Notizie contrastanti sull’ebanista neoclassico Carlo “Maltusio” (a cominciare dal nome)
della Redazione di Antiqua
Premessa
Nel suo volume sul mobile lombardo, pubblicato nel 1969, Clelia Alberici parla di Carlo Maltusio come “imitatore del Maggiolini”, inserendolo in un elenco di Mobilieri ed artisti (Alberici 1969, p. 24).
Nel 2005 Giuseppe Beretti, nel capitolo del volume Laboratorio significativamente intitolato Meteore, dedicato agli artefici del legno di cui non si conosceva pressoché nulla, cita Carlo Maltusio per aver meritato una menzione da parte della Società Patriottica di Milano nel 1793. Scrive anche che fu premiato per aver messo a punto una tecnica produttiva atta a velocizzare la realizzazione di “riquadrature e incorniciamenti” (Beretti 2005, p. 107, riportando: Giuseppe Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Gorlich, Milano 1955, p. 28) (nota 1).
Carlo Mattusio
Abbiamo rintracciato gli atti della Società Patriottica di Milano del 1793 citati da Beretti in cui si legge: “Altri studiaronsi d’immaginare stromenti onde facilitare le forme degli ornati, come, oltre i summetovati [si parla di Giuseppe Maggiolini, Gaspare Bassano ed Epifanio Moreschi], Giuseppe Cassina, e le quadrature de’ corniciamenti, come il giovinetto Carlo Mattusio che una medaglia d’argento ebbe dalla Società” (Atti della Società Patriottica di Milano diretta all’avanzamento dell’Agricoltura, e delle Arti, volume III, Imperial Monistero [sic] di S. Ambrogio Maggiore, Milano 1793, §. VI. Dé lavori in legno, pp. CXXVIII-CXXIX).
Si ha la netta impressione che Giuseppe Morazzoni, nel 1953, abbia letto Maltusio al posto di Mattusio e che gli altri studiosi gli si siano accodati.
Infatti, lo stesso artefice compare come Carlo Mattusio anche in un altro documento: il tomo decimo, p. 72, dell’opera Il genio letterario d’Europa, pubblicato a Venezia presso l’editore Antonio Zatta e figli nel 1794. Riproduciamo completamente il brano di interesse: “L’arte di dipingere in legno dando col fuoco le mezze-tinte alle intarsiature ripristinata da Giuseppe Maggiolini, di Parabiago, gli meritò dalla Società un Medaglione di 50 Zecchini; questo onorevole incoraggiamento produsse l’ottimo effetto che parecchi altri artisti se ne occuparono, e la Società ebbe particolarmente occasione di compiacersi de’ lavori dello stesso genere presentatile da Gasparo Bassano, e da Epifanio Moreschi. Giuseppe Cassina e Carlo Mattusio ebbero incoraggiamenti per aver immaginato strumenti atti ad agevolare le forme degli ornati e le riquadrature”.
Notizie su Carlo Mattusio si rintracciano anche in precedenza.
In un saggio su Gaetano Elli (1740-1809), costruttore milanese di pianoforti, Elena Previdi ha scritto che, nel luglio 1788, in qualità di membro di una commissione costituita in seno alla Società Patriottica di Milano, Elli ebbe modo di esaminare uno strumento “per tagliare con facilità ed esattezza i pezzi [di legno] destinati alle intarsiature”. Dal verbale si desume che: “Fu trovato commendevole l’ingegno del giovane artefice [Carlo Mattusio di Antignate], ma fu al tempo stesso osservato, che lo stromento aveva degli inconvenienti inerenti alla stessa costruzione, e che altri stromenti son già noti e usati presso di noi, che meglio producono l’effetto, che con questo ottiensi”; da una nota si ricava che, dopo la discussione tra i presenti, si decise “di ringraziare Carlo Mattusio e di rendergli la sua macchina” (Previdi 2002, pp. 217-233).
Carlo Francesco Mattusi
In un opuscolo intitolato Atti della distribuzione de’ premj d’industria nel dì 4 ottobre 1816, pubblicato pressoché in “tempo reale” a Milano dall’Imperiale Regia stamperia nel 1816, viene premiato con la menzione onorevole Carlo Francesco Mattusi “Per intarsiatura in legno a varj colori”. La notizia è riportata da altre fonti come la Gazzetta di Milano di mercoledì 9 ottobre 1816 n. 283 [Figura 1] oppure la Guida milanese per l’anno 1817, edita a Milano da Placido Maria Visay (nota 2).
Figura 1. Gazzetta di Milano, n. 283 di mercoledì 9 ottobre 1816.
Ipotesi da confermare
Accertato che il Carlo Mattusio esaminato nel 1788 e premiato nel 1793 sia il Carlo Maltusio citato dalla critica da Morazzoni in poi, si tratta di stabilire se sia anche il Carlo Francesco Mattusi (alias Mettusi o Matussi) premiato nel 1816.
Come dimostrano numerosi esempi, Mattusi o Mattusio possono benissimo essere lo stesso cognome trascritto e quindi tramandato in momenti diversi, così come “Francesco” potrebbe essere stato aggiunto in seguito per una più precisa identificazione anagrafica.
Da quanto finora esaminato, tuttavia, sembra di poter individuare un Carlo Mattusio “meccanico”, ossia ideatore e costruttore di macchinari, ancorché applicati nel campo dell’ebanisteria, attivo a fine Settecento e un Carlo Francesco Mattusi “intarsiatore” attivo all’inizio del secolo successivo.
Da un punto di vista cronologico, il fatto che nel 1788 fosse definito un “giovane artefice” e nel 1793 addirittura “giovinetto” (vedi sopra), fa pensare che potesse essere nato attorno al 1770. Di conseguenza, nel 1816, doveva aver superato abbondantemente la quarantina.
Un’altra importante informazione la possiamo trarre dallo studio dalla Previdi su Gaetano Elli (vedi sopra) che ci indirizza a fare ricerche ad Antignate (Bg).
Nel volume Memorie Storiche di Antignate di Damiano Muoni del 1861 si legge che, in data 2 maggio 1792, Carlo Francesco Mattusi presentava al duca di Parma Ferdinando (Ferdinando I Borbone-Parma) nella reggia di Colorno (Pr) “… un leggio da lui squisitamente intarsiato con legni di vari colori, rappresentante la città e la fortezza di Belgrado e racchiuso in una elegante cornice di ebano in stile classico”, suscitando l’entusiasmo del sovrano che intese donargli un prezioso orologio d’oro. Nell’agosto del 1793, il Mattusi tornava a offrire al duca “… un’altra superba tavoletta di legno rappresentante colla tarsia diverse prospettive”, anche questa molto gradita, ma non ricambiata con alcun dono (Muoni 1861, pp. 17-18) [Figura 2].
Figura 2. D. Muoni, Memorie Storiche di Antignate, Tipografia dell’orfanatrofio de’ maschi, Milano 1861.
Questo episodio è ricordato in un’altra opera del Muoni, dedicata a Romano di Lombardia (Bg) in cui si legge anche che Carlo Francesco Mattusi “riesce eccellentissimo nell’operare ornati, stemmi, trofei, paesi e allegorie sopra tavole di ogni dimensione” e che il duca di Parma lo nominò conte palatino e cavaliere dello Speron d’oro.
Ma è il prosieguo del racconto a risultare illuminante. Nel 1791, Carlo Francesco Mattusi esegue un pavimento a tarsia per il palazzo di Mornico (bg) dei conti Terzi e lo firma: “Carlo Francesco Mattusi d’Antignate, fece l’anno MDCCLXXXXI”. Per gli stessi committenti, in particolare per la marchesa Maria Terzi Canal, sottoscrive nel 1798 un contratto per la fornitura di un secondo pavimento intarsiato da consegnare entro il maggio 1799. A seguito della morte della marchesa e dell’incremento di altri ordini, il lavoro fu ultimato solo nel 1836 (!) per iniziativa del marchese Fabio Terzi e fregiato della seguente iscrizione: “Carlo Francesco Mattusi d’Antignate, cavaliere dello Speron d’oro e conte palatino, membro dell’Accademia di Parma, decorato dall’I. R. Istituto delle Belle Arti di Milano, fece l’anno MDCCCXXXVI” (nota 5). Come ci fa sapere sempre il Muoni, il 1836 è anche l’anno della morte di Carlo Francesco Mattusi sopraggiunta per colera.
Altri lavori noti sono un quadro “ridotto a uso di tavoliere” per Maria Manara, madre dell’eroe risorgimentale Luciano Manara e un inginocchiatoio (Muoni 1871, pp. 285-286-287).
Da questo resoconto possiamo ricavare che il Carlo Francesco Mattusi da Antignate, con il suo leggio “squisitamente intarsiato con legni di vari colori” del 1792, sia lo stesso artefice che ottiene la menzione onorevole con l’“intarsiatura in legno a varj colori” nel 1816 e che risulta ancora attivo nel 1836, anno della sua morte, esibendo la sua decorazione ottenuta proprio nel 1816 dall’Imperiale Regio Istituto (vedi ancora nota 2).
Inoltre, egli opera negli stessi anni (1791-1793) in cui era attivo il Carlo Mattusio “meccanico”.
Anche intagliatore?
Nel sito del comune di Antignate si legge: “Tra gli antegnatesi più illustri vanno segnalati gli Antignati (nota 3), noti fabbricanti di organi, e l’intagliatore Carlo Francesco Mattusi”.
Intagliatore?
Nel sito dei beni storici della Chiesa, viene censito e illustrato un pulpito in “legno intagliato, dipinto e dorato”, conservato in una chiesa della Diocesi di Bergamo (non resa nota per ragioni di sicurezza), datato al XVIII secolo e assegnato all’intagliatore Carlo Francesco Mattusi (nota 4). Abbiamo potuto verificare che trattasi della parrocchiale di Bariano (Bg) intitolata ai Santi Gervasio e Protasio [Figure 2 e 2a].
Figure 2 e 2a. Carlo Francesco Mattusi, pulpito, legno intagliato, dipinto e dorato, cm. 212 x 180, altezza 390, XVIII secolo, Bariano (Bg), parrocchiale Santi Gervasio e Protasio; particolare con Cristo che predica alle folle.
Conclusione
Atteso che Carlo Maltusio non esiste, ci sentiamo di sbilanciarci ritenendo che Carlo Mattusio e Carlo Francesco Mattusi siano la stessa persona, nata attorno al 1770 e morta nel 1836.
Siamo decisamente più perplessi circa il fatto che egli fosse anche intagliatore. Infatti, mentre riteniamo compatibili le attività di intarsiatore e quella di inventore di macchine “per tagliare con facilità ed esattezza i pezzi [di legno] destinati alle intarsiature” (vedi sopra), difficile pensare a un intarsiatore che eseguisse anche lavori di intaglio.
In attesa di eventuali approfondimenti, anche a seguito di auspicate segnalazioni da parte di studiosi, è possibile che Carlo Francesco Mattusi possa aver firmato il contratto per la realizzazione del pulpito, da qui la sua identificazione come intagliatore, ma che, in realtà, l’esecuzione vera e propria sia stata affidata ad altri.
NOTE
[1] Carlo Maltusio è citato negli articoli: Un corpus di mobili neoclassici lombardi di raffinata fattura (dicembre 2020) [Leggi] e Un gruppo di mobili neoclassici lombardi e alcune similitudini con un tavolo firmato dai fratelli Cassina (luglio-agosto 2021) [Leggi].
[2]
In relazione al medesimo premio ricevuto nel 1816, lo stesso artefice compare alcune pubblicazioni successive col nome storpiato.
Come Carlo Francesco Mettusi in: Melchiorre Gioia, Sulle manifatture nazionali e tariffe daziarie: discorso popolare, Gio. Pirotta, Milano 1819, Documento B, Elenco dei premj distribuiti e delle menzioni onorevoli fatte a Milano ed a Venezia, dal 1806 al 1818 dopo il giudizio dell’I. R. Istituto, per invenzioni nelle manifatture diverse da quelle della seta, lana, cotone e tintura, in appendice al volume, tavola XXV (nonché in Melchiorre Gioia, Opere minori, vol. 11, Giuseppe Gaggia, Lugano 1834, Documento B, in appendice al volume, p. 195).
Come Carlo Francesco Matussi in Tecnologia, Annali universali di agricoltura, economia rurale e domestica; arti e di mestieri, Editori degli Annali Universali, Milano nel 1828, p. 304 (nonché in Nuovo Dizionario universale e ragionato di agricoltura … compilato per cura di Francesco Gera, Volume 3, Venezia, Giuseppe Antonelli 1853, p. 76).
[3] Vedi.
[4] Vedi.
[5] È curioso che, commentando, quest’opera, il Muoni così si esprima: “È un lavoro che molto si accosta a quelli del rinomato Maggiolini”, facendoci ricordare la definizione di “imitatore del Maggiolini” formulata dall’Alberici nel 1969 a proposito di Carlo Maltusio, richiamata in premessa.
Bibliografia citata
-Atti della Società Patriottica di Milano diretta all’avanzamento dell’Agricoltura, e delle Arti, volume III, Imperial Monistero [sic] di S. Ambrogio Maggiore, Milano 1793.
-Il genio letterario d’Europa, Antonio Zatta e figli, Venezia 1794.
-Melchiorre Gioia, Sulle manifatture nazionali e tariffe daziarie: discorso popolare, Gio. Pirotta, Milano 1819.
-Tecnologia, Annali universali di agricoltura, economia rurale e domestica; arti e di mestieri, Editori degli Annali Universali, Milano nel 1828.
-Melchiorre Gioia, Opere minori, vol. 11, Giuseppe Gaggia, Lugano 1834.
-Francesco Gera (a cura di), Nuovo Dizionario universale e ragionato di agricoltura …, Volume 3, Venezia, Giuseppe Antonelli 1853.
-D. Muoni, Memorie Storiche di Antignate, Tipografia dell’orfanatrofio de’ maschi, Milano 1861.
-D. Muoni, L’antico stato di Romano di Lombardia, C. Brigola, Milano 1871.
-G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Gorlich, Milano 1953.
-C. Alberici, Il mobile lombardo, Gorlich, Milano 1969-De Agostini, Novara 1996.
-E. Previdi, Gaetano Elli, costruttore di strumenti musicali e patriota milanese, in Recercare, vol. 14, Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA), 2002.
-G. Beretti, Laboratorio. Contributi alla storia del mobile neoclassico milanese, Inlimine, Milano 2005.
Aprile 2023
© Riproduzione riservata