La fornace di maiolica di Griante
di Giovanni Vanini
Nel territorio di Griante, località sulle rive del lago di Como, di fronte al promontorio di Bellagio, esiste una frazione denominata “Maiolica”.
Figura 1. Stampa del XIX secolo raffigurante la frazione Maiolica di Griante.
Fonti orali, dovute più che altro al nome della zona, ipotizzano in loco la presenza, in passato, di una manifattura, senza però che si sia mai giunti al vaglio di una qualsiasi documentazione, se vogliamo escludere ottocentesche guide turistiche le quali menzionano una non meglio identificata fabbrica di “stoviglie” o “terraglie”. Da ricerche effettuate nell’Archivio di Stato di Como abbiamo trovato documenti che attestano inequivocabilmente l’esistenza di una fornace da maiolica, impiantata nella prima metà del Seicento da maestranze lodigiane.
E’ risaputo che nei secoli passati a Lodi vi siano stati costanti e cospiqui flussi migratori, sia in uscita che in entrata, che hanno caratterizzato la vita dei maiolicari in cerca di fortuna; alcuni di loro si sono spinti anche all’estero, a Lione (“tornanti”, ossia tornitori) e a Vincennes (pittori). Uno dei documenti rintracciati a Como parla di una scrittura privata del 4 aprile 1646, andata dispersa, tra il lodigiano Bernardo Negri e Angelo Molinari, che agiva anche a nome dei suoi fratelli Andrea e Giacomo, tutti di Griante, ”per una compagnia o negozio di fabbrica di majolica nel luogo di Griante, cioè alla casa de’ Quadrelli”. La casa, un tempo detta “della Riva”, aveva assunto il nome di “Quadrelli” per la costruzione in essa di una fornace di laterizi, e dove fu poi impiantata una fornace da calce, detta la ”Calchera della Sosta”. Per l’edificazione della fornace da maiolica Negri si era avvalso dell’apporto del fratello Antonio e del faber lignarius Antonio Porcaro; aveva viaggiato parecchio, a piedi, a cavallo, in carrozza e in barca, tra Lodi, Bergamo, Milano, Griante, Pavia, dove acquista 35 carri di terra di Stradella, a 50 soldi al carro; compra pure delle forme in gesso da un magister costruttore di forme e 4 sacchi di rena. I Molinari, dal canto loro, si erano dovuti accollare spese cospicue, come suggerisce un successivo atto che li vede recarsi a Como (18 agosto), dove ottengono un prestito da tale Giacomo Natta. La somma iniziale mutuata ammonta a 3.000 lire (da restituire entro 20 giorni, ed in caso di decorrenza dei termini, gravata da un interesse annuo del 6%), poi incrementata l’anno seguente di altre 1.200 lire.
Figura 2. Mappa di Griante del 1723 (Catasto Teresiano). Il luogo dove sorgeva la fornace da maiolica è colorato in rosa, contrassegnato dal n. 316.
Avviata la produzione, ben presto nascono contrasti tra i soci. Per comporre amichevolmente le controversie, con l’intervento di amici comuni, il 28 di novembre di quello stesso 1646 viene redatto l’atto che ci ha consentito di conoscere l’evoluzione delle vicende sin qui narrate. Il documento è rogato dal notaio Michele Malacrida (i cui atti coprono il periodo 1625-1684 e sono contenuti in 37 faldoni di “imbreviature”, ossia di minute): l’accordo del 4 aprile è dichiarato «nullo» e il nuovo instrumentum pactorum è formato da 10 punti. A comprova di un’effettiva separazione consensuale sembra deporre l’impegno di Negri, con inizio l’8 dicembre, «a lavorare per 3 anni da lavorante». Alla stipula del contratto, rinnovabile a discrezione delle parti, troviamo in veste di teste il lodigiano Giorgio Tomba, sicuramente pittore in fornace. Costui è figlio di Vincenzo, da Baccagnano, uno dei faentini che nel secolo precedente erano migrati a Lodi.
Dieci i punti del nuovo sodalizio:
1; l’accordo fatto il 4 aprile viene dichiarato nullo e di nessun valore, come se non fosse mai stato fatto. Molinari ha consegnato a Negri 300 lire e Negri nulla potrà pretendere.
2; sono nate parecchie discordie e a mezzo di comuni amici hanno annullato l’accordo.
3; avendo Molinari sborsato a Negri lire 897:17:6, cioè lire 873:10, poi 17:15 a caparra per delle forme, e lire 6:12:6 per il gesso, come appare nella lista del 16 agosto.
4; Negri si obbliga a lavorar per lavorante al detto Molinari e fabricarli della majolica nel modo che sarà bisogno e far roba di qualsivoglia sorte, si grande come piccola, nel modo che bisognerà per cocer la fornace et anco che bisognerà fare nel modo che sarà dato le commissioni o fatture (…) e quando occorresse fare qualche robba straordinaria, per la fattura abbiano a stare al giudizio del pitore e fornasaro, senza replica alcuna (…). Tutte le robbe che Negri fabbricherà abbi Molinari a pagarle al prezzo che se fa pubblicamente in Lodi e non altrimenti, salvo le robbe come sopra”.
5; Molinari dovrà dare la materia per fabbricar majolica, in modo che si possa lavorare.
6; Molinari o i suoi fratelli dovranno mantenere la materia per fabbricar majolica e Negri promette e si obbliga lavorare per 3 anni, con inizio l’8 dicembre. Terminati i 3 anni l’8 dicembre 1649, Negri dovrà avvisare se vuol seguitare a lavorare e Molinari a licenziarlo, e tutto ciò si dovrà fare a bocca, alla presenza di due testimoni degni di fede.
7; Molinari dovrà dare a Negri materia per lavorare e se mancasse per 8 giorni pagherà 40 soldi al giorno e se la cosa si protrarrebbe, dopo gli 8 giorni pagare 4 lire al giorno, trattandosi però sempre di giorni di lavoro.
8; Negri sia obligato a lavorare ai Molinari per 3 anni, nel caso non volesse lavorare e che il negozio restasse imperfetto, in tal caso abbi Negri pagare ai Molinari ogni spese e danni che potranno patire, salvo fosse per causa di infermità, che Dio non vogli, in tal caso fino a che sarà guarito, non resta obbligato a cosa alcuna.
9; in caso che i Molinari domandassero qualche consiglio o parere a Negri per esercizio della fabbrica, Negri gli abbia da dare il suo parere, come così promette Negri di farlo.
10; i Molinari abbino dare a Negri casa condecente, cioè una camera con camino per abitare con sua famiglia per tutto il tempo senza pagamento alcuno ogni volta che stasse ad abitare alla casa de’ Quadrelli, et caso che andasse ad abitare in altro loco, i Molinari se intendino di non esser obligati a darli tal camera.
L’atto viene stipulato a Griante, in casa del notaio, testi: Giorgio fq. (filus quondam = figlio del fu) Vincenzo Tomba, di Lodi, abitante a Griante – Lorenzo fq. Francesco Maynoni e Carlo fq. Lodovico Frasari di Griante – pronotaio Gio.Battista fq. Fabrizio Macini e Bernardo f. Giovanni Stoppani di Griante.
L’anno successivo, 1647, in un atto sempre del notaio Malacrida, tra i pronotai compare, assieme ai figli di Tomba, Giovan Battista e Vincenzo, anche il quindicenne lodigiano Giulio Garofoli, i cui avi possedevano già dal Cinquecento una fornace da maiolica nella città laudense, nei pressi della chiesa di S. Giacomo Maggiore. Riguardo il prestito delle 4.200 lire avuto da Giacomo Natta, rileviamo che nel 1661 l’intero prestito, più parte degli interessi, non risultano estinti, sicchè i Molinari, Angelo (che con il figlio Carlo Francesco si era trasferito a Alessandria), Andrea (con Francesco), e Giacomo (con Donato e Giuseppe), promettono a Natta di saldare il conto entro l’anno in cambio di uno sconto di 600 lire.
Figura 3. Elenco di maioliche prodotte dalla fornace di Griante estratto da un documento del 1649.
La parola agli storici comaschi
Non sappiamo quanto a lungo l’attività sia proseguita e se sia stata coronata dal successo, anche perché uno spoglio esaustivo della documentazione giacente negli archivi avrebbe richiesto tempi incompatibili con i limiti che ci eravamo prefissi. Il lavoro da parte nostra termina dunque qui, con l’auspicio che possa suscitare interesse per più approfondite indagini da parte degli storici locali.
Gemellaggio. Perché no?
Un sottile filo sembra legare Griante con il territorio lodigiano: la parrocchiale di Griante, unica in tutto il Comasco, è dedicata, come una chiesa lodigiana ai SS. Nabore e Felice, soldati d’origine nord-africana martirizzati all’inizio del IV secolo a Laus Pompeia. Oltre ai maiolicari del XVII secolo, un altro lodigiano ha vissuto a Griante: il conte Giovan Battista Sommariva, nativo di Sant’Angelo, il quale, nel 1795, acquistò l’imponente costruzione di Villa Carlotta, trasformandola in uno scrigno d’opere d’arte, punto di richiamo e di incontro per la mondanità internazionale del suo tempo. Soggiornò spesso in questi luoghi anche la lodigiana Giuseppina Strepponi con Giuseppe Verdi, ospiti degli editori Ricordi, proprietari di Villa Margherita, dove, si dice, il Maestro abbia composto le migliori arie della Traviata.
I lodigiani presenti sulla scena
Di Bernardo Negri sappiamo che prima di recarsi a Griante, era lavorante nella fornace lodigiana dei f.lli Penaroli, in Lodino; era stato querelato per ben due volte da alcuni mercanti di maiolica: la prima volta nel 1638 dal milanese Michele Valle (vertenza di cui non si è potuta chiarire l’esatta tipologia) e ancora nell’aprile 1641 dai Copelloti per il mancato pagamento di una fornitura di maiolica (a quella data i Copelloti non avevano ancora impiantato una propria manifattura). Nel 1643 impalma in duomo Laura Caravaggio, pronipote di Dionisio, dapprima calzolaio, poi gerente con il faentino Giulio Cavalari di una fornace da maiolica posta fuori porta Cremonese. Notiamo di passata che nel successivo marzo Negri ritira una querela depositata l’anno prima presso l’ufficio del pretore di Lodi contro un certo Francesco Bernardi; figura tra i testimoni dell’atto, vergato a Griante, il già citato Giorgio Tomba, pronotai sono i figli Giovan Battista e Vincenzo, con Giulio Garofoli. Nel gennaio 1649 una figlia di Negri nasce a Lodi, indizio che la famiglia è tornata in città; nel maggio 1652 un’altra figlia, Anna, avrà come padrino di battesimo Giovan Battista Copelloti, proprietario da pochi anni con il fratello Antonio Maria della fornace omonima, impiantata alla fine del 1641. E’ quindi verosimile pensare che Bernardo lavori presso di loro. Quanto a Giorgio Tomba, sappiamo che affittò per un paio d’anni la fornace Garofoli (1635-1636); fu decisamente prolifico: da tre mogli diverse, Claudia, Angela e Orsina ebbe un gran numero di figli, non meno di 13 (tra cui Maurizio, che sarà prete). Tornato a Lodi, vi muore nel 1648, in una situazione economica non certo florida, tanto che il figlio Giovan Battista ripudierà la propria porzione di eredità paterna.
Figura 4. Firma autografa di Giorgio Tomba.
Giulio Garofoli a 4 anni era rimasto orfano del padre Leonardo, e sua madre si era risposata, due anni dopo la morte del marito, con un tale di Ospitaletto; la tutela del figlio era quindi passata dalla madre allo zio prete don Camillo Garofoli. A quindici anni va a Griante, dove rimarrà per una decina d’anni; rientrato a Lodi nel 1656, apre una bottega con la zia Vittoria e suo marito Antonio Bossi detti Zerbini; in bottega, presa in affitto in piazza Maggiore, sono esitati vetri, piccole chiavi e ferrarezze. Nel 1659 conduce all’altare Caterina Trezza, figlia di Francesca Anelli, già proprietaria con le sue sorelle di una fornace da predame (manufatti d’uso comune in terra rossa) in vicinia S. Giacomo; il matrimonio non produce prole, così che nel testamento, dettato un anno prima della morte, avvenuta nel 1683, Giulio nomina erede universale la cappella di S. Anna, eretta nella chiesa di S. Giacomo Maggiore dai propri antenati; dell’eredità fa parte anche l’antica fornace da maiolica Garofoli, in quel momento affittata a Bartolomeo Copelloti. A distanza di poco più di un anno dalla sua morte, Caterina si accasa con il vedovo Cristoforo Palazzi.
Appendice
Notizie in ordine cronologico sulla famiglia Molinari di Lezzeno (Co), rilevabili da atti notarili dal 1549 al 1652 dell’archivio di stato di Como.
– Gio.Pietro Sala, cessionario [notaio Alberto Sambuco – 26/5/1594 – atto andato perduto] di Gio.Pietro Aureggi di Bellagio, vende a Donato Molinari, che vive separato da suo padre Pietro, tanta quantità per 112 lire del diretto dominio di una casa con fornace da quadrelli, in muratura e coperta di piode, a Griante dove si dice alle case della Riva. Detti beni furono venduti per 212 lire da Francesco Franzani a Battista Aureggi, padre di Gio. Pietro. In seguito la capitale somma di 100 lire di detti beni fu retrovenduta da Battista Aureggi a Francesco Franzani il 22/4/1579. [notizie desunte da atti notarili successivi].
– matrimonio tra Francesco f. Martino Franzani di Griante e Marta Gini. Dal matrimonio nascono Martino, Chiara e Isabella. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– testamento di Francesco Franzani. Erede universale suo figlio Martino; alle figlie Chiara e Isabella un legato di 100 lire ciascuna, più altre 100 di scherpa. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– matrimonio tra Donato f. Pietro fq. Giacomo Molinari di Lezzeno e Chiara f. Francesco Franzani di Griante. Dal matrimonio nascono Giacomo, Andrea, Gio.Angelo, Marta e Veronica. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– matrimonio tra Angelo f. Pietro fq. Giacomo Molinari di Lezzeno e Isabella f. Francesco Franzani di Griante; dal matrimonio nasce Giorgio. [notizie desunte da atti notarili successivi].
– muore Francesco Franzani. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– il curatore del minore Martino fq. Francesco Franzani, cede a Donato Molinari, cognato di Martino, una casa in muratura, coperta di piode, confinante con la propria casa, con una scala di sasso verso la fornace. Prezzo 500 lire, di cui 100 dal legato di suo padre Francesco verso Chiara, moglie di Donato, e 100 per la scherpa. Di altre 200 lire Donato si impegna dall’altro legato verso Isabella, moglie di suo fratello Angelo. Sul saldo di 100 lire Donato pagherà un interesse del 5% annuo. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– 12 gennaio 1594; tale Giorgio Franzani vende a Donato f. Pietro Molinari dei beni immobili a Griante: ”canepa involtata dove si dice all’Involto, con un terreno, e un altro involto dove si dice alla Peschera”. Prezzo 189 lire. [notaio Giorgio Giulini – Archivio di Stato di Como].
– 3 febbraio 1596; Gabriele Muti, incantadore del dazio investe per 3 anni Pietro fq. Giacomo Molinari di Lezzeno: l’ospizio, il prestino e il nabulo eserciti alla casa dei Franzani, a Griante. [notaio Guglielmo Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 13 marzo 1596; Pietro Molinari di Lezzeno, ora traente a Griante, investe per 3 anni Francesco, figlio e pubblico negoziatore di Lorenzo Maynoni di Griante, il prestino, l’ospizio e il nabulo eserciti alla casa dei Franzani, a Griante. [notaio Guglielmo Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– muore senza figli in ”Alemania” Martino fq. Francesco olim Martino Franzani. [notaio Guglielmo Malacrida – in 28/2/1600 – Archivio di Stato di Como].
– 16 ottobre 1598; Angelo f. Pietro Molinari acquista da Francesco Soave un terreno al Castello di Griante. Fideiussore suo fratello Donato. [notaio Gugliemo Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 28 febbraio 1600; accordo tra i f.lli Molinari di Lezzeno, ora abitanti a Griante: Donato che vive separato da suo padre Pietro, e Angelo abitante con suo padre, alla presenza delle mogli Chiara e Isabella. Nel caso in futuro ci fossero divisioni di beni, sia lecito a Donato o ai propri figli avere i
seguenti beni immobili: sedime involtato che era scoperto e poi coperto di piode in riva al lago, nella corte in cui i fratelli abitano. Confini: mattina e sera, Giorgio Franzani – null’ora, la corte. Le sorelle dovranno stare tacite e contente riguardo le 200 lire di dote, riservata la possibilità di conseguire la loro parte di dote di loro madre Marta. Atto a Griante, di fronte alla riva del lago, nella casa dove abitano i fratelli. Tra i pronotai, Giorgio fq. Pietro Franzani. [notaio Gugliemo Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 1602; muore Angelo f. Pietro Molinari. Lascia la moglie Isabella e un figlio, Giorgio, di circa 8 anni. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– 7 settembre 1605; lettera patente del Senato in cui viene concesso a Isabella Franzani ved. Angelo Molinari di fare divisioni dei beni, anche a nome di suo figlio Giorgio, con suo cognato Donato Molinari. [notaio Guglielmo Malacrida – ins. 30/3/1606 – Archivio di Stato di Como].
– 30 marzo 1606; inventario in lire di beni mobili e immobili, debiti e crediti di Donato Molinari e Isabella Franzani ved. Angelo Molinari, anche a nome di suo figlio Giorgio per le divisioni da farsi tra loro: casa in cui abitano, con solaio, forno da pane, fornace da cuocere calce, 3 corti, 1.800; 2 terreni campivi e vieneati, la Vigna, l’altro sopra dette case, chiamato il Vignolo, 800; 2 terreni, 800. Crediti, in lire: 300 – nave, 300 – vaso da vino, 60 – 2 tini, 25. Totale 3.985 lire. Debiti, in lire: Domenico Molinari di Lezzeno, saldo dote di sua madre, 450 – Francesco Soave, 318 – Virgilio Salici, per debito di Nicolò e f.lli Franzani, 250 – in Como, 100 – dote di Marta, sorella di Donato e Angelo, 37 – Giacomo e f.lli Franzani, 255 – Nicolò Franzani, 600 – Fiorbelina, zia, 250 – eredi Roberto Cattaneo di Dervio, 250 – Daniele Pestalozza, 400 – dote delle sorelle nubili, 100 – doti di Chiara e Isabella, computata la dote di loro madre Marta, 600. Totale 3.610. Nelle divisioni toccano in sorte a Giorgio e sua madre Isabella: casa con cucina, camera detta lo stufetto, camerino sopra l’involto, con orto detto Orto di sotto e la Peschera, in cui vi è la stalla, con ingresso, scale e corti; terreno al Ronco, acquistato da Angelo da Francesco Soave il 16/10/1608; onere di bonificare a Donato 200 lire per la dote di Isabella e la dote di 300 lire di sua madre Marta.
-Isabella dichiara di aver ricevuto da Donato metà dei beni mobili.
Nelle divisioni toccano in sorte a Donato: restante parte di casa in cui abitano, con fornace per cuocere calce, corte e portici; terreno alla Vigna e al Vignarolo; terreno al Ronco, comprato da Nicolò e f.lli Franzani; onere di pagare in lire: Domenico Molinari di Lezzeno, 450 – Francesco Soave, 318 – Virgilio Salici, 250; creditori a Como, 100 – Marta, sua sorella, 37 – Giacomo e f.lli Franzani, 255 – Nicolò Franzani, 600 – Fiorbellina Gini, 250 – eredi Cattaneo, 250 – Daniele Pestalozzi di Roncate, 400 – Veronica, sorella nubile, 100 – Chiara, 300. A Donato rimane il sedime involtato di cui si fa menzione e dove sono stati fatte opera di miglioramento. Donato afferma di aver avuto la sua parte di beni mobili. Atto a Griante, in casa del notaio, alla presenza e con il consenso di Francesco fq. Giacomo e Bartolomeo fq. Giovanni Molinari di Lezzeno, parenti prossimi di Giorgio. [notaio Guglielmo Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 10 ottobre 1607; accordi tra Gabriele Macini e Donato Molinari: ”Donato accorda per 6 anni a garzone verso Gabriele suo nipote Giorgio fq. Angelo Molinari a imparar l’arte di fanusaro e crivellaro a Venezia”. [notaio Guglielmo Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 3 aprile 1627; Francesco Scotti di Varenna vende a Andrea e Giacomo Molinari del legname per cuocere la calce. [notaio Gio.Battista Castelli – Archivio di Stato di Como].
– 7 agosto 1628; Andrea e Giacomo Molinari, abitanti ai Quadrelli di Griante, figli e ededi di 2 delle 3 parti di loro padre Donato, anche a nome di Angelo, assente, al quale faranno ratificare l’atto, vendono con patto di redimere di 3 anni a don Raffaele fq. Cesare Rizzi di Dongo, arciprete di s.
Stefano in Menaggio, una casa con una fornace da cuocere calce detta ”Sosta della Calchera”, con un orto di circa 12 tavole e 2 piante di olive, detto ”Orto della Calchera”, ai Quadrelli. Confini: mattina, riva del lago – mezzodì, corte della casa dei venditori mediante scala in pietra; casa venditori – sera, venditori – null’ora, Gio.Paolo Bortiri, di Como. Prezzo 500 lire, a saldo del diretto dominio di beni immobili che don Raffaele vendette a Francesco Scotti di Varenna per pagare del legname acquistato dai Molinari per cuocere la calce. Altre lire 90:5 per interessi per la calce consegnata a Battista Amadei di Griante, su commissione di don Raffaele. Altre 16 lire che i Molinari devono a don Raffaele per il debito di Scotti. Don Raffaele affitta per 3 anni detti beni ai Molinari a 35 lire annue, con inizio il 7/8/1629. Atto a Menaggio, sotto il portico della chiesa di s. Stefano, ove risiede don Raffaele. [notaio Gio.Battista Castelli – Archivio di Stato di Como].
– 25 gennaio 1629; don Raffaele Rizzi vende a Battista fq. Gio.Antonio Amadei di Griante il diretto dominio della casa terranea coperta di piode con fornace da calce e orto di circa 12 tavole, nel luogo de’ Quadrelli. Prezzo 500 lire. I beni sono stati affittati da don Raffaele ai Molinari per 35 lire annue. Le 500 lire e gli affitti sono compensati per le spese fatte da Battista per ristrutturare la casa di don Raffaele a Nobiallo. Atto a Menaggio, nella cucina di don Raffaele. [notaio Gio.Battista Castelli – Archivio di Stato di Como].
– 29 aprile 1629; Battista Amadei di Griante vende a Lorenzo fq. Francesco Maynoni di Griante tanta parte che formi 100 lire della casa terranea coperta di piode con fornace da calce e orto. Atto a Griante, in casa Maynoni. [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– viene creata una società tra Andrea Molinari e Giovanni Macini per l’investitura dei dazi alla Casa de Nabia. [notizia desunta da atti notarili successivi].
– 15 giugno 1639; dissoluzione della società per l’investitura dei dazi alla Casa de Nabia tra Andrea Molinari e Giovanni Macini. Segue inventario dei mobili dell’osteria. [notaio Gabriele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 3 giugno 1645; viene ucciso alla locanda del Sole da dei soldati un comasco di nome Agostino Molinari. [parrocchia S. Lorenzo – Lodi – Liber Mortuorum].
– 4 aprile 1646; scrittura per ”una compagnia o negozio di fabbrica di majolica nel luogo di Griante, cioè alla casa de’ Quadrelli” tra Angelo Molinari, anche a nome di Andrea e Giacomo, e Bernardo Negri di Lodi. [notizia desunta da atto notarile successivo].
– 16 agosto 1646; nota delle spese effettuate da Bernardo Negri di Lodi. Totale lire 897:17:6. [notaio Michele Malacrida – ins. 28/11/1646 – Archivio di Stato di Como].
– 18 agosto 1646; Giacomo fq. Gio.Antonio Natta presta 3.000 lire ad Andrea, Giacomo e Angelo Molinari. Atto sotto il portico di casa Natta, a Como, parrocchia s. Fedele. [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 28 novembre 1646; nuovo accordo tra Bernardo Negri e Angelo Molinari anche a nome dei suoi fratelli Andrea e Giacomo, di Griante. Testi: Giorgio fq. Vincenzo Tomba, di Lodi, abitante a Griante – Lorenzo fq. Francesco Maynoni e Carlo fq. Lodovico Frasari di Griante – pronotaio
Gio.Battista fq. Fabrizio Macini e Bernardo f. Giovanni Stoppani di Griante. Atto stipulato a Griante, in casa del notaio. [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 18 luglio 1647; Giacomo Natta presta 1.200 lire a Andrea, Giacomo e Angelo Molinari. [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 9 febbraio 1649; Giacomo Molinari promette di consegnare 100 lire entro 10 gg. a Gio.Antonio fq. Francesco Mainoni di Griante. 58 lire consegnate su commissione di Giacomo a Lodi a Cesare Fasoli e 42 lire per un prestito. Se entro tale data non saranno consegnate le 100 lire, saranno computate all’interesse del 6%. Atto in casa del notaio, a Griante. [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 7 settembre 1649; Alessandro fq. Francesco Bianchi ved. Vittoria fq. Domenico Molinari di Lezzeno, e suo erede universale [notaio Carlo Rusca] – Archivio di Stato di Como], libera Giacomo Molinari per le 200 lire di capitale e 17 lire di interessi che Giacomo e fratelli erano debitori verso Alessandro, come erede di Vittoria per la vendita di Caterina Giambelli, moglie del fu Domenico Molinari l’1/2/1628 [notaio Tobia Mussida – Archivio di Stato di Como]. Segue un elenco di maioliche, valore lire 144:13. Atto in casa Bianchi, a Como, s. Fedele. [notaio Michele Malacrida –
Archivio di Stato di Como].
– 12 dicembre 1651; Giacomo Molinari di Griante, come procuratore di suo fratello Angelo di Alessandria, cede a Lorenzo fq. Francesco Mainini di Griante, il credito con Adam Luneri di Bolzano 230 floreni di moneta imperiale dovute a Angelo, come da obbligazione del cancelliere di Bolzano del 13/3/1649, più 30 floreni di moneta imperiale di interessi. Atto in casa del notaio, a Griante. [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
– 18 luglio 1652; Andrea Molinari rinuncia nelle mani di Giacomo, anche a nome di Angelo, la propria contingente porzione di mobili e immobili dell’eredità paterna e materna. Atto a Griante, in casa del notaio [notaio Michele Malacrida – Archivio di Stato di Como].
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, marzo 2014
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