Placchetta in bronzo con scena bacchica

di  Attilio Troncavini

Presso la Collezione Cagnola di Gazzada (Va) si conservano ben due esemplari di una placchetta in bronzo raffigurante una scena bacchica [Figura 1].

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Figura 1. Arte italiana o fiamminga, Scena bacchica, bronzo, inizi del XVII secolo, Gazzada (Va) Collezione Cagnola, inv. PL.49.

Il personaggio centrale è Sileno, riconoscibile perché in sovrappeso e in stato di ebrezza, circondato da satiri a cui si aggiungono una donna discinta (una baccante?) che suona il tamburello e alcuni amorini giocosi, intenti a far saltare una capra in un cerchio.
Di questa placchetta, invero piuttosto rara (nota 1), si sono occupati alcuni autori. Nel 1965 Paolo Roberto Ciardi dichiara di conoscerne solo un altro esemplare conservato a Santa Barbara in California presso la collezione Morgenroth. Egli ritiene che essa sia stata eseguita da un maestro italiano del XVII secolo e propone il nome di Massimiliano Soldani (Benzi) suggeritogli dal professor Carlo Ludovico Ragghianti (Ciardi 1965 p.124-125 n. 119).
Nel 1975, con riferimento a un esemplare “molto mal conservato” presso la raccolta del Museo Civico di Ferrara, Ranieri Varese rammenta i pochi esemplari conosciuti e parla di una difficile attribuzione che si orienta su un artefice olandese della fine del XVI secolo [Varese 1975 p. 54 n. 44].
Nel 1999 Mario Scalini riprende la tesi espressa dalla Weber (1976, n. 714), che si tratti del lavoro di un artefice fiammingo attorno al 1600. Dopo aver fatto riferimento a un disegno di J. Rottenhammer o di Hans van Balen che si trova a Monaco di Baviera presso la Staatliche Graphische Sammlung, restringe l’attribuzione, sulla base di alcuni confronti, a Francois Duquesnoy (1597-1643) che l’avrebbe eseguita poco prima o poco dopo il suo trasferimento a Roma avvenuto nel 1618 [Scalini 1999 p. n. 100]. Non è questa la sede per verificare la specifica attribuzione che non è stata vagliata successivamente dalla critica. Oggi l’ipotesi più accreditata è che si tratti di un generico autore fiammingo dell’inizio del XVII secolo.
Pur non essendo stato in grado di rintracciare il disegno di Monaco sopra citato, penso che i riferimenti alla pittura e alla grafica fiamminga siano comunque da condividere alla luce di un dipinto di Heinrick van Balen (1575-1532), intitolato Bacco e Diana, che si conserva ad Amsterdam presso il Rijksmuseum [Figura 2].

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Figura 2. Heinrick van Balen, Bacco e Diana, Amsterdam, Rijksmuseum.

Si veda il confronto visivo tra la placchetta e una sezione circoscritta del dipinto. In entrambe le immagini vediamo lo stesso personaggio in posizione centrale, che si tratti di Bacco o Sileno, al quale viene versata una coppa di vino, i satiri, le figure femminili discinte e danzanti, gli amorini che giocano con una capra (nota 2).

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Tuttavia, i riferimenti all’arte fiamminga non esauriscono la ricerca delle fonti iconografiche che ci sembra possano essere reperite in epoca più antica e in ambito italiano. Possiamo citare, ad esempio, un disegno attribuito a Perin del Vaga [Figura 3] segnalato presso la Pinacoteca di Brera a Milano [Malaguzzi Valeri 1912].

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Figura 3. Perin del Vaga, Scena bacchica, disegno, Milano, Pinacoteca di Brera.

Forse suggestionato dal formato circolare, che poteva per altro essere stato concepito per la decorazione di un piatto in maiolica istoriata, trovo qualche legame con la placchetta meritevole di essere segnalato, come la posizione di Sileno e quella del satiro che versa il vino (sulla sinistra per chi guarda).
A proposito di Perin del Vaga, non posso non citare un suo disegno, attualmente al Louvre [Figura 4], certamente in debito con lo schizzo di Raffaello citato nella nota 2, servito da modello a Giovanni Bernardi da Castel Bolognese per uno dei medaglioni ovali incisi in cristallo di rocca [Figura 5] per decorare la cosiddetta “cassetta Farnese” (nota 3).

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Figura 4. Perin del Vaga, Trionfo di Bacco (in India), disegno, Parigi, Museo del Louvre.

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Figura 5. Bernardi Giovanni, Trionfo di Bacco, cristallo di rocca, cassetta Farnese (particolare), metà XVI secolo, Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte.

Desidero ora mostrare un’incisione a bulino di Agostino Veneziano [Figura 6], probabilmente anch’essa derivante da Raffaello e dalla sua scuola.

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Figura 6. Agostino Veneziano, Corteo di Sileno, incisione, 1531 circa, New York, Metropolitan Museum.

La figura femminile sulla sinistra che saltella suonando i cimbali, se resa in controparte, è confrontabile con un personaggio analogo in Raffaello e in Giovanni Bernardi.

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Dettaglio dell’incisione di Figura 6.

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Dettaglio dello schizzo di cui alla nota 2.

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Dettaglio del cristallo di rocca di Figura 5.

Mi interessa però far notare, soprattutto, come nell’incisione compaia, in basso a sinistra, il dettaglio della capretta che salta attraverso il cerchio retto da un amorino come nella placchetta, un particolare non rilevabile nelle altre fonti iconografiche sopra citate.
Una fonte iconografica ancora più convincente – e più remota – per quanto riguarda la stessa placchetta può essere rintracciata in un disegno di Francesco Francia che si trova presso il Gabinetto dei Disegni dell’Hermitage a San Pietroburgo [Figura 7].

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Figura 7. Francesco Francia, Sileno che guida un corteo, disegno, San Pietroburgo, Hermitage, Gabinetto dei Disegni.

Sia nel disegno che nella placchetta, Sileno compare con le stesse fattezze, con la stessa corona di grappoli e pampini e in una posizione pressoché identica.

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Dettaglio della Figura 1.

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Dettaglio della Figura 7.

Tutto quanto precede non è forse sufficiente a restituire la placchetta con certezza a un ambito italiano, ma certamente fa riflettere in presenza di prove tutt’altro che schiaccianti di una provenienza fiamminga (nota 4).

NOTE

[1] Agli esemplari riportati dalle fonti che saranno citate nel presente articolo (Berlino [piombo]; Amsterdam, Rijksmuseum; Santa Barbara, collezione Morgenroth; Gazzada, collezione Cagnola) possiamo aggiungere un esemplare la cui presenza è registrata a Venezia presso il Museo Correr.

[2] Circa l’identificazione del personaggio centrale, Bacco-Dioniso è per tradizione bello e aitante, mentre Sileno viene spesso mostrato in stato di ebrezza. Si vedano, ad esempio, le varie raffigurazioni del Trionfo di Bacco in cui il dio compare sul carro trionfale, mentre Sileno viene poco dignitosamente rappresentato a cavallo di un leone o addirittura di un mulo. Forse la più celebre è uno schizzo di Raffaello che si trova a all’Albertina di Vienna.

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Ciò non toglie che spesso venga definito Bacco un personaggio grassottello con in testa una corona di foglie di vite e grappoli d’uva. Per contro, Sileno, nella versione di educatore di Dioniso, viene raffigurato come una persona anziana di bell’aspetto che tiene in braccio Dioniso bambino.

[3] Su un altro disegno di Perin del Vaga e sulla cassetta Farnese si veda l’articolo di Alessandro Ubertazzi pubblicato lo scorso gennaio, con particolare rimando alle Figure 3 e 4 ivi.

[4] La figura di Sileno potrebbe trovare un riferimento anche nel personaggio dell’Ignoranza che compare in un’incisione, intitolata Virtus combusta, attribuita a Giovanni Antonio da Brescia (1500-1505 circa), a sua volta tratta da un dettaglio di Minerva scaccia i Vizi dal giardino delle Virtù di Mantegna (1502) [Leggi].

Bibliografia citata
-Malaguzzi Valeri F., I disegni della R. Pinacoteca di Brera, Milano 1912.
-Ciardi R.P., La Raccolta Cagnola, Edizioni di Comunità, Cremona 1965.
Weber I., Deutsche, Niederländische um Französische Renaissance-Plaketten 1500-1650, Monaco 1975.
Varese R., Placchette e bronzi nelle Civiche Collezioni (Ferrara), Centro Di, Firenze 1975.
Scalini M. in AAVV, La collezione Cagnola. Le arti decorative, Nomos, Busto Arsizio (Va) 1999.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, febbraio 2019

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