Mobili di Rolo attribuiti al Piemonte

di Andrea Bardelli

Nel 1955 Giuseppe Morazzone pubblica un cassettone neoclassico intarsiato definendolo “arte del Revelli” (Morazzoni 1955, tav. LXXXVII), ripreso nel 1963 da Edi Baccheschi, la quale precisa trattarsi di opera di Ignazio Revelli, attorno al 1780, “assai originale per i motivi delle raffigurazioni prospettiche e delle cornici, che sembrano rifarsi al gusto dell’intarsio rinascimentale” (Baccheschi 1964 p. 64) [Figura 1, nota 1].

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Figura 1. Cassettone neoclassico intarsiato, definito “arte del Revelli”, Morazzoni 1955, tav. LXXXVII.

Il mobile ha la fronte quasi completamente occupata da un pannello intarsiato con una prospettiva architettonica e anche sui fianchi si vedono scene di città immaginarie con edifici; ma quello che più colpisce è lo scontorno di fronte e fianchi, eseguito mediante figure geometriche che si rincorrono.
Le gambe sono a sezione ottagonale, tipicamente emiliane secondo una convenzione invalsa nella prassi antiquaria: un indizio, ci torneremo.
Piuttosto che al mondo dei Ravelli, possiamo trovare qualche confronto in quello dell’ebanista cremonese Giovanni Maffezzoli (nota 2), con particolare riferimento a un cassettone passato in asta come “bottega Maffezzoli” da Semenzato nel novembre 1999 [Figura 2, nota 3].

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Figura 2. Cassettone neoclassico intarsiato, Semenzato novembre 1999 n. 354 (ivi attribuito alla bottega di Giovanni Maffezzoli).

Questo mobile non è mai stato preso in considerazione dalla critica, sebbene presentasse non pochi punti di contatto con un comodino attribuito a Maffezzoli da Luisa Bandera nell’articolo citato nella nota 2 [Figure 3].

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Figura 3. Giovanni Maffezzoli (attr.), Comodino neoclassico intarsiato (Bandera 1964, p. 57 n. 29).

In realtà, il cassettone di Figura 2 attribuito alla bottega di Maffezzoli potrebbe far pensare proprio al Piemonte, o, ancor meglio, a una cultura ibrida lombardo-piemontese quale potrebbe essersi espressa a Vercelli. Infatti, tagliando il problema in modo un po’ sommario, lo spigolo scantonato è molto più presente in Piemonte che in Lombardia.
Non certo facendo un ragionamento così tortuoso, bensì riferendosi direttamente al Morazzoni, la casa d’asta Sotheby’s, nel giugno 1999, ha proposto come italiana un’insolita scrivania intarsiata [Figure 4 e 4bis], menzionando il cassettone di Figura 1 e l’ambito dei “Revelli”.

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Figure 4 e 4bis. Scrivania neoclassica intarsiata, Sotheby’s 10 giugno 1999 n. 217.

La stessa scrivania viene riproposta da Christies a Londra nel maggio 2004 con un’esplicita attribuzione a Ignazio “Revelli”; ne mostriamo l’immagine frontale [Figura 5].

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Figure 5. Scrivania neoclassica intarsiata (la stessa di Figura 4), Christies 12 maggio 2002 n. 120.

Come confronto, viene citato il cassettone pubblicato dalla Baccheschi (vedi ancora Figura 1) e una scrivania intarsiata che fa parte delle collezioni del Museo Civico di Torino pubblicata nel 1972 da Luigi Mallé [Figura 6, nota 4].

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Figure 6. Scrivania neoclassica intarsiata, Piemonte, fine del XVIII secolo, Torino, Museo Civico di Palazzo Madama (Mallé 1972, Figura 348).

Mentre la scrivania di Figura 6 è certamente piemontese, sebbene non assegnabile ai Ravelli, penso che il cassettone di Figura 1 e la scrivania di Figura 2 non siano piemontesi, bensì emiliani e, più precisamente, di Rolo, celebre centro di produzione del mobile tra Modena e Reggio in Emilia.
Valga il confronto con alcuni mobili eseguiti a Rolo e pubblicati sulla monografia Arte della tarsia a Rolo pubblicata nel 1996; la definizione degli spazi prospettici e lo scontorno della fronte e dei fianchi con solidi geometrici sono del tutto uguali [Figure 7 e 8].

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Figura 7. Cassettone neoclassico intarsiato, Rolo (Arte della tarsia a Rolo 1996, p. 125 n. 42).

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Figura 8. Cassettone neoclassico intarsiato, Rolo (Arte della tarsia a Rolo 1996, p. 132 n. 56).

A fugare ulteriori dubbi concorrono due dettagli “tecnici”. Alla gamba a sezione ottagonale del cassettone di Figura 1 abbiamo già fatto cenno sopra, prima che l’origine emiliana venisse svelata. Per quanto riguarda la scrivania di Figura 2, la doppia gamba può avere una sua ragione nella necessità di sostenere il peso dei due “satelliti” a cassetti su ciascuno dei lati, ma anche rimandare al “doppio piede” che caratterizza alcuni mobili modenesi di metà Settecento [Figura 9, nota 5].

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Figura 9. Cassettone a ribalta, Modena, metà circa del XVIII secolo (Manni 1993, p. 145 n. 301).

Chiarita la provenienza emiliana dei mobili di cui alle Figure 1 e 2, si ripropone, semmai, il legame tra i mobili di Rolo e quelli piemontesi per quanto riguarda i cosiddetti “mobili a paesini” (nota 6).

Rapporti con la tarsia rinascimentale
Come aveva già intuito la Baccheschi, l’origine di questo particolare decorazione va ricercata nella tarsia rinascimentale. Lo stesso concetto è espresso a più riprese in L’arte della tarsia a Rolo con riferimento ai grandi cori lignei di Modena, Parma e Reggio.
Per restare in ambito emiliano-romagnolo, inevitabile pensare ai Canozi da Lendinara (Re), località non distante da Rolo: i fratelli Lorenzo e Cristoforo Canozi e Bernardino, figlio di Cristoforo (nota 7).
Come eloquente termine di confronto rispetto ai mobili delle Figure 1, 4, 7 e 8, si vedano alcuni dettagli delle tarsie dei Canozi, pubblicati da Graziano Manni che ha loro dedicato due fondamentali monografie nel 2001 e 2002 [Figure 10, 11 e 12].

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Figura 10. Cristoforo e Lorenzo Canozi, coro intarsiato (particolare), 1461-63, Modena, Duomo (Manni 2001-I p. 130 f. 143).

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Figura 11. Cristoforo Canozi, coro intarsiato (particolare), 1469-73, Parma, Duomo (Manni 2001-I p. 145 f. 165).

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Figura 12. Cristoforo (e Bernardino) Canozi, panche intarsiate (particolare), 1487-1490, Parma, Duomo, sacrestia Consorziali (Manni 2002-II, p. 239 f. 303).

NOTE

[1] Per quanto riguarda i Ravelli, Ignazio e Luigi (non Revelli, tantomeno Rovelli, sebbene Ignazio si firmi “Ravello”), si rimanda al capitolo Ignazio e Luigi Ravelli contenuto in R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Allemandi, Torino 2010, pp. 316-335; si segnala anche l’articolo di Paolo San Martino dal titolo Scena e capriccio nelle tarsie del laboratorio di Ignazio e Luigi Ravelli ebanisti, 1800 circa, pubblicato in Studi Piemontesi vol. XXVI fasc. 2 1997, pp. 383-390.

[2] Il principale testo di riferimento è tuttora l’articolo di Luisa Bandera intitolato Giovanni Maffezzoli intarsiatore cremonese, apparso su Antichità Viva settembre/ottobre 1964, pp. 42-58, a cui si aggiungono vari contributi sparsi. In questo sito si rimanda, in particolare, agli articoli Imitatore del Maffezzoli e un GBM inedito (febbraio 2022) [Leggi] e L’Attilio Regolo di Giovanni Maffezzoli (luglio 2014) [Leggi].

[3] Il cassettone si può associare una scrivania proposta da Finarte-Semenzato nel marzo 2000 [Figura A].

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Figura A. Scrivania neoclassica intarsiata, Finarte-Semenzato marzo 2000 n. 30.

[4] La scrivania dei Musei Civici di Torino è stata pubblicata anche da Roberto Antonetto nel 2010 come piemontese, escludendo però un riferimento ai Ravelli (Antonetto 2010, vol. II p. 29 Figure 2.b e 2.c).

[5] Nel volume “Preziosi” arredi domestici a cura di Elisabetta Barbolini Ferrari, pubblicato nel 2004, il piede di cui mostriamo un’immagine viene definito “tipico modenese” [Figura B].

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Figura B. Piede definito come tipico modenese (Barbolini Ferrari 2004, p. 31 n. 26).

[6] Si rimanda all’articolo Mobili intarsiati “a paesini” (giugno 2019) [Leggi]. In quella sede pubblicavamo un cassettone piemontese intarsiato (ivi Figura 7) e si citava, senza mostrarne l’immagine, la scrivania di Figura 6 (ivi nota 4).

[7] Ne ha parlato Alessandra Mottola Molfino a Rolo il 10 settembre 2016, in occasione della presentazione dei due cassettoni intarsiati da lei donati al Comune di Rolo e ora esposti nel Museo della Tarsia, citando l’attività di trattatista del pittore Piero della Francesca (1416-1492), autore di importanti testi come il De abaco, il De quinque corporibus regularibus e il De prospectiva pingendi, capaci di influenzare non solo l’opera dei Canozi, ma anche quella di personaggi come il matematico Fra Luca Pacioli (1445 circa-1517), autore del De divina proportione e lo stesso Leonardo nel suo Trattato della pittura.

Bibliografia citata
-G. Morazzoni, Il mobile Neoclassico Italiano, Milano, 1955.
-E. Baccheschi, Mobili Intarsiati del Sei e Settecento in Italia, Gorlich, Milano 1964.
-L. Bandera, Giovanni Maffezzoli intarsiatore cremonese, Antichità Viva settembre/ottobre 1964, pp. 42-58.
-L. Mallé, Museo Civico di Torino, Mobili e arredi lignei, Torino 1972.
-G. Manni, Mobili antichi in Emilia Romagna, Artioli, Modena 1993.
-L’arte della tarsia a Rolo, Rolo 1996.
-G. Manni, I signori della prospettiva (Canozi), Vol I, CR Mirandola, 2001.
-G. Manni, I signori della prospettiva (Canozi), Vol II, CR Mirandola, 2002.
-E. Barbolini Ferrari, “Preziosi” arredi domestici, Icaro, Modena 2004.
-R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Allemandi, Torino 2010.

Ringrazio Claudio Cagliero, restauratore di arredi lignei antichi e autore di diverse pubblicazioni sul mobile piemontese [Leggi] e [Leggi] per la collaborazione.

Giugno 2023

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