Pianoforte firmato Angelo Grimoldi
della Redazione di Antiqua
Ci sono pervenute le immagini di un pianoforte storico di grande qualità [Figure 1 e 2], sopra la cui tastiera, in caratteri di ottone su fondo in radica di legno dall’effetto “tartarugato”, si può leggere chiaramente “Angelo Grimoldi in Milano” [Figura 2bis].
Figure 1 e 2. Angelo Grimoldi, pianoforte, Milano, prima metà del XIX secolo, collezione privata.
Figura 2bis. Etichetta di Angelo Grimoldi.
Ancora più interessante è una scritta che si trova dietro la barra degli smorzatori del pianoforte in cui si legge: “Angelo Grimoldi fece e fabbricatore di cembali strada di Quadronno n. 4472 n. 15” [Figura 3].
Figura 3. Scritta che compare sul pianoforte.
La strada di Quadronno corrisponde all’attuale via Quadronno a Milano e il n. 4472 rispecchia la numerazione stradale austriaca introdotta a Milano con decreto del 1768 da Giuseppe II e in vigore fino al 26 settembre 1860 quando fu sostituita dalla nuova numerazione [Vedi ]. Il “n.15” si riferisce molto probabilmente al quindicesimo pianoforte costruito da Grimoldi in numero di serie.
Angelo Grimoldi
Su Angelo Grimoldi costruttore o commerciale di pianoforti non è stato possibile acquisire notizie, tranne che nel sito lieverbeeck.eu, espressamente dedicato ai fabbricanti di pianoforti in Italia [Vedi], a cui il proprietario del pianoforte aveva inviato una segnalazione.
Il sito identifica Angelo Grimoldi come fabbricante di pianoforti a Milano in Strada Quadronno 4472 attorno al 1850 e pubblica un’immagine microscopica di un pianoforte a tavola in collezione privata italiana e quella dell’etichetta di Figura 2bis
Inoltre, il nome di Angelo Grimoldi è messo in relazione a quello del più noto Luigi Bernasconi (a cui è dedicata un’apposita voce nello stesso repertorio). L’attività di Luigi Bernasconi viene collocata a Milano in Strada Quadronno al civico 4471, da cui la deduzione che Grimoldi, attorno al 1850, possa essere succeduto a Bernasconi.
A parte che l’indirizzo di Grimoldi corrisponde al civico 4472, come si legge chiaramente nella scritta di Figura 3 e come riportato nel sito medesimo, questa conclusione contrasta con una ricerca fatta sulle edizioni della Guida di Milano dal 1847 al 1889, disponibili in forma digitale sul sito della Biblioteca Braidense di Milano [Vedi].
Dalla ricerca risulta che Luigi Bernasconi è attivo – come costruttore di cembali e poi di pianoforti -all’indirizzo di Strada Quadronno 4471 fino al 1865; nel 1866 lo troviamo al n. 6 di quella che era diventata via Quadronno, mentre non compare più nella Guida di Milano dal 1867 in poi. Per altro, è strano che la Guida riporti la numerazione stradale austriaca ben oltre il 1860 in cui, come sopra riferito, era stata abolita.
In ogni caso, Angelo Grimoldi non compare mai nella Guida di Milano, né prima né dopo tale data; quindi, è poco probabile che sia subentrato nell’attività di Luigi Bernasconi.
Che Angelo Grimoldi fosse un ebanista al servizio di Bernasconi è reso poco plausibile dal fatto che un’etichetta di quel genere è collocata in quella posizione per gratificare l’opera del costruttore dello strumento, non certo del pur talentuoso artefice dell’involucro ligneo esterno. Il fatto poi che egli si dichiari espressamente “costruttore di cembali” pone fine alla questione.
A scanso di equivoci, nelle stesse Guide di Milano di cui sopra, Grimoldi non figura in alcuna delle tre principali categorie in cui gli artefici del legno erano raggruppati: intagliatore, intarsiatori e mobilieri. Per trovare un Grimoldi ebanista, bisogna risale a tale Gio. Grimoldi che, attorno al 1770, risulta pagare gli estimi all’Università dei falegnami di Milano [Leggi].
Si può avanzare un’ipotesi suggestiva, ma altrettanto fantasiosa, che Grimoldi non fosse un collaboratore di Bernasconi, bensì un suo concorrente, insediatosi al civico 4472, adiacente al 4471 che era l’indirizzo di quest’ultimo. La sua assenza dalle Guide di Milano nel periodo considerato resta inspiegabile.
Stile ed epoca
Guardando al pianoforte come se fosse un mobile, ad esempio uno scrittoio o una consolle, lo collochiamo nell’ambito del cosiddetto stile Tardo Impero che appartiene alla Restaurazione e si sviluppa dalla caduta di Napoleone I (1815) al 1830 circa. Lo stile Tardo Impero è caratterizzato da linee che si arrotondano e ammorbidiscono pur mantenendo una certa solennità tipica del primo Impero di cui conserva sostanzialmente le forme [Figura 4].
Per un breve periodo, si affianca al cosiddetto stile Carlo X (1825-1830), il cui elemento qualificante è l’intarsio scuro su fondo chiaro, a cui fa seguito, verso la fine del periodo, un’inversione del rapporto cromatico che vede prevalere intarsio e filettature chiare su fondo scuro [Figura 5]. Termina così la stagione neoclassica e inizia quella dei revival stilistici, a partire dal neobarocco che contrassegna lo stile Luigi Filippo (1830-1850 circa).
Figure 4 e 5. Particolari del pianoforte di Figura 1.
Fatte queste premesse, un po’ didascaliche e schematiche, ma necessarie, il pianoforte sarebbe da datare, su base stilistica, al terzo decennio dell’Ottocento. Poiché, tuttavia, molto spesso, si assiste al fenomeno di mobili ritardatari, la sua effettiva esecuzione potrebbe essere anche posteriore.
Per scrupolo, potendosi collocare stilisticamente lo strumento entro il 1830, abbiamo verificato anche le Guide di Milano per gli anni 1820 e 1830, nel caso Antonio Grimoldi avesse preceduto il Bernasconi, ma nessuno dei due vi compare.
Conclusione
L’importante scoperta di questo strumento rende nota la figura di un “cembalaro” di nome Antonio Grimoldi, attivo a Milano in Strada Quadronno n. 4472, ante 1860, se prendiamo alla lettera l’entrata in vigore nel settembre di quell’anno del cambio di numerazione stradale. Lo stile dello “scafo” dello strumento suggerirebbe una datazione attorno al 1830, ma, tenuto conto della possibilità di una versione ritardataria dello stile, non possiamo escludere una datazione al 1850 circa come riferisce la fonte lieverbeeck.eu già citata.
Settembre 2024
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