Il salvadanaio della Banca di Tripoli
della Redazione di Antiqua
Nell’articolo La Fonderia artistica Sacchi di Milano pubblicato su Antiqua nell’ottobre 2013 [Leggi], veniva mostrata l’immagine di un salvadanaio che riproponiamo [Figura 1].
Figura 1. Salvadanaio della Banca di Tripoli, bronzo, misure n.d., Fonderia Sacchi, Milano, inizi XX secolo (collezione Fonderia Sacchi).
Il salvadanaio è in bronzo e si compone di alcune parti che si incastrano tra loro. Una scalinata conduce a un edificio collocato su un terrapieno murato; la fronte è scandita da un portone centinato con due colonne a fare da stipite, e da due finestroni con inferriate ai lati dell’ingresso, anch’essi centinati e fiancheggiati da colonne; sul portone compare un’insegna con la scritta BANK al centro di due finestre quadrilobate e il tetto a cupola è sormontato da un pennone con una bandiera su cui si legge TRIPOLI.
Già in occasione dell’articolo sopra citato, si era pensato di collegare l’oggetto alla Banca di Tripoli. La scritta BANK, di sapore internazionale, unito a un ché di orientale suggerito dal disegno della facciata, non aveva lasciato dubbi circa questo collegamento (nota 1).
Le informazioni disponibili in rete sulla Banca di Tripoli non sono molte. Ne abbia reperite in un testo di Ercole Tuccimei intitolato La Banca d’Italia in Africa (nota 2) in cui la Banca di Tripoli è citata due volte.
Una prima volta come “modesto Istituto di credito, assai ben visto per le sue finalità sociali negli ambienti governativi della colonia” in una lettera del 24 agosro 1929 scritta da Arturo Paladini (funzionario della Banca d’Italia e direttore della sede di Trieste nel 1925) a Bonaldo Stringher (direttore generale e poi primo Governatore della Banca d’Italia dal 1900 alla sua morte avvenuta nel 1930) (Tuccimei 1999, p. 77 nota 33).
Una seconda volta all’interno di una tabella delle operazioni bancarie in Tripolitania, da cui risulta che i dati aggregati riguardano anche la Banca di Tripoli, tratta da A.M. Morgantini, Libia occidentale nei suoi principali aspetti economico-statistici nel quinquennio 1931-1935, Tripoli 1938 (Tuccimei 1999, p. 84).
Non siamo riusciti a trovare alcuna immagine della Banca di Tripoli per cui mostriamo un’immagine della sede di Tripoli del Banco di Roma per restituire l’atmosfera di una banca coloniale anche se, stando all’immagine, appare come uno dei tanti edifici pubblici eretti durante il Ventennio fascista un po’ ovunque anche in Italia [Figura 2].
Figura 2. Sede del Banco di Roma a Tripoli, cartolina postale.
Leggendo l’articolo, un visitatore del sito ci invia l’immagine di un oggetto simile in suo possesso, chiedendoci un approfondimento [Figura 3].
Figura 3. Salvadanaio, bronzo, misure n.d., Fonderia Sacchi (?), Milano, inizi XX secolo, collezione privata.
L’oggetto appare identico al precedente salvo per un particolare: il pennone con la bandiera è stato sostituito da una sfera che appare del tutto originale e non il frutto di una sostituzione o il residuo di una mancanza. In questa versione non vi è nulla che la colleghi a Tripoli; anche la facciata, sebbene uguale, sembra aver perso il gusto “orientaleggiante” a favore di un generico eclettismo.
Il sospetto che questo modello si sia prestato ad adattarsi a varie situazioni si è concretizzato all’apparire di una terza versione, molto simile alla prima che abbiamo mostrato, su cui svetta una bandiera con la scritta CASSA al recto e MILANO al verso [Figura 4 a e b].
Figura 2. Salvadanaio, bronzo, misure n.d., Fonderia Sacchi (?), Milano, inizi XX secolo, marcato antiquario (Franchising Mercatino, Milano, Viale Certosa 341).
Sul retro si vedono dei finestroni con robuste inferriate che conferiscono all’edificio un aspetto architettonico tra Medioevo e Rinascimento. Resta sulla facciata quel BANK che poco si addice a un prodotto nostrano, soprattutto in un’epoca dominata dall’autarchia anche sul piano linguistico.
Tutte queste contraddizioni ci portano ad inquadrare un oggetto forse mutuato da un modello anglosassone, sicuramente prodotto in un certo momento dalla Fonderia Sacchi di Milano e replicato dalla stessa o da qualche altra fonderia adattandolo, di volta in volta, alle esigenze di vari committenti (nota 3).
NOTE
[1] Gli istituiti di credito, ancora fino a qualche decennio fa, erano soliti distribuire dei gadget costituita da salvadanai di varie fogge al fine di incentivare il risparmio, soprattutto presso i più giovani.
[2] E. Tuccimei, La Banca d’Italia in Africa Introduzione all’attività dell’Istituto di emissione nelle colonie dall’età crispina alla Seconda Guerra mondiale, Serie Contributi Ricerche per La Storia Della Banca D’italia, vol. III VIII, Laterza, Bari 1999.
[3] La richiesta di approfondimento sul salvadanaio di Figura 3 era accompagnata dalla richiesta di una stima del valore. Di prassi il sito Antiqua non fornisce valutazioni perché il mercato è soggetto, oggi più che mai, a troppe oscillazioni che rendono aleatoria qualsiasi stima. Tuttavia, resta la curiosità di sapere quanto può valere un oggetto del genere. Possiamo dire che il salvadanaio di cui alla Figura 4 è offerto in rete a 134 euro come prodotto dalla Fonderia Sacchi.
Febbraio 2023
© Riproduzione riservata