Mobili a doppio corpo: Emilia-Romagna … Liguria o Malta

della Redazione di Antiqua 

Vogliamo condurvi in un viaggio attraverso alcuni cassettoni a ribalta con alzata del XVIII secolo di provenienza incerta o, almeno, non facilmente associabili a un preciso ambito territoriale. Mediante alcune esemplificazioni del metodo di analisi, si avrà un’idea delle difficoltà a procedere attraverso confronti di tipo stilistico, che però sono gli unici in grado, almeno, di suggerire delle soluzioni.
Partiamo da un mobile già presso la Galleria di Alberto e Michele Subert a Milano e passato in asta da Wannenes nel settembre del 2020 [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone a ribalta con alzata, Emilia-Romagna (Faenza?), XVIII secolo, Wannenes 22-23.9.2020 n. 519.

Nella didascalia in catalogo, il mobile veniva attribuito a bottega emiliana, avendo creduto forse di riconoscere nello stemma al centro della cimasa quello del Ducato di Modena.
Se analizziamo il mobile, notiamo una commistione anomale di elementi inglesi e lombardi che quasi mai troviamo assortiti. Di inglese possiede l’impianto squadrato e la forma dei piedi, mentre sono di gusto prevalentemente lombardo la cimasa e le sagome ebanizzate. Potremmo addirittura ravvisare qualcosa di bergamasco nelle figurine di animali intarsiate all’interno di riserve chiare che compaiono nei mobili attribuiti agli ebanisti bergamaschi Caniana e ai loro imitatori (nota 1).
Mettiamo ora a paragone il mobile di Figura 1 con un insolito doppio corpo pubblicato nel 1970 da Ennio Golfieri nel suo volume sugli arredi faentini (nota 2) che lo studioso colloca nel “quadrilatero Lugo-Bagnacavallo-Faenza-Imola” [Figura 2]. Notiamo una certa famigliarità nella scelta e nella disposizione delle essenze lignee, nel ricorso all’ebanizzatura e soprattutto nell’identica sequenza di figure di animali intarsiati, anche se con rapporto cromatico invertito: scuro su chiaro nel mobile di Figura 1 e qui viceversa, come si evince dal confronto [Figure 1a e 2a].

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Figura 2. Mobile a due corpi, 1760 circa, Faenza, collezione privata.

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Figure 1a e 2a. Particolari delle Figure 1 e 2 rispettivamente.

Della provenienza del mobile di Figura 1 dall’ambito emiliano-romagnolo abbiamo avuto un’ulteriore conferma dalla comparsa sul mercato di un cassettone a ribalta con alzata attribuito a Faenza, che presenta caratteristiche morfologiche del tutto simili e di cui siamo purtroppo in grado di fornire solo una pessima immagine del mobile intero e un particolare [Figura 3].

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Figura 3. Cassettone a ribalta con alzata, Faenza, XVIII-XIX secolo, Gregory’s 14.10.2016 n. 13.

Oltre al medesimo gusto nel disporre sulla superficie le riserve intarsiate, che ritroviamo anche nel mobile di Figura 2, notiamo che le riserve che compaiono sui due cassetti subito sotto l’asse ribaltabile (vedi ancora Figura 3a) hanno la stessa forma della cartella intarsiata sulla fronte dell’asse ribaltabile nel mobile di Figura 1.
In attesa di ulteriori e ancora più stringenti confronti, siamo quindi in grado di assegnare i mobili fin qui esaminati all’ambito romagnolo (nota 3). Si tratta di un’attribuzione tutt’altro che scontata perché, come abbiamo avuto modo di accennare sopra, lo stile inglese è poco presente in Emilia-Romagna, con l’eccezione di Ferrara che però lo deduce dall’ebanisteria veneta.
Per quanto riguarda lo stemma gentilizio a cui abbiamo fatto cenno sopra a proposito del mobile di Figura 1, raffigurante un’aquila coronata circondata da fronde, possiamo dire che questo simbolo araldico, per altro estremamente diffuso e generico, trova sì riscontro in quello del Ducato di Modena, ma altresì nei blasoni di alcune antiche famiglie romagnole (nota 4).

Non facciamo in tempo a “riposare sugli allori” che si presenta una nuova sfida, rappresentata da un cassettone a ribalta con alzata transitato più volte sul mercato con diverse indicazioni di provenienza; più precisamente, il mobile viene presentato da Finarte il 30.3.2000, lotto n. 438 come ligure e qualche mese dopo (31.10.2000, lotto n. 329) come maltese [Figura 4].

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Figure 4. Cassettone a ribalta con alzata, Malta o Genova (?), prima metà del XVIII secolo, Finarte.

Siamo stati indotti a considerare il mobile in questa sede per un “aggancio” al mobile di Figura 3 rappresentato dalle cartelle di forma arrotondata, disposte in verticale ai lati delle ante e decorate con motivi fitomorfi stilizzati.
Malta o Genova?
La questione non è facile da dirimere perché tra mobili liguri e mobili maltesi si riscontrano diverse affinità che vanno al di là, nel periodo considerato, dal fatto di condividere una fonte di ispirazione nell’ebanisteria inglese (nota 5).
Il decoro intarsiato rimanda al mobile maltese, come si può notare in due cassettoni databili tra XVII e XVIII secolo (Figure 5 e 6).

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Figure 5 e 6. Cassettoni, Malta, 1650-1740 (Fonte Belgravia Auction, La Valletta, Malta).

Ci sarebbe, in realtà, anche un terzo cassettone dove, all’interno della decorazione, si notano figure di animali [Figura 7].

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Figura 7. Cassettone, Malta, 1650-1740 (Fonte Belgravia Auction, La Valletta, Malta).

A ben guardare, a parte questo, notiamo una certa affinità con i decori intarsiati che compaiono sui mobili di cui alle Figure 2 e 3.
Tuttavia, non ci sentiamo di introdurre nuove ipotesi confermando, per quanto riguarda gli ultimi mobili citati, una provenienza romagnola, risultato convincente e faticosamente acquisito.

Sulla questione della provenienza maltese del mobile di Figura 4 abbiamo chiesto e ottenuto l’autorevole parere di Joseph Sammut della casa d’aste Belgravia, che ringraziamo sentitamente.
Egli tende a escluderla con la seguente motivazione: “La libreria (bookcase) ha molti tratti dei mobili maltesi anche se non credo che sia di origine maltese. I piedi a mensola intarsiati e la cimasa non si trovano sui mobili maltesi, così come i cinque medaglioni di fila sul piano di scrittura” (nota 6).
Proviamo allora a riportare in auge l’ipotesi di una provenienza genovese.
Di genovese riscontriamo la forma del corpo inferiore che caratterizza diversi esemplari di impronta anglo-olandese prodotti entro la prima metà del XVIII secolo (prima che la Francia assumesse il ruolo di modello ispiratore), così come abbastanza tipica del mobile genovese è la scansione interna sia dello scarabattolo della ribalta, formato da un’alternanza di vani e tiretti di forma sagomata, sia dell’alzata suddivisa da comparti di vario genere, alcuni dei quali a uso di cartonnier. Meno evidente e significativa è la presenza di un piano piatto che interrompe la cimasa – qui per altro abbastanza anomala – che in alcuni mobili genovesi viene sfruttato per collocarvi un orologio o un motivo ornamentale, spesso in bronzo dorato (nota 7).
Alla ricerca di confronti abbiamo reperito un cassettone a ribalta con alzata che presenta alcuni punti di contatto con il mobile di Figura 4. Salta all’occhio lo stemma collocato nella stessa posizione, qui un blasone con un’aquila su uno scudo bipartito (che non è stato possibile identificare), là una figura di fantasia costituita da un uccellino; molto simile è anche l’andamento superiore della cornice che delimita lo specchio. Entrambi questi dettagli sono stati evidenziati da un cerchio rosso [Figura 8].

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Figura 8. Cassettone a ribalta con alzata, Genova, prima metà del XVIII secolo, Finarte.

Anche questo mobile è passato in asta in almeno due occasioni: come lombardo presso Finarte a Roma in data 2.3.93, lotto n. 437 e come livornese, sempre a Finarte, ma a Milano nel novembre 1995, lotto n. 420, ma riteniamo che possa essere genovese.
La parte superiore della cimasa, il cosiddetto cappello, trova riscontro in molti trumeaux inequivocabilmente genovesi della stessa epoca. Un’altra caratteristica genovese è l’utilizzo, come in questo caso, della radica di tuja nella lastronatura del mobile. Si veda, a questo proposito, il confronto con un mobile genovese in tutto e per tutto [Figura 9].

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Figura 9. Cassettone a ribalta con alzata, Genova, prima metà del XVIII secolo, mercato antiquario.

Il mobile è lastronato in radica di tuja, la cimasa è tipicamente ligure – qui si vede chiaramente il piano piatto che la interrompe al centro di cui si diceva sopra – e altrettanto caratteristica del mobile genovese della prima metà del Settecento è la forma del corpo inferiore.
In esso trova un riscontro preciso, a parte la leggera scantonatura dello spigolo, il corpo inferiore del mobile di Figura 8, comprese le maniglie traforate di gusto inglese.
Escludiamo quindi che quest’ultimo sia un mobile lombardo o livornese.
Come è noto, a Livorno risiedeva fin dal Settecento una nutrita comunità inglese e l’ebanisteria livornese ha sempre sviluppato una certa predilezione per lo stile inglese, così come è ovvio per l’ebanisteria maltese.

Nonostante quanto precede, permangono i dubbi sulla provenienza del cassettone a ribalta con alzata di Figura 4.
Allo stato attuale dell’arte, escludendo Malta e non convincendo la possibilità di un mobile genovese “fuori serie, possiamo pensare a un mobile inglese tout court (vedi il confronto con la Figura D della nota 7), oppure, per tornare da dove siamo partiti, a una del tutto imprevedibile provenienza “faentina”.

NOTE

[1] Sulla produzione dei Caniana con figure di animali sono stati pubblicati diversi articoli. Si rimanda all’ultimo in ordine di tempo: Un cassettone Caniana con particolari inusuali (dicembre 2018) [Leggi] e da lì si può risalire ai precedenti.
Animali dello stesso tipo possono comparire anche in altri ambiti, ad esempio intarsiati in marmi policromi in alcuni stipi di produzione fiorentina [Figura A].

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Figura A. Stipo in legni di varie essenze con la fronte dei tiretti in commesso di marmi policromi e pietre dure, Firenze, XVII secolo, Sotheby’s Londra 11.6.2003 n. 3 (già in collezione privata inglese).

[2] E. Golfieri, La casa faentina dell’Ottocento. Parte seconda Arredamenti interni, Monte Credito su Pegno e Cassa Risparmio Faenza, Faenza 1970, n. 12.

[3] Imola è romagnola pur facendo parte della provincia di Bologna.

[4] Per approfondire l’argomento si può consultare, ad esempio: Famiglie di Faenza a cura di Andrea Ferri (blasonario Calzi della Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza), oppure Il blasone di Lugo e gli stemmi delle famiglie lughesi di Paolo Baldrati (blasonario conservato presso la Biblioteca Trisi a Lugo).

[5] Ad esempio, si notano alcune affinità in un particolare tipo di credenza di impronta ancora cinquecentesca [Figure B e C].

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Figura B. Credenza, Genova, XVII secolo, Rubinacci maggio 1998 n. 367.

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Figure C. Credenza, Malta, XVII secolo (Fonte Belgravia Auction, La Valletta, Malta).

[6] Abbiamo inoltre verificato il testo Antique Maltese Furniture di Joseph Galea-Naudi e Denise Micallef (Said, Malta 1989) e non abbiamo trovato alcun riscontro attendibile tra il mobile di Figura 4 e alcuno dei mobili maltesi pubblicati (nonostante la didascalia del catalogo dell’asta di Finarte dell’ottobre 2000, sopra citata, fornisse come riferimento proprio il suddetto testo, pp. 45-51).

[7] Troviamo una cimasa simile in un, per altro, raro cassettone a ribalta con alzata inglese [Figura D].

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Figura C. Cassettone a ribalta con alzata, Gran Bretagna, 1730 circa, collezione H. U. Mann (R. W. Symonds, Walnut furniture 1660-1760, Tiranti, Londra 1946, p. 30, tav. 27).

Ottobre 2022

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