M. Gabriele-C. Galassi-R. Guerrini (a cura di), L’iconologia di Cesare Ripa. Fonti letterarie e figurative dall’antichità al Rinascimento, Olschki, Firenze 2013, 248 pagine formato 17 x 24, euro 38,00.
Su Cesare Ripa le notizie sono scarse. Sappiamo che nacque a Perugia attorno al 1560 e che morì prima del 1625 dopo una “schiva esistenza trascorsa per lo più a Siena, tra biblioteche e raccolte antiquarie, al servizio di un certo cardinal Salviati”.
È noto per aver scritto la sua Iconologia, il più completo repertorio di immagini allegoriche cui attinsero generazioni di artisti di tutta Europa.
La prima edizione fu pubblicata a Roma nel 1593, senza illustrazioni, poi ripubblicata, sempre a Roma, nel 1603, con un ricco corredo di immagini, derivate in gran parte dai disegni di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino. Ampliata dall’autore, l’Iconologia fu più volte ristampata: a Padova, nel 1611 e nel 1618, a Siena, nel 1613, infine a Parma, nel 1620, in tre volumi. Seguirono numerosissime edizioni postume, mentre l’opera si diffondeva in Europa con traduzioni in diverse lingue. L’edizione più completa è la monumentale stesura in cinque volumi dal titolo Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa Perugino Notabilmente Accresciuta d’Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall’Abate Cesare Orlandi, edita in 5 volumi a Perugia presso la Stamperia di Piergiovanni Costantini tra il 1764 e il 1767 (nota 1).
Chi desidera avvalersi di un’edizione più agile, può riferirsi utilmente a quella curata da Piero Buscaroli, con prefazione di Mario Praz (Tea, Milano 1992), basata sulla versione padovana del 1618, ma ridotta e semplificata (nota 2).
Il volume che desideriamo qui recensire raccoglie gli atti di un convegno tenutosi nel maggio 2012 presso la Certosa di Pontignano (Si) con l’obbiettivo di discutere delle fonti letterarie e iconografiche confluite nell’opera di Ripa.
Che quelle del Ripa non fossero invenzioni, ma che costituissero l’organizzazione di un patrimonio preesistente era cosa nota, ma persiste tutt’oggi la tendenza a trovarvi gli unici antecedenti figurativi di tante raffigurazioni artistiche.
Le varie riflessioni che scaturiscono dagli atti di Pontignano inducono a risalire alle radici più profonde di queste rappresentazioni.
I rapporti di dipendenza sono spesso complessi. Lo dimostra in modo evidente un saggio su una serie di grottesche che affrescano un corridoio degli Uffizi a Firenze. Numerose allegorie che vi sono rappresentate si ispirano alla Mascherata dei de’ Gentili, il corteo allegorico che sfilò per le strade di Firenze nel febbraio 1566 in occasione del matrimonio tra Francesco I de’ Medici e Giovanna d’Austria, una delle principali fonti letterarie dell’Iconologia. Il ciclo di affreschi, ultimato nel 1581, costituisce quindi un precedente figurativo all’edizione del 1593 dell’Iconologia, edita senza illustrazioni, come già riferito. Per altro, non compaiono nell’Iconologia alcune figure affrescate, direttamente derivate dalla Mascherata.
Anche se indirizzati all’analisi dell’opera di Ripa, gli scritti contenuti nel volume non hanno una valenza unicamente in chiave iconologica. Infatti, la presenza di studiosi di varie discipline fornisce una molteplicità di spunti in sede di approfondimento di ogni singola materia.
È chiaramente un testo per specialisti che non ha pretese divulgative. Si sarebbe potuto, in ogni caso, tradurre in italiano il saggio pubblicato in spagnolo (l’unico in lingua originale), per renderne più scorrevole la lettura. Ma è veramente l’unico appunto che possiamo muovere a un testo che riteniamo fondamentale.
NOTE
(1)
Riprodotta in anastatica nel 2011 a cura di Mino Gabriele e Cristina Galassi, due dei curatori del volume in esame, per La Finestra Editrice di Lavis (Tn).
(2)
Nel 2012, Sonia Maffei, autrice di uno dei saggi contenuti nel volume in esame, ha pubblicato per Einaudi, serie I millenni, un testo dal titolo Iconologia incentrato sul commento dell’edizione del 1603 dell’opera di Ripa.