AAVV, Il fascino della terracotta, Cesare Tiazzi, uno scultore tra Cento e Bologna 1743-1809, Silvana, Cinisello B. (Mi) 2011, 258 pagine formato 23,5×28,5, euro 35,00.

Quello della scultura in terracotta rappresenta un fenomeno in ascesa sotto il profilo dell’attenzione che progressivamente gli dedicano sia gli studi, sia il mercato. Il volume di cui stiamo discutendo è il catalogo della mostra di Cento (Fe), dal 27.11.2011 all’11 marzo 2012 – dedicata a Cesare Tiazzi (personaggio a lungo ignorato alla critica) e ai plasticatori emiliani del XVIII secolo – dietro la quale, parafrasando Eugenio Riccomini (pioniere degli studi su questo settore, al quale Tiazzi era a lungo sfuggito), “si cela una discreta schiera di ricercatori sia di documenti scritti sia di opere più che degne di discussioni”.
Nel saggio di Cristina Grimaldi Fava che precede il suo (è lei la fortunata e invidiata proprietaria della piccola Pietà di terracotta di Tiazzi raffigurata in catalogo al n. 5?) restiamo sedotti dalla “zia Nefta” che ci introduce alla scoperta della pinacoteca di Cento, di cui è stata direttrice, e che attualmente ospita non solo la mostra, ma l’opera più importante di Tiazzi: la Pietà con san Francesco. Gli altri saggi rispondono all’obbiettivo di trattare la materia sotto il profilo storico artistico, ma anche tecnico e soprattutto iconografico. L’attenzione alle fonti che hanno ispirato i vari artisti nell’esecuzione delle loro opere è costante in tutto il volume.
Alla tecnica è dedicato il saggio di Giuseppe Adani che si ripropone più avanti con un saggio sul tema del Compianto; Marco Cecchelli tratteggia la storia della famiglia del Tiazzi che era di nobili origini; Luigi Samoggia ricostruisce il percorso dell’artista e Antonella Mampieri si occupa della scultura devozionale a Bologna. Bellissimo l’ultimo saggio firmato da Fausto Gozzi sul tema del memento mori tra Guercino e Tiazzi.
Con riferimento ad alcuni saggi (in particolare quello, seppur interessantissimo, della Mampieri), possiamo muovere un’unica, piccola critica: in qualche occasione sono menzionate opere di riferimento senza che ne venga mostrata l’immagine; si capisce che è impossibile documentare tutto, ma di fronte a una serie di citazioni “cieche” l’attenzione talvolta si perde. Non avviene spesso e comunque non inficia assolutamente un’opera per altri versi esemplare e indispensabile per capire il fenomeno e i suoi protagonisti.
Ciascuna delle schede relative alle opere in mostra è un vero e proprio saggio, ricco di riferimenti iconografici e rimandi a opere di confronto. Tra gli apparati trovano spazio, oltre alla Bibliografia (per necessità esigua), anche le Biografie storiche e artistiche dei vari scultori (quasi tutti emiliani attivi tra Sette e Ottocento), che elenchiamo in ossequio alla nostra passione per la storia degli artefici: Cesare Tiazzi (ovviamente), Giuseppe Maria Mazza, Andrea Ferrari, Angelo Gabriello Piò, Filippo Scudellari, Ubaldo Gandolfi (pittore e solo occasionalmente plasticatore), Clarice Vasini, Giacomo De Maria, Giovanni Putti, Pietro Righi e Giovanni Corazza.

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