Placchetta in bronzo di sant’Ildefonso
di Attilio Troncavini e Michele Scapinello
La pubblicazione su Antiqua a gennaio della placchetta raffigurante una Natività [Leggi] ha prodotto un certo sconcerto e qualche malumore dopo la rivelazione che si tratta di un oggetto spagnolo.
Deposta l’ambiziosa attribuzione al Filarete e chissà quale altra fantasiosa indicazione di provenienza, ci sembra che la placchetta in questione, spagnola o meno, sia un oggetto di qualità e degno della massima considerazione.
Che la provenienza spagnola sia del tutto plausibile, se non bastasse quanto sostenuto nell’articolo sopra citato, lo dimostra un “pendant” che qui presentiamo [Figura 1, nota 1].
Figura 1. Sant’Ildefonso, placchetta in bronzo dorato, mm. 158 x 119, Spagna prima metà del XVI secolo.
Si tratta di una placchetta in bronzo dotato che rappresenta sant’Ildefonso, arcivescovo di Toledo, vissuto nel VII secolo (nota 2). Come riferiscono i suoi biografi, in uno dei suoi ultimi anni di vita (morirà nel 667) Ildefonso vide la Madonna seduta sul seggio episcopale della Cattedrale, la quale, elogiandolo come suo fedele servitore, gli consegnò una pianeta da indossare nelle sue festività come pegno della divina benedizione (nota 3). È questa la vicenda rappresentata nella placchetta dove si vede la Madonna sulla destra nell’atto di far indossare la pianeta al santo, secondo un’iconografia piuttosto diffusa in Spagna e nelle Fiandre dove il culto di sant’Ildefonso è particolarmente sviluppato [Figura 2].
Figura 2. Andrés De Islas, Imposizione della pianeta a sant’Ildefonso (1774), olio su tela cm. 82 x 63 (Città del Messico, Museo Andrés Blaisten).
La placchetta presenta una struttura architettonica del tutto simile a quella della Natività, ossia la lunetta superiore, le due colonne poggianti su plinti con stemmi vescovili, la volta absidale a forma di valva di conchiglia e le teste di cherubini nelle vele. Sulla sommità non si trova lo stesso pennacchio, ma non si tratta di una mancanza perché tra le due volute che si affrontano l’artefice ha deciso di collocare una foglia accartocciata.
Nella lunetta si vede la figura del Padre Eterno il quale, seguendo un’iconografia consolidata, benedice con la mano destra, mente con la sinistra regge il globo terrestre sormontato da una Croce. Sull’architrave sottostante si legge – con qualche difficoltà perché non è stato possibile esaminare di prima mano alcun esemplare – la scritta INDVO TE VESTIMETO SĀL che potremmo tradurre “ti vesto con l’abito della salvezza”. Infatti, una scritta del tutto simile, ossia INDUI EUM VESTIMENTO SALUTIS (“lo vesto con l’abito della salvezza”), compare nello stemma dell’Arcidiocesi di Toledo, collocato sulla facciata della Cattedrale, nel quale si vede la medesima scena di vestizione di sant’Ildefonso da parte della Madonna [Figura 3].
Figura 3. Stemma sulla facciata dell’Arcivescovado di Toledo (Foto di Jacinta Iluch Valero).
La Croce posta al centro della base nella placchetta della Natività è del tipo più tradizionale, mentre nella placchetta di Sant’Ildefonso troviamo, nella stessa posizione, una Croce che si definisce “potenziata”. Soprattutto in gergo araldico si definisce così una Croce i cui bracci uguali terminano con una Tau, lettera dell’alfabeto greco che a sua volta identifica un tipo di Croce. La croce potenziata in oro su fondo argento, con l’aggiunta di quattro crocette, è stata adottata da Goffredo di Buglione per il Regno di Gerusalemme e può essere messa in relazione all’Ordine del Santo Sepolcro.
Sempre in tema di araldica, è stato possibile identificare gli stemmi vescovili raffigurati sui plinti che reggono le colonne.
Appartengono al cardinale Juan Pardo de Tavera (1472-1545) che fu prima vescovo di Santiago di Compostela e successivamente di Toledo, il cui stemma [Figura 4] può essere messo a confronto con quello che compare nella placchetta. Troviamo lo stesso stemma anche sul suo monumento funebre eseguito dallo scultore Alonso Barruguete (1488-1561) [Figura 5].
Figura 4. Stemma del cardinale Juan Pardo de Tavera, Alcalá de Henares, palazzo arcivescovile (Foto di Raimundo Pastor).
Figura 5. Alonso Barruguete, tomba del cardinale Juan Pardo de Tavera, Toledo, chiesa dell’Ospedale de Tavera (Foto di Santiago Abella).
Aggiungiamo per completezza che placchette di questo genere, talvolta realizzate in argento, sono conservate in diversi musei ed istituzioni ecclesiastiche e spagnole, come quella del museo parrocchiale di Orgaz (Toledo) (nota 4) o quella segnalata a Oñati nei Paesi Baschi (nota 5).
NOTE
[1]
Ringraziamo Michael Riddick per avercela segnalata. Si segnala che le misure di questa placchetta sono lievemente superiori rispetto a quella della Natività.
Vedi anche la scheda [Vedi] che suggerisce una datazione più tarda (XVII secolo).
[2] Le notizie relative a sant’Ildefonso sono state tratte principalmente da Bibliotheca Sanctorum, Roma 1963, ad vocem (756-760); i contributi sono di Juan Francisco Rivera Recio (vita e opere), Maria Chiara Celletti (iconografia).
[3] La figura di sant’Ildefonso è legata anche a un altro episodio miracoloso: l’apparizione di santa Leocadia che gli indica il luogo dove era sepolto il suo corpo, lasciandogli in dono una parte del suo velo.
[4] “En el portapaz pequeño se representa también la imposición de la casulla de San Ildefonso y el escudo del Cardenal Tavera” (Vedi).
[5] “Esta pieza fue mandada realizar por el cardenal Juan Pardo de Tavera (1472-1545), cardenal-arzobispo de Toledo, tal y como indica la presencia de su escudo de armas en el plinto del portapaz” (Vedi).
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, giugno 2016
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