Imitatore del Maffezzoli e un GBM inedito
di Andrea Bardelli
Nel giugno del 2001 veniva presentato a Londra da Sotheby’s un magnifico cassettone [Figura 1] assegnato all’ebanista Giovanni Maffezzoli (1776-1818) (nota 1).
Figura 1. Cassettone neoclassico lombardo, Sotheby’s Londra 16 giugno 2001 n. 316 (attribuito a Giovanni Maffezzoli).
L’attribuzione veniva avanzata sulla base di una serie di confronti del tutto convincenti:
1. una coppia di commode passata sempre da Sotheby’s nel dicembre 1994 (lotti 221 e 222), già pubblicata nel 1986 da Alvar Gonzales Palacios (nota 2), di cui mostriamo un esemplare esposto nella mostra intitolata Magnificenza e progetto tenutasi al Palazzo Reale di Milano nel 2009 (catalogo Skira, p. 203) [Figura 2];
2. un’altra coppia di commode e un pezzo singolo, sempre pubblicati da Gonzales Palacios (nota 3). Un mobile pressoché gemello di quest’ultimo è apparso abbastanza di recente sul mercato antiquario [Figura 3];
3. un cassettone passato in asta da Sotheby’s a New York nel marzo 1986 con un’inesatta attribuzione a Giuseppe Maggioli, pubblicato come Maffezzoli da Gonzales Palacios nello stesso anno (nota 4), che mostriamo in un’immagine scattata in occasione di un passaggio in asta da Sotheby’s nel 2003 [Figura 4];
4. una commode pubblicata da Giuseppe Morazzone nel 1953 (G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Gorlich, Milano 1953, tavola IIIa).
Figura 2. Giovanni Maffezzoli, cassettone intarsiato, già mercato antiquario.
Figura 3. Giovanni Maffezzoli, cassettone intarsiato, mercato antiquario.
Figura 4. Giovanni Maffezzoli, cassettone intarsiato, Sotheby’s 13 dicembre 2003 n. 94.
La scheda contenuta nel catalogo dell’asta, oltre a citare i riferimenti di cui sopra, menzionava due mobili pubblicati da Guglielmo Wannenes nel 1984, senza avventurarsi in attribuzioni, più precisamente un cassettone intarsiato in modo pressoché identico anche se privo delle colonne di gusto Impero [Figura 5] e un tavolino [Figura 6] (G. Wannenes, Mobili d’Italia. Il Settecento. Storia, stili, mercato, Giorgio Mondadori, Milano 1984, p. 169c e p. 173a) (nota 5).
Figura 5. Cassettone neoclassico lombardo, già mercato antiquario.
Figura 6. Tavolino neoclassico lombardo, già mercato antiquario.
La stessa scheda inseriva questi mobili a margine e non tra i confronti principali, nonostante lo stesso apparato decorativo che accomuna i cassettoni; inoltre, attribuiva a Maffezzoli il cassettone senza esitazione (“by the same maker”) e il tavolino con qualche dubbio (“probably by Maffezzoli”), nonostante è assai probabile che i due mobili fossero en suite. Curioso.
Non mi sono posto il problema finché non mi sono imbattuto in un cassettone presentato in un’asta di Christie’s dell’ottobre 1990 come mobile cremonese eseguito “alla maniera” di Maffezzoli [Figura 7], meritandosi la copertina del catalogo.
Figura 7. Cassettone neoclassico lombardo, Christie’s, 23 ottobre 1990 n. 511.
È plausibile che gli esperti di Christie’s abbiano valutato, andando contro il loro interesse, che il mobile non presentasse qualità tali da ambire a un’attribuzione a Maffezzoli. Se mettiamo a confronto questo cassettone con quello pubblicato da Wannenes (vedi ancora Figura 5), appare evidente che i due esemplari sono usciti dalla stessa bottega, diversa da quella del Maffezzoli, portandomi a identificarne, almeno virtualmente, il titolare come “imitatore del Maffezzoli”.
Se i dettagli contano qualcosa nell’assegnare i mobili a un artefice o a una bottega, salta all’occhio un particolare che ritroviamo nei mobili dell’ebanista neoclassico milanese Francesco Preda (nota 6). Si veda il confronto tra la “mazzetta” del cassettone di Figura 7 e lo stesso particolare in un comodino, uno di una coppia, firmato da Preda [Figure A e B].
Figura A. Dettaglio del cassettone di Figura 7.
Figura B. Dettaglio di un comodino firmato da Francesco Preda (vedi articolo citato alla nota 6, ivi Figura 1).
Per un certo tempo, ho pensato che l’imitatore di Maffezzoli fosse proprio Francesco Preda e, addirittura, che anche il cassettone di Figura 1 fosse uscito dalla sua bottega e non da quella di Maffezzoli. Ricorrendo ancora all’esame di particolari minuti, si veda il confronto tra la “mensolina” di questo cassettone con quella di un mobile attribuibile plausibilmente a Francesco Preda [Figure C e D, nota 7].
Figura C. Dettaglio del cassettone di Figura 1.
Figura D. Dettaglio di un cassettone attribuito a Francesco Preda (vedi figura alla nota 7).
Più in generale, il cassettone Sotheby’s non sembra avere tutte le qualità riscontrabili negli altri mobili citati a confronto (vedi ancora Figure 2, 3 e 4. Ciò con particolare riferimento al profilo di base, risolto con una sagoma piatta decorata “a ondine” (decoro desueto nella produzione nota di Maffezzoli), piuttosto che con una sagoma modanata intarsiata a palmette.
A complicare ulteriormente una questione attributiva già di per sé astrusa arriva un cassettone presentato da Chiristie’s nel 1999, en suite con una coppia di comodini, il cui primo cassetto sotto il piano è decorato con una sequenza di grifoni affrontati ai lati di un vaso [Figura 8] che troviamo anche nel cassettone Sotheby’s di Figura 1.
Figura 8. Cassettone neoclassico lombardo, Christie’s, novembre 1990 n. 632.
Il cassettone di Figura 8 è stato classificato all’interno di una “bottega” molto vasta e articolata, convenzionalmente identificata come Bottega dell’anforetta, di cui ci siamo occupati in una precedente occasione (nota 8).
Mettendo a confronto i due decori [Figure E e F], possiamo notare che, pur basandosi sulla stessa idea, sono leggermente diversi, più raffinato quello del mobile di Figura 1 rispetto a quello del mobile di Figura 8.
Figura E. Dettaglio del cassettone di Figura 1.
Figura F. Dettaglio del cassettone di Figura 8.
Si potrebbe a questo punto sostenere che l’ignoto titolare della “Bottega dell’anforetta” si sia servito di un modello già utilizzato da Maffezzoli oppure da un suo ipotetico imitatore.
Recentemente, tuttavia, è stato rintracciato un secretaire, attribuibile a una fase decisamente avanzata del Neoclassicismo [Figura 9], dove compare, sul cassetto in alto, una sequenza di anforette, medaglioni e “pendoni” che costituisce l’elemento decorativo più caratteristico della “Bottega dell’anforetta” e, sui cassetti bassi, un decoro a grifoni rampanti pressoché identico a quello del cassettone Sotheby’s.
Figura 9. Secretaire intarsiato, inizi XIX secolo, durante il restauro presso Simone Guarracino Restauri, Milano (vedi).
L’epoca tarda del secretaire potrebbe far pensare a un mobile liberamente ispirato a stilemi precedenti, non solo per quanto riguarda i decori, ma anche per il generoso intarsio sulla faccia esterna del piano ribaltabile – ispirato alle composizioni del pittore Francesco Londonio (1723-1783) (nota 9) – che rimanda al Maffezzoli.
Una prima conclusione
Tra molte incertezze, questo contributo ha finora messo in luce la figura di un artefice che imita lo stile di Maffezzoli.
Al momento attuale non è possibile sciogliere la riserva se si tratti di Francesco Preda oppure del “maestro della bottega dell’anforetta”.
Resta aperta anche l’ipotesi che il cassettone Sotheby’s da cui siamo partiti non sia stato eseguito dall’imitato (Maffezzoli), bensì dall’imitatore, chiunque esso sia.
Da quando sul mercato è comparso un cassettone firmato da GBM, totalmente diverso da quelli che in genere gli vengono attribuiti [Figura 10, nota 10], non mi stupisco più di nulla.
Figura 10. GBM, cassettone intarsiato, 1804, mercato antiquario (pubblicato in: AAVV, Maggiolini & Co. Il successo dell’intarsio neoclassico nella Milano napoleonica, catalogo mostra, Milano Anticonline, Milano 2020, pp- 34-37).
Post conclusione (altri dubbi e un’attribuzione)
Il mobile firmato da GBM, non solo ha una struttura molto simile a quella del cassettone Sotheby’s, ma presenta anche la stessa “mazzetta” oggetto del confronto nelle figure A e B, che non può quindi più essere considerata una prerogativa della bottega di Francesco Preda.
Il medesimo cassettone GBM consente di attribuire alla sua bottega un secretaire che, probabilmente, sarebbe passato inosservato [Figura 11]. Sono identiche le colonne, così come il decoro “a ondine” sotto il bordo del piano, quello a strisce verticali alternate chiare-scure e la mazzetta (nota 11).
Figura 11. GBM, secretaire intarsiato, inizi XIX secolo, durante il restauro presso Simone Guarracino Restauri, Milano (vedi).
Altri particolari, come le corolle sul bordo del piano del corpo inferiore, ma soprattutto il decoro a girali fogliate sulla fronte dei cassetti inferiori, potranno permettere di far acquisire alla bottega di GBM diversi esemplari anonimi.
NOTE
[1] Non ci siamo ancora occupati in modo organico di questo artefice perché gode di una letteratura ampia.
[2] Si dovrebbe trattare di una coppia di cassettoni e di una coppia di comodini pubblicati in Gonzales Palacios, Il tempio del Gusto. Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali, Longanesi, Milano 1986, vol. I p. 275, vol. II, p. 304-305, figg. 636-642.
[3] Gonzales Palacios 1986, op. cit., vol. I p. 275, vol. II, p. 307, figg. 644 e 645, p. 304, fig. 635.
[4] Gonzales Palacios 1986, op. cit., vol. I p. 275, vol. II, 308, fig. 646.
[5] I due mobili sono ripubblicati da Wannenes nel 1990: il cassettone come opera di Ignazio Revelli, il tavolino senza alcuna attribuzione (G. Wannenes, Mobili italiani del Settecento, Leonardo, Milano 1990, p. 146c e p. 150 c).
[6] A Francesco Preda abbiamo dedicato un articolo nel luglio 2010 [Leggi]. Si veda in Figura 1 il mobile da cui abbiamo tratto il particolare di Figura B.
[7] Si tratta di un cassettone presentato in asta da Il Ponte in data 26 ottobre 2016 n. 494 [Figura], attribuito a Francesco Preda per il decoro del primo cassetto che lo accomuna ad altri esemplari della bottega (vedi ancora l’articolo citato in nota 6), dai quali per altro si distacca per altri dettagli.
Figura. Francesco Preda (attr.), cassettone intarsiato, Il Ponte 26. Ottobre 2016 n. 494.
[8] Si rimanda all’articolo Mobili lombardi attribuiti ai Ravelli. Parte seconda ovvero la “Bottega dell’anforetta” (aprile 2021) [Leggi]. Il cassettone di Figura 8 è collocato nell’ambito della “Bottega dell’anforetta” per una serie di riferimenti incrociati con altri esemplari non evidenziati nell’articolo e che non è possibile qui descrivere.
[9] La scena intarsiata è ripresa da un’incisione di V. Minola tratta da Londonio, eseguita a Milano nel 1774 [Figura]. Riservandomi di tornare sull’argomento riprendendo il tema dell’iconografia relativa ai mobili neoclassici lombardi, a proposito del “misterioso” Minola, citiamo l’articolo di Francesco Baccanelli intitolato Nuovi elementi sul misterioso “V. Minola” (contributo per la difficile identificazione di V. Minola, incisore e pittore attivo a Milano tra il 1774 e il 1777, ispiratosi al repertorio di Londonio) apparso su Grafica d’arte n. 122, aprile-giugno 2020.
Figura. V. Minola, scena pastorale (da Francesco Londonio), 1774, incisione.
[10] Gli esemplari più caratteristici della produzione di GBM si veda L’ebanista milanese che si sigla GBM (luglio 2011) [Leggi]; l’ultimo contributo in ordine di tempo su GBM è Secretaire neoclassici lombardi intarsiati … (gennaio 2021) che rimanda ai precedenti [Leggi].
[11] Avremmo potuto giungere all’attribuzione del secretaire anche per un’altra via: la figura muliebre al centro di un’ogiva sulla facciata esterna del piano ribaltabile trova un esatto confronto in quella inserita all’interno di un ovale sull’anta di un’angoliera siglata GBM, segnalata presso il Preston Manor di Brighton da Alvar Gonzales Palacios (Gonzalez-Palacios, II gusto dei principi, arte di corte del XVII e del XVIII secolo, Longanesi, Milan0, 1993, p. 346, fig. 617) [Figura].
Figura. GBM, angoliera intarsiata, Brighton, Preston Manor.
Febbraio 2022
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