La Deposizione nella chiesa di San Raffaele a Milano
della Redazione di Antiqua
Risale al febbraio 2017 il primo confronto con l’allora rettore don Domenico Sguaitamatti, circa l’autore della Deposizione [Figura 1], inserita come paliotto nell’altare maggiore della chiesa di San Raffaele a Milano.
Figura 1. Deposizione, dipinto su tela, seconda metà del XVII secolo, Milano, Chiesa di San Raffaele.
L’immagine che mostriamo di seguito, scattata durante una messa officiata dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano dal 2011 al 2017 [Figura 1bis], fa intravedere l’opera nel suo contesto, giustificando al contempo la difficoltà di fotografarla efficacemente.
Figura 1bis. Scorcio dell’altar maggiore della chiesa di San Raffaele durante una celebrazione.
La chiesa di San Raffaele Arcangelo è una delle sei chiese minori erette nel IX secolo attorno alla Cattedrale, l’unica a essere sopravvissuta anche se integralmente ricostruita a partire dagli ultimi decenni del Cinquecento.
Sulla Deposizione di San Raffaele la letteratura è molto scarsa.
Ad essa è dedicato un paragrafo della tesi di Miriam Perenzoni, sostenuta presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, anno accademico 1989-90 (nota 1).
Si legge che l’opera viene attribuita da diversi autori (nota 2) a Melchiorre Gherardini detto il Ceranino (1607-1668), ma si propende per una copia come affermato da don Franco Pizzagalli, rettore della chiesa, e come sostenuto da Carlo Ponzoni che lo ritiene un dipinto di scuola veneziana del Seicento (nota 3). L’autrice prosegue precisando che l’opera è di sicuro antecedente al 1714 perché citata da Carlo Torre nel suo Ritratto di Milano (nota 4).
Possiamo finalmente dire che la Deposizione di San Raffaele è una copia fedele dell’analogo soggetto dipinto da Gerolamo Savoldo attorno al 1513-1520 per la chiesa veneziana di S. Maria dell’Orto, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna [Figura 2].
Figura 2. Gerolamo Savoldo, Deposizione, 1513-1520, tavola in pioppo cm. 72,5 x 118,5, Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie, inv. 1619.
Dalla scheda che compare sul sito del museo viennese apprendiamo che il dipinto di Savoldo pervenne dopo il 1638 nella raccolta di sir James Hamilton (1606-1649) e successivamente in quella di Leopoldo Guglielmo (1614-1662), governatore dei Paesi Bassi, il quale, tra il 1646 e il 1656, raccolse a Bruxelles un’importante collezione d’opere d’arte.
Nel 1651, fu nominato conservatore di questa collezione David Teniers il Giovane (1610-1690), il quale, nel 1660, pubblicò un catalogo di incisioni dal titolo Theatrum Pictorium, tratto da 234 dei circa 1.300 dipinti appartenuti a Leopoldo Guglielmo.
La Deposizione di Vienna è una delle opere scelte per essere incise e far parte Theatrum Pictorium (nota 5).
Le incisioni furono realizzate da diversi incisori, partendo da copie in miniatura predisposte da Teniers. Purtroppo, non siamo in grado di mostrare l’incisione relativa alla Deposizione di Savoldo, bensì quella dell’analogo soggetto dipinto da David Teniers, tratto da un’opera di Lorenzo Lotto (nota 6) e inciso da Just van Troyen (1610-1670) [Figure 3 e 4]. All’edizione del 1660 ne fece seguito una seconda nel 1673 e una terza nel 1684.
Figura 3. David Teniers il Giovane, Deposizione (da Lorenzo Lotto), 1655-1656, olio su tavola cm. 31 x 21, Parigi, Museo del Louvre, inv. MI 1004.
Figura 4. Jan van Troyen, Deposizione, 1673, incisione, Bratislava, Slovenskά Naάrodnά Galéria.
Quanto precede consente di avanzare alcune ipotesi circa la datazione della Deposizione di San Raffaele. A meno di non credere che il suo autore anonimo l’abbia copiata direttamente dall’originale nella chiesa di S. Maria dell’Orto a Venezia, quindi prima del 1638, possiamo pensare che egli si sia basato sull’incisione contenuta nel Theatrum Pictorium, quindi post 1660 se si tratta della prima edizione, oppure più tardi se si tratta delle edizioni successive (1673 o 1684).
Tutte queste date sono in ogni caso compatibili con quanto sopra sostenuto, ossia che la Deposizione di San Raffaele sia una copia seicentesca che già si trovava in situ nel 1714.
NOTE
[1] Miriam Perenzoni, Chiesa di San Raffaele. Storia, Liturgia, Arte, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, tesi di Magistero in Scienze Religiose, relatore prof. Gabriella Cattaneo, Milano a.a. 1089-90, inedita.
[2] Vengono citati: Carlo Bianconi, Nuova Guida di Milano …, p. 65; Luigi Bossi, Guida di Milano …, p. 35; Maria Teresa Fiorio, Le chiese di Milano, Electa, Milano 1985, p. 229.
[3] Carlo Ponzoni, Le chiese di Milano, Arti Grafiche, Milano 1930, p. 279. Nel testo della tesi, risulta scritto ‘800, corretto a mano in ‘600.
[4] Carlo Torre, Il ritratto di Milano, Agnelli, Milano 1714, p. 338.
[5] Si veda la voce corrispondente su Wikipedia [Leggi] e da lì quella sul Theatrum Pictorium.
[6] Dalla scheda dell’opera nel sito del Louvre si deduce che il dipinto originale di Lorenzo Lotto, eseguito attorno al 1525, è scomparso durante il XVIII secolo dalle collezioni viennesi, per cui il bozzetto di Teniers ne costituisce l’unica testimonianza, più fedele della copia attribuita al pittore Filippo Zanchi (attivo attorno al 1536-1552), eseguita per la parrocchiale di Presezzo (Bg).
Questo articolo è dedicato alla memoria di don Domenico Sguaitamatti.
Ringrazio don Enrico Bonacina, attuale rettore di san Raffaele, l’architetto Carlo Capponi e don Luca Bressan.
Aprile 2022
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