Origini ispano tedesche per lo stipo “a bambocci” del Castello Sforzesco di Milano
di Anna Dellinavelli
Presso il Museo delle arti decorative del Castello Sforzesco di Milano si conserva uno stipo genovese, cinquecentesco, del tipo comunemente definito “a bambocci” [Figura 1].
Figura 1. Stipo “a bambocci”, Genova, fine XVI secolo, Milano, Castello Sforzesco.
Questa tipologia di mobili è stata attribuita da diverse fonti sia a Genova che alla Toscana, in particolare a Lucca. Quest’ultima tesi va probabilmente ricondotta alla tradizione della Toscana come culla del Rinascimento in Italia.
Quello del Castello è un mobile assai celebre, ripercorriamone brevemente la fortuna critica.
Gilda Rosa, che per prima si è dedicata a una ricognizione sistematica dei mobili del Castello, fa riferimento alla Toscana, concludendo, tuttavia, che “la ricchezza decorativa e la ruvidezza delle figure ammassate fanno propendere per l’attribuzione alla Liguria ove il tipo è assai frequente” (G.Rosa, I mobili nelle Civiche Raccolte Artistiche di Milano, 1963 n. 74). Le fa eco Enrico Colle, che più recentemente si è occupato della medesima collezione, il quale allude altresì agli artigiani lucchesi (E.Colle, Museo d’Arti applicate. Mobili e intagli lignei, 1996 n. 262 p.188).
Prima di loro, il Bode ne attribuisce uno simile alla Toscana (W.Bode, Italienische Hausmobel, 1920 tav. XXX fig. 61) e il Colombo, sempre per restare nell’ambito degli autori storici, attribuisce uno stipo “a bambocci” a Genova ma di estrazione manierista toscana (S. Colombo, L’arte del legno e del mobile in Italia, 1981 fig. 271).
In tutte queste descrizioni ricorre il riferimento, più o meno diretto, alla Toscana.
Non è di questo avviso Gonzales Palacios, per il quale non si ha notizia di mobili “a bambocci” di sicura provenienza toscana, se non per arredi cinquecenteschi con lesene antropomorfe, ma mai con figure intere, binate, come quelle genovesi (A. Gonzales Palacios, Il mobile in Liguria, 1996 p. 52.
Anche altre regioni, peraltro, realizzarono arredi con figure umane, con caratteristiche che però le distinguono nettamente da quelli genovesi: si vedano i cassettoni bergamaschi e quelli realizzati in Umbria.
C’è quindi da chiedersi se l’origine di questa tipologia non sia da ricercare altrove.
Presso il Museo de Santa Cruz di Toledo, si trova uno stipo che presenta con il nostro diverse analogie [Figura 2].
Figura 2. Stipo “a bambocci”, Genova, fine XVI secolo, Toledo, Museo de Santa Cruz.
Sorprendono le affinità dei due mobili in elementi quali la forma architettonica del doppio corpo e l’esuberanza di figure umane, binate e singole, scolpite a tutto tondo e appoggiate su mensole.
Entrambi i corpi superiori contengono un “castello” scandito da una serie di piccoli cassetti in radica posti con un preciso ordine e centrato da tre edicole con nicchia contenenti statue. Le calatoie sono rette da due tiretti, alle cui estremità vi sono due figure scolpite.
Ancora, il cappello aggettante è sotteso da una sequenza di figure più piccole, nel corpo inferiore sono presenti due ante con specchiature ad arco in radica di noce. Gli stipi sono sorretti da grandi mensole desinenti con imponenti figure.
La forma architettonica rinascimentale viene coniugata, nello stipo di Toledo, con figure tardo gotiche, e in quello del Castello, con figure manieriste.
Lo studioso Sanchez-Mesa attribuisce lo stipo di Toledo alla Spagna, ma ne ipotizza un’origine tedesca, constatando come nel XVI secolo, al tempo di Carlo V, gli spagnoli importassero frequentemente dalla Germania questa tipologia di mobile, tant’è che molti artefici tedeschi si stabilirono in Spagna. (D. Sanchez Mesa, L’arredamento spagnolo, 1966 p. 67 fig. 30).
Sebbene Gonzales Palacios (op.cit., p. 53 fig. 55) pubblichi questo stesso mobile come ligure, senza porsi la questione di una sua più antica e lontana origine, appare convincente l’ipotesi che questi arredi siano giunti attraverso la Spagna in Liguria e qui abbiano avuto la più ampia diffusione.
Sullo stesso argomento:
Uno stipo genovese “a bambocci” dalla collezione Coke (gennaio 2013) [Leggi];
Gasparo Forlani e i mobili a bambocci (giugno 2013) [Leggi].