Κριτική, rivista annuale diretta da Giovanna Perini Folesani, 2020 (anno I), 244 pagine formato 24 x 17, Olschki, Firenze 2020.

La rivista si fonda sul rapporto tra arte e lettere, che siano, rispettivamente, pittura, scultura o architettura oppure poesia e prosa, ma anche corrispondenza o documenti d’archivio.
L’idea è molto interessante perché cerca effettivamente di attuare – in qualche modo riuscendoci – l’auspicata integrazione tra discipline di cui tanto si parla, ma che si pratica assai poco preferendo una specializzazione a compartimenti sempre più stagni.
A parte un saggio dedicato alla pittura e all’incisione di paesaggio nel periodo Edo in Giappone (1606-1869), a testimonianza di un conclamato, ma per ora poco sviluppato rapporto tra cultura occidentale e orientale, si rileva un forte sbilanciamento “geografico” verso il centro Italia, con Firenze in primissimo piano – nell’unico articolo “bolognese” si parla in realtà di un fiorentino (Savonarola!) – e sbilanciamento “cronologico” verso il Rinascimento. Anche quando parla di personaggi vissuti tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del successivo (Antonio Canova e Carlo Fea), il tema di cui si dibatte è una lettera scritta a papa Leone X da Raffaello e da Baldassarre Castiglioni.
La maggior parte dei saggi si svolge, infatti, attorno alle vicende dei “soliti noti”: Raffaello e Michelangelo, ma anche Vasari, Borghini e il già citato Castiglioni e altri compaiono negli scritti di diversi autori.
È questa forse principale critica che ci si sente di muovere alla rivista, tuttavia è giusto attendere i prossimi numeri per verificare se vi sarà qualche un’apertura più decisa verso altri ambiti territoriale e altre epoche, pur rispettando quelle che sembrano le intenzioni di restare nell’alveo dell’arte e delle lettere antiche.
Tutti i saggi presentano numerosi motivi di interesse.
Saremo noiosi e provinciali, ma non ci stancheremo mai di scriverlo: ben vengano gli abstract finali in lingua inglese, ma tutti i testi dovrebbero essere pubblicati in italiano. Già gli argomenti sono impegnativi, ci manca anche di fare lo sforzo di traduzione … e se vengono meno le sfumature della lingua originale, pazienza, ce ne faremo una ragione.
Il saggio più bello – ma qui giocano interessi squisitamente personali – è quello che parla dei soggiorni bolognesi di Gerolamo Savonarola e del rapporto tra la sua predicazione e i suoi scritti e i gruppi di sculture noti come Compianti.
E poi c’è l’editoriale del direttore, Giovanna Perini Folesani, la quale contribuisce anche con un saggio sul paragone delle arti a Urbino ai tempi di Federico di Montefeltro.
Inizia con “In controtendenza” – alludendo alle difficoltà di varare una siffatta operazione editoriale, in questo momento poi – ma il discorso è veramente in controtendenza per stile e intensità.
Non tanto per gli strali lanciati in varie direzioni – la Perini Folesani ne ha per tutti e non le manda a dire – ma per il linguaggio che ricorda, in qualche misura, quello degli intellettuali degli anni Settanta, rigorosi ed elitari nella migliore accezione dei termini.
Coerente ad alcuni riferimenti all’ebraismo che spuntano qui e là nell’editoriale è l’augurio di successo finale mazel tov! che assolutamente condividiamo insieme al più classico ad maiora.

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