L’eredità romana di Daniel O’Connell

a cura della Redazione di Antiqua,
tratto da una bozza redatta da Fearghus Ó Fearghail con lo stesso titolo (*).

I
Nel cortile del Collegio Irlandese a Roma si trova un monumento dedicato a Daniel O’Donnel che commemora non solo il grande trionfo del Liberatore che ottenne l’emancipazione dell’Irlanda dalla Gran Bretagna nel 1829, ma anche l’eredità del suo cuore a Roma. L’iscrizione incisa sul monumento dichiara che esso contiene il cuore di O’Connel, ma la verità vera è che il monumento presso il Collegio Irlandese non contiene alcun cuore. La “storia del cuore” inizia a Genova nel maggio 1847.
Fin dalla sua breve detenzione a Dublino, dal 30 maggio al 7 settembre 1844, la salute del sessantanovenne O’Connel aveva iniziato a peggiorare.
O’Connel lasciò l’Irlanda il 26 gennaio del 1847 e l’8 febbraio pronunciò un ultimo disperato appello con un filo di voce al Parlamento inglese per un intervento in Irlanda.
Confinato dal precario stato di salute nella sua residenza londinese, O’Connell espresse il desiderio di “essere raggiunto dal dottor Miley, dal 1844 ufficiosamente confessore di O’Donnel. Al suo arrivo a Londra Miley trovò O’Connel gravemente debilitato dagli effetti di un’acuta sofferenza fisica. Il 26 febbraio Milay scrisse a Cullen, Rettore del Collegio Irlandese a Roma, informandolo circa il suo piano di portare il paziente a Roma.
Fu probabilmente ad Hastings che Miley propose il pellegrinaggio a Roma, forse alla luce di un miglioramento nella salute di O’Connell. In ogni caso, fu allora che, come sostenne Miley, O’Connell si impegnò solennemente di effettuare il viaggio.
Dopo alcuni giorni la comitiva avanzò verso Folkestone e, il lunedi 22 marzo, O’Connell, suo figlio Daniel, il suo servo Duggan e Miley si imbarcarono per Boulogne. Quattro giorni più tardi raggiunsero Parigi.
Le condizioni di O’Connell stavano peggiorando e i medici francesi diagnosticarono una lenta congestione del cervello; non di meno essi lo consigliarono di proseguire il suo viaggio. Il gruppo viaggiarono verso Lione a piccole tappe per oltre venti giorni e in cattive condizioni atmosferiche. A Lione nevicava forte e lo stato di prostrazione di O’Connell accrebbe i timori per la sua vita.
Da Lione il gruppo viaggio lungo il Reno fino ad Avignone dove essi si fermarono per undici giorni e quindi ad Arles dove restarono cinque giorni
La comitiva proseguì col treno alla volta di Marsiglia ma da questo momento Miley di dimostrò estremamente in apprensione circa il suo incarico.
Il gruppo arrivò a Genova nel pomeriggio di giovedi 6 maggio, a bordo del Lombardo – una nave che più tardi ebbe una certa notorietà nella campagna di Garibaldi – e alloggiarono presso l’Hotel Feder in PiazzaBianchi.
Inizialmente O’Connell mostrò segni di miglioramento, a Miley era ansioso di raggiungere immediatamente Roma. Ma la salute di O’Connell peggiorò rapidamente e la domenica 9 maggio fu colpito da violenti mal di testa.
Egli morì alle 9,37 p.m. il sabato 15 maggio 1847.

Miley telegrafò la triste notizia a Roma: “O’Connell è morto! Spirò la notte scorse alle 9,30. Nulla fu più edificante o consolatorio del modo in cui è spirato”.
Miley parlò dell’impegno solenne di O’Connell relativo al suo pellegrinaggio a Roma e aggiunse: “il desiderio di raggiungere questo scopo lo occupava in continuazione … Ora dal momento che non gli è stato concesso di raggiungere Roma da vivo è suo desiderio che il suo cuore sia deposto a testimonianza del suo voto. Sulla base di ciò abbiamo deciso di far imbalsamare il cuore, di collocarlo in un’urna d’argento e di portarlo a Roma”.
Le solenni esequie si celebrarono a Genova nella chiesa di Santa Maria delle Vigne da lunedi a mercoledi (17-19 maggio), concludendosi con una grande messa solenne.
I giornali riportarono che tutti i diplomatici della città furono presenti ad eccezione del console inglese. Il cuore fu rimosso e imbalsamato, e il corpo, anch’esso imbalsamato, fu collocato in una cassa di piombo a sua volta contenuta in una di solido legno. Un urna generica fu acquistata a Genova per trasportare il cuore a Roma. In una lettera spedita da Genova il 20 maggio al Censeur de Lyon è riportato che su di essa erano scritte le parole: “Daniel O’Connell, Natus Kerry, Obiit Genuae, Die 15 Maii, 1847. Aetatis suae ann LXXII”, ma il 19 maggio Miley scrive a Cullen: abbiamo tentato di procurare qui un’urna di vetro rivestita in argento nella quale portarlo con noi; ma la foggia era così miserevole, il tempo disponibile così breve, il Soggetto richiedeva cotanto pensiero e di contenere così tanti simboli … gli emblemi dell’Irlanda, della Santa Sede, degli stemmi di famiglia di O’Connoll così che ho pensato che sarebbe stato un peccato non riservare a Roma l’esecuzione di questo lavoro … Faccia lavorare il cervello al fine sia di mettere a punto il migliore disegno per l’urna sia di compilare iscrizioni, motti …”.
Mentre si preparava a lasciare Genova per il “Pellegrinaggio del Cuore”, come lo chiamava, Miley era ancora speranzoso che il legato di O’Connoll sarebbe stato ricevuto in San Pietro.
A Roma, tuttavia, i guardiani delle “tombe degli Apostoli”, non erano così appassionati rispetto al legato, tanto meno lo era il rappresentante ufficiale del governo inglese a Roma. Nondimeno, non fu San Pietro il luogo di sepoltura del cuore di O’Connelle, bensì Sant’Agata, la chiesa del Collegio Irlandese. Le esequie si tennero una settimana più tardi con il cuore entro l’urna disteso sopra un catafalco al centro della navata. Successive esequie ufficiali si tennero nella chiesa Teatina in Sant’Andrea della Valle.
Il 12 giugno il Papa Pio IX ricevette in udienza il figlio O’Connelle, Daniel, accompagnato da Miley e Cullen. Le cerimonie si sarebbero dovute officiare in due giorni, il lunedi 28 e il mercoledi 30 giugno, interrotti dalla festa dei ss. Pietro e Paolo che aveva a Roma carattere di particolare solennità.
Poi IX scelse Ventura per pregare alle esequie. Ventura era il più celebre predicatore dell’epoca in Italia e quando il Papa gli chiese di pregare su O’Connell egli ebbe un’esitazione, dicendo a Pio IX che il sermone avrebbe potuto non piacergli o procurargli qualche problema. Richiesto di fornire delle spiegazioni egli disse di aver visto in O’Connell un ardente patrono dell’alleanza tra religione e libertà e solo come tale avrebbe potuto onorarlo con una preghiera. Si dice che Pio abbia replicato: “Questo è anche il mio punto di vista, vi prego quindi di comporre l’orazione funebre” che fu pronta per il 28 giugno. Questo discorso fu visto più tardi come un testo fondamentale per comprendere lo spirito liberale di Pio IX nel 1847.
Immediatamente dopo le esequie in Sant’Andrea della Valle, Daniel e Duggan partirono per Genova per portare il corpo del Liberatore in Irlanda.
I resti di O’Connell furono seppelliti nel cimitero di Glasnevin.

II
Il capitolo successivo della storia del legato di O’Connelle in favore di Roma si apre con l’arrivo a Roma nel novembre 1851 di Carlo Bianconi, amico e sostenitore di O’Connelle. Nativo di Tregolo, in Lombardia, Bianconi era noto in Irlanda dove le sue carrozze correvano in lungo e in largo per il paese.
Egli lamentò il fatto che “il cuore di un uomo immortale per il suo paese … fosse li come se non fosse stato li”.
Egli espresse la sua ansia affinché una targa di marmo con iscrizione fosse collocata sul muro della cappella e si fece carico del costo del monumento.
Mentre era in Irlanda Bianconi consultò John Hogan sulla scelta dell’artista. Hogan era qualificato a consigliare Bianconi poiché egli stesso aveva trascorso ventiquattro anni a Roma lavorando come scultore (1824-1848). Egli suggerì che il lavoro fosse affidato al suo amico Giovanni Maria Benzoni (1809-1873). Essi avevano vissuto e lavorato vicini l’uno all’altro nel quartiere di via del Babuino e probabilmente si incontravano spesso al Cafè Greco, assai noto locale per artisti, e il figlio di Hogan fu più tardi allievo di Benzoni a Roma.
Al suo ritorno a Roma nel 1853 Bianconi gli affidò il lavoro.
Il tema scelto per il rilievo sul monumento marmoreo fu non sorprendentemente il rifiuto di O’Connell di votare provvedimenti anti-cattolici alla sbarra della Camera dei Comuni nel maggio 1829.
Il Tablet riportò in data 23 giugno 1855 che una lettera da Roma sul Messaggero di Modena diceva che il monumento era stato appena completato ed era in procinto di essere eretto in Sant’Agata.
Il cuore contenuto nell’urna era in procinto di essere rimosso dalla cripta della chiesa e depositato nel muro dietro l’urna scolpita del rilievo. A questo scopo fu realizzata nel muro una nicchia ad arco Il monumento si ergeva dove si trova attualmente il monumento al cardinale Dante [Figura].

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Figura. Giovanni Maria Benzoni, monumento funebre a Daniel O’Donnel, Roma, Collegio Irlandese.

III
La terza parte della storia riguarda la rimozione del monumento di Benzoni da Sant’Agata quando il Collegio Irlandese fu spostato per la quinta volta nella sua storia, questa volta nell’attuale sede sulla collina del Celio.
Il monumento fu staccato dal muro della chiesa di Sant’Agata il 17 settembre 1927.
Tuttavia, quando il marmista svolse questa operazione, dietro il monumento non c’era nulla.
Tutti furono sconvolti dalla scoperta, tranne il rettore John Hagan che sembrava ne fosse già consapevole. Questa opinione si basa sul fatto che Hagana cancellò la parola “cuore” dalla frase “monumento e cuore” nell’atto di riconsegna della chiesa.
Si presume che egli avesse scoperto qualcosa quando fu installata una caldaia sotto la chiesa nel 1910.
La possibile soluzione è la seguente: quando il monumento fu eretto, si scoprì che non c’era abbastanza spazio dietro il medesimo per l’urna e che la stessa sia stata collocata sotto una lastra nel pavimento della chiesa direttamente sotto il monumento.
Ciò potrebbe aiutare a spiegare perché non fu fatta a quel tempo alcuna pubblicità all’erezione del monumento in Sant’Agata. E’ molto probabile che le autorità fossero semplicemente imbarazzate per l’errore di calcolo e che abbiano messo tutto a tacere.
Ma se fu trovato un nuovo luogo di sepoltura per l’urna nella chiesa, questo difficilmente non sarebbe stato notato. Mi sembra più probabile che essa sia stata seppellita nella cripta più o meno al di sotto del monumento. Un’urna avrebbe potuto essere levata quando era stata installata la caldaia sotto la chiesa nel 1910 e questo potrebbe spiegare l’atteggiamento di Hagan.
Vi sono due motivi che indicano la cripta in Sant’Agata come l’attuale luogo di sepoltura del cuore di O’Connell.
Una registrazione nell’Annuario Cattolico Irlandese del 1859, che annunciava la morte di uno studente Terence Mc Sweeney, annotava che “i suoi resti furono deposti in una cripta della chiesa accanto al cuore di O’Connell”. Vent’anni più tardi nel 1875 in una lettera indirizzata alla Commissione per il Centenario di O’Connell a Dublino, Tobias Kirby, che avrebbe potuto conoscere ciò che era trapelato nel 1856 e probabile autore della nota nell’Annuario Cattolico Irlandese del 1859, scrisse: “Vi renderete conto che noi abbiamo il privilegio di conservare il grande cuore del padre di questo paese sotto la nostra chiesa di Sant’Agata. L’uso della parola accanto anziché sotto nella nota relativa alla morte di Terence McSweeney e il riferimento fatto da Kirby al cuore del padre della patria conservato sotto la chiesa sembra fornire una chiara evidenza che il cuore di O’Connell fu inumato nella cripta di Sant’Agata dei Goti dove Bianconi lo vide per la prima volta.
Nel 1875 centenario nella nascita di O’Connell fu collocata una targa sulla casa dove egli morì a Genova e nel 1897 fu aggiunto un medaglione. Il monumento di Benzoni paga il suo tributo a lui nel cortile del Collegio Irlandese.
Nella solitudine di Sant’Agata che ricevette il legato di O’Connell quando San Pietro non lo volle e dove i suoi resti giacciono ancora non vi è nulla che ricordi oggi i gravi eventi del maggio e del giugno 1847. E’ giunto il momento di rimediare a questa lacuna?

(*) Questo articolo è stato originariamente pubblicato (presumibilmente nel 2009) su Antiqua nell’ambito di uno Speciale dedicato allo scultore Giovanni Maria Benzoni che all’interno del sito aveva una propria sezione.
La versione originale di Fearghus Ó Fearghail (bozza in lingua inglese), completa di note, è disponibile su richiesta (andreabardelli.studio@gmail.com).

English version
Daniel O’Connel roman bequest (from a draft written by Fearghus Ó Fearghail) (**).

I
In the “cortile” of the Irish College in Rome stands a monument to Daniel O’Connell which commemorates not only the Liberator’s great triumph in gaining Catholic Emancipation for Ireland and Great Britain in 1829, but also the bequest of his heart to Rome. The inscription incised on the monument states that it contains the heart of O’Connell, but the truth of the matter is that the monument in the Irish College does not contain it. The “story of the heart” begins in Genoa in May 1847. Ever since his short imprisonment in Dublin, 30 May to 7 September 1844, the health of the 69-year-old O’Connell had been in decline.
O’Connell left Ireland on 26 January 1847 for London; on 8 February he made a last desperate appeal in barely audible tones to the British parliament for action in Ireland.
Confined by ill-health to his residence in London, O’Connell expressed a wish to be “within the reach of Doctor Miley”, by 1844 O’Connell’s unofficial chaplain.
On his arrival in London Miley found O’Connell greatly enfeebled from the effects of acute bodily suffering. On 26 February Miley wrote to Cullen, Rector of the Irish College in Rome, informing him of his plan to bring the patient to Rome.
It was probably in Hastings that Miley proposed the pilgrimage to Rome, perhaps in light of O’Connell’s improving health. At any rate it was there, according to Miley, that O’Connell solemnly committed himself to the journey.
After some days the party pressed on to Folkestone and, on Monday 22 March, O’Connell, his son Daniel, his servant Duggan and Miley set sail for Boulogne. They reached Paris four days later.
But O’Connell’s condition was disimproving, and French doctors diagnosed slow congestion of the brain. Nevertheless they advised him to continue his journey. The party travelled to Lyons by easy stages over twelve days and in bad weather. In Lyons it was snowing hard and O’Connell’s enfeebled state gave rise to fears for his life. From Lyons the party travelled by the Rhone to Avignon where they stayed for eleven days and then to Arles where they remained five days The party continued on by steamer for Marseilles but by this stage Miley was exceedingly apprehensive about his charge.
The party arrived in Genoa on Thursday afternoon, 6 May, on board the Lombardo – a ship that was later to enjoy certain notoriety in Garibaldi’s campaign – and stayed in the Hotel Feder in Piazza Bianchi.
Initially O’Connell showed signs of improvement, and Miley was anxious to press on immediately to Rome. But O’Connell’s health quickly declined and on Sunday, 9 May, he complained of violent headaches.
He died at 9.37 p.m. on Saturday, 15 May.

Miley dispatched the sad news to Rome: ‘O’Connell is dead! He expired last night at half past nine. ‘Nothing could be more edifying or consoling than the manner in which he died’.
Miley spoke of the solemn commitment O’Connell had made to his pilgrimage to Rome and added: ‘the desire of fulfilling this occupied him continually … Now since it has not been permitted him to reach Rome in life it is his desire that his heart should be deposited there in testimony of his vow’.
Acting on these we have decided to have the heart embalmed, placed in a silver urn and transported to Rome.
In Genoa solemn obsequies were celebrated in the church of S. Maria delle Vigne lasting from Monday to Wednesday (17-19 May), concluding with a ‘grand requiem mass in musica’. The newspapers reported that all the consuls of the city were present except the English one. The heart was removed and embalmed, and the body, having also been embalmed, was placed in a leaden coffin which was enclosed in one of hardwood. An urn of some kind was acquired in Genoa to transport the heart to Rome. It was reported in a letter from Genoa of 20 May to the Censeur de Lyons that the words ‘Daniel O’Connell, Natus Kerry, Obiit Genuae, Die 15 Maii, 1847. Aetatis suae ann LXXII’ were inscribed on it, but on 19 May Miley wrote to Cullen: “we attempted to get here an urn of glass encased in silver in which to carry it with us; but the design was so miserable, the time is so short, the Subject one requiring so much thought and admitting of so much emblematical … the emblems of Ireland, of the Holy See, of O’Connell’s own family arms so I thought it would be a pity not to reserve for Rome the execution of this work … Will you then be turning the matter over in your mind both with a view to getting the best design for the urn and the fittest inscriptions, mottos…”.
As he prepared to leave Genoa on the ‘Pilgrimage of the Heart’, as he termed it, Miley was still hopeful that O’Connell’s legacy would be received in St. Peter’s.
In Rome, however, the guardians of the ‘tombs of the Apostles’ were not so keen on the legacy, nor was, the English representative in Rome.
Nevertheless, St. Peter’s was not to be the resting place of O’Connell’s heart, but rather St. Agatha’s, the church of the Irish College. Funeral obsequies were held a week later with the inurned heart lying on a catafalque in the centre of the nave.
There were further official Roman obsequies in the Theatine church of S. Andrea della Valle.
On 12 June the Pope Pius IX received in audience O’Connell’s son Daniel, accompanied by Miley and Cullen.
The ceremonies were to be held over two days, Monday 28 and Wednesday 30 June – interrupted by the feast of Sts. Peter and Paul which was an especially solemn festival in Rome.
Pius IX chose Ventura to preach at the obsequies. Ventura was the foremost preacher in Italy at the time and when the Pope asked him to preach on O’Connell Ventura is said to have hesitated, saying to Pius IX that his sermon might not please him or might cause him difficulties. Asked to explain this he said that he saw in O’Connell an ardent patron of the alliance between religion and liberty and could only preach in this way. Pius is said to have replied: ‘Questo è anche il mio punto di vista – vi prego quindi di comporre l’orazione funebre’ and have it ready for 28 June.
This speech was later seen as a important text for interpreting the liberal spirit of Pius IX in 1847.
Immediately after the obsequies in S. Andrea della Valle Miley, Daniel and Duggan left for Genoa to bring the Liberator’s body to Ireland.
O’Connell’s remains were laid to rest in Glasnevin Cemetery.

II
The next chapter of the history of O’Connell’s legacy to Rome opens with the arrival in the Rome in November 1851 of Charles Bianconi, a friend and supporter of O’Connell. A native of Tregolo, in Lombardy, Bianconi was well-known in Ireland where his coaches plied the length and breadth of the country.
He lamented the fact that ‘the Heart of our immortal country man … was there as if it had not been there’. He expressed his anxiety to have an inscribed marble slab placed in the chapel wall and he took upon himself the cost of the monument
While in Ireland Bianconi consulted John Hogan on the choice of an artist. Hogan was well qualified to advise Bianconi as he himself had spent twenty-four years working as a sculptor in Rome (1824-48). He suggested that the work be entrusted to his friend Giovanni Maria Benzoni (1809-73). They had lived and worked near one another in the area of via del Babuino and probably often met in the Cafè Greco, a well-known haunt for artists, and Hogan’s son later studied under Benzoni in Rome.
On his return to Rome in 1853 Bianconi entrusted the work to him.
The theme chosen for the relief on the marble monument was not surprisingly O’Connell’s refusal to take the anti-catholic oath at the bar of the House of Commons on 19 May 1829.
The Tablet reported on 23 June 1855 that a letter from Rome in the Messagero of Modena states that the monument had just been completed and was to be erected in St. Agatha’s.
The inurned heart was to be removed from the vaults of the church and deposited in the wall behind the sculptured urn of the relief. For this purpose an arched niche was made in the wall (1½’ high, about 1′ broad, with two depths, the lower half, a palm-breadth, the upper half almost two).
The monument was erected in the place now occupied by the monument to Cardinal Dante.

III
The third part of the story concerns the removal of Benzoni’s monument from St. Agatha’s when the Irish College moved for the fifth time in its history, this time to its present location on the Coelian hill.
The monument was detached from the wall of the church of St. Agatha on 17 September 1927 and moved to the new College. When this marmista did this, however, there was nothing behind the monument.
Everybody was shocked at the discovery, but the rector John Hagan seemed to be aware of this. This opinion is based on the fact that Hagan had struck out the word ‘heart’ from the phrase ‘monument and heart’ in the act of consignment of the church. It is presumed that he had discovered something when the heating was being installed under the church in 1910.
The possible solution is the following: when the monument was being erected, it was found that there was not room behind the monument for the urn and that it was placed under a slab in the floor of the church directly beneath the monument.
This might help to explain why no publicity was given to the erecting of the monument in St. Agatha’s church at the time. It is eminently possible that the authorities were simply embarrassed at the miscalculation and kept it quiet.
But if a new resting place had been made for it in the Church, this would hardly have gone unnoticed. It seems to me more likely that it was buried in the vault more or less underneath the monument. An urn might have turned up when the heating was being installed under the church in 1910 and this might account for Hagan’s attitude.
There are two pieces of evidence that point towards the vault in St. Agatha’s as the present resting place of the heart of O’Connell.
An entry in the Irish Catholic Directory of 1859 announcing the death of a student Terence McSweeney notes that ‘his remains were deposited in a vault of the church of St. Agatha beside the heart of O’Connell’. Twenty years later in 1875 in the course of a letter to the O’Connell Centenary Committee in Dublin Tobias Kirby who would have known what had transpired in 1856 and probably was the author of the notice in the Irish Catholic Directory of 1859 wrote: ‘You will see that we have the privilege of preserving the great heart of the father of his country beneath our Church of St. Agatha’. The use of the word ‘beside’ rather than ‘beneath’ in the notice of Terence McSweeney’s death and Kirby’s reference to the heart of the father of the country preserved ‘beneath’ the church seems clear evidence that O’Connell’s heart was buried in the crypt of S. Agata dei Goti where Bianconi had first seen it.
In the centenary year of O’Connell’s birth in 1875 an inscription was placed on the house where he died in Genoa and a medallion added in 1897. Benzoni’s monument pays tribute to him in the cortile of the Irish College. In St. Agatha’s alone which received O’Connell’s legacy when St. Peter’s would not – and where its remains still lie there is now no reminder of the momentous events of May and June 1847. Is it time to rectify this lacuna?

(**) This article was originally published (presumably in 2009) on Antiqua as part of a special dedicated to the sculptor Giovanni Maria Benzoni who had his own section on the site.
The original version of Fearghus Ó Fearghail (draft in English), complete with notes, is available upon request (andreabardelli.studio@gmail.com).

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