Indizi relativi all’attribuzione di un corpus di mobili a Gaspare Bassani
di Manuela Sconti Carbone
Antefatto
Nel dicembre 2020 appare su Antiqua l’articolo Un corpus di mobili neoclassici lombardi di raffinata fattura a cui si rimanda [Leggi], in cui venivano fatti i nomi di diversi artefici, senza però esprimere alcun giudizio sulla paternità dei mobili.
Nel corso degli anni, alcuni mobili appartenenti a questo corpus hanno ricevuto diverse attribuzioni, prima di tutto a Giuseppe Maggiolini per la loro indubbia qualità.
Nel 1986, Alvar Gonzales Palacios attribuisce a Francesco Abbiati un cassettone all’epoca presso la Galleria Ariosto di Milano (A. Gonzales Palacios, II gusto dei principi, arte di corte del XVII e del XVIII secolo, Milano, Longanesi 1993, figg. 648-649), successivamente passato in asta da Finarte a Roma il 6 marzo 1990, lotto n. 155 [Figura 1, nota 1].
Figura 1. Gaspare Bassani (qui attr.), cassettone intarsiato, Finarte 6 marzo 1990 n. 155.
Sebbene il mobile non sia stato inserito nel suddetto articolo, può essere considerato parte del corpus in oggetto.
Un altro cassettone è stato presentato da Sotheby’s a Londra il 5 luglio 2006, lotto n. 200 con una possibile attribuzione Giovanni Maffezzoli (nell’articolo del 2020 Figura 25).
Si fa riferimento a Gaetano Renoldi nel caso di un cassettone identificato come genovese, passato da Wannenes nell’asta del 3 e 4 marzo 2015, lotto 261 (nell’articolo del 2020 Figura 17).
Nel marzo 2016 viene presentata da Sotheby’s una commode (nell’articolo del 2020 Figura 12), attribuita a Gaspare Bassani sulla scorta dell’attribuzione allo stesso artefice, allora identificato con il monogrammista GBM, da parte di Giuseppe Beretti di due importanti commodes passate in asta dal Ponte in data 22.10.2013, lotto 71 (nell’articolo del 2020 Figura 16).
Sempre Beretti, pubblica sul suo sito, attribuendola a Bassani tout court, una commode della serie riapparsa di recente sul mercato antiquario (nell’articolo del 2020 Figura 20) (nota 2).
Infine, in un’esposizione milanese del 2021 dal titolo Maggiolini&Co. (nota 3), è stato presentato un secretaire facente parte dello stesso corpus (del tutto simile a tre esemplari pubblicati nell’articolo del 2020 Figure 8-10), che viene però attribuito a una non meglio identificata “Bottega dei fondi verdi”.
L’attribuzione a Gaspare Bassani di una cospicua serie di mobili
Nonostante manchi una prova definitiva, riteniamo di aver accumulato una serie di indizi che portano ad attribuire il corpus a Gaspare Bassani.
A scopo di dimostrazione, pensiamo utile fornire un’analisi tecnico-stilistica, partendo dall’unico mobile firmato da Gaspare Bassani: un celebre tavolino da gioco firmato e datato 1789, proveniente dalla in collezione Meli Lupi di Soragna (Pr) [Figura 2, nota 4].
Figura 2. Gaspare Bassani, tavolino intarsiato, 1789, collezione privata (già Meli Lupi di Soragna).
Abbiamo deciso di isolare alcuni dettagli presenti sul tavolino e di metterli a confronto con altrettanti dettagli riscontrabili su alcuni mobili del corpus, a cominciare da un cassettone da poco passato sul mercato delle aste [Figura 3].
Figura 3. Gaspare Bassani (qui attr.), cassettone intarsiato, Il Ponte marzo 2023 n. 109 (già pubblicato in G. Wannenes, Mobili italiani del Settecento, Leonardo, Milano 1990 17, tav. LXXI).
Già da un sommario confronto si può notare come il piano del tavolo e la fronte del cassettone presentino un’impaginazione molto simile con un soggetto architettonico al centro e una riquadratura caratterizzata da cartelle rettangolari intarsiati con tralci vegetali su fondo chiaro, intercalate da corolle floreali. In qualche caso, il confronto è puntuale: la donna seduta, intenta a scrivere su un rotolo di carta, raffigurata sul fianco del cassettone, è identica, sebbene in controparte, a una delle quattro figure femminili collocate sul bordo del piano, al centro di ciascuna delle cartelle rettangolari, intarsiate a motivi vegetali, che lo riquadrano [Figure 3a e 2a].
Figura 3a. Particolare del fianco del cassettone di Figura 3.
Figura 2a. Particolare del piano del tavolino di Figura 2.
Altri confronti si possono effettuare tra il tavolo firmato da Bassani e altri mobili del corpus.
La testa di imperatore che decora la mazzetta del tavolo [Figura 2b] trova riscontro in una testa “all’antica” collocata agli angoli estremi della fronte di un secretaire in collezione privata dopo essere transitato nella galleria di Eugenio Imbert (nell’articolo del 2020 Figura 8) [Figura 4].
Figura 2b. Particolare della fascia del tavolino di Figura 2.
Figura 4. Gaspare Bassani (qui attr.) Secretaire intarsiato (particolare), collezione privata (foto Bazzechi, Firenze).
Ancora, i quattro trionfi all’interno di riserve pentagonali, collocati sul piano del tavolo attorno all’intarsio centrale [Figura 2c], si possono confrontare, soprattutto per il delicato dipanarsi di alcuni rami fogliati, con un trionfo musicale al centro del piano di un tavolo facente parte del corpus (nell’articolo del 2020 Figura 11) [Figure 2c e 5].
Figura 2c. Particolare del piano del tavolino di Figura 2.
Figura 5. Gaspare Bassani (qui attr.), tavolo intarsiato (particolare del piano), Chistie’s 23 aprile 1991 n. 192.
Infine, si veda come l’elemento a coppa rovesciata che separa la mazzetta dalla gamba sia risolta in modo del tutto simile nel tavolo firmato da Bassani [Figura 2d] e in alcuni cassettoni del corpus, qui attribuito allo stesso artefice [Figura 6] (nell’articolo del 2020 Figura 11).
Figura 2d. Particolare della gamba del tavolino di Figura 2.
Figura 6. Gaspare Bassani (qui attr.), cassettone intarsiato (particolare del piede), Semenzato ottobre 1985 n. 473.
E il momento di fare entrare in gioco due tavolini.
Il primo appartiene agli arredi del Castello di Compiegne, residenza reale nella regione francese della Piccardia (non riprodotto nell’articolo del 2020). Lo rende noto per la prima volta Alvar Gonzales Palacio, il quale, per la sua indubbia qualità, lo definisce il tavolo “molto vicino” a Maggiolini e aggiunge “Ciò, però, non costituisce un dato di fatto né vuole essere un’attribuzione precisa, ma solo un’ipotesi plausibile …” (A. Gonzales Palacios, Il tempio del gusto (Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali), Longanesi, Milano 1986, I, p. 274; II p. 299 nn. 619-620) [Figura 7].
Figura 7. Gaspare Bassani (qui attr.), tavolino intarsiato (particolare del piano), Castello di Compiegne (A. Gonzales Palacios 1986, op. cit., fig. 620).
Oltre al confronto tra le candelabre su fondo scuro ai lati del medaglione centrale e le candelabre molto simili riscontrabile nel cassettone di Figura 1 (vedi sopra), rileviamo alcune analogie con il tavolo firmato di Figura 2 e seguenti: la figura stante ha lo stesso stile e lo stesso aspetto corpulento della figura togata sul piedistallo (sul quale si legge la firma) [Figure 7a e 2e], la donna seduta a terra sulla sinistra (vedi ancora figura 7a) è del tutto simile alle quattro figure femminili sul bordo del piano del tavolo firmato (vedi ancora Figura 3a).
Figura 7a. Particolare della Figura 7.
Figura 2e. Particolare del piano tavolino di Figura 2.
Non è stato possibile avere, nonostante ripetuti tentativi, immagini migliori del tavolino di Compiegne; tuttavia, è possibile effettuare un ulteriore confronto tra il putto che decora la fascia del tavolino firmato da Bassani e quello che si “intravede” sulla mazzetta del tavolino francese [Figure 2f e 7b].
Figura 2f. Particolare del piano tavolino di Figura 2.
Figura 7b. Gaspare Bassani (qui attr.), tavolino intarsiato (particolare), Castello di Compiegne.
Ancora più convincente l’identificazione di un decoro molto particolare, una “testina” talvolta femminile, talvolta ferina, collocata al centro di un trofeo o alla base di una candelabra, elemento decorativo non riscontrabile nei lavori di altri artefici [Figure 2g, 7c e 4a].
Figura 2g. Particolare del piano tavolino di Figura 2.
Figura 7b. Particolare della Figura 7.
Figura 4a. altro particolare del Secretaire intarsiato di cui alla Figura 4.
Il secondo tavolino, invece, è transitato sul mercato antiquario con un’attribuzione all’Emilia in base ad alcune considerazioni, tra cui la seguente “Tipicamente emiliane sono le gambe che sono a sezione ottagonale, scanalate e rastremate, anch’esse felicemente intarsiate a cascate di foglie”. Come vedremo tra breve, la provenienza emiliana non è incompatibile con l’attribuzione del mobile a Gaspare Bassani qui sostenuta [Figura 8].
Figura 8. Gaspare Bassani (qui attr.), tavolino intarsiato, mercato antiquario.
Anche in questo caso, metteremo in evidenza alcuni particolari anche se ciò che conta non è tanto e non solo un confronto tra decori simili – che potrebbero essere stati tratti da artefici diversi dalle stesse fonti iconografiche – quanto una questione di stile che si traduce nello stesso modo di eseguire gli intarsi, di disporre gli elementi decorativi, di accostare le essenze lignee.
Si noti, ad esempio, una certa famigliarità tra un particolare del decoro del tavolino di Figura 8 e del cassettone di Figura 3 [Figura 8a e 3b].
Figura 8a. Particolare del piano del tavolino di Figura 8.
Figura 3b. Particolare del fianco del cassettone di Figura 3.
Vi sono poi rilievi puntuali come il decoro della fascia del tavolino di Figura 8 [Figura 8b] che ritroviamo sulla mazzetta cilindrica del tavolino firmato da Bassani (vedi ancora Figura 2d).
Figura 8b. Particolare della fascia del tavolino di Figura 8.
Oppure come il motivo della rosa fiorita [Figure 8c e 2h].
Figura 8c. Particolare del piano del tavolino di Figura 8.
Figura 2h. Particolare del piano tavolino di Figura 2.
L’elemento forse più caratteristico che contraddistingue il corpus, al punto da averne determinato una prima sommaria denominazione come “bottega del putto in piedi”, è proprio la figura di un putto che compare su numerosi esemplari [Figure 8d, 3c, 9].
Figura 8d. Particolare del piano del tavolino di Figura 8.
Figura 3c. Particolare della lesena del cassettone di Figura 3.
Figura 9. Particolare della lesena di un cassettone in collezione privata (non riprodotto nell’articolo del 2020).
Per quanto riguarda, in conclusione, la circostanza che il tavolino di Figura 8 presenti caratteristiche emiliane, si potrebbe spiegare come un adeguamento da parte di Gaspare Bassani, come sappiamo attivo in Emilia per i Meli Lupi, al gusto della committenza oppure, semplicemente, alla sperimentazione di nuove forme.
NOTE
[1] Questo stesso mobile compariva con un’improbabile attribuzione a Vincenzo Cagliati in uno Speciale Mobili della rivista Antiquariato nel maggio 1992.
[2] §Per questo stesso mobile era stato a suo tempo suggerito il nome di Francesco Abbiati (G. Beretti, Giuseppe Maggiolini. L’Officina del Neoclassicismo, Malavasi, Milano 1994, p. 4, ill. p. 86).
[3] Ne abbiamo recensito il catalogo nel marzo 2021 [Leggi].
[4] Si veda l’articolo Un tavolo da gioco di Gaspare Bassani (senza data) [Leggi].
Ringrazio Andrea Bardelli per la collaborazione e il consueto scambio di pareri.
Giugno 2023
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