Le porcellane di Sèvres, 1752-1870.

Parte prima. I marchi e i sistemi di marcatura

di Gianni Giancane

Introduzione
La nota 2 della terza parte di un articolo a mia firma Alcune porcellane di Sèvres alla Corte di Francia, tra feste, balli e “…gelati” (giugno 2023) [Leggi] recita testualmente: “Ai marchi della Manifattura delle porcellane di Sèvres dedicherò prossimamente un contributo dettagliato, relativo alla storia evolutiva delle marcature, alla loro applicazione e, in particolare, al confronto con quelle false, purtroppo abbondantemente presenti sul mercato antiquario e quasi sempre facilmente ingannevoli”.
Prima di affrontare tali argomentazioni, ritengo utile una preliminare riflessione.
In tutti i campi dello scibile umano, lo studio e la ricerca, metodologicamente intesi, mirano all’acquisizione di conoscenze, che dovrebbero tradursi in abilità e, atto finale, sviluppare in ciascun individuo che se ne occupi autentiche competenze. Capita però, per un motivo o per l’altro, che non tutti gli step di tale percorso vengano puntualmente interpretati e/o correttamente evasi lasciando situazioni di dubbio, incertezze, più spesso vere e proprie lacune.
È quanto accade purtroppo anche nel campo delle arti antiquarie, dove in alcune circostanze vengono proposti dal mercato, in tutte le sue espressioni nessuna esclusa, degli oggetti (dagli arredi lignei ai dipinti, dai bronzi agli argenti, ecc.) non sempre offerti nel modo corretto; talvolta li si presenta con superficiale “leggerezza”, talvolta con errori (anche non voluti, ma più o meno palesi), peggio ancora, molto raramente per nostra fortuna, con manifesta presunzione di pseudo competenza se non di vera onniscienza.
Le porcellane non sfuggono purtroppo a tali circostanze, anzi ne subiscono più facilmente le incertezze, e dinanzi alla declinazione di una determinata manifattura, per esempio, si sfocia talvolta in pericolosi alvei.
Accanto a quelle di Meissen e di Vienna, le porcellane di Sèvres sono state quelle più soggette a essere imitate, copiate, e soprattutto “falsificate” (nota 1). Si pensi come il 90% dei prodotti che “presenterebbero” un marchio teoricamente riconducibile all’opificio parigino si stima sia costituito da falsi, a volte parziali, a volte totali, con particolar riferimento non solo a opere che “dovrebbero” risalire al XVIII secolo (il periodo più subdolo come vedremo nella seconda parte), ma anche a quelle del secolo successivo (Lechevallier-Chevignard 1908).
Lo scopo del presente lavoro è, pertanto, quello di fornire un insieme di informazioni e utili suggerimenti (si spera) nella guida verso il riconoscimento di una porcellana fabbricata nella manifattura francese, dalle sue origini (in quel di Vincennes nel 1740 con successivo trasferimento a Sèvres nel 1756, al tempo di Luigi XV) sino al 1870 con la caduta di Napoleone III e la fine del Secondo Impero. Nel farlo si utilizzerà in particolare lo studio dei marchi, sottolineando, tuttavia, come l’esame di qualsiasi oggetto antico in porcellana dovrebbe essere molto più articolato e possibilmente esaustivo: avviato con un’indagine stilistico-formale e chiuso con quella composito-costruttiva, marchi compresi (nota 2).

I marchi ed il sistema di marcatura, da Vincennes a Sèvres
A differenza di altri opifici che usavano sistemi di marcatura meno articolati, limitandosi quasi sempre al marchio di fabbrica, quelli utilizzati a Sèvres non identificavano soltanto la manifattura (marchi di fabbricazione), essendo affiancati anche dai marchi di decorazione, di doratura, di residenza (laddove previsto), e ancora dai marchi dei pittori e quelli dei formatori.
Essi possono essere così scanditi:
-Marchi di fabbricazione (Marques d’origine)
-Marchi di decorazione e doratura (Marques d’origine)
-Marchi di laboratorio (Marques d’atelier)
-Marchi di residenza
-Marchi occasionali
I marchi di fabbricazione e quelli di decorazione e doratura vengono definiti Marques d’origine; quelli di laboratorio Marques d’atelier (M. Brunet 1953, pp. 8-11).
I marchi di fabbricazione erano apposti a salvaguardia della manifattura quale produttrice del prodotto ceramico; in tal modo intesi, compaiono solo a partire dal 1845, come in seguito esplicitato.
Quelli di decorazione, doratura e di laboratorio erano invece concepiti per un attento controllo – a cura di appositi supervisori, sovente lo stesso direttore – della qualità del lavoro nei vari reparti (ogni operatore era responsabile per la parte di propria competenza) e compaiono sin dalle origini della manifattura.
In particolare, quelli di laboratorio erano apposti dai formatori, tornianti, modellatori e altre similari figure; generalmente incisi o incussi, diventano alquanto importanti per uno studio specialistico, particolarmente avanzato, delle porcellane di Sèvres (nota 3).
I marchi di residenza venivano applicati per riconoscere una specifica dimora reale alla quale erano destinate le porcellane così siglate (Château des Tuileries, Fontainebleau, Trianon, Eu, ecc.).
Completava la casistica il raro utilizzo di marchi occasionali o speciali che esulano comunque dalle finalità del presente contributo.
Prima di addentrarci nella disamina tecnica, alcune indispensabili considerazioni preliminari.
-Fino alla metà del XIX secolo, esattamente fino al 1845, i marchi erano tutti di “decorazione” in quanto apposti generalmente dai pittori al termine dei loro interventi (ma anche da altri operatori per i pezzi bianchi, per esempio) non esistendo, per altro, un marchio ufficiale della manifattura. Tuttavia, poiché essi certificano sia l’intervento di un determinato maestro, sia il periodo temporale (l’anno) di esecuzione, finiscono con il diventare (per estensione) una sorta di marchio della manifattura e, seppure impropriamente, essere considerati in senso lato dei marchi di fabbricazione.
-A differenza di altre manifatture europee, tipo quella di Meissen in Sassonia che – tranne la  brevissima fase iniziale – ha sempre utilizzato e conservato sino ai nostri giorni  lo stesso logo (le famose spade incrociate pur nelle diverse varianti), La Manifattura di Sèvres ha cambiato, in quasi tre secoli di storia, il proprio marchio di fabbricazione moltissime volte, utilizzando loghi (e sistemi di apposizione) significativamente diversi tra di loro, quasi sempre formalmente legati al regnante di turno o alle diverse espressioni repubblicane nei relativi periodi.
-I marchi, suddivisi per periodi storici a partire dal Luigi XV si riferiscono alle porcellane smaltate (vedremo, nella seconda parte, i pochissimi casi riferiti ai pezzi in biscuit).
-Nella presentazione dei marchi non ci limiteremo a riportare una pedissequa rappresentazione grafica tratta da un’unica fonte, per quanto attendibile, ma procederemo in via comparata attraverso alcune tra le più autorevoli monografie sull’argomento, al fine di un efficace confronto critico ed ottimizzazione dei risultati (nota 4).
Le ricerche effettuate sono state condensate nella stesura di alcune tavole sinottiche, suddivise per periodi storici in ordine strettamente cronologico, a partire dagli esordi a Vincennes.

Primo periodo, Vincennes 1740-1756, sotto il regno di Luigi XV
Guardando con attenzione i marchi raffigurati [Figura 1], ci si accorge come l’ultimo marchio in basso a destra della Figura 1 sia corredato da una lettera B.

manifattura-di sèvres-marchi-1740-1756

Figura 1.

A partire dal 1753, fu avviato un sistema di marcatura arricchito dalle lettere dell’alfabeto dipinte all’interno delle due L intrecciate; si iniziò con la lettera A (1753) e in successione negli anni comparvero la lettera B (1754), C (1755) e così via.
Ne consegue che la lettera D dovrebbe essere stata apposta su oggetti fabbricati nel nuovo stabilimento di Sèvres (1756).
In realtà, poiché questi marchi venivano applicati dai pittori, come segnalato nelle considerazioni preliminari, essi certificano “di fatto” l’anno della dipintura, quindi la finitura ultima dell’oggetto e non la sua realizzazione (formatura) che poteva essere stata realizzata anche l’anno precedente, se non prima.

Secondo periodo, Sèvres 1756-1793, sotto i regni di Luigi XV e di Luigi XVI
Il periodo temporale qui rappresentato va dall’insediamento della manifattura nel 1756 – nel nuovo stabilimento a Sèvres – fino al 17 luglio del 1793 [Figura 2] con il Re Luigi XVI ormai scomparso da alcuni mesi (ghigliottinato il 21 gennaio), estendendosi, pertanto, anche nei periodi iniziali della cosiddetta Prima Repubblica francese (settembre 1792 – maggio 1804).

manifattura-di sèvres-marchi-1756-1793

Figura 2.

La produzione di porcellana dura è spesso ricondotta da diversi autori al 1769 (Lechavallier-Chevignard, 1908; M. Brunet 1953; M. Brunet-Preaud, 1978). Tale data si riferisce in realtà ai primi tentativi effettuati nella manifattura, con la fabbricazione di alcune porcellane da considerare “sperimentali”, fermo restando un’effettiva produzione su più larga scala soltanto a partire dal 1772 (Chavagnac – de Groiller 1906, p. 164).
La comparsa della porcellana dura (nota 5) e il relativo marchio sormontato da corona saranno elementi molto importanti nella determinazione dell’autenticità, o meno, di una porcellana di Sèvres del XVIII secolo, come vedremo nel paragrafo a tale scopo dedicato (seconda parte).
Quanto alla stesura pittorica delle due lettere L, si denota in questo periodo un progressivo ed evidente schiacciamento del profilo che appare meno slanciato e di conseguenza allargato; va precisato, tuttavia, che trattandosi di un intervento manuale, e graficamente diverso da decoratore a decoratore, non si avranno mai due marchi identici, ovviamente.

Terzo periodo, Prima Repubblica, 1793-1804
La fine del regno di Luigi XVI e le note vicende storico-politico-sociali dell’ultimo decennio del XVIII secolo, influenzarono anche la produzione delle porcellane a Sèvres che, in un clima divenuto “repubblicano”, avviò un nuovo sistema di marcatura dei prodotti, in netto contrasto con quanto visto finora [Figura 3].

manifattura-di sèvres-marchi-1793-1804

Figura 3.

In questo periodo, temporalmente non molto esteso, i marchi non seguono rigorosamente le date di separazione appena presentate; è frequente trovare, ad esempio, nei primi due anni dell’Ottocento e forse anche fino alla fine del Consolato (maggio del 1804) i marchi presentati nella prima serie della figura 3.
Inoltre, scompaiono quelli dipinti e, a partire dal 1803, si appone per la prima volta il nuovo logo con un sistema detto “à la vignette”, una pseudo decalcomania, elementare, da un modello precedentemente preparato e utilizzando un tamponcino, o un sigillo (cachet), o molto più probabilmente un supporto cartaceo inchiostrato con la dicitura da trasferire; il tutto velocizzava i tempi, procedendo la manifattura verso un iter sempre più industrializzato.
Da considerare inoltre, a partire dal 1801 e fino al 1817, l’indicazione dell’anno di decorazione attraverso simboli, numeri e/o lettere, generalmente posti nella parte inferiore del marchio, che saranno dettagliatamente presentati alla fine del successivo periodo.

Quarto periodo, Primo Impero, 1804-1814
L’avvento e definitiva consacrazione di Napoleone I con l’istituzione dell’Impero (Primo Impero, 1804-1815) segnò un’altra svolta nei marchi di Sèvres, dovendo essi rispondere non più ai dettami della Prima Repubblica, ma a quelli del mutato momento politico con la Francia di Napoleone Bonaparte e le sue mire espansionistiche. I nuovi marchi [Figura 4] non potevano staccarsi dalla contestualizzazione storica.

manifattura-di sèvres-marchi-1804-1814

Figura 4.

A partire dal 1813 la novità più significativa nei marchi, oltre all’espressione grafica, è il nuovo sistema di apposizione basato, questa volta, sulla stampa a decalcomania, un processo “seriale” che snelliva ulteriormente le operazioni di marcatura.
Il logo veniva preparato a partire da una lastra di rame sulla quale si incideva il modello primario e da questo con i successivi passaggi finiva su appositi supporti per essere trasferito sul corpo ceramico e fissato definitivamente.

Quinto periodo, Restaurazione, 1814-1824, sotto il regno di Luigi XVIII
Il decennio che va dal 1814 al 1824, noto anche come Restaurazione in riferimento al ritorno del regime monarchico, vide l’ascesa al trono di Luigi XVIII, nipote di Luigi XV e fratello di Luigi XVI. Il modificato clima politico si rifletté ancora una volta nell’opificio di Sèvres con un nuovo marchio a identificare gli oggetti ivi sfornati [Figura 5].

manifattura-di sèvres-marchi-1814-1824

Figura 5.

Il logo mostra ancora una volta l’indissolubile legame tra potere politico ed economico.
Con l’avvento di Luigi XVIII ricompaiono infatti le due L intrecciate – palese ripristino del sigillo reale del nonno e del fratello, suoi predecessori – pur proposte con una differente espressione grafica, diversa modalità di apposizione e soprattutto con un elemento quasi rafforzativo, la presenza all’interno delle lettere del giglio di Francia, emblema tipico della monarchia transalpina.
Il marchio, corredato sempre dal millesimo, presenta due varianti riscontrate, in una prevalgono i profili con evidente tratteggio orizzontale, nell’altra il tratto pieno.

Sesto periodo, Restaurazione, 1824-1830, sotto il regno di Carlo X
Scomparso Luigi XVIII salì al trono, con il nome di Carlo X, suo fratello Charles-Philippe de France, già Conte di Artois il quale, in rigorosa continuità con i monarchi suoi predecessori, fornì il proprio monogramma (le chiffre royal) alla Manifattura di Sèvres per tradurlo nei nuovi marchi [Figura 6] che dopo il 1829 presentano due importanti novità.

manifattura-di sèvres-marchi-1824-1830

Figura 6.

A partire dal 1829, infatti, compaiono i primi marchi di decorazione in senso stretto, con le due varianti: una destinata ai pezzi dipinti, l’altro destinato ai pezzi che avevano come decorazione il solo filetto d’oro, ad esempio sulla tesa delle stoviglie (secondo e terzo riquadro di Figura 6).
Considerati “marchi supplementari” perché teoricamente erano da aggiungere a quelli ufficiali (primo riquadro stessa Figura 6), venivano utilizzati soprattutto isolati.
Li troviamo solo nel breve lasso di tempo di un biennio, e pertanto risulta piuttosto infrequente riscontrare dei manufatti originali del periodo in tal modo marcati.

Settimo periodo, Monarchia di Luglio, 1830-1848, sotto il regno di Louis-Philippe d’Orléans
Dividiamo questo periodo in tre sottoperiodi ed analizziamo i primi due.
Il primo, tra il 1830 ed il 1834, nel quale i marchi non risentirono di particolari elementi grafici riferibili al nuovo regnante, Luigi Filippo, di liberali vedute, il Re dei Francesi (e non di Francia) così come amava definirsi.
Nell’altro, a partire dal 1834, comparve per la prima volto il logo con le sue iniziali, le chiffre royal [Figura 7].

manifattura-di sèvres-marchi-1830-1845

Figura 7.

L’ultimo sottoperiodo, 1845-48 [Figura 7a], vide la comparsa di un nuovo marchio, detto ufficialmente marchio di fabbricazione della manifattura, affiancato comunque dal marchio di decorazione, simile – ma non uguale – a quello in uso nel precedente intervallo di tempo, 1834-45.

manifattura-di sèvres-marchi-1845-1848

Figura 7a.

Nella Conferenza dell’8 maggio del 1845, il Direttore della Manifattura, Alexandre Brongniart, per contrastare con maggior successo il crescente (se non invasivo) numero di false porcellane che presentavano spudoratamente marchi apocrifi, stabilì di utilizzare un nuovo marchio, detto di fabbricazione, da apporre sotto vernice in verde cromo e da affiancare al precedente marchio di decorazione che facilmente si prestava a fraudolente falsificazioni.
Fu questa sicuramente una saggia ed importante decisione che forniva maggiori e più tranquillizzanti parametri di sicurezza, a utile vantaggio del collezionista d’oggi.
In questo periodo compare inoltre una nuova marcatura.
Per i pezzi destinati alle numerose residenze reali, in aggiunta a quelli appena visti, vengono istituiti degli appositi marchi che possano identificare facilmente il contenitore specifico di appartenenza e nello specifico: Château de Bizy, Compiègne, Dreux, Eu, Fontainebleau, Neuilly, Pau, Randan, S.-Cloud, Trianon, Tuileries, e Pavillon de Breteuil.
Ne riportiamo qualcuno per poterne cogliere la tipologia [Figura 7b].

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Figura 7b.

Ottavo periodo, Seconda Repubblica, 1848-1852
A seguito dei moti rivoluzionari del 1848 (e relative vicissitudini) che sancirono di fatto la fine del regno di Luigi Filippo, venne istituita la cosiddetta Seconde République (o Deuxième  Republique) della quale, nel mese di dicembre, fu eletto Presidente un “tal”  Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, nipote da parte di zio di Napoleone I. Ancora una volta i marchi dell’opificio subirono “obbligati” cambiamenti [Figura 8], le espressioni grafiche dei quali permasero fino all’avvento del Secondo Impero (1852).

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Figura 8.

Nono periodo, Secondo Impero, 1852-1870
A seguito delle articolate vicende storico politiche che interessarono i pochissimi anni della Seconda Repubblica, il Presidente Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, visto un certo fallimento della sua politica democratica e i tentativi di costituzionali riforme, avviò tra il 1851 e l’anno successivo una serie di incalzanti iniziative che condussero al Colpo di Stato e alla nascita del cosiddetto Secondo Impero, fregiandosi del titolo di Napoleone III, Imperatore dei Francesi, con solenne proclamazione il 2 dicembre del 1852.
Ancora una volta la Manufacture de porcelaine de Sèvres dovette cambiare i propri marchi adattandoli alla nuova “aria” che si respirava in terra di Francia [Figura 9].

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Figura 9.

Nel 1854 oltre al motivo dell’aquila compare anche le chiffre Impérial formato dalla lettera N di Napoleon in stampatello maiuscolo sormontata da corona, ad ostentare il maggior potere dell’imperatore. Anzi, a patire dall’anno successivo, 1855 e sino alla fine del periodo (1870) sarà solo questo il logo utilizzato per i pezzi decorati o dorati [Figura 9a].

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Figura 9a.

Rimando
Completata la presentazione della nutrita serie di marchi e relativi sistema di marcatura in quel di Sèvres in oltre un secolo di storia, affronteremo nella seconda parte del presente lavoro uno studio mirato a discernere la bontà delle porcellane di Sèvres da falsità – più o meno eclatanti – abbondantemente presenti, purtroppo, sul mercato antiquario.
Lo faremo scoprendo innanzitutto le caratteristiche e peculiarità che dovrebbe possedere un manufatto in porcellana di Sèvres ed inoltre attraverso la comparazione di marchi autentici con altri apocrifi. Vedremo anche come esistano diversi casi di cosiddetti falsi parziali, tra i quali le pericolose “ridipinture” postume o altro ancora. Alla prossima puntata.

NOTE

[1] Se imitare, copiare, falsificare possono condurre in senso lato verso un’accezione comune, in senso stretto associano invece differenti significati.
Infatti per imitazione si dovrebbe intendere un oggetto simile ad uno originale (già fatto da altra manifattura), prodotto in tempi coevi o poco distanti e con l’apposizione di un marchio teoricamente distinguibile; la copia dovrebbe essere una replica più o meno fedele dell’originale, realizzata anche in tempi distanti, ma sempre firmata con marchio proprio e differente da quello autentico; la falsificazione invece, si manifesta in presenza di un oggetto uguale, simile o tipologicamente legato ad una determinata fabbrica, ma con marchio apocrifo atto ad ingannare. Spesso i termini vengono utilizzati in maniera indistinta e poco ortodossa.

[2] In altri termini, per un’efficace indagine scientifica occorrerebbe propedeuticamente:
-analizzare lo stile dell’opera e la sua compatibilità con una stimata datazione;
-ipotizzare una determinata manifattura con una prima e veloce osservazione del/i marchio/i (se presenti);
-riconoscere la natura del materiale utilizzato, vale a dire il tipo di porcellana: a pasta dura, tenera, biscuit, ecc.;
-osservare smalti e colori (i pigmenti) utilizzati per la dipintura dell’oggetto (variabili per natura e composizione dal primo Settecento in poi) accertandone la compatibilità con l’epoca di presunta fabbricazione e la loro naturale usura;
-tornare sul marchio ed effettuarne uno studio critico e di dettaglio, riconoscendone la natura della grafia e le modalità di apposizione (sotto o sopra vernice, dipinto e con quali pigmenti, stampato, inciso, incusso);
-infine, se non individuato direttamente, utilizzando apposite fonti quali monografie sull’argomento, da quelle a carattere generale ad altre a più specifico contenuto, inquadrarlo correttamente e risalire finalmente alla manifattura.

[3] Per i marchi di laboratorio, les marques d’atelier, si rimanda a quanto già presentato dallo scrivente nel lavoro richiamato in premessa (ivi, vedi paragrafo: Les marques en creux nelle porcellane di Sèvres, primi elementi).

[4] I testi ai quali si fa riferimento sono Lechevallier-Chevignard 1908, Tilmans 1953, Brunet 1953, Brunet-Préaud 1978 (vedi Bibliografia).

[5] A proposito delle differenze tra porcellana a pasta tenera e pasta dura ed alle origini di quest’ultima a Sèvres, si riporta per esteso quanto già espresso dallo scrivente nella nota 7 della seconda parte dell’articolo Alcune porcellane di Sèvres alla Corte di Francia, tra feste, balli e “…gelati” (aprile 2023) [ Leggi ]:
Ricordiamo che con il termine porcellana si intende di solito un materiale formato da caolino, quarzo e feldspati (minerali abbondanti nella crosta terrestre), opportunamente macinati e mescolati nelle giuste dosi (di norma 50%-25%-25%) e cotti ad altissime temperature (una prima sui 900°, una seconda variabile, dai 1300° ai 1400° circa).
A questo tipo di porcellana, dal corpo compatto, marmoreo, con grana estremamente coesa e saccaroide non scalfibile neppure da una sottile punta d’acciaio, si attribuisce generalmente la dicitura “a pasta dura”, per differenziarla da quella “a pasta tenera”, senza caolino, dal corpo granuloso e più poroso (teoricamente scalfibile dalla stessa punta).
Ora l’utilizzo della pasta dura, detta royale, comparve a Sèvres intorno al 1770 e la sua genesi è abbastanza “folcloristica”.
Il caolino era stato scoperto due anni prima, in modo del tutto casuale, nelle cave di Saint-Yrieix (presso Limoges) da Jean-Baptiste Darnet, medico e membro della commissione istituita da Luigi XV per scoprire il segreto della porcellana. In realtà fu sua moglie, senza volerlo, la vera scopritrice: essendo rimasta senza sapone per il bucato pensò di utilizzare una manciata di argilla bianca appena fuori dalla sua abitazione nei presi di Sainjt-Yrieix. Una volta asciutto, il bucato era totalmente indurito (!) e questo fece scattare la pazza idea nella mente del marito: incorporare tale argilla nella mescola della porcellana tenera; i risultati furono tali da cambiare la storia della porcellana, e soprattutto quella di Sèvres!
La porcellana dura così ottenuta iniziò ad affiancare, ma senza sostituirla, la precedente produzione in pasta tenera, detta de France, che restò in auge soltanto sino ai primissimi anni del XIX secolo (1804 circa).
Con l’avvento di Alexandre Brongniart alla direzione dell’opificio, infatti, qualcosa cambiò.
Tra le tantissime iniziative ed attività, egli promosse fortemente l’utilizzo della pasta dura in sostituzione di quella tenera adducendo formalmente svariate motivazioni stilistico-strutturali nelle opere eseguite con tale mescola, trovandola ormai demodé, superata.
In realtà, da grande esperto, intuì le grosse problematiche economico-gestionali che, causa il rinnovamento di mezzi e macchinari, avrebbe comportato l’uso di entrambe, poiché i due tipi di pasta contemplavano metodi di fabbricazione distinti, ormai difficilmente compatibili con una contemporanea attività nello stabilimento, economicamente non conveniente. Inoltre, i mercati, con scelte sempre più indirizzate verso la pasta dura, gli davano ragione.
La pasta tenera ricomparve saltuariamente nell’Ottocento  (nel 1855 e tra il 1868 ed il 1872), mentre la pâte dure de Brongniart nel 1883 lasciò il posto ad una nuova mescola ottenuta grazie alle ricerche di Charles Lauth e Georges Vogt e chiamata pertanto pâte Lauth-Vogt o pâte dure nouvelle (nuova pasta dura) che aveva il vantaggio non effimero di cuocere a 1280° invece di 1410°, e consentiva di utilizzare una più specifica paletta di colori i quali cuocendo ad una temperatura più bassa, detta di demi-grand-feu (mezzo fuoco), assicuravano una migliore interazione tra corpo ceramico e smalto con risultati estetico-espressivi di primissimo livello
”.

Bibliografia citata
-Chavagnac-de Groiller, Histoire Des Manufactures Françaises de Porcelaine, Picard Editeur, Paris 1906.
-Georges Lechevallier-Chevignard, La Manufacture de Porcelaine de Sèvres. Organisation actuelle et fabrication, Musée céramique, Répertoire de marques et monogrammes d’artistes, H. Laurens, Editeur, Parigi 1908.
-Èmile Tilmans, Porcelaines de France, Èdition des deux Mondes, Paris, 1953.
-Marcelle Brunet, Les marques de Sèvres, G. Le Prat Editeur, Parigi 1953.
-Marcelle Brunet-Tamara Préaud, Sèvres. Des Origines à nos Jours, Office du Livre, Fribourg 1978.

Marzo 2024
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