Placchetta in bronzo raffigurante Madonna con Bambino

della Redazione di Antiqua

È stata proposta all’attenzione dei nostri esperti una placchetta con la parte superiore centinata raffigurante una Madonna con Bambino; essa è fissata su velluto all’interno di una cornice dorata, sormontata da una serie di elementi bombati sovrapposti [Figure 1 e 1a].

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Figure 1 e 1a. Madonna con Bambino, bronzo, cm. 14 x 13, XIX secolo (?), Novi Ligure (Al), Collezione Roberto Bergaglio.

Ci vengono chieste informazioni sull’oggetto, con particolare riferimento all’epoca e alla provenienza.
La prima impressione è che si tratti una fusione molto tarda, ossia di fine Ottocento, esemplata sui modelli, di Donatello, Antonio Rosellino e soprattutto dei Della Robbia [Figure 2 e 3].

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Figura 2. Andrea della Robbia (attr,), Madonna con Bambino, terracotta dipinta e invetriata, 1475-1476, Firenze, Museo del Bargello.

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Figura 3. Andrea della Robbia (bottega), Madonna con Bambino, terracotta dipinta e invetriata, 1480 circa, Washington, National Gallery of Art.

Sono due gli argomenti che ci fanno propendere per questa ipotesi.
Il primo è di tipo stilistico: il bordo della placchetta a ovuli e dentelli ricorda l’interpretazione data al Rinascimento in età Umbertina, applicata, ad esempio, sui bordi di molti mobili in stile neorinascimentale.
Il secondo attiene invece l’aspetto materico dell’oggetto: le imperfezioni e lo stato di usura non pare derivino da consunzione, semmai da una certa “stanchezza” della matrice.
Si aggiunga che nei numerosi repertori consultati, relativi a collezioni pubbliche e private, non sono stati trovati esemplari storicizzati di confronto.
Questo aspetto, purtroppo, non depone a favore della rarità, per non dire unicità, dell’oggetto.
Le placchette nascono come multipli anche nel Rinascimento quindi, paradossalmente, più esemplari dello stesso tipo garantiscono l’autenticità, a parte la questione delle repliche successive.
I pezzi isolati vengono sempre visti con sospetto perché qualche volta venivano confezionati ‘ad hoc’ per il mercato del collezionismo, soprattutto internazionale, alla ricerca di pezzi rari.
Le collezioni di cui sopra, i cui cataloghi costituiscono la letteratura di riferimento, si sono formate in prevalenza tra Otto e Novecento accogliendo esemplari antichi, mai esemplari esplicitamente contemporanei. Come già accennato, potevano essersi inserite anche placchette contraffatte, ma queste, in genere, sono state identificate ed espunte.
Queste prime conclusioni si sono formate prescindendo da una visione dal vero della placchetta e anche del suo retro.
A seguito di una nostra richiesta di approfondimento, il collezionista ha accondisceso cortesemente a rimuovere la placchetta dal supporto e a fotografarne il retro [Figura 1b].

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Figura 1b. Retro della placchetta di Figura 1.

Atteso che i residui di due saldature relativamente recenti corrispondono alle staffe che fissavano la placchetta al supporto di legno, le immagini del retro non aiutano a esprimersi circa l’epoca.
Se la placchetta avesse avuto il retro piatto, ciò avrebbe aiutato a datarla in epoca antica, mentre il retro incuso lascia aperta l’ipotesi di una copia tarda in sintonia con l’analisi stilistica. La distinzione tra retro piatto e incuso non si può considerare una regola ferrea per classificare placchette antiche e non, ma viene verificata spesso.
Per quanto riguarda il materiale impiegato nella fusione, si ha l’impressione che si tratti di bronzo con alta percentuale di piombo, il che contribuirebbe a ritenerla copie “leggere” otto-novecentesche.
In conclusione, si propende per la placchetta una datazione tra la fine del XIX e l’inizio del XX e una di provenienza geografica al momento non determinabile, nonostante i riferimenti ai bassorilievi toscani sopra citati.
È stata prodotta a scopo devozionale, senza alcuna intenzione di creare un falso d’epoca, presumibilmente in più esemplari, anche se per ora risulta priva di riscontri. Speriamo quindi di ricevere segnalazioni di altre placchette uguali al fine di confermare, meglio argomentare o confutare le considerazioni che abbiamo sviluppato.
Un’ultima considerazione riguarda la cornice dorata (vedi ancora Figura 1) che replica un modello seicentesco. Siamo propensi a pensare che la piramide costituita da piccoli elementi “a panettone” sia posticcia e che voglia richiamare, con grande libertà, lo stemma olivetano [Figura 4] o qualcosa di consimile.

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Figura 4. Stemma olivetano.

La Redazione ringrazia l’architetto prof. Sandro Ubertazzi per la sua opinione espressa in merito all’oggetto in esame.


Novembre 2021

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Postscriptum
Riceviamo la segnalazione di una placchetta di cui ci siamo già occupati (Leggi e Leggi) [Figura A] collocata all’interno di una cornice del tutto simile a quelle illustrata nell’articolo (vedi ancora Figura 1a). Il decoro che la sormonta viene giustamente ricondotto alla famiglia Chigi di Siena [Figura B]. Ci ripromettiamo di tornare sull’argomento non appena saranno acquisiti altri elementi utili.

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Figura A. Placchetta in bronzo raffigurante Pietà, fine XVI secolo.

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Figura B. Stemma della famiglia Chigi di Siena.

[20 febbraio 2022]