice dell’opera, per quanto in tantissimi manufatti di rado sono presenti tutti contemporaneamente.
Dopo la definitiva riunificazione dell’Italia, il sistema di punzonatura diventa facoltativo nel 1872.

Le collezioni possibili
Il collezionismo si indirizza preferibilmente verso due settori, gli oggetti di rappresentanza e gli oggetti d’uso più o meno comune.
Tra i primi annoveriamo candelieri, vasi, centritavola, contenitori vari e tutta una serie di oggetti talvolta definiti “da vetrina” con una punta di snobismo, non considerando invece che tale, in passato, era la loro definizione più pertinente. Si pensi a tante vetrinette vittoriane ed edoardiane, nate in Inghilterra per contenere porcellane e argenti, ma, ancora prima, come non ricordare i settecenteschi trumeaux, nati per esporre in bella vista le preziose “chincaglierie”.
Tra gli oggetti più propriamente d’uso, ricordiamo sicuramente i servizi di posate, a seguire trittici da servito (caffettiera, teiera, zuccheriera), poi vassoi, piatti, oliere, saliere e piccoli complementi per la tavola. Anche nei più semplici di questi oggetti si cela il paziente lavoro dell’artista artigiano che, decenni prima, utilizzando martelli, cesoie, bulini e attrezzi diversi, ha realizzato qualcosa di veramente unico che, fortunatamente, è giunta sino a noi.

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Figura 2. Mestolino per crema (o sale), argento, Londra 1804 (pur non comparendo il punzone della città è sicuramente Londra).
Argentieri: WILLIAM ELEY & WILLIAM FEARN.
Dimensioni: cm 12.
Peso: gr 12 circa (Collezione privata).

Spesso, tuttavia, questi argenti non vengono usati, vuoi per “soggezione”, vuoi per timore di recar loro danno. Sarebbe bello, invece, fatti salvi oggetti di particolare valore storico, poter convivere con tali manufatti, valorizzandoli sulla propria tavola, attraverso un uso discreto e accorto, almeno in particolari occasioni.
Argenti sacri
Un discorso a parte merita l’argenteria sacra che offre opere di straordinaria bellezza: reliquiari, busti, ostensori, vasi, candelieri, croci, paliotti, formelle, medaglioni e altro. Questi oggetti fanno bella mostra di sé in tantissime chiese, oppure nei musei diocesani, ma sono ambitissimi per la loro qualità, quasi sempre superiore, anche dal collezionismo privato.

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Figura 3. Crocifisso, argento e doratura su argento, Napoli 1839-1863;
Titolo del metallo: 833,33/1000.
Argentiere: GDS (?) o CDS (?).
Dimensioni: cm 30 x 18,5.
Peso: 55 gr. (Collezione privata).

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, dicembre 2010

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