Lampada a olio o versatoio per il tè o cosa
della Redazione di Antiqua
Questo oggetto sarebbe degno di inaugurare una nuova serie di articoli intitolata L’oggetto misterioso.
Si tratta di un piccolo recipiente in terracotta smaltata (nota 1), proveniente da una collezione privata insieme ad altri esemplari di forma e dimensione leggermente diverse [Figure 1 e 1bis].
Figure 1 e 1 bis. Manufatto in terracotta smaltata, diametro cm. 6,5 circa, altezza cm. 4, collezione privata.
Il proprietario si è rivolto a noi per sapere se si tratta di un oggetto antico e quanto antico e che funzione potesse avere.
Abbiamo consultato esperti in vari settori e il risultato è abbastanza sorprendente perché, pur non essendo giunti a una soluzione univoca (lo anticipiamo), abbiamo riscontrato che oggetti del tutto simili per concezione ed esecuzione possono trovare collocazione in ambiti totalmente diversi.
Lucerna a olio
La prima ipotesi è che consista in una piccola lucerna a olio realizzata con questa forma fin dalla preistoria. All’interno veniva messo dell’olio o altro combustibile in cui si immergeva uno stoppino imbevuto dello stesso liquido e acceso. Si veda un esempio di lampada a olio in funzione, utilizzata ancora oggi in occasione della festa di Diwali nello stato indiano di Haryana, a dimostrazione della presenza di questa tipologia di oggetti a varie latitudini [Figura 2, nota 2].
Figura 2. Lampada a olio, terracotta, XX secolo, Stato di Haryana (India).
Fin dalle più antiche origini, la lucerna poteva essere a una sola fiamma (monolychne), a due (bilychne) o più fiamme (polilychne). Nelle forme più arcaiche sono presenti, sul bordo, leggere depressioni dove si appoggiava lo stoppino; nelle forme più evolute, una o più parti del bordo si presentano “pizzicate” a formare il beccuccio per alloggiare lo stoppino.
Il Museo Civico Carlo Verri di Biassono (MB) possiede esemplari che risalgono addirittura all’età del Bronzo e del Ferro (III-I millennio a.C.) [Figura 3, nota 3].
Figura 3. Vari tipi di lucerne in terracotta, Biassono (MB), Museo Civico Carlo Verri (foto di Leopoldo Pozzi), fonte WorldWideMetaMuseum (www.wwmm.org ).
La produzione di manufatti di questo genere non si interrompe mai. La lampada ad olio fu usata da Fenici e Greci che diffusero il suo uso tra i Romani intorno al IV secolo a.C. (nota 4).
Secondo l’autorevole parere espresso dal prof. Antonio Cavallo (nota 5) – che ringraziamo – il manufatto di Figura 1 è una lucerna ad olio votiva nello stile della Magna Grecia attorno al VI secolo, pur non potendone testare l’autenticità se non attraverso un’analisi dal vero, anche in considerazione dell’assenza di residui e di tracce di combustione.
Troviamo oggetti simili anche in epoca medioevale.
Presso la Galleria Franchetti alla Cà D’Oro a Venezia si conservano alcune lampade di ambito nordafricano (nota 6), databili tra XII e XIII secolo, reperite fortuitamente sulla spiaggia del Lido veneziano [Figura 4].
Figura 4. Lampada(e) a olio, corpo ceramico beige-rosato, rivestito con vetrina verde, ambito tunisino, XII-XIII secolo, Venezia, Galleria Franchetti alla Cà D’Oro.
Un altro esempio è fornito da una lucerna invetriata, sempre del tipo “a vasca aperta”, risalente alla fine del XII, prima metà del XIII secolo, proveniente dalle rovine di un palazzo fortificato a Entella (Pa) [Figura 5].
Figura 5. Lampada a olio, ceramica invetriata, ambito siciliano (?), XII-XIII secolo (ubicazione ignota, fonte: SAET Pisa).
Tazza per la cerimonia del tè
Punto di vista totalmente alternativo è quello che interpreta l’oggetto di Figura 1 come un recipiente utilizzato in Giappone, in cui si versa l’acqua bollente per farla raffreddare al punto giusto (60°) nella preparazione del tè di tipo Gyokuro, il più pregiato.
Nell’immagine si vede un set completo in ceramica bianca, dove il versatoio con il beccuccio appare in primo piano [Figura 6], ma i giapponesi amano molto proprio i pezzi prodotti in ceramica grezza del tipo Takatori, dal nome del luogo in cui si produce la ceramica di questo tipo che è di origine coreana, diventato anche il nome della dinastia di ceramisti che la producono (nota 7).
Figura 6. Set per la cerimonia del tè in Giappone (tratto dal video Preparazione Tè Verde Giapponese Gyokuro su YouTube [vedi]).
Abbiamo trovato un significativo esempio di quella che viene definita una “tazza da tè” presso il Minneapolis Museum of Art (MIA) [Figura 7], che si può confrontare con l’oggetto di Figura 1 tranne che per la maggiori dimensioni, per la presenza di un piede e per la leggera rientranza sul bordo, dalla parte opposta del beccuccio, che pare contraddistinguere i recipienti per la preparazione del tè (vedi ancora Figura 6) rispetto alle lampade a olio.
Figura 7. Tazza per la cerimonia del tè, Giappone (o Corea) 1614-1624, Minneapolis Museum of Art (MIA)
La scheda nel sito del museo ci informa che questa tazza da tè “triangolare” – che noi sappiamo essere, in realtà, un versatoio – è nota in giapponese come kutsugata chawan, ossia “ciotola da tè a forma di zoccolo”, perché si pensa assomigli alle calzature indossate da alcuni sacerdoti buddisti.
La combinazione della forma triangolare e del tipo di smaltatura (che combina uno spesso smalto biancastro con uno ambra traslucido) è tipica della fornace Uchigaso, attiva solo tra il 1614 e il 1624, da qui la precisa datazione del manufatto (nota 8).
Manufatto moderno
Nella pagina del Museo Civico di Biassono sul sito wwmm.org (vedi sopra) leggiamo che “… queste semplici lucerne vennero prodotte fin quasi ai giorni nostri”.
Un oggetto molto simile a quelli finora discussi è appartenuto ad Aristide Papi (1901-1983), pittore, scultore ed artista eclettico che potrebbe essersi cimentato anche con la ceramica creando dei piccoli recipienti per miscelare i colori [Figura 8]. Per altro, egli era anche un appassionato collezionista di oggetti archeologici per cui potrebbe trattarsi del riuso originale di un manufatto antico.
Figura 8. Contenitore, ceramica invetriata, XX secolo (?), tracce di colore a tempera, collezione privata, già collezione Aristide Papi (1901-1983).
NOTE
[1] Sarebbe più corretto parlare di terracotta invetriata, ossia ricoperta da una vernice a base di piombo, detta vetrina, prima della cottura.
[2] Presso il Museo delle Culture di Milano (area ex Ansaldo) si conserva un esemplare, ivi definito braciere in miniatura, che si basa sulla stessa concezione tecnica, appartenente alla Cultura teotihuacana (da Teotihuacan, città precolombiana che si trova in Messico) e databile al III/IV secolo [Figura A]. Ringraziamo Carolina Orsini, conservatrice delle raccolte archeologiche ed etnografiche presso il MUDEC.
Figura A. Braciere, Cultura teotihuacana (fasi Tlamimilolpa-Xolalpan), III-IV secolo d.C., diametro cm. 6,5 Milano, Museo delle Culture, inv. PAM00574.
[3] Dalla relativa scheda sul sito WWWM (WorldWideMetaMuseum) abbiamo tratte diverse informazioni sopra presentate [Leggi ]. Da qui si può risalire ad immagini di altre lucerne di vario genere ed epoca.
[4] Una Breve storia della lampada ad olio (lucerna) la si può trovare sul sito silvercollection.it [vedil ].
[5] In rappresentanza degli Amici del Museo dell’Olio di Sava (Ta) (vedi).
[6] Attribuita ad ambito tunisino in base ad analisi stilistica come si ricava dalla scheda del catalogo Beni Culturali [Leggi]; non è chiaro a quale dei tre oggetti riprodotti nell’immagine si riferisca la scheda che fa riferimento al numero di inventario CE. 4528.
[7] Siamo grati a Graziana Canova, esperta di cose giapponesi, per averci fornito una serie di informazioni a riguardo.
[8] La scheda aggiunge altri particolari, rispetto a quanto già scritto sopra a proposito della ceramica Takatori, ossia che la fornace Uchigaso “… era una delle tante nell’area nord-orientale dell’isola di Kyushu che producevano prodotti Takatori, così chiamati per Monte Takatori situato nei pressi. I primi articoli Takatori furono creati principalmente da ceramisti coreani che erano stati trasferiti a Kyushu da potenti signori della guerra locali durante due invasioni giapponesi della penisola coreana negli anni Novanta del Cinquecento. Gli articoli da tè di questi vasai, che erano molto diversi dagli stili prevalenti nella loro nativa Corea, fecero un enorme successo tra gli appassionati di tè giapponesi nelle lontane città di Kyoto e Sakai” (Leggi).
Settembre 2023
© Riproduzione riservata